Tutto si può dire di questa undicesima giornata di NFL, ma non sicuramente che ci siamo annoiati: in un paio di occasioni, infatti, alcune partite già praticamente chiuse sono state vinte dalla squadra in rimonta che, in modo più o meno drammatico, è stata in grado di sconfiggere -ancora una volta- il buonsenso e darci un finale di partita assolutamente indimenticabile.
Meglio iniziare immediatamente.

Per Jacksonville lo scontro con gli Steelers, oltre che a rievocare buoni ricordi, era una sorta di ultima chiamata per il treno playoff: dopo aver condotto per quasi tutta la partita, i Jaguars si sono fatti rimontare nel modo più beffardo possibile e si sono trovati, loro malgrado, costretti ad inchinarsi a dei commoventi Steelers usciti miracolosamente vittoriosi dall’EverBank Field 20 a 16. La prima metà di partita è stata completamente dominata da Jacksonville, che nonostante un quasi totale controllo del cronometro è riuscita a portare a casa solamente nove punti, tutti provenienti da piazzati dell’affidabilissimo Lambo: abbondanti dosi di Fournette hanno tenuto l’attacco di Pittsburgh fuori dal campo per la maggior parte dei primi trenta minuti di gioco, nei quali Roethlisberger ha lanciato due rivedibili intercetti. La seconda metà è iniziata in modo analogo alla prima, ovvero con l’ennesimo intercetto di Roethlisberger, questa volta sfruttato egregiamente dai ragazzi di coach Marrone: dopo un drive di quasi sei minuti, Fournette ha infatti trovato i sei punti lanciandosi sopra la D-Line di Pittsburgh per il TD del 16 a 0.

Ancora una volta Antonio Brown ha trovato la end zone.

Con le spalle al muro gli Steelers sono riusciti a replicare immediatamente grazie ad un incredibile touchdown da 78 yards di Antonio Brown, capace di mandare a farfalle Ramsey e di sfruttare al meglio una penalità difensiva che di fatto ha spianato la strada all’esplosivo ricevitore di Pittsburgh; dopo tre punt consecutivi, con sette minuti da giocare, Pittsburgh sembrava essere stata definitivamente tagliata fuori dalla partita in seguito ad una conversione sul quarto down fallita, ma dopo un altro punt di Jacksonville, eccoli come per magia rinascere: in poco più di due minuti Big Ben è stato finalmente in grado di muovere le catene con efficacia e, a due minuti e mezzo dal fischio finale, Roethlisberger ha trovato McDonald libero in end zone per il touchdown del meno tre. A questo punto a Jacksonville per vincere basterebbero un paio di primi down, mentre Pittsburgh, per continuare a sperare, deve necessariamente far uscire dal campo Fournette e soci il prima possibile: fatto esattamente ciò, con un minuto e quarantadue da giocare, Pittsburgh è arrivata nei pressi della goal line grazie a due big play di JuJu e Brown, e, dopo un paio di penalità di Jacksonville, Roethlisberger ha ultimato la rimonta lanciandosi -ed ignorando un paio di colluttazioni- personalmente in end zone per il touchdown del più quattro che ha regalato la vittoria a Pittsburgh.
Nulla da fare per Jacksonville, che nonostante quasi 38 minuti di possesso non è riuscita a portare a casa una W fondamentale: ora, sul 3-7, la loro stagione sembra definitivamente essere finita.

Gli unici blowout della giornata sono arrivati da Indianapolis e New Orleans, dove Saints e Colts hanno agevolmente portato a casa importanti successi.
Veramente poco da dire sul 38 a 10 con cui i Colts hanno umiliato Tennessee, che solamente una settimana dopo aver annientato New England ha messo insieme una prestazione disastrosa sul campo dei sempre più lanciati Colts: Andrew Luck è stato magnifico pure ieri lanciando per quasi 300 yards e tre touchdown senza commettere turnover alcuno, mentre l’attacco dei Titans, costretto a rinunciare a Mariota per tutta la seconda metà della contesa, non è mai stato in grado di trovare un modo per muovere le catene e di conseguenza mettere punti a tabellone. Prova magnifica pure quella di T.Y. Hilton, che da nove ricezioni ha raccolto 155 yards e due TD, fra cui uno meraviglioso in cui ha messo in dubbio qualche legge della fisica.
Come si possono fermare questi Colts arrivati alla loro quarta vittoria consecutiva?

Come ha fatto a non uscire dal campo?

Ancora meno spunti ci sono stati offerti dal mostruoso 48 a 7 con cui New Orleans ha demolito Philadelphia: mi limiterò a dirvi che New Orleans in questa partita ha puntato solamente in due occasioni, fra cui uno a partita abbondantemente decisa, e se l’attacco avversario non riesce a muovere le catene diventa difficile pensare di battere una squadra guidata da un quarterback in grado di completare automaticamente il 70% dei propri lanci e di non commettere mai alcun tipo di errore. Oltre alle 363 yards con 4 TD di Brees vanno pure fatte presenti le 10 ricezioni per 157 yards ed un touchdown di Tre’Quan Smith e le 103 yards -più due TD- di Mark Ingram.

Successi importanti quelli di Baltimore, Houston e Dallas.
C’era molta incertezza intorno a dei Ravens privi di Joe Flacco, ma nonostante i numeri certamente non esaltanti, Lamar Jackson è stato in grado di condurre Baltimore ad un fondamentale 24 a 21 su Cincinnati. Il gameplan dei Ravens basato su abbondanti dosi di corse -54 corse a fronte di soli 19 lanci- ha funzionato e, controllando il cronometro, Baltimore è riuscita a togliere ritmo all’attacco dei Bengals ed a sfinire la loro già debole difesa: Jackson ha infatti guadagnato 117 yards su ben 27 portate mentre lo sconosciuto Gus Edwards è stato in grado di racimolare 115 yards, un touchdown ed una fondamentale conversione da due punti. Non è stata sicuramente bella, ma in questa lega una vittoria è una vittoria.
In una partita in cui il football per forza di cose è passato in secondo piano, Houston ha avuto la meglio su degli shockati Washington Redskins vincendo 23 a 21: a prendersi, purtroppo, tutte le attenzioni ci ha pensato il terribile infortunio di Alex Smith, che nel trentatreesimo anniversario del celebre infortunio di Joe Thiesmann ha visto la sua stagione finire a causa di una terribile rottura di tibia e perone. Nonostante tutto, il backup Colt McCoy è stato in grado di tenere vivi i suoi, ed anzi, li ha pure messi in condizione di vincere: il difficilissimo piazzato -63 yards- di Dustin Hopkins, però, non è arrivato a destinazione e Houston, in un modo o nell’altro è riuscita a vincere pure ieri, portando a sette la serie di vittorie consecutive.

Riprenditi in fretta Alex!

A sfruttare gli scivoloni di Washington e Philadelphia ci ha pensato Dallas, che ha portato a casa un fondamentale 22 a 19 contro degli spuntati Falcons: l’attacco di Atlanta per quasi tutto il pomeriggio è stato costretto ad accontentarsi di piazzati mentre Dallas, trainata dal fenomenale Elliott -201 yards totali ed un touchdown- ha consistentemente mosso le catene tenendo fuori dal campo Ryan e compagni, o così è stato fino a pochi minuti dal termine, quando Ryan è riuscito a connettere con Julio Jones per il touchdown del pareggio. Con poco meno di due minuti da giocare, Dak Prescott è riuscito a guadagnare le yards necessarie per mettere Maher in condizione di calciare l’agevole piazzato della vittoria: attenzione, ché con un successo giovedì contro Washington Dallas potrebbe portarsi al comando della NFC East.

Al termine di partite molto sofferte, Detroit, New York, Denver ed Oakland hanno portato a casa vittorie che nonostante le scarse implicazioni playoff faranno sicuramente morale.
In un pomeriggio piuttosto strano, Detroit è stata finalmente in grado di mettere insieme una buona prestazione in tutte e tre le fasi di gioco a scapito dei Panthers: il risicato 20 a 19 con cui i Lions hanno avuto ragione dei Panthers verrà sicuramente visto come il vero momento sliding doors della stagione di Carolina che, dopo aver rimontato per gran parte della partita, ha bellamente ignorato la possibilità di andare ai supplementari e dopo il touchdown del -1 di Moore a poco più di un minuto dal termine, Rivera ha deciso di tenere in campo Newton e l’attacco per cercare di vincere la partita con una conversione da due punti clamorosamente mancata da Cam, incapace di connettere con un Wright completamente smarcato.
Il 38 a 35 con cui i Giants hanno archiviato la pratica Buccaneers è arrivato al termine della classica partita dei Bucs: andare sotto immediatamente di un paio di possessi, iniziare a commettere turnover, spedire in panchina il quarterback di turno, ricucire quasi del tutto lo strappo creatosi grazie al backup QB e poi, purtroppo per loro, perdere. Grandissime prove quelle di Manning e Barkley: il primo ha infatti mancato solamente uno dei 18 lanci tentati, raccogliendo 231 yards e due TD, mentre il fenomenale rookie da Penn State ha racimolato 152 yards dallo scrimmage e tre touchdown totali.

Che giocatore Saquon Barkley!

Credevo che gettare al vento partite già vinte fosse un costume di cui i Chargers si erano finalmente liberati, ma evidentemente sbagliavo: dopo aver controllato il cronometro per tutta la contesa, L.A. si è vista costretta a capitolare 23 a 22 contro i Broncos. A regalare la vittoria a Denver ci hanno pensato gli errori dei Chargers: un extra point sbagliato qua, un paio di intercetti gratuiti là e, soprattutto, un ultimo possesso da brividi. Sopra di due a due minuti e mezzo dal termine, ai furon San Diego per vincere bastava semplicemente guadagnare un primo down e, dopo una buonissima corsa di Gordon da 7 yards, ecco i fantasmi del passato riemergere: a seguito di un malinteso con Gordon, Rivers ha perso quattro yards quando girandosi per dargli l’handoff non ha trovato nessuno e poi, sul terzo down, l’esperto QB ha di fatto scagliato il pallone al suolo senza mai dare una possibilità ai suoi ricevitori di liberarsi. A quel punto a Denver per vincere bastava un piazzato, arrivato dopo un grandissimo drive di Keenum nel quale ha mosso le catene con scioltezza e con disarmante efficacia: Los Angeles, non ci siamo.
In una partita che non aveva motivi di esistere, Oakland è riuscita a battere Arizona 23 a 21 in extremis grazie ad un piazzato di Carlson: i Raiders sono stati piuttosto bravi a sfruttare ogni singolo errore di Arizona, trovando i sei punti dopo ogni turnover di Arizona. A nulla sono serviti i due touchdown dell’immortale Fitzgerald e, per rendervi l’idea della pochezza dell’incontro, le situazioni più interessanti vengono tutte dalla sideline, dove Carr e Gruden hanno messo su un triste teatrino fatto di sbuffi, scrollate di braccia e gestualità aggressivo-passive varie.

Cousins era atteso dalla prova del nove e, purtroppo per lui e per Minnesota, ha miseramente fallito: il 25 a 20 con cui Chicago si è imposta su Minnesota ci ha ribadito il fatto che i favoriti in NFC North sono proprio i Chicago Bears. Nella prima metà di gioco Minnesota non è stata in grado di creare assolutamente nulla ed a causa di turnover vari ha visto Chicago scappare sul 14 a 0 grazie ad un paio di piazzati e ad un touchdown di Anthony Miller; nel terzo quarto a commettere i turnover ci hanno pensato i Bears, che a seguito di un fumble e di un intercetto hanno visto il loro vantaggio diminuire sul 14 a 6 a causa di un paio di piazzati di Bailey, che comunque possono essere visti come una mezza vittoria per la difesa dei Bears. A decidere la partita, però, ci ha pensato un altro errore di Cousins, ovvero un altro intercetto questa volta riportato in end zone per i sei punti da Eddie Jackson che a seguito di un’altra conversione da due punti ha regalato a Chicago un rassicurante vantaggio. A nulla sono serviti i due touchdown con cui Cousins ha concluso la giornata, poiché fra una realizzazione e l’altra Chicago ha messo il field goal della definitiva tranquillità: notte fonda a Minnesota.

2 thoughts on “NFL Week 11: la domenica delle rimonte

  1. Erano anni che non rivedevo i mitici Bears a 7-3… che emozioneeee!!!!!😂😂😂😂

  2. Ce l’hanno fatta vincere i Jaguars, non c’è altra spiegazione. Per tre quarti non c’è stata partita

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