Gli obiettivi alla vigilia del training camp, qui in Florida, sono sostanzialmente gli stessi da anni a questa parte. Il 21 e 25 Luglio debuttanti e veterani inizieranno ufficialmente una nuova avventura che servirà a plasmare il definitivo roster, colmare lacune e conquistare fiducia tra reparti.

La proprietà non ha mai nascosto propositi di rivalsa e rinascita visti gli acquisti e i tentativi annuali di migliorare ogni settore. Molti giocatori di valore (magari in fase discendente dopo una onorevole carriera) sono sbarcati spesso in Florida a caccia di rivincite ma alla fine i record conclusivi hanno più volte rimandato la franchigia a settembre dell’anno dopo.

Certo avere tre top team come Saints, Falcons e Panthers che a turno si giocano la vittoria in NFC South con soventi apparizioni al Grande Ballo non aiuta, così come ritrovarsi nella “Conference sbagliata”, dove ogni errore non ti è perdonato ed essere sotto già a Ottobre inoltrato anticipa discorsi su ricostruzioni obbligatorie in più di un settore. Drew Brees, Matt Ryan e Cam Newton sono la luna rispetto a Winston o alla continua “sensazione” Fitzpatrick, personaggio glamour che intriga e provoca amore ma che ad un livello estremo come quello NFL non possiede nel vocabolario la parola costanza.

Ecco, aver tolto al buon Jameis il fardello di un personaggio così istrionico al suo fianco, capace nel giro di poche settimane di soffiarti il posto da titolare, ri-diventare backup oppure sparire proprio dai radar del gioco, potrebbe facilitarlo in sicurezza e fiducia nei suoi mezzi. Noi però siamo pessimisti e facciamo parte della categoria di chi all’epoca avrebbe preferito Mariota, anziché lasciarlo ai Titans come seconda scelta assoluta. Il 25enne da Florida State è ormai al quinto anno e un bilancio su di lui lo si può fare. Il ragazzo ha dimostrato sempre un attaccamento ai colori e una personalità fuori dal comune; vederlo da rookie con gli occhi della tigre riunire i suoi compagni più maturi in convincenti motivational speech nella sideline faceva effetto ma poi, sul campo, le prestazioni in quattro anni non sono state soddisfacenti e di lui finora tutto si può dire tranne che sia il franchise quarterback da tempo atteso.

Ironia della sorte è proprio la travagliata stagione 2018 quella più convincente tra tutte, con miglioramenti su completi, percentuali e yard lanciate, ma anche sul coraggio ad uscire dalla tasca e a risolvere i down autonomamente (quasi 300 yds su corsa). Nella casella intercetti, da sempre un incubo qui a Tampa, meglio ripassare! Tuttavia, l’avvento di Bruce Arians potrebbe giovare al ragazzo: tra le tante cose positive fatte dal 66enne ex-guru dei Cardinals c’è anche quella di aver agevolato l’esplosione o riacceso la miccia di quarterback divenuti gloriosi come Manning, Luck, Roethlisberger e soprattutto Carson Palmer.

Al Draft, le tre rivali divisionali, chi più chi meno, si sono mosse per salvaguardare i loro registi: le prime due scelte in Georgia hanno rafforzato la linea d’attacco (Lindstrom e McGary), i Panthers hanno chiamato Greg Little e i Saints, senza first round pick, hanno selezionato il centro Erik McCoy da Texas A&M. A Tampa, tra i tanti problemi da limare, oltre all’incognita QB e alle delusioni Barber e Jones (871 e 102 iarde), nessuno dei tre particolarmente protetto dalla OL (con Donovan Smith e Dotson mai sugli scudi), il fine torneo ha evidenziato quelli difensivi, specialmente a seguito dell’addio di Kwon Alexander ai 49ers e dopo le performance non proprio d’elite delle secondarie.

Si è perciò deciso di dedicare le proprie preferenze a quest’ultimo settore, evitando selezioni nel running game, nella offensive line e perché no anche nelle ricezioni sull’ampio dopo la dipartita di DeSean Jackson. Se perdurasse questa condotta a dopo l’estate il segnale sarebbe forte e chiaro: migliorare e puntellare un reparto alla volta rinunciando in pratica a competere per un paio di stagioni minimo, rimanendo inoltre in attesa di qualche miglioria inaspettata dai profili a roster oppure da affascinanti trade da mid season. L’esempio di Jacksonville poi, è ancora fresco; una difesa costruita uno step dopo l’altro e divenuta dominante, ha saputo bypassare le difficoltà di un attacco monotono e mai sicuro, fino a sfiorare un viaggio al Super Bowl (anche se però in AFC). Sono comunque recenti i rumors su un interessamento a Duke Johnson da Cleveland.

Devin White – una top ten pick – rappresenta a nostro avviso la soluzione difensiva a lungo termine, lui che fa parte della categoria “linebacker/regista” e che rispetto ai suoi colleghi può vantare la velocità da ex running back; desta curiosità vedere come si abituerà al grande proscenio pure Anthony Nelson, OLB che non escludiamo possa venir impiegato in DE viste le misure mastodontiche che possiede, per contrastare i feroci uomini di linea avversari.

Nel reparto secondarie, oltre alla migrazione di MJ Stewart, tra rookie e free agency i Bucs hanno aggiunto Murphy-Bunting, Dean, Mike Edwards (CB e safety) e Kentrell Brice. Di una cosa siamo sicuri: il talento è enorme e queste innovazioni non possono far altro che accrescere a livello esponenziale le posizioni arretrate.

Santos, dignitoso dopo il suo avvento da L.A. e Matt Gay, inedito prelevamento al quinto giro, si giocheranno i galloni da kicker titolare a meno che tra gli UFA non venga aggiunto un terzo spot.

Il cap salariale è gonfio e nel momento in cui scriviamo le operazioni di Jason Licht e di tutto il front office sono indirizzate a limare il gap e ad aumentare lo spazio per assaltare altri free agent, come avvenuto coi 3.2M extra money a seguito della conversione di una parte del contratto monstre di Mike Evans – subito avanti a sua maestà Jason Pierre-Paul – in signing bonus, oppure rinunciando a Shaun Wilson, Rb al secondo anno e in precedenza ad Isaiah Searight, TE martoriato dagli infortuni.

Il training camp avrà importanza notevole in alcuni ruoli chiave, come quello da defensive tackle. La doppia mossa principale di questa offseason è stata l’acquisizione a 9,25M annuali con incentivi di Ndamukong Suh e l’addio a Gerald McCoy, nominato recentemente il miglior first round pick nella storia dei Buccaneers. Il 32enne da Nebraska, dopo la bellissima esperienza ai Rams, che non ha fatto altro che rappresentare da un lato le certezze tecniche dell’ex Lions e dall’altro tutti i progressi caratteriali di un profilo un po’ troppo problematico nella Motown, verrà affiancato dal primo giro dello scorso anno Vita Vea. I dubbi, amletici, sono tutti su chi completerà il defensive front nell’ipotetica 3-4 di Todd Bowles. Le mosse recenti delle stanze di comando a cui accennavamo prima un indizio ce lo danno e cioè quello di assaltare nelle prossime settimane qualche profilo maturo ancora libero. L’alternativa, attraente ma assai pericolosa, è dare fiducia a Terry Becker Jr – un settimo giro di quest’anno – o sperare nell’esplosione di Rakeem Nunez-Roches.

Sotto esame saranno per motivi diversi Hargreaves e Scotty Miller. Il primo, giunto tre anni fa come il messia che avrebbe dovuto rivitalizzare le secondarie, si trova oggi – dopo la miseria fra l’altro di un solo intercetto – a lasciare dubbi sulla bontà ad averlo scelto come primo. L’altro, sesto giro, è in ricezione a fianco di veterani come Evans, Godwin e Perriman e verrà quotidianamente scrutinato da tutti, Winston in primis, come possibile sostituto nello slot spot di Adam Humphries.

A Las Vegas la possibilità che la stagione prossima si concluderà con l’accesso ai playoff non è quasi quotata; in effetti per i motivi che abbiamo elencato sono ancora troppi i buchi nel roster da riempire per guardare oltre un più che dignitoso campionato di transizione. A un nuovo head coach e defensive coordinator bisogna dare tempo per trovare il bandolo della matassa, così come assestare i molti innesti in difesa o le possibili aggiunte dell’ultimo momento in O-Line (oltre a Josh LeRibeus appena siglato, si parla di John Sullivan, Jeff Allen e Pat Elflein). L’esperienza dei leader sarà decisiva, mai quanto la vena di Winston, arrivato ad un punto di non ritorno della sua zoppicante carriera: il salto di qualità di un intero reparto dipende semplicemente solo da lui!

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.