Con i bye week diventati ufficialmente storia del passato e, soprattutto, le tre partite giocate fra giovedì sera e venerdì mattina di cose da raccontare oggi sicuramente non ne mancano: escluso per ovvi motivi l’importantissimo Monday Night Football fra Vikings e Seahawks, avrò da narrarvi ben quindici partite, pertanto mi fermo immediatamente con i convenevoli.

Il nostro viaggio non può che partire da Baltimore, dove sotto una pioggia torrenziale i Ravens sono riusciti ad imporsi in extremis sui 49ers in quella che molti consideravano essere la partita dell’anno: il 20 a 17 finale potrebbe aver deluso chi si aspettava d’assistere ai classici fuochi d’artificio marchio di fabbrica dei Ravens, ma fra condizioni meteorologiche e la difesa dei ‘Niners aspettarsi un altro quarantello era semplicistico ed irreale. Pronti-via e San Francisco decide di giocare un 4&2 in pieno territorio di Baltimore: Jimmy G sopravvive alla feroce pressione del pass rush dei Ravens e trova in profondità un Deebo Samuel coperto mogiamente dal gemello cattivo di Marcus Peters per il touchdown del 7 a 0. Palla dunque a Jackson che, nonostante un paio di corse, non riesce a mettersi in condizione di giocare il quarto down e, per la prima volta da week 9 – con Jackson under center – Baltimore è costretta ad affidarsi al punter Koch: qualche minuto dopo, però, su 3&6 Garoppolo viene inghiottito dal pass rush di Baltimore e sciaguratamente sputa a terra l’ovale sul quale si avventa il solitamente pesante Brandon Williams offrendo così all’attacco una ghiottissima opportunità di mettere punti a tabellone. Galvanizzato dal turnover, l’attacco di Baltimore riprende a girare e dopo un paio di giocate viene ristabilita la parità grazie ad un touchdown del solito Mark Andrews; San Francisco, costretta a rispondere, sceglie il peggior momento possibile per mettere insieme il primo three n’ out della contesa ed i Ravens, nuovamente consapevoli dei propri mezzi, mangiano sette minuti dal cronometro prima di passare in vantaggio grazie ad un rushing touchdown di Jackson. Il drive successivo di San Francisco, però, mette in chiaro che sotto il diluvio il più efficace di tutti è l’inatteso Mostert e, grazie ad una corsa da 40 yards, viene ristabilita la parità: la risposta dei Ravens non si fa attendere e, seguendo il protocollo, vengono sacrificati agli dei del football altri sette minuti questa volta per un piazzato di Tucker che verrà seguito da un piazzato fallito da Gould. La prima metà, dunque, si è conclusa sul 17 a 14 Ravens: ciò ci può portare tranquillamente ad aspettarci una partita ad alto punteggio, che dite? Nulla di tutto ciò, in quanto la seconda metà si apre con un raro e clamoroso fumble di Jackson arrivato in prossimità della red zone a cui fanno seguito gli unici punti della seconda metà di partita dei ‘Niners, arrivati questa volta tramite field goal: Baltimore – dopo aver perso un vergognoso challenge per pass interference – viene costretta al punt, così come San Francisco e come d’incanto siamo già all’ultimo periodo di gioco. Ricorrere un’altra volta al punt sarebbe quasi motivo di disonore per coach Harbaugh e così, ai limiti del range di Tucker, Baltimore prova a convertire l’ennesimo quarto down della propria stagione ma questa volta Andrews è marcato divinamente e San Francisco con un paio di primi down potrebbe mettere a tabellone punti potenzialmente fondamentali: interrompo per qualche istante la narrazione per ricordarvi che il piazzato sbagliato da Gould nella prima metà di gioco era da circa cinquanta yards.

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FINAL: @ravens win a thriller! #SFvsBAL

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Perché vi dico ciò? Perché su situazione di 4&1 sulle 35 di Baltimore, coach Shanahan ha deciso di tenere in campo l’attacco piuttosto che affidarsi a Gould con un field goal da 52 yards e questa volta a fare la voce grossa ci pensa la difesa di Baltimore, in quanto il tentativo di passaggio di Jimmy G viene spietatamente murato dalla manona di Chris Wormley. Con sei minuti rimasti da giocare Jackson è consapevole che tutto ciò che serve è trovare un modo di segnare anche solo un piazzato bruciando quanto più cronometro possibile: convertito un rischioso quarto down grazie alle gambe di Jackson, Baltimore riesce a muovere le catene senza troppi problemi e, nonostante le condizioni climatiche avverse, Tucker non ha alcuna difficoltà ad infilare il piazzato decisivo da 49 yards e consegnare la cintura dei pesi massimi a Baltimore. Partita magari non scoppiettante e matta come ci si aspettava, ma signori ieri abbiamo avuto un’anteprima di football da playoff: nonostante le misere 101 yards lanciate, Jackson è riuscito a guadagnarne altrettante con le proprie gambe e sebbene questa non sia stata la sua prestazione più esaltante è comunque stato in grado di mettere insieme le giocate necessarie per condurre i suoi compagni ad una vittoria più che fondamentale.
Se non è un MVP questo…

Torniamo velocemente indietro e guardiamo cos’è successo durante il Thanksgiving Football: la giornata, come da tradizione, si è aperta a Detroit dove i Lions guidati dal terzo quarterback David Blough sono stati regolati 24 a 20 dai Chicago Bears. Nonostante un inizio sorprendente culminato in due touchdown nei primi due drive, l’attacco dei Lions non è più stato in grado di mettere consistentemente punti a tabellone permettendo così a Mitch Trubisky di architettare una lenta ma inesorabile rimonta: buona prestazione quella del tanto criticato quarterback che nonostante l’intercetto lanciato è stato comunque in grado di superare quota 300 yards e di trovare i sei punti in tre occasioni.
Ottima, anzi, eccellente vittoria dei Buffalo Bills che grazie ad una difesa tremendamente opportunista e ad un Josh Allen apparentemente immune agli errori hanno fatto lo scalpo agli scialbi Cowboys battendoli 26 a 15: come da tradizione Dallas si è dimostrata totalmente incapace di battere avversari con un record vincente e tramite una serie impressionante di errori – fumble, intercetti e piazzati sbagliati – ha permesso ad Allen di mettere insieme un numero di giocate sufficienti per costruire un rassicurante vantaggio di tre possessi. Prestazione maiuscola pure quella del grande ex di giornata, Cole Beasley: l’ex Cowboys ha acchiappato sei palloni per 110 yards ed un touchdown.
Vittoria molto importante quella dei New Orleans Saints, che vendicandosi sui Falcons hanno ufficialmente vinto la propria division: il 26 a 18 finale verrà ricordato più che altro come il “Taysom Hill Bowl”, in quanto l’imprevedibile quarterback/ricevitore/running back/special teamer dei Saints in una sola partita è riuscito a mettere a segno un touchdown su ricezione, su corsa e addirittura a bloccare un punt.

La cronaca della domenica non può che partire dalla più grande sorpresa del giorno, ovvero il folle 37 a 31 con cui i Miami Dolphins hanno giustiziato i Philadelphia Eagles: nonostante una prestazione finalmente di spessore da parte del reparto offensivo, Philadelphia non è riuscita a contenere la furia di Ryan Fitzpatrick e DeVante Parker e dopo esser stata in vantaggio anche di molteplici possessi, è stata inesorabilmente rimontata da una squadra che nonostante la scarsa qualità dei giocatori a roster ha dimostrato di avere molta più fame… ed ingegno degli avversari.
Guardate cosa sono andati ad inventarsi.

A proposito di sorprese, che dire del 22 a 6 con cui i Cincinnati Bengals hanno battuto i relativamente lanciati New York Jets? La prima vittoria dell’anno – non a caso – è arrivata con Dalton under center in una giornata nella quale l’attacco dei Jets non è stato in grado di produrre assolutamente niente, se non un grande rammarico nel mio cuore per aver lasciato fuori Watson a scapito di Darnold al fantasy football.
Sorvoliamo.
Un altro monumentale upset ha avuto luogo a Charlotte, dove i Carolina Panthers hanno visto le loro residue speranze di playoff polverizzarsi a seguito dell’inspiegabile 29 a 21 con cui i Redskins li hanno shockati: a deciderla ci ha pensato il run game di Washington che guidato dal duo Guice-Peterson ha guadagnato 248 yards in sole 30 portate, trovando in ben tre occasioni i sei punti. Indipendentemente dal quarterback e dal livello delle sue prestazioni, non è possibile pensare di vincere in questa lega permettendo sistematicamente ai backfield avversari di vivere la loro miglior giornata dell’anno.
In uno scontro divisionale estremamente importante per portare avanti il sogno playoff, i Tennessee Titans di Tannehill hanno raccolto l’ennesima vittoria strapazzando 31 a 17 gli Indianapolis Colts: a costare la partita ad Indy ci ha pensato una serie impressionante di errori, più precisamente un tris di turnover ed un tris di piazzati mancati da Vinatieri, fra cui c’è da segnalarne uno bloccato e riportato in end zone per un touchdown dallo special team di Tennessee. Nonostante numeri non esorbitanti – 182 yards e due TD – Tannehill è stato ancora una volta estremamente disciplinato con l’ovale e con un Henry in grado di guadagnare 150 yards a proprio piacimento – ieri 149, se proprio voglio essere preciso – un game manager è tutto ciò che serve ad una squadra che domenica dopo domenica si sta sempre più scaldando.
Buona vittoria pure per i Tampa Bay Buccaneers che grazie ad un paio di touchdown di Peyton Barber ed alla solita, ottima, prestazione del front seven hanno schiacciato senza alcun problema i Jacksonville Jaguars 28 a 11: di questa partita ricorderemo soprattutto il panchinamento di Foles, relegato a bordocampo dopo tre turnover che hanno di fatto tagliato fuori anzitempo Jacksonville dalla contesa. Personalmente, però, la ricorderò come la partita nella quale al fantasy football ho preferito Ronald Jones e Winston ad Ekeler e Watson: gioco benissimo.

Sotto una fitta e romantica nevicata, i Green Bay Packers sono tornati al successo battendo agevolmente i New York Giants 31 a 13: nonostante le condizioni apparentemente proibitive, Rodgers ha sfoderato una delle migliori prestazioni della sua stagione lanciando per 243 yards e quattro touchdown, due dei quali ricevuti dal rinato Davante Adams. Niente da fare pure in quest’occasione per Daniel Jones, che a seguito di tre intercetti ha portato il totale turnover a quota 21 in dieci partite da titolare. Danny… Dimes?! Siamo sicuri sia appropriato tale nome?
La rivincita della Royal Rumble andata a scena a Cleveland un paio di settimane fa questa volta ha visto l’arbitro alzare il braccio degli Steelers: in una partita oggettivamente brutta, nervosa e spesso a rischio degenero, Pittsburgh ha colto un fondamentale successo – 20 a 13 – che li catapulta sul 7-5 affossando nel contempo Cleveland sul 5-7. Prestazione gravemente insufficiente quella di Baker Mayfield che a questo punto può essere senza ombra di dubbio dichiarato il bust dell’anno.
Dopo il massacro perpetrato da Baltimore lunedì notte, i Los Angeles Rams rialzano la testa battendo gli Arizona Cardinals 34 a 7: Goff, per una volta, ha ricordato quello dell’ultimo biennio lanciando 424 yards e due touchdown, mentre Gurley ha guadagnato 115 yards dallo scrimmage e messo a segno un touchdown. Pure in questo caso, però, tutto ciò sembra essere arrivato decisamente troppo tardi.

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Li avevamo tanto celebrati dopo il sorprendente successo contro i Chargers, ma da lì in poi Oakland ha iniziato una caduta libera estremamente preoccupante: contro gli odiati Chiefs, i Raiders sono stati annientati 40 a 9 da una squadra infinitamente più opportunista e vogliosa di vincere. Oakland, recentemente accostata alle wild card, si trova ora costretta a rincorrere Pittsburgh e Tennessee sul 6-6.
Niente da fare, i Chargers sono una battaglia persa: nonostante giocassero contro un quarterback rookie ai primi snap da professionista sono stati comunque in grado di andare a perdere – per la seconda volta quest’anno – contro i Denver Broncos, questa volta 23 a 20. L’inizio fulminante dei Broncos – coinciso con due touchdown di Sutton – li ha portati sul 17 a 3, ma con pazienza ed un touchdown di Ekeler e di Allen L.A. ha rimontato, impattando la contesa sul 20 a 20 ad una dozzina di secondi dal termine: Denver, però, ha miracolosamente guadagnato una preziosissima pass interference che ha messo McManus in grado di vincerla con un piazzato da 53 yards.
Concludiamo la nostra rassegna con l’ottimo successo dei Texans sui New England Patriots, battuti 28 a 22: nonostante lo status quasi mitologico della difesa avversaria, Watson ha messo insieme quella che potremmo tranquillamente definire la sua migliore prestazione dell’anno, lanciando tre touchdown e ricevendone uno, lanciato per l’occasione da Hopkins. Troppo poco, troppo tardi per i Patriots la cui sveglia è suonata solamente una volta sotto 21 a 3: a quel punto New England ha provato ad abbozzare una rimonta, ma il touchdown su ricezione di Watson ha di fatto tagliato loro le gambe e, l’onside kick fallito con meno di un minuto da giocare si è rivelato essere fatale. Prestazione numericamente buona per Tom Brady, anche se durante tutta la prima metà di gioco non ha mai dato l’impressione di essere a suo agio o in ritmo: occorrerà trovare una soluzione in vista dei playoff, dato che quest’anno trovare cure ai mali dell’attacco è apparentemente impossibile.

One thought on “Il riassunto della tredicesima domenica del 2019 NFL: cambio di guardia

  1. In breve: ma che partita ha fatto la difesa di Washington contro McCaffrey? La D vince sempre. Il kicker invece le perde: cosa ci fa Tavecchio disoccupato con tutte ‘ste disgrazie a piede libero? Vinatieri è il più vecchio ma quest’anno ciofeche a raffica: San Francisco ha perso per la differenza tra Gould e Tucker. Baltimore battibile da chiunque tenga le corse. Titans pericolosissimi, a questo punto di forma, Bills idem.

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