Non ci sono più parole per definire la grandezza di Drew Brees, uno dei grandi quarterback di questa epoca e dei top di sempre nella National Football League, lega della quale ha scritto una nuova pagina di storia lunedì notte, facendo registrare il nuovo record di TD pass lanciando il touchdown numero 540 della sua ormai quasi ventennale carriera che lo ha portato a superare un mostro sacro, nonchè suo ex rivale, del calibro di Peyton Manning.

Un traguardo impreziosito da una prestazione mostruosa contro gli Indianapolis Colts, in cui ha brillato per la lucidità e la precisione con cui ha servito per l’intera durata del match i propri compagni di squadra, concludendo con ben 29 passaggi completati su 30 tentati, per un totale di 307 yards e 4 TD pass che lo hanno assestato, al termine della partita, a quota 541 in carriera, in vetta a quella NFL che sembrava destinata a sfuggirgli di mano dopo le prestazioni negative nei primi anni con la divisa dei Chargers e della quale invece è poi diventato uno dei protagonisti indiscussi una volta trasferitosi a New Orleans.

TOP 5

Breshad Perriman
Entrato in NFL nel 2016 e presentato come una delle potenziali future stelle della lega dopo le ottime prestazioni sfoderate in NCAA con la divisa dei Golden Knights di University of Central Florida, il ricevitore nativo della Georgia non era mai riuscito a mostrare le sue qualità, se non sporadicamente, a causa dei ripetuti infortuni che lo hanno colpito nei primi 2 anni della carriera e che lo hanno condotto al taglio da parte di Baltimore all’inizio della passata stagione; operazione che sembrava aver segnato definitivamente il suo percorso nel football professionistico, avviato al capolinea anche alla luce delle prove non del tutto convincenti offerte con i Browns nel corso della season 2018. A pochi mesi di distanza, complice anche alcuni problemi fisici che hanno decimato il reparto WR di Tampa Bay, Perriman ha riscritto parte della storia tornando a seminare il panico nelle difese avversarie come faceva ai tempi del college, e dopo due buoni match disputati contro Jaguars e Colts è letteralmente esploso domenica pomeriggio a Detroit, demolendo i Lions con 5 ricezioni per 113 yards e 3 TD. La speranza è che per lui sia davvero la volta buona, e che questo sia solo un nuovo inizio.

Kenyan Drake
La trade che lo aveva portato da Miami ad Arizona poche settimane fa sembrava la classica mossa sullo stile “dalla padella alla brace”, fatta dai Dolphins nel tentativo di raccimolare qualche altra pick in ottica della futura ricostruzione e dai Cardinals per tamponare una situazione non proprio rosea venutasi a creare inaspettatamente nel backfield offensivo; con il passare delle week, all’infuori dell’esordio convincente con i 49ers, 110 yds e 1 TD, l’impressione iniziava a somigliare sempre più una certezza fino ad arrivare alla potenziale eccezione che conferma la regola, ovvero alla prestazione fornita domenica nel match contro i Browns, nel quale il prodotto di Arkansas ha corso per 137 yards e 4 touchdowns diventando il secondo giocatore ad aver realizzato 4 segnature in una singola partita nel corso della regular season 2019. Un bel risultato per un runningback che anche in Florida doveva lottare ogni settimana per riconuistarsi lo starting spot in depth chart.

Saquon Barkley
Dopo l’infortunio non aveva più brillato e da più parti si facevano insistenti le opinioni secondo cui sarebbe stato molto meglio per lui fermarsi e pensare alle prossime stagioni anzichè insistere e giocare convivendo con i problemi fisici in una season già archiviata da tempo per i Giants; parole, pi o meno dette a bassa voce, che hanno influito non poco sui pensieri del talento da Penn State, che probabilmente aveva cerchiato in rosso la data di domenica, quando con i blue newyorkesi avrebbe affrontato gli scalcagnati Dolphins, in possesso di una delle peggiori rushing defense della lega, ovvero la possibilità, concreta se non unica, di tornare ai livelli che lo hanno contraddistinto nell’anno da rookie. I Campioni, quelli veri, quelli con la C maiuscola, sono soliti sfruttare al meglio queste occasioni, e come da copione Barkley non ha tradito le aspettative tornando in tripla cifra, 112 yards in 24 portate, e incidendo con 2 TD in un match che ha portato nuovamente alla vittoria il suo teamin un giorno decisamente particola e carico di emozione, quello in cui Eli Manning si è di fatto congedato dalla “sua” New York.

Julio Jones
“Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare” frase che avremo sentito migliaia di volte e che nel caso di Atlanta si potrebbe facilmente tradurre in “quando devi salvare il posto di lavoro, meglio affidarsi ai migliori”, parafrasando quello che dev’essere passato nella testa di coach Dan Quinn nell’ultima settimana in vista della preparazione del match di San Francisco, vinto a sorpresa dai Falcons; una win, la quinta della stagione e la terza ottenuta lontano da casa, che sembra aver calmato un po’ le acque e che è stata ottenuta grazie alla prova sublime fatta registare dal buon “vecchio” Julio, abile a farsi trovare sempre pronto quando Matt Ryan ha deciso di chiamarlo in causa e capace i tenere costantemente sulla corda le temibili secondarie dei Niners, ripetutamente battute come dimostrano le 13 ricezioni per 113 yards e 3 TD totalizzate dal numero 11.

Minnesota Vikings Defense
Se finora era mancata una cosa ai Vikings era la difesa che tutti i fans della NFL avevano ammirato nel corso delle passate stagioni e che aveva spesso consentito al team di conquistare vittorie e ammirazione all’interno della lega; una costante nel corso dell’era Zimmer che non aveva avuto seguito in questa regular season, segnata invece dai tanti punti e dalle molte yards concesse dal reparto difensivo di Minnesota agli avversari in più di un’occasione, soprattutto a causa di una passing defense messa più volte in difficoltà, principalemente quando i quarterback affrontati decidevano di eplorare la deep. Con alcuni accorgimenti adottati nelle ultime settimane, maggiore pressione sul backfield avversario, e le ultime modifiche nel gioco apportate domenica, con i defensive back, in particolare i cornerback, che sono stati cambiati quasi ad ogni azione, la difesa dei purple & gold sembra essere tornata quella temibile e estremamente produttiva del recente passato, e con un attacco che finalmente pare avere le carte in regola per colpire in qualsiasi momento, centrare l’obiettivo postseason è ormai davvero ad un passo.

WORST 5

Oakland Raiders
Uscire tra i “buu” del proprio pubblico non è mai bello, tantopiù se questo avviene nello stadio di casa e al termine di un match che sembrava essere ampiamente alla propria portata, soprattutto dopo il 16 a 3 con cui i Raiders erano andati al riposo e che aveva fatto ben sperare i tanti silver&black presenti sugli spalti; invece ancora una volta la scelleratezza con cui i giocatori hanno affrontato il secondo tempo ha condotto Oakland in fondo al baratro, provocando la reazione sconsiderata dei tifosi che nei secondi finali della sfida con Jacksonville hanno iniziato a riversare tutta la loro frustrazione sul terreno di gioco, spedendo in campo nachos, patatine, bicchieri di birra ancora mezzi pieni e quant’altro, il tutto mentre Derek Carr e compagni facevano mestamente ritorno nella locker room. Uno spettacolo non proprio edificante ma che fotografa bene la situazione della franchigia calforniana, in crisi da anni e alla quale non sembra far per ora alcun effetto positivo la cura John Gruden. Ci sarà da lavorare parecchio, e sicuramente il trasferimento ormai prossimo a Las Vegas potrebbe rivelarsi una vera e propria boccata d’ossigeno per il team.

Kyle Allen
Già nelle ultime settimane le prestazioni offerte da Allen erano state piuttosto dubbie e anche domenica contro i Seahawks il prodotto di Houston non è stato da meno contribuendo in negativo alla sconfitta del team tra le mura amiche del Bank of America Stadium, dove ha lanciato altri 3 intercetti raggiungendo quota 15 in stagione, 2 in meno dei TD pass messi a segno, uno di questi fatto registrare nel garbage time dell’ultimo match; una partita in cui Allen è stato costantemente in difficoltà, non riuscendo nemmeno a riemergere a sprazzi come aveva fatto nelle week precedenti, quando aveva alternato drive buoni ad altri meno buoni se non addirittura pessimi. Calma piatta, senza sussulti, solo tanti errori misti ad indecisioni che sono costate carissime ai Panthers e che sembrano indirizzare le scelte future del coach ad interim Perry Fewell verso il rookie Will Grier, in procinto di partire titolare nel prossimo impegno con Indianapolis.

Mitch Trubisky
Incerto, dubbioso, insicuro, il Trubisky visto all’opera con i Packers era ben diverso da quello che si era comportato piuttosto bene nell’uscita precedente contro i Cowboys, e nonostante i numeri siano comunque apprezzabili, 29 pass completati su 53 per 334 yards, 1 TD pass e 2 intercetti, non raccontano a fondo la prestazione offerta dal quarterback dei Bears domenica, quando ha guidato una offense che ha faticato a muovere la catena per tre quarti abbondanti e che è riuscita a farlo con una certa costanza solo nei minuti finali dell’ultimo periodo, in pieno garbage time; raramente in grado di incidere con quelle corse che sono risultate fondamentali per la conquista di alcuni primi down nelle ultime partite, molto spesso tendente a prolungare a dismisura il proprio drobpack arretrando eccessivamente all’interno della tasca, non ha quasi mai avuto letture apprezzabili, scaricando in diverse occasioni l’ovale a casaccio o rendendosi protagonista di alcuni lanci decisamente rivedibili. Messo in discussione già per le prove positive offerte in sua assenza dal backup Chase Daniel, avrà ancora due partite per dimostrare che merita la fiducia del coaching staff e può essere realmente una risposta a lungo termine per la storica franchigia dell’Illinois.

Cleveland Browns
Partiti con ben altre prospettive i Browns hanno probabilmente perso ogni speranza di staccare un biglietto per i playoffs domenica, quando sono usciti con le ossa rotte dalla sfida con i Cardinals, nella quale ancora una volta si è rivelato un assente ingiustificato l’attacco, incapace di colpire una difesa avversaria che pare tutto fuorchè irresistibile;  con Odell Beckham e Jarvis Landry poco incisivi, Kareem Hunt chiaramente ancora non del tutto integrato nel sistema offensivo, Baker Mayfield come al solito poco costante nel corso del match, gli unici che hanno cercato di tenere in piedi la baracca sono stati il solito Nick Chubb, ancora una volta il migliore della offense, e il TE Ricky Seals-Jones, autore di 2 touchdowns che hanno tenuto un minimo vive le speranze di Cleveland. Già confermata la fiducia a coach Freddie Kitchens, andranno sicuramente effettuati dei cambiamenti in offseason, perchè con un roster del genere fallire l’approdo alla postseason davvero assurdo.

Josh Gordon
Ancora una volta cancella tutte le buone cose che fa sul terreno di gioco per le scelte discutibili che caratterizzano da tempo immemore la sua vita privata e quella passione per la marijuana che ha segnato in modo indelebile ed assolutamente negativo la sua carriera professionistica e che lo rende a tutti gli effetti un incompiuto, visto che difficilmente riuscirà a raggiungere quelle vette di grandezza che per qualità tecniche e atletiche sembrava destinato facilmente a conquistare; una squalifica, la quinta a partire dal 2013, arrivata per aver violato nuovamente la politica sull’abuso di sostanze in vigore nella NFL, e che ha portato i vertici della lega a sospenderlo per un periodo indefinito. Rilasciato dai Patriots, si era accasato ai Seahawks lo scorso 1 Novembre, per quello che sembrava l’ennesimo nuovo inizio; l’opinione ormai diffusa è che se non sono riusciti a raddrizzarlo nemmeno due “generali” del calibro di Bill Belichick e Pete Carroll, la ricezione da 58 yards messa a segno domenica in Carolina sarà l’ultima giocata che avremo visto fare a Gordon su un campo da football.

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