Analogamente a quanto successo la scorsa settimana, nella seconda giornata di preseason pochi titolari hanno calcato il campo per un paio di drive lasciandoci intravedere decisamente troppo poco per poter costruire discorsi perlomeno sensati: come già detto in una miriade d’occasioni, la preseason è il palcoscenico in cui nomi decisamente meno altisonanti lottano per assicurarsi un lavoro per l’imminente autunno, ma oramai avete ben saldo in testa anche questo concetto, pertanto temporeggiare ulteriormente sarebbe inutile.
Vediamo dunque chi ha aumentato le proprie possibilità di sopravvivenza agli infiniti tagli che procedono il rilascio del definitivo roster dei 53.

Chi sale

Mike Glennon, QB, Oakland Raiders

A quanto pare il buon Mike Glennon ha letto il mio appello della scorsa settimana, in quanto contro Arizona è riuscito finalmente a mettere insieme una prestazione in grado di legittimare la sua candidatura a backup di Derek Carr ed a quietare la rumorosa Peterman-mania, fomentata principalmente proprio da Gruden: con solamente tre incompleti su 14 lanci tentati, l’ex Bears ha raccolto ben 175 yards e due touchdown, fra cui una pregevolissima deep ball per il criminalmente libero Gafford. Ovviamente tutto ciò è arrivato contro le seconde e terze linee dei già piuttosto deboli Cardinals, però dare un segnale dopo la disastrosa prestazione della scorsa settimana era di vitale importanza: missione – per il momento – compiuta.

Tanner Hudson, TE, Tampa Bay Buccaneers

Sto forse barando, in quanto i lettori più attenti avranno immediatamente notato che il nome di Hudson è già stato menzionato in questa colonna sette giorni fa, ma apparentemente il tight end dei Buccaneers non è in grado di concludere una partita senza aver rubato la scena a chiunque altro: oltre che alle “solite” sei ricezioni per 93 yards ed un touchdown – su sette targets -, Hudson ha raccolto 45 yards nell’ultimo decisivo drive mettendo così il kicker Matt Gay nella condizione di portare a casa l’intera posta in palio – quale? – con un piazzato da 48 yards.
L’arsenale offensivo dei Buccaneers è già parecchio profondo, ma tagliare un giocatore del genere rischia di diventare impossibile.

Tony Pollard, RB, Dallas Cowboys

Solo un mitomane come Jerry Jones può sminuire l’importanza di Ezekiel Elliott, ma tant’è: fra i motivi per il quale il GM-presidente-demiurgo dei Dallas Cowboys si sente così a proprio agio ad ignorare le legittime richieste della propria stella troviamo senza dubbio Tony Pollard, scelta al quarto round dell’ultimo draft nonché autore di un ottimo training camp, almeno fino al momento. Contro i Rams l’ex Memphis ha raccolto 42 yards in cinque portate trovando pure la end zone dopo una pregevole corsa di 14 yards nella quale ha mostrato ottima visione e potenza rompendo un paio di tackle: credo fermamente che a settembre vedremo nuovamente Zeke, ma non c’è dubbio che Pollard si stia ritagliando un indiscutibile spazio nelle rotazioni offensive dei Cowboys.

Diontae Johnson, WR, Pittsburgh Steelers

Uno degli obiettivi principali degli Steelers in questa offseason era quello di individuare chi sarebbe stato in grado di togliere pressione dalle spalle di JuJu Smith-Schuster ed imporsi come ricevitore numero due: Diontae Johnson, scelto al terzo round ad aprile, contro Kansas City ha messo in evidenza un’incoraggiante abilità nel correre le tracce ed un paio di mani sicure mettendo a segno il difficile touchdown che ha di fatto deciso la partita. Ovviamente la competizione non era di primo livello, ma ricezioni del genere tendono a spingere il proprio quarterback a prendere dei rischi ed indirizzare più spesso che no l’ovale in sua direzione.

Chase Winovich, DE, New England Patriots

Dopo essere stato comicamente ripreso su Instagram da nulla di meno che Tom Brady, Winovich contro i Tennessee Titans ha messo insieme una prestazione assolutamente dominante: apparentemente sempre nei pressi dell’ovale, Winovich è stato in grado di portare pressione costante al quarterback avversario, mettendo a segno pure un sack ed un paio di tackle for a loss che altro non sono che la punta dell’iceberg di una prestazione monumentale. Considerando la perenne necessità di pass rusher dei Patriots, non mi stupirei se già da settembre Winovich vedesse il campo come titolare.

Kaden Ellis, LB, New Orleans Saints

Contro il potente attacco dei Los Angeles Chargers, Kaden Ellis, linebacker scelto verso la fine del settimo ed ultimo round del draft di quest’anno, è riuscito a fare aumentare vertiginosamente le proprie quotazioni per un posto nel roster dei 53: il giovane ex Idaho è volato da una parte all’altra del campo mettendo a segno diversi defensive stops, mostrando intrigante potenziale in copertura e non solo, in quanto quando gli è stato chiesto di portare pressione al quarterback avversario non ha mai avuto problemi a sfruttare i gap liberati dai compagni. Ovviamente la competizione non era di primissimo livello, ma con prestazioni del genere coach Payton potrebbe convincersi a dargli l’opportunità di dimostrare come se la sappia cavare contro veri e propri titolari.

Albert Huggins, DE, Houston Texans

Cercare di ritagliarsi uno spazio in una rotazione di pass rusher che comprende Watt, Clowney – forse – e Mercilus sarebbe difficilmente possibile anche per una scelta al primo round, figuriamoci per un undrafted free agent: con una prestazione che ribadisce per l’ennesima volta quanto le statistiche siano sopravvalutate – un solo tackle assistito ufficialmente a referto -, Huggins ha sicuramente intrigato il coaching staff di Houston dimostrando di poter generare costante pressione grazie ad un bull-rush in grado di sconquassare i piani della linea offensiva dei Lions e di farlo arrivare a proprio piacimento al quarterback.

Chi scende

Dexter Williams, RB, Green Bay Packers

L’importanza della preseason, soprattutto per un ragazzo scelto al sesto round del draft, è difficilmente esplicabile: il rinnovato impegno dei Packers nel ricorrere il meno possibile a massicce dosi di Rodgers e gioco aereo ha sì trasformato Aaron Jones in un intrigante prospetto per l’imminente fantasy draft nonché probabile padrone del backfield, ma ha anche messo altri giocatori nella posizione di guadagnarsi snaps nel potente attacco di Green Bay. Fra questi troviamo anche Dexter Williams, running back reduce da una prestazione disastrosa contro Baltimore: oltre che ad aver raccolto appena cinque yards in tre portate, Williams è stato responsabile di un fumble che poco dopo ha permesso ai Ravens di trovare i sei punti ed ha droppato un passaggio sicuramente non troppo complicato da ricevere.

Leonard Wester, OT, Jacksonville Jaguars

Nonostante il ridotto numero di snaps, il veterano Brandon Graham ha dominato in lungo e in largo la contesa fra Eagles e Jaguars: nonostante il mutismo della sua stats-line, Graham ha costantemente messo sotto pressione il quarterback avversario arrivando tête-à-tête in svariate occasioni. A permettere ciò, suo malgrado, ci ha pensato Leonard Wester, totalmente incapace di trovare un modo per anche solo rallentare la sinfonia di distruzione messa in scena da Graham: con prestazioni del genere diventa difficile convincere il front office a non cercare soluzioni alternative.

Will Grier, QB, Carolina Panthers

Solo l’eventualità di Cam Newton a bordocampo una volta arrivato settembre sarebbe un incubo per i tifosi dei Panthers, ma dopo la prestazione di giovedì notte contro Buffalo un altro fatto è piuttosto chiaro: Will Grier non è ancora pronto per la NFL, e questa non è necessariamente una novità dell’ultima ora.
Costantemente inaccurato con l’ovale, Grier ha mostrato pessime abilità decisionali anche con la tasca completamente pulita peccando praticamente sempre di accuratezza e precisione: della sua performance non trovo praticamente nulla da salvare, se non il fatto che stiamo sempre parlando della sua seconda partita in carriera fra i professionisti.

Pat Elflein, OG, Minnesota Vikings

Considerando i costanti sforzi del front office volti a rafforzare quanto più possibile la linea d’attacco, la prestazione di Elflein non può lasciare sereno nessuno, primo fra tutti Kirk Cousins: spostato a guardia dopo aver passato i primi due anni di carriera a dare lo snap al quarterback di turno, Elflein contro Seattle non si è dimostrato all’altezza di una maglia da titolare faticando vistosamente sia nel pass che nel run blocking. Minnesota è in una delle più disperate win now mode della storia recente, pertanto non mi stupirei se la loro pazienza si esaurisse più prima che poi.

Quincy Wilson, CB, Indianapolis Colts

Salute di Luck permettendo, i Colts hanno tutte le carte in regola per sognare un gennaio impegnato: fra gli altri motivi, troviamo pure la rinascita di una difesa che sebbene lontana dal poter essere vista come la nuova Legion Of Boom, è indubbiamente migliorata. In uno scenario così competitivo, la scelta al secondo round del 2017 Quincy Wilson dovrà lottare per ogni singolo snap, non potendo oramai più contare sul proprio status di scelta alta al draft: contro Cleveland sabato notte Wilson si è mostrato spesso e volentieri fuori posizione, concedendo diverse ricezioni per il primo down oltre che ad aver mancato un paio di tackle. Il talento indiscutibilmente c’è, ma è ora di mostrare qualcosa più che semplice potenziale.

Antonio Brown, WR, Oakland Raiders

Dopo l’apparizione di sabato al training camp che più che intenzionale sembrava un goffo incidente, Antonio Brown è tornato a non presentarsi per ribadire il proprio sdegno per l’imposizione della lega di cambiare casco: visibilmente spazientito, il GM Mike Mayock ha lanciato un appello all’ex Steelers interrogandosi circa la sua dedizione alla causa Raiders, chiedendogli indirettamente di dichiarare se sia all-in o all-out.
Mica male per un giocatore che ha avuto più cambi di stile che allenamenti con la tanto desiderata nuova squadra che gli lancerà addosso 30 milioni di dollari nei prossimi due anni.

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