Partenza difficile per i campioni in carica: riusciranno comunque a raggiungere i Playoffs?

Partenza difficile per i campioni in carica: riusciranno comunque a raggiungere i Playoffs?

Confermarsi campioni non sempre è facile, forse non lo è mai. Lo è ancor meno dopo aver conquistato un titolo da outsider, quando in pochi avrebbero scommesso su di loro; per di più, quando quel trofeo è il primo “importante” in bacheca, in una città come Los Angeles.

Tale è il percorso che si presenta davanti ai Kings. I vincitori della Stanley Cup 2012 hanno avuto una partenza altalenante e attualmente sono al decimo posto nella Western Conference, distanti 13 lunghezze da quei Chicago Blackhawks che hanno dato un sapore amaro all’esordio dei campioni in carica allo Staples Center, ripetendosi poi in Illinois.

I conti non tornano

I numeri di L.A. non sono quelli di una squadra in crisi, né tantomeno si discostano molto dalle cifre della scorsa regular season. Percentuale di successo del 46,6% (contro il 48,8%) e 2,4 reti a gara (l’anno scorso erano state 2,37).

Se c’è una variazione significativa, è quella relativa alla difesa: l’anno passato i “Re” della California concedevano poco più di due reti a incontro (2,18); quest’anno la cifra è aumentata di quasi il 20% (2,53).

Eppure, solo poche retroguardie nella Lega hanno concesso un numero inferiore rispetto alle reti subite da Quick & Co. (38). Appena sei, tra cui i sorprendenti Montréal Canadiens, i Boston Bruins, i già citati Hawks, i Vancouver Canucks, gli Ottawa Senators e i San Jose Sharks rivali divisionali.

L’anno scorso i Kings avevano cominciato la loro avventura nei playoff con il numero otto a Ovest e pochi favori del pronostico. I Phoenix Coyotes (testa di serie numero 3) e gli Squali (seed numero sette) hanno dato vita a un emozionante sprint finale, con la formazione dell’Arizona che è stata “premiata” con il titolo di Division ad appena una lunghezza da San Jose e a due da L.A., apparsa in calo nelle ultime gare.

I Kings hanno poi sorpreso tutti nelle gare che più contavano davvero, quelli che li hanno portati a conquistare il titolo più importante nella “giostra moderna” dei playoff. Non è detto, tuttavia, che la storia si ripeta.

Vittorie “a singhiozzo”

In quindici gare di campionato, Los Angeles è riuscita a conquistarne sette (di cui una agli shootout). Tuttavia, la massima striscia di successi che Dustin Brown e compagni è riuscita a conquistare è di due gare.

Per tre volte i Kings hanno ottenuto due vittorie di fila prima di essere di nuovo sconfitti. Il bilancio di quattro vinte e una persa nelle ultime cinque gare fa ben sperare i tifosi californiani, almeno per tre ragioni.

Innanzitutto, perché tre di esse sono state ottenute in trasferta. L’anno scorso il fattore away è stato determinante nella trionfale cavalcata verso la Coppa, raggiunta grazie a risultati favorevoli sui ghiacci avversari.

In seconda battuta, perché hanno concesso appena una rete a gara in tutti gli incontri in cui hanno ottenuto i due punti.

Il fatto che i successi siano stati intervallati dalla sconfitta di Chicago (al momento leader incontrastato della Lega) lascia, infine, un segnale di speranza per il proseguimento della stagione dei Kings; senza dimenticare però il fatto che i neroviola erano sotto di tre reti al 21’ di gioco prima della doppietta di Mike Richards nel terzo e ultimo periodo.

Una porta che vacilla?

Richards è sin qui tra i principali marcatori della stagione dei Kings, con un bottino di quattro reti. Gli stessi centri di Anze Kopitar e di capitan Dustin Brown, quattro in meno di Jeff Carter. Ex Blue Jacket, ha già messo a segno otto reti e distribuito due assist, per un totale di dieci punti che lo proiettano come leader di squadra assieme a Kopitar e Brown.

Ancora a quota zero reti, invece, sia Drew Doughty sia Simon Gagne, i quali hanno però collezionato dodici assistenze vincenti in due.

Statistiche alla mano, Jonathan Quick ha conquistato quattro dei dodici incontri in cui è stato starting goalie, chiudendo sin qui con il 90% di parate. Meglio è andata per ora al più giovane Bernier, rientrato durante la sconfitta nel derby con Anaheim (7-4, 2-0 dopo cinque minuti) e che ha avuto altre occasioni per mettersi in mostra nei successi contro St. Louis, Columbus e Calgary. La sua ultima apparizione, ricorda il sito ufficiale del club, risaliva al 31 marzo scorso.

Per lui, il 91,6% in stagione dopo il buon 90,9% dell’anno passato, sempre come backup-goalie.

Scenari futuri

Ecco un punto forse da migliorare per la squadra di coach Sutter. Un maggior apporto dalla difesa (portieri compresi) potrebbe contribuire a migliorare l’equilibrio di squadra, rilanciando anche l’attacco.

Dopo le recenti vittorie ottenute in Canada contro Oilers e Flames, i Kings tornano allo Staples per affrontare in successione Colorado, Anaheim e Detroit (0-1 il bilancio con ciascuna di esse). Marzo si aprirà con la trasferta di Vancouver, prima di una lunga serie di cinque gare interne, chiusa da un doppio confronto contro Calgary.

Ancora in viaggio verso Phoenix e San Jose, poi nuovamente cinque gare in casa, di cui una contro gli Sharks e due contro i Coyotes (1-0 in stagione).

Il cammino sino al 27 aprile – data dell’ultima sfida stagionale, contro San Jose in casa – è ancora lungo e L.A. può presentarsi all’appuntamento in una migliore posizione di classifica rispetto a quello attuale, che vede i playoff distanti un punto e i Ducks (leader divisionali) a nove lunghezze.

I Re non sono ancora caduti, ma la lotta per il trono è più viva che mai.

3 thoughts on “Los Angeles Kings: un trono da riconquistare

  1. Non ce li vedo i Kings ai playoff quest’anno…difficilissimo ripetere un’ annata straordinaria come quella scorsa

  2. meno male che nonostante la geografia Chicago giochi ad ovest, stanno andando davvero bene, quest’anno non ho ancora visto giocare Los Angeles, anche perchè di norma seguo squadre dell’east come Boston, Phila o Pitts, certo che l’anno scorso ai playoff i Kings hanno davvero stupito tutti,il problema è che è difficile ripetersi

  3. Ad Ovest Chicago sembra un rullo compressore.E lo stesso si può dire di Boston ad Est. Sono le squadre che più impressionano, forse più Boston a mio avviso. LA non la vedo proprio male, ci può stare un’inizio di campionato difficile,ma la squadra a mio avviso è composta da un’ottimo organico. L’anno scorso Boston era partita male, facendo poi una parte centrale del campionato perfetta e concludendo in scioltezza. Poi i playoff sono tutta un’altra cosa, ci sono squadre che possono permettersi di farti lo sgambetto se le sottovaluti.

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