stlouis463Dicevano che eri troppo piccolo per giocare a hockey, dicevano che potevi far punti solo nelle leghe minori, dicevano che nessun draft ti avrebbe scelto, dicevano che a Calgary non eri adatto all’hockey, dicevano che a Tampa avresti fallito, dicono ora che hai appena giocato la partita numero 1.000 in Nhl e sei Capitano della tua squadra, dicono di te Martin St.Louis, piccolo grande campionissimo!

Le tappe del campioncino

Martin St.Louis è un giocatore atipico, dotato di tecnica sopraffina e velocità di pensiero, ma soprattutto è il sogno di un giocatore dal fisico “normale” alto (o basso se preferite) 1,73 cm e con la maglia che somiglia a quella di un bimbo se, per esempio, vicino a uno come Zdeno Chara e i suoi 2 metri d’altezza.

Oggi ci ritroviamo per tributargli la standing ovation delle 1.000 partite nella lega più bella del mondo, traguardo che lui merita tra gli applausi per la classe del giocatore che guida Tampa Bay con la lettera C sulla maglia.

Gli esordi

Quando St.Louis incontra l’hockey è amore istantaneo, cosa abbastanza semplice per un Canadese e soprattutto per un nativo di Laval, nel Quebec, città di quasi 402.000 abitanti che ha dato alla luce alla Nhl “soloMike Bossy, Maurice “Rocket”Richard, Mario Lemieux e Martin Brodeur più Pascal Dupuis in tempi più recenti. A queste leggende si aggiunge il piccolo Martin St.Louis il 18 giugno del 1975.

St.Louis è un ragazzo più piccolo rispetto ai coetanei ma racchiude un istinto e una scaltrezza degne di Flash Gordon tanto che i numeri delle sue statistiche raccontano un baby prodigio, 87 punti in 31 partite da diciassettenne con gli Hawkesbury Hawks grazie a 50 assist, poi quattro stagioni con i Vermont Catamounts dove segna e fa segnare, realizzando 267 punti in 139 partite, record ancora imbattuto per il college che lo ha inserito nella sua personale Hall Of Fame nel 2007.

In quella squadra che vince il primo campionato di hockey ECAC (East Coast Athletic Conference) si fa notare il piccolo Martin che segna 85 punti in 35 partite e un giovanissimo portiere che in seguito si farà conoscere, il suo nome è Tim Thomas.

La Nhl inizia a seguire St.Louis dopo che la sua squadra di college partecipa alle finali del college ma il giovane talento opta per completare l’ultimo anno di studi dove riesce a laurearsi nel 1997 in gestione delle piccole imprese.

In realtà la decisione di Martin è legata al cuore in quanto in quegli anni conosce Heather nella stessa università, ragazza che da li a poco diventerà sua moglie.

Stare un altro anno nel college convinto che le sue grandi statistiche non cambieranno è un grave errore, segna si 60 punti in 36 partite, ma nonostante l’impegno la Nhl si dimentica completamente di lui, rendendosi conto che con quel fisico il salto di qualità non arriverà mai.

Solo i Senators offrono un provino al piccolo St.Louis ma questo non offre grandi spunti cosi arriva l’approdo ai Cleveland Lumberjacks dove firma una clausola che gli permette l’approdo in Nhl nel caso arrivasse una chiamata.

La testardaggine di St.Louis fa il resto, il talento idem.

Nhl arrivo!

Con 56 punti in 50 partite ecco che arrivano le attenzioni dei Calgary Flames e con tanta curiosità (e nessun draft) lo mettono sotto contratto spedendolo alla squadra succursale dei Saint John Flames, in Ahl.

Nella lega minore tutto va bene, 26 punti in 25 partite con la squadra di St.Louis che arriva sino alle seminali perdendo poi con i Phantoms di Philadelphia di Mike Maneluk (meteora in Nhl, grande in Svizzera) e Jim Montgomery (meteora un po’ ovunque) e di un giovanissimo portiere di nome Brian Boucher, ma quando Marty prova a esordire in Nhl tutto si complica.

Nella stagione 98-99 i Flames provano la carta St.Louis, segna anche un gol a Roman Turek contro i Dallas Stars in mischia ma piano piano diventa una terza linea, poi una quarta e poi resta a casa chiudendo a 13 partite giocate il primo bottino di Nhl e rientrando nei St.John Flames dove continua a guidare la squadra a suon di gol e assist.

Mantiene sempre una media superiore a un punto in partita e arriva l’ennesima promozione a Calgary dopo 26 punti in 17 partite, cosi la prima vera stagione di Nhl si chiude con la miseria di 18 punti in 56 partite ma anche la promessa del general manager Al Coates che i Flames contano ancora su St.Louis.

Ciò che St.Louis non calcola è che sarà Coates a non essere confermato e nell’espansione della Nhl del 2000 St.Louis si ritrova free agent e senza grosse offerte.

Tampa Bay arrivo!

Cosi le poche squadre che manifestano interesse per St.Louis alla fine non concludono niente con l’ala destra di Laval, una franchigia, da sempre abituata ai casini dirigenziali e di giocatori si offre per scrivere l’ennesimo folle capitolo della sua storia, sono i Tampa Bay Lightning del 2000, anni dove la parola fallimento è sempre dietro l’angolo per i Bolts.

In mezzo alla querelle finanziaria dettata dalla sciagurata gestione di Takashi Okubo dei Kokusai Green dove Tampa perde gran parte del suo valore indebitandosi pesantemente, sino alla gestione successiva di Art Williams con i suoi fondamentalisti cristiani (zero alcool, fumo e maledizioni) per arrivare all’era di William Davidson e Tom Wilson del 2001/02 tra le fila Lightning arriva Vincent Lecavalier (1998) e Brad Richards insieme a Nikolai Khabibulin in porta e un tranquillo nuovo coach al posto di Ludzik, John Tortorella.

In tutto questo macello Marty St.Louis esordisce con la maglia Bolts il 6 ottobre 2000 ma il disagio nel giocare in Nhl è ancora ampio. Non segna per sei settimane e spesso si chiede se abbia sbagliato posto, sport e mestiere, cosi decide di ragionare sul da farsi e come una lettera a Babbo Natale dal dicembre in poi St.Louis cambia modo di giocare lasciando meno istinto e più concretezza. Arrivano 40 punti in tutto, 34 da quando si dà la personale sveglia e si prepara alla stagione dell’arrivo di Tortorella al meglio.

Purtroppo gli infortuni sono dietro l’angolo, quando sembra sia sbocciato un campioncino che a metà 2001/02 ha segnato 16 gol uno scontro con Melichar dei Penguins gli frattura una gamba, perdendo cosi una trentina di partite nella stagione che chiude con 35 punti.

La fusione con Vinny Lecavalier è perfetta, arrivano 70 punti nel 2002/03 e addirittura la convocazione per l’All Star Game dove continua a mettersi in mostra per un controllo del puck da assoluto fuoriclasse.

I margini di miglioramento di St.Louis sono strepitosi di anno in anno, arrivano i primi playoff nel 2003 conditi da 12 punti in 11 partite poi nella stagione 2003/04 ecco il trofeo Art Ross Trophy come capocannoniere della Nhl con ben 94 punti grazie a 38 gol e 56 assist, senza saltare neanche una delle 82 partite di regular season.

Si sa, non si è campioni senza di Lei, la Stanley Cup, cosi a margine della strepitosa stagione 2004 inizia la cavalcata dei Lightning in postseason, forti del fattore campo in quanto miglior record a est con 106 punti.

Primo e secondo turno sono solo ovazioni, 4 a 0 agli Islanders e 4 a 0 ai Canadiens prima di affrontare i Flyers nella finale di conference.

Con l’occhio anche a ovest Tampa esulta quando i Flames eliminano i Red Wings vincitori del President Trophy e favoriti per la Stanley Cup ma superare la Philadelphia di LeClair, Recchi e Sharp è tutt’altro che semplice.

La serie non conosce una doppia vittoria per squadra, gara 1 vinta da Tampa, gara 2 dai Flyers e cosi sino a gara 7 quando sul ghiaccio di casa St.Louis confeziona un assist in power play per Fedotenko per l’1 a 0, raddoppio poi di Freddy Modin per rendere vano il gol del 2 a 1 di Kim Johnsson.

Per Tampa si spalancano le porte della Stanley Cup, Martin St.Louis affronta quei Calgary Flames che non hanno creduto in lui e che ora iniziano a preoccuparsi.

Stanley Cup arrivo!

Fermare i Lightning di capitan Dave Andreychuk non è cosa semplice, la potenza offensiva si forma attraverso più giocatori, Richards, St.Louis, Modin, Lecavalier e Fedotenko alla fine dei playoff segnano a referto 99 punti, Calgary risponde con un mai domo Jarome Iginla e gara 1 è dei Canadesi che vincono 4 a 1 nonostante l’unico gol di Tampa, ininfluente, sia proprio di St.Louis.

Niente paura, il 4 a 1 è restituito in gara 2 ai Flames, St.Louis segna ancora e fa pareggiare la serie sino alla gita in terra canadese.

Nonostante i Calgary Flames siano la testa di serie numero 6 si comportano da numeri 1, gara 3 in un Pengrowth Saddledome tutto esaurito termina 3 a 0 con gli attacchi dei Bolts che sbattono su Miikka Kiprusoff che blocca 21 tiri.

Cosi spetta a Nikolai Khabibulin restituire lo shutout ai Flames, gara 4 finisce 1 a 0 e solo lo slapshot di Richards, dopo meno di tre minuti dall’inizio gara, fa esultare una tifoseria, mostrando che Tampa va ben oltre gli infortuni di Fedotenko e Kubina, assenti nella partita.

Il St.Pete Time Forum è esaurito in ogni ordine di posto il 3 giugno 2004, pronto a guidare Tampa verso il 3 a 2 nella serie, solo che alla fine è Oleg Saprykin a segnare nel supplementare il gol del 3 a 2 che porta in vantaggio i canadesi, ad una vittoria dalla Stanley Cup.

Gara 6 è il bivio, se perdono i Lightning regalano la coppa, mentre tutto il Canada sta per esplodere per la gioia la gara finisce ancora ai supplementari, cosi chi meglio di Martin St.Louis può decidere la partita in quello che fu il suo primo palazzetto di Nhl?

Il piccolo Martin segna e rimanda tutti a Tampa, gara 7 viene decisa da una doppietta di Ruslan Fedotenko, per St.Louis si aprono le porte della leggenda incidendo il suo nome nella gloriosa Stanley Cup ma anche portandosi a casa il Lester B. Person come il giocatore più prezioso per la sua squadra (è l’mvp scelto dai giocatori), l’Hart Memorial Trophy (mvp della stagione) e il già citato Art Ross Trophy (cannoniere).

Vincere i 3 trofei più importanti della Nhl capita di rado prima di St.Louis l’unico a riuscirci è un tale di nome Wayne Gretzky, non male per uno che si mette il numero 26 sulla maglia in onore di Mats Naslund, suo eroe d’infanzia.

Purtroppo la Nhl dopo il trionfo dei Lightning affronta il primo baratro del lock out, Marty vola cosi in Svizzera ad “insegnare l’hockey”con la maglia del Losanna dove segna 25 punti in 23 partite prima della ripresa in Nhl del 2005/06 dove firma un contratto di 6 anni ancora con Tampa e mette a referto una stagione con “soli” 61 punti facendo equivalere gol e assist, 30 e 31.

Nell’era post lock out St.Louis arriva alla completa maturazione, diventa un arma offensiva letale e nel 2006/07 supera anche quota 100 in stagione, segnando 43 gol con 59 assist per un totale di 102 punti stagionali, quinto nella classifica dei bomber stagionali dietro a Sidney Crosby (120 pt) Joe Thornton (114 pt) Vincent Lecavalier (108 pt) e Dany Heatley a quota 105.

Nonostante Lecavalier e St.louis i Lightning escono al primo turno dei playoff perdendo 4 a 2 con i New Jersey Devils nell’anno del trionfo di Anaheim.

Il piccolo St.Louis diventa sempre più grande, le statistiche personali parlano di stagioni dove gioca sempre tutte le partite, quasi diventando Ironman, condite da 83, 80, 94 e 99 punti stagionali.

Ferma la sua serie di gare consecutive giocate dopo 499 apparizioni consecutive del ghiaccio e a metterlo ko, ironia della sorte è un compagno di squadra, Dominic Moore.

I continui battibecchi di Lecavalier con la dirigenza sul contratto fanno di St.Louis l’idolo incontrastato della tifoseria e all’addio del capitano passato ai Flyers fanno del piccolo Martin il nuovo capitano dei Bolts, con la divertente cerimonia sotto gli occhi di Steve Yzerman che lo guarda con gli occhi di chi vede un bambino che si infila una maglia da gioco troppo grande per lui.

L’era attuale di Tampa vede l’atro nascente (ora ko) Steven Stamkos e un nuovo capitano Martin St.Louis che, alla veneranda età di 37 anni, va a vincere il suo secondo Art Ross Trophy grazie a 60 punti su 48 partite, esempio di longevità sul ghiaccio oltre a classe pura.

Uno come St.Louis è prezioso anche con la maglia del Canada con cui vince il Campionato del Mondo nel 2004, quello della striscia positiva perfetta di 7 vittorie su 7, poi è nella sfortuna esperienza alle Olimpiadi invernali di Torino 2006 conclusa col settimo posto e l’eliminazione con la Russia di Ovechkin, senza riuscire nella vendetta nella World Cup successiva ancora alle spalle dei Russi ma con St.Louis in gran spolvero nelle vesti di bomber dei suoi.

Oltre ai gol e alla classe a Martin St.Louis va riconosciuta la lealtà sul ghiaccio con pochissimi minuti di penalità nel corso della sua carriera, negli ultimi tempi mai oltre i 16 minuti a stagione, ambito rappresentante del Lady Byng Memorial, come giocatore più corretto e signorile sul ghiaccio.

Cosi contro i Kings il 25 novembre in onore alle sue 1.000 partite e davanti a tutta la sua famiglia Martin St.Louis si esibisce nel personale show contro i Rangers, arriva una doppietta festeggiata con esultanza e scivolone, arriva l’assist per i suoi 3 punti totali nel 5 a 0 che si trasforma in standing ovation totale.

D’altronde te la meriti Martin St.Louis, piccolo grande Campionissimo!

 

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