La stagione 2009/10 si apre sotto i festeggiamenti di Pittsburgh e di un raggiante Sidney Crosby che mantiene le promesse alzando al cielo (di Detroit) l’ambita terza coppa della squadra della Pennsylvania.

L’estate trascorre con il dramma dei Phoenix Coyotes in bilico tra la bancarotta e il ghiaccio della Nhl.

John Tavares è la prima scelta del draft 2009, acquisito dagli Islanders, una delle peggiori squadre della stagione appena trascorsa.

La National Hockey League saluta la leggenda Joe Sakic che il 1 ottobre vede ritirata la sua gloriosa maglia numero 19. “Capitan Coraggio” Sakic chiude una carriera eccellente con 2 Stanley Cup, un oro Olimpico e la Coppa del Mondo 2004 che fanno da contorno ai suoi premi individuali e 1.641 punti spiegano la sua presenza all’ottavo posto dei record man di tutti i tempi per obiettivi realizzati.

L’Europa tiene a battesimo i primi gol del campionato, con Red Wings, Blues, Blackhawks e Panthers che fanno riscaldare il ghiaccio di Stoccolma e Helsinki.

La prima sorpresa stagionale è incredibilmente la squadra di Phoenix, un’equipe che, destinata al tracollo, ingrana il miglior record iniziale con 10 vittorie nelle prime 14 partite.

Craig Anderson è protagonista dell’ottimo inizio dei Coloradio Avalanche a cui si contrappone il buon esordio dei Sabres con la concorrenza dei Penguins campioni in carica e senza grandi fatiche chiudono in testa il primo mese di Nhl ad Est. Gli Hurricanes semifinalisti nella passata stagione non sanno più vincere e preparano i propri tifosi ad un’agonia lunga sino ad aprile.

Il 15 ottobre è la notte di Nicklas Lidstrom, il suo assist per Zetterberg contro i Kings vale il punto numero 1.000 di una carriera leggendaria.

Il fuoco si impossessa dei Devils di New Jersey che iniziano un novembre da sogno vincendo nove partite di fila preparando la grande festa per Martin Brodeur.

Il 21 Dicembre il portierone dei diavoli regala a sè e ai suoi tifosi la partita numero 104 senza subire reti superando il record di Terry Sawchuk datato 1970. Per l’occasione la standing ovation per l’icona canadese fa da cornice al bel siparietto dell’estremo difensore che trova più difficoltà a ritagliare la rete della gabbia come souvenir anzichè fermare qualsiasi attaccante.

L’anno nuovo si apre con un Ryan Miller in forma stellare in vista delle Olimpiadi, para l’impossibile e porta avanti i suoi Sabres, cosi la squadra di Buffalo chiude la stagione preolimpica prima in classifica come Washington, New Jersey, Chicago,San Jose e Vancouver.

Proprio nella casa dei Canucks approda la spedizione olimpica, tutto il Canada chiede solo una cosa, l’oro alla squadra locale, impresa alla portata di chi ha i favori del pronostico.

Un girone eliminatorio deludente regala al Canada un’incredibile batosta contro gli Usa, il 5 a 3 consegna la vittoria agli Americani dopo 50 anni, festeggiando degnamente l’anniversario di “Miracle on Ice”. Da quella sconfitta i padroni di casa imparano più di qualsiasi vittoria schiacciante, fuori l’orgoglio arrivano le vittorie per 8 a 2 contro la Germania, per 7 a 3 contro la Russia dello Zar Ovechkin nella finale annunciata da tutti, il 3 a 2 alla Slovacchia consegna il pass per la finale, ancora una sfida contro gli Usa.

La doccia fredda per i canadesi arriva quando il tappo della bottiglia di Champagne è già pronto a saltare, sul 2 a 1 a 24 secondi dalla fine Parise si getta sul puck e supera Luongo per il pareggio e i conseguenti supplementari.

La paura di una beffa nazionale colpisce il Canada Hockey Place, a spazzar via ogni dubbio è il predestinato, quel Sidney Crosby che in finale è “Capitan Fantasma” ma azzecca l’unico tiro d’oro, nel boato della favola delle foglie d’acero.

Rientrato sul pianeta Nhl Crosby dà la sveglia ai suoi Penguins in vista dei playoff, con i rivali divisionali dei Devils che si assicurano le prestazioni di Ilya Kovalchuk nel botto dei free agent, mentre Washington guarda tutta la lega dall’alto in basso chiudendo la stagione con 121 punti.

A Ovest il duello per il primato vede la battaglia tra Chicago e San Jose, con quest’ultima che prevale come dodici mesi prima nel primo posto di Conference. Alle loro spalle si piazzano i Vancouver Canucks di un fantastico Henrik Sedin che chiude al comando la classifica cannonieri con 112 punti grazie a 29 gol e ben 83 assist, sopravanzando Crosby e Ovechkin (10 partite in meno per il russo) a quota 109.

La Regular Season appena conclusa saluta le leggende Rob Blake, Rod Brind’Amour, Chris Chelios, Scott Niedermayer, Darryl Sydor e Keith Tkachuk che decidono di appendere i pattini al chiodo dopo una marea di battaglie e punti realizzati.

Chiuso il capitolo campionato si apre la battaglia verso la coppa più ambita, la strada verso la Stanley Cup sta iniziando la montagna più prestigiosa.

La Nhl dimostra da subito la mancanza di coerenza e che nei playoff non sempre vince il più forte, basti chiedere ai Washington Capitals annullati in gara 7 dai Montreal Canadiens nell’ennesimo dramma della stagione fallimentare di Alex Ovechkin.

A copiarli nella disgrazia anche i New Jersey Devils seconda testa di serie ad est, eliminati in 5 gare dai Flyers. Sorridono Boston e Pittsburgh nel primo turno mentre nella Western Conference le prime tre squadre avanzano il turno con San Jose, Chicago e Vancouver che eliminano rispettivamente Colorado, Nashville e Los Angeles. La sfida tra Phoenix e Detroit premia i Red Wings in 7 match eliminando i sorprendenti Coyotes che avevano chiuso un campionato coraggioso al quarto posto.

Chi vede la strada spianata per i Pittsburgh Penguins orfani della bestia nera Washington è sorpreso dall’eliminazione dei campioni ad opera dei Canadiens che fanno sognare i tifosi della squadra più titolata della Nhl; il miracolo arriva proprio nella gara finale della serie, ultima giocata nella Mellon Arena, con Halak che spezza i sogni di dinastia di Malkin e Crosby.

Nel tabellone delle finali i Canadiens trovano i Flyers protagonisti di una storica rimonta sotto 3 a 0 nella serie contro i Bruins, dando il colpo di grazia con Simon Gagne in gara 7 nel 4 a 3 finale davanti al Boston Garden ammutolito.

Il pronostico per gli altri scontri della Conference opposta seguono la via stranamente logica, avanti San Jose (4 a 1 contro Detroit) e Chicago (4 a 2 contro Vancouver) chi crede nella finale combattuta resta deluso dal 4 a 0 che i giovani Blackhawks rifilano ai poveri Sharks, che fanno si più strada rispetto al 2009, che collezionano un’altra delusione in una annata positiva.

I Flyers gasati dalla super rimonta nel turno precedente impiegano 5 gare per disintegrare Montreal e tutti i desideri del Canada di sollevare la Stanley Cup, la finalissima è Flyers-Blackhawks, di fronte un’infermeria che si svuota di gara in gara come Philadelphia contro Chicago, la squadra dei baby terribili.

Le finali regalano le prime quattro gare che si risolvono sul filo di lana, con doppia vittoria interna di Chicago nelle prime due gare per 6 a 5 e 2 a 1 e situazione pareggiata da Phila con un 4 a 3 in overtime e il 5 a 3 in gara 4. Lo spartiacque dei pronostici arriva il 6 giugno, quando 6 giocatori diversi segnano per i Blackhawks mentre Dustin Byfuglien si regala la doppietta nel 7 a 4 finale, con lo United Center che veste con la maglia di Toews anche la statua di sua maestosità Michael Jordan all’ingresso del palazzo, segno dell’arrivo della leggenda da realizzare.

Il 9 giugno è la notte che Chicago aspetta dal 1961, Patrick Kane guarda in lontananza la bellezza della Stanley Cup, il giovane di Buffalo sogna quella coppa come l’emozione di un amore sbocciato appena messo un pattino sul ghiaccio, accarezzato e mai conquistato, un colpo di fulmine scoccato da bambino che diventa realtà all’improvviso e ora lì, ad un’unica vittoria di distanza.

La fiaba dei giovani Hawks si costruisce nel supplementare di gara 6, quando è proprio il golden gol di Kane che fa esplodere di gioia anche Marian Hossa, ex Paperino dell’hockey ora finalmente campione, e fa sollevare LA coppa a Jonathan Toews che conquista anche il Conn Smythe Trophy come miglior giocatore della postseason. Il tutto nella cornice sportiva di Philadelphia, una città che per un niente non riesce nello sgarbo di vincere la Stanley Cup dopo Pittsburgh tenendo la coppa in Pennsylvania.

Quel 9 giugno ora appartiene al capitolo passato della Nhl, la festa di Chicago è un ricordo, il motore della Nhl si sta per riaccendere, il ghiaccio ricomincia ad infuocarsi, lo spettacolo dei guerrieri è pronto ad esaltare i tifosi. E l’hockey può uscire dal letargo!

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