La stagione NFL 2018 è arrivata al giro di boa. Tempo dunque di trarre i primi bilanci, tra conferme, sorprese e delusioni, anche per quanto riguarda i premi stagionali, in particolare il premio di Most Valuable Player.
La corsa per succedere al campione in carica Tom Brady è agguerrita e vede oltre ai soliti noti alcuni nomi difficilmente ipotizzabili prima del kickoff inaugurale.
Dunque eccovi la Top 5 dei pretendenti all’MVP:

5) PHILIP RIVERS:  I Chargers delle prime sette partite danno l’impressione di aver messo da parte la spiccata tendenza autolesionistica che negli ultimi anni li ha portati svariate volte a buttar via nell’ultimo quarto partite già vinte, con la conseguente mancanza di almeno due o tre W nel bilancio finale di ogni stagione.
Quella di coach Lynn è una squadra credibile con un leader credibile: Philip Rivers sta disputando un’annata clamorosa ed è in linea per battere vari record statistici personali. Ad oggi è terzo per rating con un eccezionale 117,8 e fa registrare un 69,1% di completi, inoltre a fronte di 17 touchdown ha accumulato appena 3 intercetti in sette partite, un dato notevole per un giocatore che solo due anni fa chiudeva con un passivo di 21 pick a carico.
Il Rivers versione 2018 è ben protetto da una offensive line più che affidabile e sfrutta al meglio l’attenzione speciale delle difese avversarie al temibile running game, riuscendo a valorizzare l’asse con Keenan Allen e con i due Williams.
Il 17 guida un attacco forte, come del resto negli anni scorsi, ma ora più freddo ed efficace anche nel quarto periodo. Se la sua stagione dovesse continuare su questi binari il suo nome finirà di diritto nella shortlist dei signori di Associated Press.

4) MATT RYAN: Se gli Atlanta Falcons non viaggiassero con un record negativo di 3 vinte e 4 perse Matt Ryan sarebbe di certo uno dei frontrunner per la corsa al premio di Most Valuable Player. Al contrario, ad oggi, i vari analisti tendono a snobbarlo anteponendogli i nomi di Brady, Cam Newton o Aaron Rodgers, gente che guida, magistralmente, squadre che funzionano meglio rispetto ai Falcons il cui rendimento però, ancorché notevole, è almeno un gradino indietro rispetto a quello di Matty Ice.
Ignorare Ryan nella corsa per il miglior giocatore del 2018 è una palese ingiustizia. Se andiamo a valutare il livello del suo gioco e il contesto in cui si trova ad operare ciò appare chiaro a tutti.
114,6 di rating, un rapporto TD/intercetti di 15 a 2 e oltre il 71% di passaggi completati sono numeri da capogiro per un QB costretto spesso agli straordinari da un sistema che a causa del poverissimo gioco di corse scarica sulle sue spalle quasi l’intero peso dell’attacco, non a caso il 2 di Atlanta è il giocatore con più passing yard per partita (333,6).
Dopo la scorsa stagione più di un osservatore ha sentenziato che senza Shanahan è solo un discreto quarterback ma nella prima metà di questo campionato Ryan ha rimandato al mittente le accuse, giocando forse il suo miglior football di sempre, con una precisione e una pulizia clamorosi anche all’interno dell’attacco di un OC come Sarkisian con un play calling a volte interlocutorio, per così dire.
Il suo problema, come già detto, è trovarsi in una franchigia che quest’anno fatica a stare al passo con le altre contender per i playoff soprattutto a causa di una difesa disastrosa, anche per causa delle assenze di pezzi chiave come Neal, Jones e Allen. Basti pensare che le due migliori partite di Ryan, contro New Orleans e Cincinnati, sono state perse al filo di lana a causa di pessimi drive difensivi. Diversamente con un record di 5-2, Atlanta sarebbe virtualmente una delle due wildcard della NFC e in ogni ranking per l’MVP uno dei primi nomi che leggeremmo sarebbe quello di Matty Ice.

3) DREW BREES: Nel corso della prima metà di questo 2018 il quarterback dei Saints ha stabilito due importanti record diventando il primatista all-time per completi e per yards lanciate. Il raggiungimento di questi traguardi ha come risvegliato tutti coloro i quali hanno per anni omesso il nome del texano tra quelli dell’Olimpo dei grandi QB della storia del gioco, sicché qualcuno, accorgendosene alla buon’ora, ha tirato fuori dal cilindro la domanda “perchè un giocatore come Drew Brees non è mai stato nominato MVP?”
In passato Brees è stato per tre volte runner up dietro gente del calibro di Tomlinson, Manning e Rodgers e quest’anno potrebbe essere l’anno giusto per aggiudicarsi il titolo. Ovviamente la sua principale preoccupazione resta quella di riportare i suoi Saints al Super Bowl e il titolo che vuole conquistare è il Lombardi Trophy ma di certo il premio di MVP sarebbe il legittimo coronamento della stagione di un futuro Hall of Famer ed a tal proposito i fatti parlano per lui.
Nella nuova versione dei Saints, Brees si trova a lanciare meno rispetto al passato, con Payton che può sfruttare il potenziale sulle corse di Kamara e Ingram, ma gioca con una precisione irreale: primo per distacco per percentuale di completi con un mostruoso 77,4%, 118,2 di rating e 14 TD con un solo intercetto, arrivato nella partita contro i Vikings nell’ultima week.
A quasi quarant’anni il 9 di New Orleans è ancora tra i migliori quarterback della lega e si trova a guidare una squadra che viaggia come un treno in corsa. Quello che sta facendo vedere ci dice che un eventuale MVP sarebbe non meritato ma di più, e non certo un premio “alla carriera” per una futura giacca d’oro.

2) TODD GURLEY: L’ultimo caso di un runningback premiato come MVP risale alla clamorosa stagione 2012 di Adrian Peterson ma cinque anni dopo c’è il serio rischio che un altro RB porti a casa il premio dell’Associated Press perchè quello che sta facendo Todd Gurley è impossibile da ignorare. L’uomo da Georgia è il simbolo più significativo di questi Rams schiacciasassi che proprio non vogliono saperne di perdere.
Le prime otto partite del numero 30 sono state una dimostrazione sfrontata di onnipotenza atletica e tecnica, spesso ha dato l’impressione di fare uno sport diverso rispetto ai poveri difensori che si è trovato davanti e che provavano a far da diga alla sua potenza straripante.
Gurley ha portato a livelli altissimi il concetto di runningback moderno, incontenibile sulle corse e temibile come ricevitore. Dopo la prima metà di campionato è nettamente primo per yards corse ed è l’unico a viaggiare con una media di yards per partita in tripla cifra, inoltre la media di scrimmage yards arriva ad un impressionante 143,8, numeri perfettamente in linea col 2012 di Peterson, e per completare il quadro è anche primo per touchdown con 15.
Sappiamo tutti che il premio di MVP è un quasi monopolio dei quarterback, per premiare un altro ruolo bisogna che accadano eventi più che eccezionali. Come il 2018 di Todd Gurley.

1) PATRICK MAHOMES:  Può un giocatore con sole nove partite da titolare diventare dominante nella NFL e primo candidato all’MVP? Se qualcuno di voi ha risposto “no” vuol dire che non ha mai visto giocare Patrick Mahomes.
Ad oggi ogni discussione sulla gara per il titolo di miglior giocatore della stagione 2018 inizia inevitabilmente da lui. Questo ragazzo che a ventitré anni a suon di performance strabilianti ha già sorpreso tutti e che sta guidando domenica dopo domenica il miglior attacco del campionato, quello di una squadra a palese trazione (o forse sarebbe meglio dire dipendenza) offensiva come i Kansas City Chiefs.
In otto partite il prodotto di Texas Tech ha messo insieme 28 touchdown totali (ovviamente numero uno tra i quarterback) e in una sola occasione è rimasto sotto le 300 yards.
Ma a parte questi numeri, a parte il 115 di rating, ciò che riempie gli occhi è il fatto che Mahomes stia riuscendo con irritante nonchalance ad impersonificare il vecchio claim pubblicitario secondo cui la potenza è nulla senza il controllo. Vederlo, lui che è arrivato al piano superiore l’altro ieri, già in grado di gestire e incanalare in modo così efficace la terrificante potenza di quel braccio destro che, parola di uno parco di complimenti come Belichick, “potrebbe lanciarla fuori dallo stadio”, ha del sorprendente. Ad oggi nessuno coniuga potenza e precisione in situazioni dinamiche come lui. Concreto e solido non manca però di regalare funambolismi fuori spartito come il passaggio in corsa di mano sinistra in un fondamentale terzo down nella rimonta casalinga contro Denver.
E poco importa se dopo quattro partite senza pick al passivo ha lanciato sei intercetti nelle quattro successive, ad oggi ai nastri di partenza per la corsa al più importante premio individuale Mahomes è come Usain Bolt e c’è dunque la possiblità sempre più concreta di vedere il decimo giocatore sotto i 25 anni, nonchè il primo della storia dei Chiefs a portare a casa il titolo di MVP della stagione.

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