Dopo più di un mese è arrivata -finalmente- l’ora di glorificare un po’ i spesso bistratti difensori: regolamenti e la nostra umana tendenza ad ignorare qualsiasi cosa non possa divenire statistica – sack ed intercetti a parte -, ci portano spesso ad ignorare, o peggio, dare per scontato il loro preziosissimo apporto e francamente dovremmo collettivamente prenderci qualche minuto di riflessione e vergognarci… almeno un minimo!
Nonostante le annuali novità ed i sempre più abbondanti punti messi a segno – ripeto, le regole stanno indubbiamente facendo la loro parte – la vetusta formula “RB + D = W” funziona ancora: non mi credete? Pensate velocemente all’ultimo Super Bowl. Non all’AFC Championship Game che ha permesso ai Patriots di giocarselo il Super Bowl: sì, insomma, ci siamo capiti.
Iniziamo la nostra disamina del reparto difensivo dall’interno della linea, posizione nella quale per ovvi motivi a spiccare troviamo un giocatore ben preciso: non voglio spoilerare niente, ma suvvia, non è difficile evincere il primo posto di una Top Five quando a capeggiarla si trova il miglior giocatore attualmente in attività.

[NDR: per argomentare le mie tesi mi servirò, fra le altre statistiche, dei “defensive stops”. Pro Football Focus per “stop” intende una giocata in cui il tackle del difensore permette alla difesa di considerare un successo l’azione. Ma qual è la definizione di successo? Si parla di successo difensivo quando:
– Su primo down l’attacco guadagna il 45% o meno della distanza necessaria per chiudere il down
– Su secondo down l’attacco guadagna il 60% o meno della distanza necessaria per chiudere il down
– Su terzo e quarto down l’attacco non riesce a convertire il primo down.
Se un tackle garantisce l’esistenza di una delle tre condizioni appena citate, stiamo parlando di un defensive stop.]

5) Akiem Hicks, Chicago Bears

Preparatevi, non sarà il primo Bears di cui sentirete parlare in queste settimane.
Giocatore spuntato apparentemente dal nulla – come altro definireste un ragazzo che ha giocato football collegiale in Canada? – Hicks ha indubbiamente beneficiato della presenza di Khalil Mack e, più in generale, di un front seven incredibilmente arcigno e profondo: il solo pensiero di un giocatore che riesca a portare, in una linea in cui primeggia Mack, 53 pressures totali dall’interno è semplicemente terrificante per qualsiasi linea d’attacco ed il contributo di Hicks va ben oltre il terrore instillato nei quarterback, in quanto posso tranquillamente affermare che l’aspetto più spaventoso del suo gioco non sia sicuramente quello.
Come avrete avuto modo di intuire, ciò in cui il numero 96 primeggia è la difesa sulle corse, in quanto solamente due individui hanno ottenuto una valutazione PFF più alta in questo aspetto del gioco: i 42 solo tackles messi a segno – secondo miglior dato nella lega – ci raccontano di un difensore estremamente efficace sia ad assorbire blocchi ed aprire voragini – stiamo sempre parlando di un mammut di quasi due metri per più di 150 chilogrammi- sia a fermare con estrema violenza il running back avversario.
Dal nulla, Hicks sembra aver affinato la tecnica a tal punto da permetterci di affermare con estrema sicurezza che il 2018 non sia stato figlio del caso, ma piuttosto il primo fantastico anno di una lunga serie.

4) Geno Atkins, Cincinnati Bengals

Zitto zitto, Geno Atkins sta mettendo insieme un resumé che potrebbe sicuramente valergli una giacca d’oro: aver trascorso la carriera negli insipidi Bengals, però, potrebbe essere il tie-breaker in grado di sciogliere definitivamente il dubbio degli elettori. Non capite il nesso? Volete che vi racconti la storia dei Cincinnati Bengals ai playoff?
Come pensavo. Seppur non più dominante come un paio di anni fa, Atkins rimane per distacco uno dei defensive tackle più temibili della lega: in un anno “non ai suoi livelli” è comunque stato in grado di concludere quinto per quanto riguarda la percentuale di pass rush vinti (16.2%) e, per la terza volta in carriera, è riuscito ad andare in doppia cifra per sack messi a segno concludendo la stagione con un tondo tondo 10.0.
Fisicamente non prototipico, Atkins è stato il precursore di Aaron Donald e nonostante la sola stazza non gli permetta di tenere occupati più offensive linemen contemporaneamente, a compensare ciò ci pensano tecnica ed equilibrio senza eguali: i 24 solo tackles non causano salivazione come nel caso di Hicks poco fa, ma i 28 stops messi a segno in una difesa così putrida ci dicono tutto ciò che dobbiamo sapere circa la sua costante eccellenza.

3) Chris Jones, Kansas City Chiefs

Senza ombra di dubbio il breakout player of the year della scorsa stagione: una stagione da rookie tranquilla, seguita da un’annata sophomore in crescendo è culminata in un magnifico 2018 da 15.5 sack con ben undici partite consecutive con almeno un atterramento del quarterback avversario, dato che gli ha permesso di battere il record di Simon Fletcher che perdurava da un quarto di secolo!
Nonostante sia un paio di centimetri sotto i due metri d’altezza, Chris Jones riesce a giocare “basso”, ovvero usare la poderosa forza del tronco per far perdere l’equilibrio all’offensive lineman che ha l’ingrato compito di contenerlo: a differenza di chi gli sta davanti, però, Jones non riesce a replicare tale efficacia contro il running game avversario anche se i suoi 27 stops rappresentano comunque un numero più che positivo.
Vista la natura della sua sbalorditiva esplosione, non mi stupirei se si dimostrasse capace di concludere il 2019 come uno dei principali candidati per il Defensive Player of the Year, anche perché se tale profezia si avverasse, con ogni probabilità firmerebbe un contratto che lo renderebbe fra i difensori più pagati della storia del gioco.

2) Fletcher Cox, Philadelphia Eagles

Povero Fletcher Cox: non fosse per quel marziano di Donald staremmo parlando di lui come un talento generazionale nonché la definizione vivente di cosa un defensive tackle moderno debba essere.
Il suo 20.9% di percentuale di pass rush vinti rappresenta il quarto miglior dato – per un interior lineman – nella storia di PFF, ed insieme a Donald è stato l’unico giocatore in grado di concludere la stagione con più di 100 pressures! Per rendere l’idea, ad occupare il primo posto di questa speciale graduatoria fra gli edge rusher, troviamo Dee Ford con 83, anni luce dietro il 91 di Philadelphia!
Ciò che rende il suo gioco unico e dannatamente divertente da vedere è un bull rush – a detta di molti il migliore e più efficace in assoluto – pressappoco indifendibile: per arginare gli effetti della sua “mossa finale” l’O-Lineman di turno dovrebbe essere in grado di raddrizzarsi ad una velocità pressoché inumana o possedere una forza rintracciabile solo in qualche fumetto Marvel, non nella vita reale!
Incontenibile tanto nel pass rush quanto nella difesa contro le corse – 33 stops totali – l’unica sfortuna di Cox è per l’appunto quella di scendere in campo nell’epoca di colui che a mio avviso passerà alla storia come il miglior interior lineman di tutti i tempi e soprattutto, nell’economia di questo articolo, l’ovvio numero uno: signore e signori, vi presento…

1) Aaron Donald, Los Angeles Rams

… Aaron Donald, l’unica possibile opzione!
Per limiti miei, credo di non essere riuscito a farvi comprendere a fondo quanto speciale sia il buon Fletcher Cox: ciò mi sarebbe servito per dare un contesto ai suoi sbalorditivi numeri, numeri ottenuti da un giocatore fantastico in un’annata oggettivamente fenomenale.
Tali numeri, purtroppo o per fortuna, impallidiscono davanti a quelli di Aaron Donald che, a questo punto, sarebbe giusto inserire in una categoria a sé: le sue 113 pressioni totali lo hanno portato ad atterrare il quarterback avversario 20.5 volte – ovviamente record all-time per un interior lineman – e più in generale a causare una paralizzante confusione nel reparto offensivo avversario che molto spesso ha permesso alla difesa di L.A. di figurare – quasi – eccessivamente bene.
Sull’uno contro uno è una sentenza, raddoppiarlo è pressoché inutile, triplicarlo con l’aiuto di running back o tight end tanto meno: la sua infinita gamma di movimenti gli permette di farsi strada nella linea offensiva avversaria senza il benché minimo problema e, molto semplicemente, la sua velocità, esplosività, forza bruta ed agilità non si possono insegnare.
Unica pecca del suo gioco? Che “Snack” Harrison sia riuscito a concludere la stagione con una valutazione PFF contro le corse avversarie più alta della sua, ma penso che davanti ai suoi 56 stop – cinquantasei! – fan e coaching staff riusciranno a farsene in fretta una ragione: ogni ulteriore spiegazione risulta superflua, Aaron Donald è il miglior giocatore in National Football League.
E pure con margine.

Esclusi a malincuore

  • Cameron Heyward, Pittsburgh Steelers. Ottimo giocatore, ma non abbastanza per sopraffare uno dei cinque energumeni appena citati.
  • Jurrell Casey, Tennessee Titans. Non fosse per l’esplosione dei vari Hicks e Jones il suo posto all’interno della Top Five lo avrebbe sicuramente trovato: non si va a quattro Pro Bowl consecutivi a caso, soprattutto se si è un poco sexy D-Lineman.
  • Damon “Snack” Harrison, Detroit Lions. L’unico giocatore del quale cito sempre il soprannome: fosse più efficace nel pass rush sarebbe immediatamente dietro a Cox e Donald.
  • Grady Jarrett, Atlanta Falcons. L’incompetenza dei suoi compagni lo costringe spesso e volentieri agli straordinari, ma è anche uno dei motivi per cui la sua stella brilla così luminosamente.
  • Kenny Clark, Green Bay Packers. L’anno prossimo sicuramente riuscirò a trovargli un posticino.
  • Michael Pierce, Baltimore Ravens. Se solamente riuscisse a replicare nel pass rush metà del successo riscosso nella difesa contro le corse…

6 thoughts on “NFL Top Five: i cinque migliori interior linemen in vista del 2019

  1. Complimenti Mattia per il solito precisissimo articolo.

    Una domanda, Donald come da te scritto si è rivelato il migliore DT della lega con numeri impressionanti, ma poi al SB contro NE si è rivelato un non fattore.

    Come mai?

    • Se posso permettermi, credo che Donald, come tutta la difesa di LA sia stato un fattore enorme al SB… ha contenuto l’attacco che la partita precedente aveva segnato 37 punti a soli 13 miseri punticini… che sono una cifra che in condizioni normali avrebbe garantito a LA una facile vittoria.
      Purtroppo l’emozione del palcoscenico e la difesa di NE hanno limitato l’attacco a 3 punti, cosa che nessuno si aspettava. Se l’attacco non è sceso in campo non è certo colpa di Donald, lui il suo lo ha fatto eccome.

      • Certo che puoi permetterti… Premetto poi che sono chiacchiere da bar, fa caldo mancano troppi giorni alla prossima stagione, ecc… poi, io con i numeri e le statistiche tanto care agli americani cred poco, troppe variabili da riassumere in semplici numeri e statistiche, inolte concordo che al SB le due difese l’hanno fatta da padrone come dici tu.
        Tuttavia mi chiedevo come letto nell’articolo stiamo parlando di un giocatore che nella stagione ha numeri stratosferici, che non può essere contenuto da 1, 2, 3 avversari e alla partita della vita fa numeri (assieme a Suh altro giocatore a tratti incontenibile) completamente opposta quanto visto/letto.

  2. Concordo con Hunter81… nel SB la difesa Rams ha fatto il suo e Donald ha giocato ottimamente.
    Purtroppo l’attacco non ha fatto altrettanto. Ma se sono rimasti in partita fin quasi alla fine è proprio per merito della difesa. Vero comunque…, troppo lunga la offseason NFL!!!!

  3. Grazie Hunter e Deolone per le risposte esaustive!
    Alex, credo di non dover aggiungere nient’altro.

  4. Si giusto tutto quanto detto. Ma forse al SB a Donald è mancata la super giocata per vincere, come invece fecero suoi pari ruolo su Ryan e su Brady consegnando SB scorsi a Patriots e Eagles.

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