Houston è vicina a raggiungere i playoff, lo farà probabilmente con il primo posto nella AFC South, la Division forse più debole e per questo motivo più equilibrata dell’intera Lega. Tempo fa incontrastato feudo Titans di Collins e dell’allora formidabile Chris Johnson, degli Indianapolis Colts di Peyton Manning prima e di Andrew Luck poi ed al calar di questi della feroce difesa Jaguar.

Una squadra, quella texana, incapace negli anni di sprintare nelle ultime giornate di regular e di compiere il salto definitivo da buona franchigia a dominante. Questo dovuto anche agli infortuni che hanno stroncato ogni velleità di primato e di continuare a correre in postseason. Ci riferiamo negli anni ai problemi che hanno attanagliato l’una volta affidabile Matt Schaub, Brian Cushing, le star offensive Andre Johnson e Arian Foster ma soprattutto uno dei migliori difensive end di sempre: J.J. Watt. Infine lo scorso anno con la novità Deshaun Watson, rookie da Clemson, capace di impressionare sia al lancio che in corsa tanto da far dichiarare al coach O’Brien: “Houston abbiamo un franchise quarterback”!! La rottura del legamento crociato oltre ad interrompere un percorso fisiologico di crescita ha di fatto chiuso in anticipo la stagione dei Texans, togliendo loro la verve e brillantezza in attacco, le alternative al lancio ed una confidenza sempre maggiore tra lui e l’asso offensivo DeAndre Hopkins, regnante, mostruoso ed ancor giovane wide receiver capace dal 2013 ad oggi di arrivare da un minimo di 803 Yds alle 1378 dello scorso anno.

Tornati quasi tutti abili e arruolati in questa annata, i texani confidavano molte attenzioni ed aspirazioni in particolar modo a quattro cardini difensivi. Il sopracitato J.J. Watt veniva da non aver giocato 24 delle ultime 32 partite e la sua condizione destava preoccupazione; O’Brien e Crennel sono stati però entusiasti del suo camping estivo proponendolo da subito ed il fenomeno da Waukesha ha ripagato la fiducia giocando un’ottima stagione rispondendo sempre presente con 12 sacks e 46 tackles. Stiamo però parlando di uno dei più grandi della storia.

Al suo fianco il gemello Jadaveon Clowney, DE “prestato” poi dietro la linea che è riuscito a superare i problemi al ginocchio dopo la pulizia nell’offseason; ha “acchiappato” molti quarterback anch’egli provocando fumbles ma soprattutto comandando come in passato. Rivederli insieme è stato il sogno di tutti i fan. Anche Whitney Mercilus, dopo aver saltato gli ultimi 11 match della passata stagione per l’infortunio contro i Chiefs, è ritornato dietro la linea riuscendo a performare come un tempo rendendo impenetrabile il reparto arretrato. Tyrann Mathieu, velocissimo ed intelligente FS, star del mercato di Marzo e arrivato dai Cardinals, con la sua esperienza e dopo un inizio difficile ha aiutato compagni e defensive coordinator ad assestare la secondaria sfiorando le prodezze del 2015, il suo anno migliore a Tempe.

Houston ha dovuto rimontare un inimmaginabile epic fail partendo 0-3 e riscontrando numerosi problemi. Dopo una dignitosa sconfitta nell’opening day a casa Brady/Belichick altre due sconfitte di misura, questa volta meno dignitose, contro Titans e Giants, decise da errori in special team, dalla secondaria capace di “mancare” i ricevitori avversari in più occasioni, da penalità offensive e da sanguinosi intercetti in endzone. Poi un filotto di vittorie.

La prima alle conte con punteggio alto ad Indianapolis che ha dimostrato la freschezza atletica di Watson e Hopkins unite ai soliti problemi della retrovia incapace di contrastare i lanci di Andrew Luck (4td). Dalla win in casa all’OT contro l’allora sterile attacco dei Cowboys la difesa texana ha cominciato ad assestarsi lasciando in bassa quota gli avversari recuperando spesso anche l’ovale come dimostra la successiva coi Bills; qui Watt e compagni sono riusciti a rimediare ai disastri di Watson, cosa che si ripeterà anche in futuro. Idem contro il pessimo attacco dei Jaguars nella week 7 (20-7) e nel Thursday Night dove con un’ottima prestazione corale hanno demolito i Dolphins.

L’attacco ha trovato sbocchi da Lamar Miller, ex Miami capace di catturare più di 1000 rush yds in carriera solo nel 2014 e 2016 e che quest’anno con una media di quasi 5 a portata per 190 attempts è ad un passo dal replicarle nonostante due assenze, con prestazioni di spicco contro Titans e proprio al cospetto della ex squadra ottenendo 295 iarde in 30 chiamate. Ad aiutarlo il sempre Texan Alfred Blue. Ovviamente la produzione offensiva nelle corse è stata aumentata da Watson ed il suo stile ormai convenzionale. I terribili guai fisici del passato di D’Onta Foreman non hanno garantito un ulteriore e utile sbocco di qualità.

Il reparto arretrato ormai sicuro ha iniziato a mantenere costantemente gli avversari sotto ai 20 grazie al front seven e ad una secondaria abile a riprendersi ed imitare i fasti del passato concedendo poco piĂą di 200 yards a partita.

Si è arrivati dunque a metà stagione pienamente in lizza per il primo posto nella propria Divisione grazie anche ai crolli avversari (Jaguars in primis) ragionando su modifiche e approntamenti da effettuare per non trovarsi sguarniti per l’Inverno. Per questo dopo l’infortunio al crociato che ha interrotto lo splendido inizio di Will Fuller (quasi le stesse medie dell’anno scorso a metà stagione) e tolto un ottimo target al qb è stato acquisito in trade Demaryius Thomas per una scelta al quarto giro in un Novembre molto caldo.

Nell’esordio contro i suoi ex Broncos DT ha brillato con 60 yds in mezzo quarto prima di commettere follie nell’ultimo periodo come una falsa partenza, un errato posizionamento nel lineup ed un timeout sprecato! Partita, questa come la successiva a Washington, vinta grazie ad un’altra corale prova del trio Mercilus-Clowney-Watt, al fumble ricoperto da Justin Reid (si ripeterà coi Browns) e dalla secondaria grandiosa nelle prestazioni di Joseph e dello stesso JR (rookie e fratello di Eric) che insieme a Brennan Scarlett è riuscito a intercettare Alex Smith facendogli perdere la classica pazienza prima di vederlo uscire per tutta la stagione con un durissimo sack di Jackson e J.J..

Incontri sudati fino alla fine a causa delle amnesie del giovane quarterback capace di regalare palloni sulle 20 col risultato in cassaforte. Watson ha dimostrato così una difficoltà nel mantenersi lucido contro linee abili a mettergli pressione e a togliere secondi per ragionare, a differenza dei match nei quali, più libero nel prendere decisioni, si è rivelato ottimo a variare il gioco e correre fino al traguardo, come nelle facili vittorie casalinghe nelle weeks 12/13 coi Titans e Browns, caratterizzate dalle ennesime finezze difensive di Watt e Scarlett nei confronti di Mariota e Henry nonché di Joseph su Mayfield.

Il filotto consecutivo si è interrotto nella week 14 dopo aver affrontato di nuovo i Colts; ci può stare, sia chiaro, anche perche Indy è in rimonta e ha acquisito una fiducia maggiore rispetto al drammatico start di stagione. Quel che però ci lascia perplessi – a differenza delle interviste rassicuranti degli sconfitti – è che Andrew Luck insieme a Tom Brady è l’unico quarterback di categoria superiore rispetto a tutti gli altri incontrati, e per la terza volta la secondaria è stata messa in difficoltĂ  dai numerosi tentativi del grande regista avversario (41) che, bypassando il gioco di corsa per via dell’impenetrabile linea avversaria, ha trovato aiuto da tutti i suoi ricevitori arrivando a guadagnare quasi 400 yards. Una partita un po’ conservativa quella di O’Brien che ha puntato piĂą sul possesso palla e lanci sul corto forse in previsione della postseason contro attacchi di maggior valore; quel che è mancato è stata la concretezza e scelte piĂą coraggiose con Watson catechizzato a non sbagliare.

Houston arriva comunque calda nella fase cruciale della stagione col record di franchigia per vittorie in fila (9) e potrebbe divenire un fattore nella AFC. La difesa come detto è il punto di forza con una linea ed una secondaria registrate prive ad oggi di quegli infortuni che in passato ne avevano rallentato la corsa. Oltre ai noti ci piace ricordare tutti i giocatori che potrebbero continuare a dividersi i futuri meriti: Heath, Dunn e D.J. Reader ad aiutare Watt con McKinney e Zach Cunningham (se sano) come inside in una standard ma variabile 3-4; nelle retrovie Wright, l’ex Jaguar Colvin con anche Jackson e Burton e da safety Andre Hal (protagonista insieme a ZC#41 di due intercetti coi Browns e uno coi Colts) ad aiutare le stelle Mathieu e Reid. Retroguardia ricca di potenza e agilità che coniuga ferocia ad alto tasso tecnico ma come detto da registrare di fronte a grandi passatori.

In ottica playoff Tom Brady e i Patriots vanno presi sempre con le molle così come il super attacco dei Chiefs, ragion per cui concludere col maggior numero di vittorie sarebbe determinante per ottenere un seeding ed una leadership utili a evitare il primo turno e a giocare nell’NRG i match finali: sarebbe un grande vantaggio.

Sperare di arrivare a fine corsa senza un’adeguata fase offensiva però è da folli. Sappiamo benissimo quanto il quarterback sia importante se non decisivo per le sorti di una squadra: Watson è un ottimo profilo ma ancora discontinuo e sul quale difficile scommettere!! In tutta la stagione ha alternato colpi da genio ad assolute amnesie commettendo errori clamorosi, non aiutato dai vari Martin, Fulton, Kelemete, Lamm e compagnia cantando che non hanno mai composto una O-Line che togliesse pressione ai propri registi. Così come spesso Deshaun si è “incartato” nella tasca dimostrando di non avere sempre il sesto senso dei più bravi (Brees e Rodgers) a fare quei pochi ma decisivi metri per liberare una visuale adeguata. Avere al primo anno Russell Wilson è un colpo di fortuna capitato solo a Carroll ma ci sembra che il buon DW4 sia lontano anche da Patrick Mahomes, probabilmente il secondo miglior qb al mondo con quel tipo di caratteristiche.

Per ciò O’Brien & soci devono attingere a quel che da maggior sicurezza come un parco ricevitori sull’ampio potenzialmente devastante (Hopkins e Demaryius Thomas) ed un discreto gioco di corsa con Miller nell’età della maturità che potrebbe togliere al suo giovanissimo e talentuoso collega di regia qualche responsabilità.

Si è provato di recente a disciplinare il 23enne di Gainesville a giocare più screen pass o corti yardaggi utilizzando oltre il rb ogni tight end o ricevitore sul breve in roster con Jordan Thomas, DeAndre Carter, Ryan Griffin e il rookie Jordan Akins (esplosivo ma ancora poco affidabile) chiamati pochissimo in causa durante l’anno dal playbook. Anche qui Watson ha dato spesso l’idea di perdere troppo tempo cercando sempre una via d’uscita che fosse fatta di corsa e di yards conquistate autonomamente.

Sta al coach ormai di casa portare un ragazzo dai comunque alti mezzi e margini di miglioramento ad ottenere maggior fiducia nei propri mezzi, quel che spesso non traspare dal linguaggio del corpo, sovente frustrato e nervoso per la fine anticipata di un down. La certezza viene da J.J. e compagni, anche se il calendario finora favorevole in postseason sarĂ  un sogno.

 

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