Quando un elastico viene teso troppo a lungo e sempre di più è inevitabile che prima o poi si arrivi al breaking point. È il caso di Green Bay, la cui ultima stagione è stata caratterizzata dall’atto finale del rapporto tra la stella Aaron Rodgers e coach Mike McCarthy.
Sulla loro relazione si è detto e scritto in abbondanza. Per alcuni la scarsa stima del quarterback nei confronti di McCarthy risale al draft del 2005 quando l’influenza dell’allora offensive coordinator dei 49ers è risultata decisiva per far sì che la squadra che Rodgers ha sempre sostenuto e per cui avrebbe voluto giocare gli preferisse Alex Smith. Negli anni le palesi divergenze di vedute tecniche tra i due si sono palesate in modo sempre più evidente, in particolare nelle stagioni successive al titolo del 2010 nelle quali pur essendo sempre tra le favorite nella NFC la franchigia del Wisconsin non è riuscita a tornare al Super Bowl.
Tutto ciò ha portato a creare una situazione tossica che ha compromesso in maniera palese la stabilità della squadra. Ovviamente tra i due litiganti a finire giù dalla torre è stato l’allenatore, silurato dopo la sconfitta alla week 13 contro gli Arizona Cardinals.

La principale preoccupazione del front office in vista del 2019 era quella di creare un contesto in cui Rodgers e lo staff tecnico fossero sulla stessa pagina e questo è alla base della scelta di assumere quale nuovo capo allenatore l’ex offensive coordinator di Rams e Titans Matt LaFleur.
Il nuovo coach dei Packers rappresenta, con Shanahan e McVay, una giovani menti offensive in ascesa negli ultimi anni. La sua concezione di football è di certo più moderna rispetto a quella del suo predecessore e la sfida principale che lo attende è quella di far sì che Rodgers “compri” il suo progetto tecnico.
Come è ovvio che sia la relazione tra il coach e una superstar con la personalità di Rodgers è finita sotto i riflettori sin dal primo giorno e possiamo essere certi che i media non mancheranno di vivisezionarne ogni dettaglio, cosa che del resto sta già avvenendo.

Come già detto il nuovo HC porterà una ventata di aria fresca nel gioco di Green Bay anche se come possiamo facilmente osservare, non ci sono stati grossi cambiamenti di roster per ciò che riguarda l’attacco.

Dal declino di Eddie Lacy in poi, a Green Bay hanno fatto molta fatica a trovare stabilità nel backfield. Aaron Jones e Jamaal Williams sono emersi nelle ultime stagioni tra i vari elementi che si sono alternati nel ruolo. Jones in particolare è reduce da una stagione più che positiva e la speranza è che il sistema di LaFleur, già in passato capace di tirare fuori il meglio dai suoi running back, possa aiutarlo a fare un ulteriore passo per poter diventare una certezza per l’attacco dei gialloverdi.
Nella West Coast Offense dell’ex OC di Tennessee la posizione di fullback è particolarmente rilevante per cui c’è da attendersi un maggior coinvolgimento per quanto riguarda Danny Vitale.

Il pacchetto ricevitori ha in Davante Adams la sua punta di diamante. Il 17 è reduce da una stagione in cui ha segnato il suo record personale per ricezioni (1386 yards) e TD (13) e l’impressione è che nel 2019 potrà mostrare ulteriori passi avanti. Di certo l’asse QB-WR di Green Bay è una delle armi più letali del football contemporaneo. L’altro titolare sarà Marquez Valdes-Scantling che nella sua prima stagione da pro ha saputo ottenere la fiducia e il rispetto di Rodgers – cosa fondamentale per un wide receiver dei Packs – più di quanto non abbia fatto invece il prodotto di Notre Dame St. Brown, a cui non manca di certo il talento ma che non sembra aver incontrato il gradimento del suo QB. Nel 2019 rivedremo anche Geronimo Allison, che ha mostrato lievi miglioramenti nell’annata passata e potrà dare il suo contributo nello slot. A roster ci sono anche Jake Kumerow e il return specialist Trevor Davis mentre J’Mon Moore e Allen Lazard dovranno lottare fino alla fine per conquistarsi uno spazio tra i 53.

Il tight end Jimmy Graham ha rappresentato forse la delusione maggiore del 2018. Graham, che vestirà ancora in gialloverde nel 2019, non ha più la brillantezza atletica del suo prime vissuto a New Orleans in cui poteva persino scollinare oltre le 1000 yards per stagione ma a dire il vero quanto visto nel suo primo anno in Wisconsin è stato ben lontano anche dal rendimento degli anni di Seattle. Ciò che ha maggiormente impressionato in negativo è stata la sua inconsistenza in endzone dove ha sempre imposto la sua legge anche in maglia Seahawks. Nonostante tutto ha promesso che nella stagione imminente dimostrerà di non essere un giocatore finito. Che è ciò che la franchigia e tutta la Cheesehead Nation si augurano.

Il reparto oltre a Graham può contare su un altro veterano come Marcedes Lewis ma anche su Jace Sternberger, interessante rookie da Texas A&M scelto al terzo giro dell’ultimo draft che considerando i problemi dei veterani potrebbe ragionevolmente strappare il posto da titolare a stagione in corso.

Passando alla linea d’attacco è d’obbligo iniziare dal left tackle David Bakhtiari, un uomo capace di migliorarsi anno dopo anno da quando a messo piede nella lega fino a diventare ciò che è oggi, ossia un credibilissimo candidato alla posizione di miglior OT dell’intera NFL e un’ovvia garanzia per la sua squadra.
Se Bakhtiari è una certezza non possiamo dire lo stesso a proposito delle guardie che dall’addio di Josh Sitton rappresentano un elemento di criticità costante che il coaching staff proverà a risolvere chiedendo a Lane Taylor un’ulteriore passo in avanti e sperando che il nuovo arrivato Billy Turner possa lasciarsi alle spalle i problemi degli anni a Denver. Chiudono il reparto il centro Corey Linsley, elemento solido e affidabile e il right tackle Bulaga che per quanto valido tecnicamente è sempre un’incognita sotto il profilo della tenuta fisica.

Nella scorsa stagione la difesa guidata dal nuovo DC Mike Pettine ha mostrato le stesse problematiche emerse nella fase finale della parabola di Dom Capers. Non è un caso che tra draft e free agency la dirigenza abbia messo a segno una serie consistente di operazioni mirate, in primis la firma di un talento sopraffino come Adrian Amos, fondamentale per la strepitosa secondaria dei Bears del 2018 e giunto agli acerrimi rivali per guidare una unit che, per usare un eufemismo, da qualche anno non brilla per qualità di rendimento. Sulla carta il posto a fianco dell’ex Bears sarebbe dovuto toccare a Josh Jones ma lo scarso feeling e i problemi in prestagione con coach LaFleur gli hanno fatto perdere terreno a beneficio del rookie da Maryland Darnell Savage (21esima scelta al Draft 2019) ma anche di Raven Green che dal nulla ha trovato grande considerazione da parte del coaching staff. Le altre safety a roster sono il prodotto di Wisconsin Natrell Jamerson, che ha trovato molto poco spazio durante il suo primo anno e due elementi perseguitati in passato dagli infortuni come Will Redmond e Ibraheim Campbell.

Il pacchetto dei linebacker è stato arricchito di nuovi edge rusher di qualità. Anche se all’inizio sarà spiazzante non veder spuntare dal casco la chioma di Clay Matthews, dopo dieci stagioni e un Super Bowl vinto, possiamo prevedere un impatto importante per quanto riguarda la nuova coppia di OLB formata dai due Smith, Za’Darius e Preston, che condividono lo stesso cognome ma sotto il profilo tecnico sono molto diversi e in teoria complementari. La loro presenza a roster impedirà a Kyle Fackrell a dispetto di un 2018 importante di stabilirsi tra gli undici titolari.

Al centro dello schieramento rivedremo la tackle machine Blake Martinez ma non Jake Ryan che dopo l’ottimo 2017 ha saltato causa rottura del crociato l’ultima stagione ed è stato lasciato andare a scadenza. Un’annata di netta regressione rispetto al 2017 giocato in maglia Colts è costata il taglio ad Antonio Morrison cosicché si è liberato ulteriore spazio a favore di Oren Burks, titolare designato per la stagione a venire.

L’ultimo campionato ha registrato l’imponente crescita di Kenny Clark all’interno della defensive line che ha spinto la franchigia a rilevare la fifth year option per il 2020. In molti sono rimasti invece sorpresi dalla mossa del GM di tagliare Mike Daniels, nel frattempo accasatosi ai rivali divisionali di Detroit, motivata dal conseguente risparmio nel monte salari e dal progetto di Mike Pettine di aggiungere centimetri al reparto cosa che porterà ad un consolidamento della posizione di Dean Lowry e al lancio come titolare di Montravius Adams.
Il tipo di difesa che ha in mente coach Pettine contrasta inoltre con le caratteristiche del rookie Rashan Gary. Nonostante l’uomo da Michigan in teoria sia perfetto come five-technique in una difesa 3-4, sarà utilizzato da outside linebacker in un esperimento dai risultati dubbi.

Tornerà per la sua tredicesima stagione in Wisconsin il kicker Mason Crosby, il più anziano a roster a livello di militanza Packers dopo Rodgers. Confermato ovviamente dopo una buona rookie season il punter da Alabama J.K. Scott.

Parecchi elementi suggeriscono che il 2019 di Green Bay sarà una stagione boom-or-bust. Com’è ovvio molto dipenderà dall’evoluzione del rapporto tra il numero 12 e il suo allenatore, la cui stabilità rappresenta la condicio sine qua non di ogni possibile ambizione. Qualora le cose andassero diversamente si riproporrebbe lo stesso copione visto nelle ultime stagioni con coach McCarthy e porrebbe la franchigia in una condizione particolarmente scomoda. Al di là di questo, ovviamente nessuno può credere che la caccia al Super Bowl possa passare esclusivamente da Rodgers. Ci si aspetta in particolare un maggior impatto in positivo del running game oltre che una crescita generale dell’intera difesa, consci ovviamente che nella NFC North anche i dettagli possono fare la differenza tra il primo posto e le vacanze anticipate a fine dicembre.

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