Vincent Lecavalier, Brad Richards e Ilya Kovalchuk insieme in Russia durante il lockout del 2004

Lockout e delusione, lockout ed entusiasmo alle stelle.

Quello che accadrà quest’anno per l’Nba si è visto paro paro in casa Nhl nel non lontano 2004-2005: fans che rimangono a secco per un anno in Canada e Stati Uniti e giocatori che migrano in massa verso le arene europee. Spedendo in visibilio i tifosi oltre Oceano.

In Canada gli appassionati si riversarono negli stadi e davanti alle televisioni per seguire il football canadese e il lacrosse che, per la stagione in questione, fecero registrare sensibili aumenti di pubblico. Anche negli Usa l’attenzione si spostò inevitabilmente altrove e, fatto curioso, le platee dell’hockey mostrarono di gradire soprattutto il basket, specialmente in quelle piazze provviste di squadre di entrambe le discipline.

Altrettanto interessante il dato su football e baseball, che al contrario persero pubblico, sebbene in maniera non rilevante. Ma visto che i fans dell’hockey sono proverbialmente “duri a morire”, ci fu anche chi tentò di rimpiazzare almeno per un anno la Nhl. Rivitalizzando la World Hockey Association. Ma problemi finanziari impedirono al progetto di partire.

Maggior fortuna ebbe la canadese Original Stars Hockey League, anche se non per molto: 100 giocatori aderirono al progetto e furono giocati due match. Poi, di fronte alle sempre più alte richieste economiche degli stessi giocatori, anche la stagione della OSHL naufragò.

E così, con poche figure di secondo piano che decisero di rimanere vicino a casa trascorrendo una stagione alla corte delle squadre delle minor leagues, la maggior parte delle stelle fece le valigie per attraversare l’oceano. Un po’ quello che si apprestano a fare i campioni Nba. Ma per la Nhl si trattò di un esodo in grande stile.

Ben 388 players sbarcarono in Europa, la maggioranza per aggregarsi alle compagini russe. Furono 78 i professionisti americani a vestire le casacche della Khl, 75 andarono in Svezia e gli altri si divisero tra Repubblica Ceca, Finlandia e Germania.

Come accaduto quest’anno in Italia con Gallinari, nella stragrande maggioranza dei casi si trattò di un ritorno alle società europee di partenza, che furono ben liete, insieme ai tifosi, di riabbracciare i propri beniamini, partiti anni prima per cercare fortuna nella massima serie americana. E l’entusiasmo degli appassionati del Vecchio Continente travolse superstar come Jaromir Jagr, ingaggiato dal Kladno e, dopo la certezza della cancellazione dell’intera stagione, dall’Avangard Omsk.

A fare man bassa di campioni a stelle e strisce fu l’Ak Bars Kazan che si assicurò i servigi di 11 campioni Nhl, tra cui il NJ Devils Ilya Kovalchuk e l’attuale capitano di Tampa Bay, Vincent Lecavalier. Tra i più importanti ritorni al “nido”, ci fu quello dello svedese Forsberg che firmò per la sua prima squadra, il Modo che per effetto del lockout poté rivedere sul ghiaccio di casa il due volte campione Nhl. Lo stesso accadde in Finlandia con Koivu, Jokinen, Ruutu e Toskala. Nella Rep Ceca diedero spettacolo davanti al pubblico amico Patrik Elias, Milan Kejduk, Ales Hemsky, Martin Lucinsky e Martin Straka.

Caso a parte nell’anomalia del 2005, andò a costituire il campionato svizzero che, dalla serrata americana trasse grande slancio, garantendo al proprio pubblico una stagione di grande spettacolo. Nella massima serie elvetica si trasferirono i canadesi Rick Nash, Joe Thornton, Danny Brière e Dany Heatley.

Inoltre la serrata Nhl permise imprese che, in condizioni normali, qualsiasi tifoso europeo sano di mente avrebbe ritenuto come pure chimere: come non pensare al gusto “esotico”che ebbe la vittoria del campionato norvegese da parte di campioni canadesi come Mason, Hartnell e Brigley?

Gente che, probabilmente, al momento di firmare il contratto con il Valerenga aveva fatto persino fatica a rintracciare la città di Oslo sulle cartine della Vecchia Europa. Salvo poi andare incontro a una stagione entusiasmante per il pubblico, per la società e per loro. Con un feedback di entusiasmo vicendevole per molti versi simile a quello trasmesso (al pubblico) e provato (sulla propria pelle) da Bob McAdoo negli anni d’oro di Milano.

E mentre le arene di mezza Europa si infiammavano, in Canada e Usa non rimaneva che attendere la fine dello sciopero, perdendo tempo in discussioni sulla destinazione della “next big thing” Sidney Crosby.

La Lega, le squadre e i giocatori hanno tratto insegnamento dallo schiaffo del 2005?
Vedendo alcuni contratti ancora ingiustificatamente gonfiati e altri modellati per conformarsi al salary cap, a Mr. Gary “put some hockey in Florida” Bettman converrebbe continuare a dormire con un occhio aperto…

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