FinalPuckSi fa presto a parlare di destino.

Ma c’e’ chi il destino se lo costruisce, non si accontenta di accettare passivamente quello che capita, “Tanto si vede che era destino…”. E in questo caso sto parlando dei Chicago Blackhawks.

Era destino che questa stagione andasse cosi’. Certo, perche’ con la stagione corta gli Hawks hanno battuto e stabilito record su record. A partire da quello di inizio stagione, in cui hanno infilato una striscia lunga 24 (21-0-3) gare senza sconfitte, continuando poi a vincere fino ad ottenere il President Trophy, onore assegnato alla squadra con il miglior punteggio a fine della stagione regolare.

ShawCupEra destino che una squadra cosi’ unita, affiatata, in cui tutti hanno dato il proprio contributo per l’obiettivo comune: vincere la Coppa.

E non parlo solo dei grandi nomi (Toews, Kane e Sharp), ma anche di un Crawford che ha tenuto duro fino alla fine, di  un Hossa che dal mercenario-cercaCoppa che era qualche anno fa ha adesso trovato casa a Chicago ed e’ diventato un gladiatore.

C’e’ poi Shaw, eroe del goal vittoria di gara1 all’ottocentesimo minuto e che ha rimesso letteralmente la faccia in gara6 per la squadra, o Bickell che nei playoff ha dato anche piu’ di chiunque si sarebbe mai aspettato.

ToewsEra destino per Toews, che spesso e’ oscurato dai soliti nomi di Crosby, Ovechkin, Malkin, ma che intanto si e’ portato a casa due Coppe in quattro anni, ed e’ leader incontrastato della franchigia dell’Illinois. E chi dice che i desideri non si avverano? Basta tenerli per se’: http://www.youtube.com/watch?v=Ujaqq8GzXXc&hd=1

KaneCup

Era destino per Kane, che ha iniziato i playoff in sordina ma ha poi contribuito massivamente alla cavalcata verso la vittoria. A lui va il Conn Smythe Trophy, trofeo come miglior giocatore dei playoff, probabilmente il trofeo meno goduto di sempre perche’ oscurato dall’enormita’ della Stanley Cup. E il ricordo di quel goal in OT in gara6 a Philadelphia nel 2010, quel goal che ancora nessuno aveva visto ma che lui sapeva essere entrato.

Era destino per la squadra tutta, che nei playoff ha dimostrato i risultati ottenuti in regular season, ha ribaltato le sorti due volte in due serie diverse, ha battuto i campioni in carica, e nella serie finale ha fatto un recupero nel recupero segnando due goal in 17 secondi negli ultimi 2 minuti di gara6. I 59 secondi finali probabilmente sono durati un’eternita’, nella gara gia’ passata alla storia come la partita giocata “piu’ avanti” nell’anno (24 giugno). Rimane l’amaro, ma e’ un dolce amaro, di aver vinto anche questa volta in trasferta.

LockerRoomNon era destino per Boston. Peccato per Rask, che spesso e’ stato il protagonista indiscusso di molte gare.

Peccato per Chara, letteralmente colonna portante della squadra. Peccato per Jagr, perche’ ogni stagione potrebbe essere l’ultima (ma bisogna andarsene con l’anello al dito, vero Jaromir?).

Peccato per Campbell e la sua gamba rotta, peccato per Bergeron che gioca gara6 con una costola rotta e una spalla slogata. Peccato per loro, ma onore ai Bruins per quello che hanno fatto nella post-season. Resta la consolazione di essersi trovati davanti questa Chicago. Magra consolazione, lo sappiamo tutti.

Nove giocatori della Chicago vincitrice del 2010 sono rimasti in questa squadra. Allora si erano detti: Because once you’re on it, you’re on it forever, ma ripetere il concetto val piu’ di mille parole. Because it’s the Cup.

Risultati 24 giugno 2013

Chicago @ Boston 3-2 Chicago vince la serie e la Stanley Cup 4-2

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2 thoughts on “Il destino di Chicago

  1. Era destino perchè da 5 stagioni i vincitori della Regular Season non vincevano la Stanley Cup (Detroit 2008), era destino perchè dopo aver rimontato dall’ 1-3 al 4-3 nella serie contro Detroit al secondo turno niente poteva fare piĂą paura, era destino perchè con 27 salvataggi a partita nei playoff Corey Crawford ha fatto definitivamente il salto di qualitĂ 

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