Gli anni passano, i trend della Nfl cambiano alla velocità della luce, ma i New England Patriots restano al di sopra di ogni tipo di concorrenza, adattandosi con maggior rapidità degli altri per ottenere l’unico obiettivo che conti nella lega, il Vince Lombardi Trophy. Ad ogni preparazione per l’imminente stagione si leggono considerazioni sempre simili tra loro, tenendo assiduamente il conto alla rovescia per la fine della dinasty puntando tutto su un’età che sembra non trascorrere mai, siano i 42 anni di un Tom Brady ancora comodamente seduto all’apice della montagna, siano le 67 primavere di Bill Belichick, ancora letale nello studiare meglio di tutti i filmati degli avversari e preparare di conseguenza il suo piano di gioco, mischiando esperienza, astuzia ed estrema conoscenza del suo e di tutti gli altri roster esistenti.

Bill Belichick

Si tende ancora a detrarre, a sottolineare che i Patriots da alcuni Super Bowl sono anche usciti sconfitti e che stanno perdendo i pezzi, considerazioni che fanno del tutto sorridere pensando alla scintillante bacheca che illumina a giorno il loro quartier generale, nonché alla grandezza di quanto hanno saputo costruire in quasi vent’anni di assoluto dominio composto da sei Lombardi’s (di cui tre degli ultimi cinque), dieci vittorie consecutive della Afc East, sedici regular season in fila concluse con almeno dieci vittorie, ottenendo ogni traguardo con una conformazione tattica sempre differente, in grado di sfruttare al meglio le qualità complessive del roster, intercambiare i suoi pezzi all’occorrenza o creare ruoli ex-novo a favore di insospettabili protagonisti, mantenendo solamente due costanti: il più grande head coach di tutti i tempi ed il quarterback più vincente che la centennale storia della Nfl abbia mai potuto testimoniare.

Brady, pur essendo attorniato da un cast di supporto giudicato da molti inferiore rispetto a quello delle passate edizioni, ha comunque diretto un attacco che ha prodotto 4.355 yard su passaggio ricavando 29 conclusioni vincenti a fronte di 11 intercetti ed il 65.8% di completi, statistiche che per un personaggio di tale status rappresentano oramai una tranquilla giornata in ufficio. Sulla leggenda proveniente da Michigan si può aggiungere davvero poco se non preventivargli l’ennesimo campionato di alto livello nonostante le ulteriori problematiche affrontate in offseason durante la lunga pausa primaverile/estiva, su tutte il ritiro dell’immenso Rob Gronkowski, del quale, a meno di clamorosi ritorni che per il momento nessuno si sente di escludere, verrà certamente a mancare il prezioso apporto in ricezione in redzone, senza contare tutte quelle altre situazioni in cui si è fatto affidamento su uno dei migliori tight end di ogni epoca.

Julian Edelman

A ciò si aggiungono i noti problemi di Josh Gordon, talento con assai pochi limiti se non quelli, appunto, di testa, ed anche in questo caso siamo al classico lancio della monetina dopo l’ennesima riammissione,  un significativo aiuto ad un reparto che ha bisogno di testare la sua effettiva efficacia dinanzi all’ufficialità del campo, sperando che non accada altro. L’uomo più importante – e non servirebbe nemmeno scriverlo – sarà il più recente Mvp del Super Bowl, quel Julian Edelman che tanto tempo fa lo staff di Belichick si divertì a scegliere al settimo round quale progetto per un futuro anteriore, trasformando un quarterback collegiale in un ricevitore fatto e finito, Un punto di riferimento costante ed imprescindibile, presente nel 87% degli snap offensivi di uno scorso campionato del quale ha saltato tutto il primo mese per squalifica; le sue 26 prese per 388 yard registrate nei playoff costituiscono un’ampia porzione dei motivi per cui New England ha ottenuto il suo sesto trofeo assoluto.

Consci della povertà di alternative nel settore, i Patriots hanno rotto gli indugi selezionando per la prima volta un wide receiver al primo round del Draft da quando Belichick presenzia in loco, fornendo a K’Neal Harry la possibilità di ritagliarsi uno spazio importante, che nei progetti dello staff deve sfruttarne adeguatamente l’imponenza del fisico e la naturale capacità di catturare palloni in situazioni contestate dai difensori, sopperendo alla velocità non abbagliante. Il destino dell’ex-Arizona State è una posizione fissa da starter, considerazione avvalorata dalla portata dell’investimento, nonostante vadano preventivamente inserite nel conteggio tutte quelle fasi di maturazione professionale cui il rookie dovrà sottoporsi, non avendo esperienza Nfl ed avendo a che vedere con uno dei sistemi più complessi che vi siano in circolazione, oltre a dover rispondere adeguatamente alle altissime esigenze che la cultura della franchigia richiede.

Dietro queste due figure principali è battaglia vera per i posti rimanenti, con il free agent Maurice Harris, una delle sensazioni del training camp tanto da tenersi stretto il ruolo di slot receiver titolare (il test vero, ricordiamo, lo dà solamente il campo…), più quotato di Philip Dorsett, ed a roster ci sarebbe pure Demaryius Thomas, alle prese con il recupero dalla rottura del tallone d’Achille ed in ogni caso giocatore in parabola nettamente discendente, lontano dai gloriosi tempi di Denver. Parecchi dubbi sussistono altresì per la posizione di tight end, che Josh McDaniels dovrebbe riuscire in qualche modo a rendere produttiva avendo già dimostrato in passato di saper ricavare molto partendo dal nulla, sfruttando il ritorno a roster di Benjamin Watson – tuttavia squalificato per 4 turni causa doping – e cercando di capire le potenzialità di Matt LaCosse, il quale ha all’attivo un solo touchdown di carriera, motivo per cui è stato recentemente scritturato il veterano Lance Kendricks.

Sony Michel

Il bilanciamento offensivo è stato alla base del successo racimolato in postseason, occasione nella quale New England ha prodotto 476 yard di media per partita. Anche in questo caso è necessario ragionare per atipicità, dal momento che la versatilità di chi ha fatto le fortune dell’attacco nelle ultime stagioni ha sempre giocato un ruolo determinante. I Pats hanno sempre dimostrato di poter lanciare per 400 yard ma anche di poter vincere correndo a ripetizione al di là del fatto che Sony Michel, reduce da un’ottima stagione da rookie, possa essere considerato l’unico rusher puro del backfield, giudizi che servono a poco quando si pensa all’utilità di James White in tutte le situazioni richieste come lo fu a suo tempo Kevin Faulk, o alla possibilità di schierare Rex Burkhead da ricevitore in alternativa al fornirgli le principali portate a corto yardaggio. Considerato come Belichick e McDaniels possono rivoltare un gameplan a piacimento nascondendo le lacune, le possibili difficoltà nell’innescare il gioco aereo potrebbero essere bilanciate da un adeguato funzionamento del reparto running back, considerata una rotazione che accoglierà anche il terzo giro Damien Harris, che può ricavarsi spazio grazie alla fisicità con cui gioca. Da non dimenticare infine la preziosa presenza di James Develin, fullback vecchia maniera ma schierabile da tight end o wide receiver, ed il ritorno di Brandon Bolden, ottimo special teamer.

Un’altra perdita significativa arriva dalla linea offensiva, che ha visto il tackle sinistro Trent Brown trasferirsi ad Oakland dopo essere stato un prominente protagonista della cavalcata al Super Bowl dominando alcuni tra i migliori pass rusher di lega, lasciando tale spot a disposizione di un Isaiah Wynn sul quale poggiano tante responsabilità a seguito del recupero dalla rottura del tendine d’Achille, infortunio che ne ha cancellato l’esperienza da matricola. Al di là di ciò, la parola d’ordine è solidità, che ben descrive le qualità di Marcus Cannon, tackle a destra, come pure l’estrema affidabilità di David Andrews, centro, in fase di pass protection, e l’autentica forza interiore rappresentata da Shaq Mason e Joe Thuney, probabilmente la miglior coppia di guardie della Nfl.

David Andrews

La difesa, spesso indicata come il punto debole di squadra, è reduce dal capolavoro messo in scena contro i Rams al Super Bowl, nel quale il coaching staff di New England ha letteralmente portato a scuola Sean McVay. Brian FLores, come noto, è diventato il nuovo head coach dei rivali Dolphins, costringendo Belichick ad essere maggiormente coinvolto nelle decisioni da questo lato del campo, che ritrova la maggior parte degli undici starter presenti nella scorsa campagna.

La sostituzione più importante sarà quella di Trey Flowers, oggi a Detroit, dipartita che lascia un chiaro vuoto in termini di pass rush per eliminare il quale è stato firmato Michael Bennett, defensive end certamente avanti con l’età ma ancora capace di mettere a segno 9 sack come accaduto l’anno passato agli Eagles, proponendosi come punto di forza peraltro esperto di competizione ad alti livelli in un gruppo che ha molto da dimostrare. La trincea è parecchio attrezzata per il contrasto delle corse, la rotazione dei tackle è molto buona grazie alla presenza di Lawrence Guy, Mike Pennel e Danny Shelton, nessuno dei quali è tuttavia specializzato nell’apportare pressione dal mezzo, si punta quindi su una crescita di cui Deatrich Wise potrà senz’altro usufruire avendo a disposizione un crescente numero di snap cercando di contribuire di più rispetto ai 4,75 sack di media registrati in questo suo primo biennio tra i pro, condividendo le chiamate con il backup John Simon ed inserendo gradualmente in rotazione anche il rookie Chase Winovich, reduce da un’ultima stagione a Michigan corredata da 17 placcaggi dietro la linea di scrimmage.

Jamie Collins

Il settore linebacker ritrova due vecchie conoscenze del passato, la prima è Jerod Mayo, che sarà coach di reparto dopo gli anni trascorsi da giocatore, la seconda è il ritorno di Jamie Collins, la cui carriera ha subìto un’involuzione nel rendimento in occasione dell’esperienza a Cleveland. Giocatore di estrema adattabilità tattica, Collins può essere schierato all’interno in tutte quelle situazioni in cui la difesa vorrà mostrare un apparente allineamento 3-4 permettendo di utilizzare Kyle Van Noy e Dont’a Hightower sulla linea di scrimmage mischiando le carte a piacimento: il primo è un classico esempio di eccellente sviluppo tecnico inserito nel contesto giusto ed è talmente indispensabile da aver toccato il 90% degli snap di presenza nel 2018; il secondo vedrà il suo tempo suddiviso tra un tradizionale ruolo interno ed allineamenti da end ibrido, possibilità di cui i Patriots fruiranno grazie alla presenza di Ja’Whaun Bentley, reduce da un campionato interrotto da infortunio ma assai promettente per quanto mostrato contro le corse. Una batteria assai profonda ritrova pure il contributo di Elandon Roberts, anch’egli specializzato nell’opporsi alle corse ma certamente progredito nella difesa sui passaggi, tanto da meritarsi più di qualche snap anche durante i playoff.

La composizione delle secondarie rimane sostanzialmente intatta e farà affidamento su uno dei miglior corner della lega, Stephon Gilmore, il quale ha concesso solamente il 41% dei passaggi indirizzati in sua direzione, incidendo nelle sorti di squadra raccogliendo un paio di intercetti, forzando due fumble ed atterrando il quarterback in un’occasione. La sua annata ha rappresentato un chiaro progresso rispetto ad un 2017 che l’aveva visto acclimatarsi nella nuova situazione tattica, del tutto differente rispetto a Buffalo, confermando la sua fama di shutdown corner, ed ha permesso di poter schierare una coppia titolare molto solida in compagnia di Jason McCourty, la cui stagione è perfettamente riassunta dal puntuale intervento al Super Bowl andato ad evitare un touchdown di Brandin Cooks, un campionato speso tra il perimetro e lo slot presenziando in più di 800 snap di solidi contributi, subendo 5 mete con il 53% di completi. Quando poi, tra i free agent non scelti, si ha la capacità di reperire giocatori come J.C. Jackson e farli rendere come Malcolm Butler, si possono meglio comprendere i segreti di una delle franchigie più organizzate che vi siano in circolazione: Jackson ha visto il suo impiego innalzarsi esponenzialmente nelle ultime cinque gare di regular season raccogliendo 3 intercetti e 4 passaggi deviati mostrando doti insospettabili che qualora confermate potrebbero promuoverlo quale titolare fisso accanto a Gilmore.

Patrick Chung

Lo schieramento utilizzerà Devin McCourty quale ultima linea di difesa occupando una posizione nella quale ha indubbiamente ha avuto successo durante un 2018 nel quale è stato schierato nel 97% delle occasioni grazie alla capacità di controllare il campo dalla posizione più lontana dal quarterback, ma anche di scendere leggermente fino ad allinearsi all’altro safety o coprire lo slot. Più interni invece i compiti da assegnare a Patrick Chung, perfetto per evoluire nel box camuffandosi da linebacker ibrido fornendo solidità nel placcaggio, capacità di copertura su tight end e running back, e saltuarie scorribande per tentare di alterare i ritmi del quarterback, veterano in grado di ricoprire almeno quattro differenti ruoli. Jonathan Jones garantisce versatilità e profondità proponendosi quale ideale riserva, a maggior ragione a seguito delle notevoli prestazioni offerte sia nel Championship della Afc che al Super Bowl.

Gli special team ritrovano le sicurezze fornite da Stephen Gostkowski, messo sotto contratto per altri due anni a seguito della sua prolifica e vincente esperienza nel New England, mentre il punter, dopo il taglio di Ryan Alleb per motivi economici, sarà il rookie Jake Bailey. Matthew Slater sarà un’altra presenza fissa, essendo uno dei migliori giocatori di copertura contro i ritorni di calcio che possano trovarsi nella Nfl.

I New England Patriots hanno semplicemente troppa esperienza, sagacia tattica e versatilità per poter pensare che le lacune del roster non possano in qualche modo essere risolte. Finché ci saranno Brady e Belichick a lottare contro l’inesorabile trascorrere del tempo si possono dormire sonni tranquilli, non ci sono motivi che possano precludere l’ennesima vittoria della Afc East ed un congruo percorso ai playoff cercando il traguardo di un settimo anello che andrebbe a scrivere ulteriori pagine di una leggenda oggi già ben delineata.

 

 

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