La kickoff week della National Football League come ogni anno non ha lesinato sorprese, e tra grandi giocate, errori clamorosi e prestazioni inattese ha scritto le prime pagine del centesimo capitolo della sua straordinaria storia mettendo sul piatto i primi vincitori e vinti di una stagione che si preannuncia ancora piú spettacolare ed indecifrabile di quelle che l’hanno preceduta.

TOP 5

Lamar Jackson
Nella solita diatriba che rincorre ogni quarterback di colore che si affaccia alla NFL il prodotto da Louisville non è stato da meno e dopo un anno in cui in molti non facevano che ripetere che non sapesse lanciare o quanto fosse per lui impossibile sopravvivere all’interno della tasca, ha deciso di dimostrare l’esatto contrario all’esordio della sua seconda stagione tra i professionisti mettendo a ferro e fuoco una difesa Dolphins decisamente in stato confusionario, colpendola con 5 TD pass e 324 yards in 17 passaggi completati; prestazione sublime con cui ha giganteggiato nella prima settimana di gioco cambiando completamente il volto ad una passing offense che nella scorsa season aveva lasciato parecchio a desiderare sia come punti messi a segno che come produzione generale. Se il buongiorno si vede dal mattino, per coach Harbaugh e la sua pattuglia di ragazzi irriverenti si preannuncia un’altra stagione ai vertici.

Sammy Watkins
Semplicemente sensazionale nella sfida con i Jaguars, infilati in 3 occasioni con altrettante volate in endzone spettacolari da 68, 49 e 3 yds, segnatura chirurgica con cui ha concluso una prestazione sublime composta da 9 ricezioni per 198 yards e 3 TD, quinta migliore di sempre per un giocatore dei Chiefs; imprendibile per lunghi tratti della gara, in grado di mettere più volte alla berlina defensive back del calibro di Ronnie Harrison e Jalen Ramsey, sbeffeggiato in ben 2 realizzazioni dal prodotto di Clemson, con Tyreek Hill non al meglio si candida ad essere il bersaglio preferito di Patrick Mahomes nelle prossime settimane, e vista l’anteprima di domenica, c’è da armarsi di birra fresca e popcorn e stare incollati al televisore per godersi il seguito.

John Ross
Tutti si aspettavano un Tyler Boyd sugli scudi e il carneade Damion Willis, undrafted rookie da Troy, pronti a sfruttare l’assenza di A.J. Green e mettere insieme numeri importanti, invece a godere delle maggiori attenzioni da parte di Andy Dalton, 418 yards e 2 TD pass, è stato il ricevitore al terzo anno da Washington, che proprio contro la franchigia dello stato che lo ha visto emergere nel College Football e gettare le basi per il suo passaggio in NFL ha confezionato la miglior prestazione della carriera completando 7 prese per 158 yds e 2 touchdowns; capace di colpire ripetutamente sul profondo le secondarie di Seattle, avrebbe potuto accumulare ancora più yards se solo non si fosse reso altresì protagonista di qualche drop, errori che non hanno però macchiato una prova degna di nota che lo candida ad essere una delle potenziali sorprese di questa stagione appena iniziata.

Chargers Runningbacks
Melvin Gordon continua a tirarla per le lunghe e i Chargers rispondono per le rime mandandogli un chiaro messaggio dal campo, dove la sua assenza per ora non si è assolutamente sentita grazie alle buonissime prove dei due giocatori chiamati a sostituirlo, ovvero i suoi backup Austin Ekeler e Justin Jackson, capaci di tenere costantemente impegnata la difesa dei Colts e di incidere pesantemente sulla vittoria per 30 a 24 ottenuta nel primo match casalingo della season 2019; meno utilizzato tra i due, Jackson ha comunque chiuso con 57 yards conquistate in 6 portate, mentre il suo collega Ekeler si è rivelato il vero mattatore della partita collezionando 154 yds in totale, 58 su run, 96 su ricezione, e mettendo a segno 3 touchdowns, i primi due su lanci di Philip Rivers e il terzo su una corsa da 7 yards nell’overtime che ha deciso la sfida del Dignity Health Sports Park. Primo giocatore undrafted ad accumulare oltre 150 yds dalla linea di scrimmage, realizzare 1 rushing e 2 receiving TD in una partita di regular season dopo il RB dei Cowboys Dan Reeves nel 1967 secondo l’Elias Sports Bureau, ha acceso l’entusiasmo dei tifosi Chargers e del HC Anthony Lynn, che al termine del match ha ripetutamente elogiato il prodotto di West Colorado.

Sam Hubbard
Per chi ha avuto modo di seguire l’offseason dei Bengals non è stata così sorprendente la prestazione dell’ex stella di Ohio State contro l’attacco di Seattle, 10 placcaggi, 2.0 sacks, 2.5 tackles for loss, 4 QB hurries, visto che il third rounder 2018 veniva segnalato costantemente in crescita e pronto ad entrare stabilmente nella rotazione che da sempre caratterizza la defensive line di Cinci, ma per quelli che non lo conoscevano affatto o ne avevano smarrito le tracce successivamente al suo passaggio nei Pro, vederlo essere una minaccia costante per Russell Wilson e il suo backfield deve aver generato interesse e fatto nascere la più classica delle domande mentre si osserva un potenziale semisconosciuto rendersi protagonista di una prestazione importante, “Who’s this guy?”. Prodotto locale della Archbishop Moeller HS, dopo essere stato un five-star recruit, aver accettato la borsa di studio offertagli da OSU, fatto parte dei Buckeyes che si sono aggiudicati il NCAA National Championship nel 2014, un team zeppo di talenti giunti in NFL, e condiviso il campo con colleghi di assoluto valore come i fratelli Joey e Nick Bosa, si è presentato al Draft 2018 venendo indicato come il quinto miglior DE della classe, alle spalle del teammate Tyquan Lewis; selezionato con la pick numero 77 dalla franchigia presieduta da Mike Brown prima dell’esordio stagionale roboante di domenica aveva collezionato 39 stops e 6.0 sacks nel corso della rookie season gettando le basi per un’esplosione che sembra essere ormai prossima.

 

WORST 5

Miami Dolphins
Lo so, sembra quasi di sparare sulla Croce Rossa, ma oggettivamente è innegabile che lo scempio fatto registrare sul campo domenica da una delle franchigie che ha scritto la storia di questo sport e che è stata tra quelle che ha maggiormente favorito la sua conoscenza anche al di fuori dei confini statunitensi merita una presenza in questa rubrica oltre che una seria riflessione; a mio personalissimo modo di vedere le responsabilità di questa situazione non vanno ricondotte ad una sola persona o ad una singola componente della franchigia ma vanno invece condivise tra tutti, a partire dalla dirigenza, passando per il coaching staff, fino ad arrivare ai giocatori. Nella stanza dei bottoni hanno probabilmente sbagliato tempi e modi, diffondendo l’amaro retrogusto della smobilitazione con quelle trade concluse proprio in prossimità della deadline estiva che, anche se orientate a creare i pressuposti per un rilancio futuro, hanno indubbiamente indebolito la squadra e messo in difficoltà il giovane staff tecnico; dal canto loro gli allenatori non sono stati probabilmente in grado di motivare adeguatamente gli atleti e far nascere dentro di essi un moto d’orgoglio tale da affrontare ogni down della partita come fosse l’ultimo della loro vita, infine proprio questi ultimi si sono resi protagonisti di un comportamento piuttosto opinabile sia sul campo che al di fuori del terreno di gioco. Già durante il match le inesorabili riprese televisive li ritraevano sconsolati, imbronciati, ed incapaci di reagire sulla sideline, ma il post partita è forse stato la ciliegina sulla torta nel senso possibilmente più negativo del termine, con il rincorrersi costante di voci che riportavano come molti giocatori dei Dolphins avessero chiesto di essere ceduti dopo la ripassata subita dai Ravens. Tipico atteggiamento da “abbandono della barca che affonda” che non solo chi scrive spera sia solo passeggero, ma anzi segni il punto più basso e si trasformi fin da subito in una base da cui ripartire e costruire una stagione perlomeno dignitosa.

Greg Robinson
Farsi cacciare da un campo di football americano per aver calciato la testa di un avversario non è da tutti, e in questo caso nemmeno si può aver la presunzione di parlare di involontarietà visto che non si tratta ne di un kicker, ne di un punter, ma bensì di un offensive lineman, improvvisamente uscito di senno al termine di un’azione convulsa sulla linea di scrimmage e deciso a farsi giustizia da solo per una spinta subita dalla safety dei Titans Kenny Vaccaro; un’azione, quella del difensore, assolutamente regolare cui è seguita una reazione assurda ed inspiegabile da parte dell’ex seconda scelta assoluta da Auburn, che oltre a mettere in difficoltà i Browns, costretti a rimodellare OL a partita in corso dopo la sua espulsione, rischia di incorrere anche in una squalifica da parte della National Football League.

Myles Jack e Demarcus Robinson
Il caldo di inizio Settembre negli States non deve aver fatto bene ad alcuni giocatori e a testimoniarlo c’è pure l’episodio di cui si è reso protagonista il linebacker dei Jacksonville Jaguars, che al termine di un’azione in cui i suoi compagni di squadra avevano causato un fumble sackando il QB avversario è stato coinvolto in un battibecco con Sammy Watkins prima di colpire l’altro WR dei Chiefs Demarcus Robinson, attirato dal diverbio tra i due come gli orsi dal miele; quest’ultimo vedendo il collega fare a spallate con Jack dopo essersi entrambi rialzati in seguito ad un contatto prolungato in endzone, e per il quale gli arbitri avevano già lanciato una flag, ha pensato bene di mettersi in mezzo e surriscaldare ulteriormente il clima già infuocato di per se, andando a conferire con il LB ex UCLA, guadagnandoci un pugno sul casco e, di rimando, l’allontanamento dal campo del difensore, che mentre veniva accompagnato fuori dal terreno di gioco non riusciva a darsi pace per l’accaduto. Una situazione paradossale e probabilmente evitabile senza l’intervento sciagurato di Robinson, che per par condicio avrebbe forse meritato di finire anch’esso in castigo dietro la lavagna.
Altrettanto evitabile, ma almeno in linea con un’azione di gioco, l’helmet-to-helmet che ha portato all’espulsione di Kwon Alexander nel match tra i 49ers, suo nuovo team, e i Buccaneers, suoi vecchi compagni, in cui in uno slancio d’affetto estremo il linebacker ha colpito il suo ex capitano Jameis Winston, lasciando in tanti appassionati il dubbio sincero che i due se le fossero già promesse nei lunghi scrimmage affrontati dai lati opposti della palla a Tampa, quando l’unica regola da rispettare era “non si colpisce chi indossa la maglietta rossa”.

Giants Defense
Tanti esperti e addetti ai lavori avevano messo parecchi punti interrogativi sulla reale consistenza difensiva della franchigia newyorkese e dopo la prima uscita stagionale contro i Cowboys, conclusasi con una sconfitta, domande e dubbi non hanno fatto altro che crescere, vista soprattutto la prova insufficente di cui si sono resi protagonisti diversi giocatori presenti sul terreno di gioco; in difficoltà a coprire le varie zone del campo quando Prescott decideva di lanciare, lentissimi in ogni tentativo di alzare pressione sullo stesso QB tramite azioni di pass rushing, poco reattivi e incapaci di fermare le corse nelle prime yards, i difensori dei Giants hanno chiuso il match senza mettere a segno alcun sack e facendo registrare appena 2.0 tackles for loss. Troppo poco per una squadra che in division oltre ad affrontare un’altra volta Dallas dovrà fare i conti con Eagles e Redskins, e in cui l’unico parso all’altezza del compito da svolgere è stato Janoris Jenkins, il solo in grado di coprire adeguatamente i WR avversari.

Adam Vinatieri
Spiace inserire il paisà in questa sezione della rubrica, ma come per tutti, anche per il veterano di lungo corso da South Dakota State gli anni iniziano a farsi sentire e gli errori commessi nella partita di domenica, 2 field goal e 1 extra point sbagliati, hanno pesato come macigni sulla sconfitta rimediata dai suoi Colts all’esordio contro i Chargers; errori che si crede possano essere solo passeggeri, la classica eccezione che conferma la regola e la bontà dell’atleta e che, soprattutto, non vanno certamente ad intaccare una carriera vissuta sempre ai massimi livelli e la personalità di uno dei volti più positivi che da anni riempie le domeniche del Football made in USA, lucidissimo anche al termine di una giornata particolarmente difficile sotto il profilo sportivo e pronto a commentare senza peli sulla lingua la propria prestazione davanti ai microfoni, esordendo con una frase che ha lasciato di stucco il cronista che aveva di fronte: “Se fossi un general manager mi taglieresti, vero?”. La risposta, come anticipato nell’occasione dal giornalista di ESPN, non spetta a nessuno di noi, e non tarderà di certo ad arrivare direttamente dal kicker di Indy, probabilmente già nella prossima sfida con Titans, perchè come ogni buon Vino che si rispetti, invecchiando, diventa ancora più buono.

RING OF HONOR

In tanti avrebbero meritato una presenza più ampia in questa rubrica, soprattutto quei giocatori che hanno trascinato le loro squadre nella partita d’esordio, ma come ogni scritto dedicato al meglio e al peggio della settimana, in qualsiasi settore, non c’è mai abbastanza spazio per tutti; in ogni caso, e per correttezza d’informazione, vanno assolutamente segnalate alcune prove degne di nota, a partire da quella fornita dal QB Dak Prescott, galvanizzato dalla nuova strategia offensiva messa in piedi dal OC dei Cowboys Kellen Moore, si, proprio lui, l’ex stella di Boise State, e capace di lanciare per 405 yards e 4 TD pass, rendendo più facile la vita a Dallas e decisamente più agevole il suo percorso verso il rinnovo del contratto che andrà a discutere con il vulcanico Jerry Jones; sugli scudi anche i suoi colleghi Patrick Mahomes, Matthew Stafford e Carson Wentz, che al pari dell’intramontabile Tom Brady hanno portato a termine i loro match con 3 TD pass all’attivo senza consegnare alcun pallone nelle mani delle difese avversarie.

Ottime le prestazioni messe in campo dai giovani runningback Derrick Henry e Dalvin Cook, entrambi dominatori dei match che li hanno visti protagonisti con le divise di Tennessee Titans e Minnesota Vikings, e altresì autori di 2 touchdown decisivi per consentire alle stesse di conquistare le loro prime vittorie stagionali, traguardo fallito invece dai Carolina Panthers nei quali si è però ancora una volta distinto il versatile collega Christian McCaffrey, anche lui andato a segno in 2 occasioni prima di terminare la sfida con i Rams con 209 yards di total offense all’attivo; proprio tra le fila dei californiani da segnalare l’ennesima prova difensiva di alto livello fatta registrare dal LB Cory Littleton, uomo ovunque della difesa losangelina che oltre a forzare e recuperare 1 fumble ha messo a segno 8 placcaggi, 1 intercetto e 2 pass defended risultando fondamentale per il conseguimento del 30 a 27 finale.

Da segnalare, infine, la solita incisività di DeAndre Hopkins, 111 yds e 2 touchdowns, nell’attacco dei Texans e la prestazione dal sapore romantico di DeSean Jackson con la divisa di Philly, città dove è ritornato dopo cinque stagioni passate in esilio prima a Washington e poi a Tampa e con la quale non ha perso affatto il feeling, come dimostrano le 154 yards accumulate e i 2 TD realizzati nella sua prima riapparizione in maglia Eagles.

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