Cambiamo area geografica, spostiamoci verso sud e andiamo ad analizzare l’ultima squadra della Pacific Division: Phoenix. E visto che siamo da quelle parti iniziamo anche a dare un occhio alla nuova Central Division parlando di ColoradoDallas e Nashville. 

Phoenix Coyotes

Sulla loro strada verso la Stanley Cup i Kings si sono trovati di fronte, come ultimo scoglio della Western Conference i Coyotes. Gli stessi Coyotes che un anno e un lockout più tardi hanno terminato al decimo posto, a 4 punti da un ottavo piazzamento che sembrava tutto tranne che fuori dalla loro portata.

Per ritornare sulla retta via, che vede Phoenix squadra da playoff dall’arrivo di Tippett nel 2009, in estate la dirigenza si è posta alcuni obiettivi fondamentali, raggiungendoli uno dopo l’altro senza esitazioni. Il primo era il rinnovo dell’allenatore, il secondo era il rinnovo di Smith come #1 e il terzo era migliorare l’aspetto offensivo della squadra che ha terminato al 21esimo posto in gol segnati nella NHL, e una powerplay che ha concluso la stagione corta all’ultimo posto nella Western Conference.

Phoenix Coyotes  v Vancouver CanucksL’ultimo passo è stato realizzato ottenendo le prestazioni di Mike Ribeiro al centro della prima linea, che verrà completata dal capitano Doan e dal danese Boedker. Ribeiro ha avuto le sue stagioni migliori a Dallas, proprio sotto la guida di Tippett, e la dirigenza di Glendale spera di riavere la stessa chimica nell’Arizona.

A completare il salto di qualità del reparto offensivo sarà probabilmente un debuttante: in lizza sono le due star del training camp, Max Domi e Lucas Lessio, senza dimenticare Chris Brown che ha già calcato il ghiaccio dei grandi l’anno passato.

In difesa non c’è la star e nessuno è arrivato dalla off-season, ma per quanto sia sempre possibile migliorare, il focus principale a Glendale doveva per forza essere l’attacco, considerando la natura e lo stile di gioco della squadra. Yandle sarà il leader, insidiato come numero #1 da Ekman-Larsson. I Coyotes sperano che Michael Stone ripercorra la stessa strada dei due precedentemente citati per finire un reparto completo e senza dubbio di qualità.

In porta ci sarà Mike Smith l’uomo che riesce a far ruotare il tutto. Il perfetto regista, talvolta pulp, talvolta horror, talvolta cinepanettoniano a seconda dello stile delle sue cadute sul ghiaccio degne della miglior Carolina Kostner ad ogni esibizione importante.

 

Colorado Avalanche

imageA Denver si ricostruisce ormai da anni, da quando la jersey #19 di capitan Sakic è stata ancorata al soffitto del Pepsi Center, ma i risultati ancora non sono arrivati. E allora se cambiando i giocatori il risultato non cambia, ecco che cambia la dirigenza.

I colpi di mercato più grossi sono stati fatti appunto dietro la panchina, con il ritorno in società di Joe Sakic come Vice-President e direttore esecutivo, e di Patrick Roy come head Coach. Senza dubbio il carisma di Roy in panchina e negli spogliatoi sarà il fattore chiave per questa stagione degli Avalanche, perchè dal punto di vista dei giocatori non c’è stato niente di nuovo in questa off-season.

L’abbondanza di centri della squadra è diventata ancora più insostenibile con la first overall all’ultimo draft di Nathan McKinnon, già messo sotto contratto e già pronto a calcare il ghiaccio dei grandi in questa stagione. Ed ecco la prima mossa a sorpresa di Roy: conversione di O’Reilly ad ala per lasciare il posto centrale della terza linea a McKinnon.

Nel frattempo l’unico acquisto di questa estate degno di nota è il ritorno di Alex Tanguay che va a sostituire un Milan Hejduk che non rifirma e forse ha deciso di appendere i pattini al chiodo dopo una vita intera e 1 Stanley Cup sollevata con Colorado. L’esperienza di Tanguay sarà il collante per tutti questi giovincelli che hanno bisogno di macinare minuti ed esperienza in una top6 già scritta: O’Reilly-Duchene-Parentau e Tanguay-Stastny-Landeskog.

I guai arrivano dal reparto arretrato, tallone d’Achille da ormai molti anni, nonostante a guidare la difesa ci sia una prima scelta assoluta come  Erik Johnson che deve però ancora dimostrare di essersi guadagnato tale onore. In porta confermato Varlamov come starter e Giguere come backup. Rinforzi non sono arrivati e qualificarsi o meno ai prossimi playoff dipenderà esclusivamente dalla difesa.

Confido sul fatto che Roy possa entrare in campo per qualche fight contro i suoi stessi giocatori nel caso non facciano il loro dovere.

Dallas Stars

A Dallas si aspetta di vedere una post-season dal lontano 2008. Quest’anno potrebbe essere l’anno buono. Il primo colpo della squadra lo fa in aprile il proprietario Tom Gaglardi assumendo come GM Jim Nill, colui che in circa 20 anni ha portato Detroit a sollevare 4 Stanley Cup. Ed è proprio Nill a cominciare le danza della rivoluzione in Texas.

_c7g9888.0_standard_352.0In offseason gli Stars si sono scatenati, si inizia con la trade che porta Tyler Seguin e Rick Paverly a Dallas in cambio Loui Eriksson e qualche prospetto. Un altro centro arriva da Edmonton per completare la terza linea: Shown Horcoff. A guidare l’attacco sarà nuovamente il capitano Jamie Benn, che nonostante i suoi 24 anni, è il leader indiscusso di questa squadra. Probabili gli innesti dei giovanissimi Alex Chiasson e Valeri Nichushkin per permettere loro una crescita rapida e costante accanto a chi, nonostante l’età, può essere già considerato una star in NHL come Benn e Seguin.

In difesa si punta ancora su Alex Goligoski e Stephan Robidas nonostante le ultime stagioni tra alti e bassi. Per stabilizzare il reparto che oscilla è arrivato da Ottawa Sergei Gochar che, se sano per almeno mezza stagione, potrebbe fare la differenza. Ricordiamo che lo scorso anno Dallas è stata una delle peggiori squadre della Lega in fatto di goal subiti nonostante un signor portiere come Kari Lehtonen.

dallaslogoUn’ultima nota per rimanere in tema di rivoluzione la spendo per il nuovo logo e le conseguenti nuove maglie. Non so cosa ne pensate voi, ma secondo me si giocano con i Ducks la palma di peggior logo e jersey dell’intera Lega. Nel frattempo attendiamo la citazione in giudizio per plagio di Starbucks.

Nashville Predators

Dopo una serie di stagioni in crescita quella passata ha segnato un brusco arresto per i Predators, ultimi nella vecchia Central Division con 41 punti e fuori dai playoff dopo tre anni. Volenti o nolenti la storia del contratto di Weber e la cessione di Suter hanno in qualche modo influito, ma in prospettiva le cose non cambiano poi tanto e la squadra non ha cambiato fisionomia, ancorata al gioco di Barry Trotz, che piaccia o meno.

L’attacco di Nashville è infatti da sempre il reparto più bistrattato, non si vede un giocatore passare gli 80 punti credo dal record di Kariya nel 2005-06 e l’unico giocatore ad andare segno con una certa costanza, Martin Erat, è stato dirottato a Washington.

In cambio è arrivato il giovane Filip Forsberg che, omonimia a parte, dovrebbe poter esordire già da questa stagione e potrebbe impersonificare il futuro della squadra. Il resto del reparto vede ancora presente David Legwand (scoring leader della franchigia tra l’altro) e Mike Fisher come centri delle prime linee, mentre sulle ali il ruolo di scorer grava per gran parte su Patrick Hornqvist.

Si aspetta un altro passo in avanti nell’evoluzione di Colin Wilson, mentre è da vedere quale contributo riuscirà a dare il nuovo arrivo Viktor Stalberg. Nashville ha fatto varie acquisizioni interessanti durante la free agency, anche se non di primo piano, come Cullen, Hendricks o Nystrom rafforzando soprattutto le ultime due linee a dar man forte a  Gaustad e compagni.

La difesa rimane ovviamente un punto di forza della franchigia. Capitan Weber presumibilmente continuerà sui livelli a cui ci ha abituati (ovvero lotterà per il Norris) e affianco a lui Roman Josi ha dimostrato di poter essere un difensore da top-pair. Tanto da guadagnarsi un rinnovo di contratto da 7 anni almeno.

C’è ovviamente grande attesa per la 4th overall dell’ultimo Entry Draft, Seth Jones, che potrebbe guadagnarsi un posto a roster fin da subito e a Nashville potrebbe trovare l’ambiente ideale per esprimere le proprie potenzialità. Completano il reparto Kevin Klein e presumibilmente si darà spazio definitivamente a Ryan Ellis (arma in più per il powerplay) e Mathias Ekholm.

Pekka-Rinne-saveIn porta Pekka Rinne non ha bisogno di presentazioni ed è lui la chiave di volta per i successi della squadra. Sarà un caso ma la sua peggiore stagione da quando è in NHL (15W e .910 save %) è coincisa con l’assenza dai playoff. Numeri che vanno considerati prendendo in esame tutta la squadra, ma nulla vieta di pensare che già da subito il portierone finlandese non possa tornare sui livelli delle due stagioni precedenti, lottando magari per il Vezina. Il backup, come confermato da Trotz, sarà il neo arrivato Carter Hutton, soluzione low cost che in teoria dovrebbe essere sufficiente.

Dove potranno arrivare in questa complicata Central Division possiamo solo aspettare per vederlo, ma è essenziale mettersi alle spalle tutti i problemi e i fantasmi della passata stagione. Facile a dirsi…

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One thought on “NHL Preview 2013-14: Phoenix, Dallas, Colorado, Nashville

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