Il football americano è da gustarsi a fondo, un esercizio senz’altro facilitato dall’enorme offerta oggi messa a disposizione dalle varie piattaforme televisive. La Nfl arriva ogni anno dopo tanta, tantissima, troppa attesa, riconquista il cuore del tifoso e lo riscalda adeguatamente permettendogli di affrontare le intemperie invernali in condizioni morali migliori, incrociando i destini di giocatori e franchigie per fornire le migliori emozioni che, almeno per il sottoscritto, lo sport riesca a regalare. Poi svanisce tutto in fretta – come nei bei sogni – ed il ciclo di attesa ricomincia, come sempre. In fondo parliamo di moderni gladiatori, e lo spettacolo offerto necessita di un adeguato periodo di recupero dai significativi acciacchi che tutti questi giocatori devono continuamente superare.

Vince Lombardi, la leggenda per definizione.

Sono proprio queste sensazioni a generare il circolo che gravita attorno al football, rendendolo così speciale. Tuttavia, questa stagione sarà addirittura unica, perché la Nfl taglierà il glorioso traguardo delle cento candeline arricchendo il campionato di ulteriori significati e rievocazioni, e pensando a tutte le relazioni che la mente provoca in automatico c’è da provare un costante brivido dietro la schiena. Questa è la festa di tutti, di chi creò il gioco e disputò la prima partita, di chi l’ha reso grande e prosperoso come lo troviamo oggi, di chi ha realizzato il sogno di quand’era bambino raggiungendo il professionismo anche solo per pochi momenti, di chi ha vinto ed ha perso, ma ha comunque scritto il suo nome nella leggenda.

Basta chiudere un momento gli occhi, e se si ama davvero questa disciplina le associazioni mentali che ne derivano sono del tutto logiche, ed ognuno è libero di metterle nell’ordine che meglio crede. Vince Lombardi ed i Packers, George Halas e i Bears, George Preston Marshall, Sammy Baugh e i Redskins, Canton, Ohio, sede della Hall Of Fame e luogo di pellegrinaggio per ogni affezionato al gioco, Joe Montana, Dan Marino, Tom Brady, Peyton Manning. Per citarli tutti ci vorrebbero venti pagine di word e la lista è fortunatamente differente a seconda di chi la compila, ma siamo sicuri che la densità dell’emozione data dal fermarsi un attimo a riflettere su come la disciplina si sia evoluta nei decenni e della grandezza di chi l’ha praticata e la sta ancora praticando con la stessa passione di quando ha cominciato sia una sensazione che possa accomunare tutti quanti sono appassionati al football, al di là della preferenza personale di squadra.

Mack vs Rodgers, matchup chiave anche in vista della gara di stanotte.

Il kickoff sarà ritagliato con apposita stoffa, quella dei grandi del passato, e metterà di fronte due autentiche arci-rivali, Chicago e Green Bay, due squadre che si incontrarono per la prima volta nel 1921 dando vita a quasi cent’anni di accesa competizione per primeggiare l’una sull’altra, una sfida che oltre ai connotati storici offre numerosi motivi d’interesse, dal momento che per la prima volta dopo tanti anni i Packers si ripresentano al campionato senza Mike McCarthy, coach rimasto nel Wisconsin per undici anni riportando il Lombardi Trophy nella sua casa naturale, destando parecchia curiosità per capire quale rapporto stia nascendo tra Aaron Rodgers, uno che di storia giallo-verde ne ha scritta parecchia tenendo fede alla fama dei suoi predecessori, ed un head coach che per la prima volta si trova a rivestire una carica simile, Matt LaFleur, il quale dovrà costruire un rapporto ottimale con il suo quarterback prima che con qualunque altro giocatore per tenere in piedi equilibri sempre molto delicati.

Di fronte ci saranno i rinovati Bears, che dopo anni gli anni di semi-anonimato seguiti al picco del ciclo che li portò al Super Bowl XLI si ripresentano con la stessa ricetta di sempre, la difesa, l’elemento che più di altri ne ha determinato i gloriosi successi del passato, proponendo una squadra desiderosa di vendicare il brutto epilogo della stagione scorsa, quel calcio rimbalzato più o meno ovunque senza riuscire ad attraversare i pali, mettendo bruscamente fine alla corsa di una squadra che avrebbe meritato – vista la consistenza mostrata in regular season – di percorrere senza dubbio una strada più lunga nei playoff. Spesso in Nfl è facile ascendere, mentre invece è assai impresa più ardua confermarsi. La missione primaria della squadra di Matt Nagy è appunto questa, sperando che si stabilizzi un ruolo di kicker che ha mostrato crepe evidenti anche in preseason.

Durante questa offseason si è parlato molto di età, di ritiro e voglia di continuare.

Tom Brady è pronto per un altro Super Bowl.

Il campionato ha perso per sempre uno dei suoi primattori a causa della defezione di Andrew Luck, così mentalmente provato dall’essersi trovato sollevato ad aver salutato definitivamente il football per inseguire una vita più normale, priva di continui cicli riabilitativi e visite mediche, molto prima del previsto in rapporto ai suoi 29 anni. L’età è un fattore importante anche per altri quarterback che da anni vivono sulla cresta dell’onda, legati da destini simili (la Hall Of Fame) ma risultati assai differenti.

Troviamo così un Tom Brady perseverante e grintoso nel cercare il settimo anello, elevandosi ad altezze inaccessibili che lo inseriscono con pochi dubbi già ora nel novero dei più grandi di tutti i tempi, e se ogni discorso Nfl inizia e termina con i New England Patriots un motivo ci dovrà pur essere. Pronti a punire chiunque osi darli per terminati all’interno di un ciclo apparentemente infinito gli uomini di Bill Belichick si presentano ancora da favoriti, e così sarà fino a che la struttura non darà segni di cedimento. Anche stavolta rientrano nella conversazione una serie di fattori che potrebbero vedere New England superata dalla concorrenza, ma a Boston hanno imparato molto bene a stupire sempre a furia di essere estremamente consistenti, oltre alla grinta sempre mostrata in occasione delle nuove sfide da raccogliere. Si è parlato moltissimo del ritiro di Rob Gronkowski, di una batteria di ricevitori discutibile e di una potenza offensiva conseguentemente inferiore al passato, fattori a cui va aggiunta la non indifferente assenza del centro David Andrews, fuori per la stagione, ma ci si dimentica troppo spesso che i Patriots hanno spesso vinto – o comunque raggiunto risultati minimi come la finale di Conference – con una costanza incredibile pur trovandosi talvolta in emergenza. La nostra sensazione rimane sempre la stessa, finché ci saranno Brady e Belichick questa squadra potrà anche essere superata, in fondo nel passato è già successo, ma non smetterà certo di essere competitiva, e non c’è quindi motivo per pensare che il sentiero che conduce ad un altro Super Bowl non possa essere nuovamente percorribile.

Drew Brees è in calo? Not so fast…

Gli altri due registi coinvolti nel ragionamento di cui sopra sono Drew Brees e Philip Rivers, le cui compagini sono tra le più accreditate per recitare un ruolo primario in regular season. Si è letto moltissimo di un Brees calato nella seconda parte della scorsa stagione dopo un inizio da record, e ci si chiede se quel braccio sia ancora in grado di sostenere i giochi pirotecnici di cui i Saints hanno bisogno per essere sistematicamente superiori a qualsiasi avversario contando su una difesa drasticamente migliorata negli ultimi due anni, ma scommetteremmo volentieri sul fatto che la fiamma della vendetta risulti ancora ben accesa, e che a New Orleans ci sia tutta la voglia di cancellare l’onta di un torto arbitrale storico, che ha cancellato la possibilità di terminare una grande campagna con il più prestigioso dei trofei in mano. Rivers invece non mostra alcun segno di declino, ma i Los Angeles Chargers hanno tanto da dimostrare soprattutto nei playoff. Con un po’ di fortuna – con la sola esclusione di Derwin James non vi sono infortuni gravi in serie, come accadde già in passato – e la dimostrata capacità di sostituire pezzi importanti senza perderne in produttività possono puntare a vincere la Afc, a patto di tirar fuori il carattere quando l’ovale scotta davvero, ma le potenzialità ci sono indiscutibilmente tutte, anche senza Melvin Gordon a far parte dell’equazione.

La battaglia per la supremazia losangelena non è solo territoriale, ma ben più estesa di quello che si possa pensare.

Lo sanno bene i Rams, che sotto le cure dell’ex-esordiente Sean McVay hanno compiuto un invidiabile salto di qualità che li ha spinti fino alla finalissima, ed ora, per logica, l’unica alternativa che rimane è andare fino in fondo. L’head coach più innovativo della Nfl ha trascorso parte della pausa dal campionato a ragionare sui motivi tattici della disfatta al Super Bowl, evento nel quale l’attacco più potente dell’ultimo biennio è stato totalmente annullato dalla magistrale strategia di Belichick, ma calcolando quanto McVay è riuscito a provare sul campo a fronte di tanta critica ci fa intuire che trovare nuovamente il modo di ripetersi ad alti livelli sia nelle corde di una squadra offensivamente comprovata, sicuramente più attenta nel dosare meglio gli snap di Todd Gurley così preoccupante con quel ginocchio sospetto, ma comunque allestita su una potenza di fuoco pareggiabile solamente da quei Kansas City Chiefs accomunati dalla simile sorte di essersi fermati proprio ad un passo – in quel caso il Championship Afc – dal sogno.

Patrick Mahomes, the new sensation.

Come McVay, anche Patrick Mahomes ha bruciato le tappe, facendosi trovare pronto all’appuntamento con la grandezza. Dopo un campionato assolutamente fantascientifico tanto per le statistiche accumulate che per la stordente maturità in suo possesso, il recordman dei Chiefs riprende possesso del marchingegno offensivo così sapientemente messo a punto da Andy Reid, che per quanto ci riguarda è l’head coach più ingiustamente sottovalutato di tutti i tempi. Kareem Hunt sarà sostituito da un comitato comprendente una vecchia fiamma di Reid, LeSean McCoy, ed il buonissimo Damien Williams, mentre di Tyreek Hill e Travis Kelce crediamo di non dover illustrare nulla in termini di potenziali pericolosità per le difese avversarie, mentre il settore più criticato, la difesa, sembra aver compiuto decisi progressi. Un’ottima notizia, se confermata, perché per quanto ci si diverta a vedere il tabellone illuminarsi a giorno, i campionati si vincono pur sempre con le difese.

Le altre concorrenti arrivano in seconda fila, ma guai a non tenerle in considerazione: riteniamo che Philadelphia godrebbe di maggior credito se Carson Wentz dimostrasse di poter completare una stagione senza infortuni, tuttavia Doug Perderson è un altro dei prodigi della nuova infornata di head coach, proprio come quel Frank Reich con cui ha architettato uno degli attacchi più belli degli ultimi anni, e chiamato a risollevare immediatamente i Colts dalla demoralizzazione fornita dalla decisione di Luck, una defezione che a nostro parere non tocca le potenzialità-playoff di cui si dispone ad Indianapolis.

Zeke è tornato a Dallas molto più ricco di prima.

C’è inoltre molta curiosità per vedere all’opera i Browns, che da disastro epocale sono arrivati a sfoggiare assi come Beckham, Garrett, Mayfield e Landry, i protagonisti del nuovo corso, chiamati però a dimostrare di non essere stati eccessivamente pubblicizzati in maniera benigna, e menzione obbligatoria va certamente a Pittsburgh finché Big Ben comanda le operazioni, lontano dalle grane mentali provocate da Brown e Bell ma anche privo del loro talento, a quella Baltimore che ha stupito tutti correndo sopra a chiunque prima di vedersi evidenziare i propri limiti nei playoff, la Dallas che da poche ore ha ritrovato il motivo per cui i Cowboys potrebbero giocare la postseason, Ezekiel Elliott, e tanto per restare in Texas aggiungeremmo anche Houston, che ha ceduto un capitale enorme in termini di Draft per mettere immediatamente a posto i vuoi del roster. Vedremo se la mossa pagherà dazio, o si ritorcerà contro Bill O’Brien.

Come sempre, ci si incrocerà di nuovo strada facendo, ed un grazie anticipato va a chi deciderà di seguire queste pagine anche in questa centenaria ricorrenza, un’occasione in più per rendere il campionato ancor più memorabile di quanto già non sia solitamente.

Buon divertimento a tutti!

 

2 thoughts on “Nfl, stanotte il kickoff della stagione numero 100

  1. Abbonato Sky dall’agosto 2003, l’hanno scorso ho disdetto il pacchetto Sky sport, ormai non trasmettevano né NFL e né MLB ed ero stufo di pagare per vedere solo qualche partita di calcio.
    Ci sono canali che trasmettono qualche partita in chiaro?

    • Ciao Stefano,
      trasmissioni su canali in chiaro sembra non esserne prevista nessuna, l’opzione alternativa al Gamepass rimane DAZN, che stando a quanto pubblicato sul loro sito dovrebbe trasmettere circa 5-6 partite a settimana compresi il Thursday, il Sunday e il Monday Night.

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