Prendendo in esame l’ultimo ventennio e conteggiandone le relative stagioni vincenti – cinque – appare fin troppo chiaro che a Washington non si naviga in una cultura positiva. Da anni si cerca di raddrizzare una nave persa tra sprechi di free agency, firme insensate e risorse Draft gettate al vento, modalità operativa finalmente corretta dal general manager Scot McCloughan nella sua breve permanenza nella capitale. Tuttavia continuano a mancare i risultati sul campo, ed al quinto anno sotto le direttive di Jay Gruden la pressione sta inevitabilmente salendo.

Alex Smith sarà il quarterback dei Redskins per i prossimi quattro anni.

Durante le ultime quattro stagioni è arrivata una vittoria divisionale con annessa qualificazione ai playoffs e sconfitta al turno di Wild Card, per il resto la musica suonata è sempre stata la stessa, mostrando una squadra di potenzialità espresse solo di tanto in tanto, discontinua nel rendimento, spesso non capace di gestire adeguatamente i vantaggi, ma soprattutto mai stabile nella posizione più importante di tutte, quella di quarterback, con tutte le stagioni giocate sotto costosi tag da Kirk Cousins, e tutti quei mal di testa derivanti da offseason dove il tema principale ne era stato il rinnovo contrattuale, una grossa distrazione che ha generato stress in un ambiente già non facile da governare.

La trade che ha portato ai Redskins il veterano Alex Smith permette di poter girare pagina una volta per tutte. L’affare ha sostanzialmente dimostrato che di Cousins ci si fidava fino ad un certo punto e che il suo rendimento con poste in palio particolarmente alte è stato determinante nel giudizio al di là degli ottimi numeri registrati con tre stagioni oltre le 4.000 yard, 99 passaggi da touchdown e 55 intercetti, provocando l’interesse per un quarterback di grande esperienza che ha dovuto sudare per recuperare una carriera deragliata dopo le mancate aspettative derivanti dall’essere stato una prima scelta assoluta, e che a Kansas City ha spesso giocato il ruolo di capro espiatorio.

A Washington arriva quindi un regista preciso, affidabile, accurato nella selezione dei passaggi e con qualche sassolino da togliersi per tutte quelle stagioni in cui i Chiefs hanno dominato le regular season – o parti di esse – per poi sprofondare nei playoff, una boccata d’aria fresca che potrebbe giovare ad entrambe le parti coinvolte. La ricerca di un terreno stabile è anche il motivo per cui la franchigia ha immediatamente prolungato il contratto di Smith prima che lo stesso mettesse piede in città sistemando la regia per le prossime quattro stagioni, scritturando un giocatore estremamente migliorato nella sua seconda parte di carriera e che a 33 anni ha messo assieme i suoi migliori numeri di sempre.

Derrius Guice dovrà rimandare il suo esordio Nfl al 2019.

Smith non migliorerà i Redskins da solo, perché i problemi da risolvere sono parecchi. Il primo passo sarà senza dubbio quello di far funzionare un gioco di corse deficitario, che ha visto l’alternanza di tanti possibili protagonisti ottenendo solo risultati sotto la media. Il frequentemente infortunato Robert Kelley ed il giovane Samaje Perine hanno apportato di media 65.4 yard a gara sommandone i rispettivi contributi, fermandosi a 4 touchdown totali e non riuscendo a rappresentare un vero pericolo per tutte le situazioni in cui c’era da iniziare un drive con una corsa produttiva, generando una prevedibilità che ha prodotto un misero 32% in fase di conversione di terzo down.

L’unico running back produttivo, Chris Thompson, lo è stato come arma aggiuntiva in fase di ricezione, dove ha fatto letteralmente danni prima di terminare la stagione in lista infortunati. Il suo contributo parla di 510 yard e 4 mete in dieci gare con una media per portata di 4.6 yard, la più alta di squadra per il ruolo, in situazioni comunque ridotte dato che le sue caratteristiche non ne fanno un corridore da utilizzare in tutte le fasi del gioco, ragione per la quale i Redskins hanno investito nel sicuro talento di Derrius Guice, scivolato al secondo round nello scorso Draft a causa di problemi comportamentali del suo passato collegiale e dell’alto livello di attenzioni di cui lo stesso avrà bisogno per condurre una corretta vita professionistica senza sbandare, un’immaturità che potrebbe tuttavia trasformarsi in una chiamata geniale se tutti i tasselli andassero al loro posto.

Jamison Crowder è stato l’unico a sorpassare le 600 yard tra i ricevitori.

Guice, fuori per la stagione a seguito dell’infortunio al crociato anteriore riportato in preseason, poteva essere il tipo di running back ideale in grado di risolvere la mancanza di produttività nelle corse verticali in mezzo ai tackle, possiede difatti uno stile di corsa furioso, ha pazienza e visione per trovare il varco giusto nella difesa, qualità che potevano sistemare le lacune per i primi due down e fornire un ottimo apporto per chiudere le partite nel quarto periodo quando necessario, un’impresa in cerca della quale i Redskins sono spesso crollati affidandosi a lanci incompleti che fermavano il cronometro a favore degli avversari. Se ne riperlerà nel 2019.

Washington si è classificata al ventunesimo posto Nfl per yard su passaggio di media con 234, una statistica che deve per forza aumentare per fruttare un maggior numero di opportunità di concludere il drive con una segnatura, oltre a dover giocare meglio all’interno della redzone. L’arma principale è stata senza dubbio Jamison Crowder, l’unico ricevitore in grado di superare le 600 yard seppure con un numero di mete limitato a tre, mentre Josh Doctson, grande investimento del Draft 2016, ha giocato la prima vera stagione completamente in salute e sta recuperando lentamente il tempo perduto, riuscendo ad offrire lampi di un talento certificato, ma ancora non continuo come dovrebbe, delineando per lui la prospettiva di un prossimo campionato di possibile consacrazione.

La batteria ha perso le 573 yard di Ryan Grant, accasatosi ad Indianapolis, e la forte delusione Terrelle Pryor, aprendo l’esigenza che ha portato alla firma di Paul Richardson, preso da Seattle per aprire il playbook grazie alle giocate profonde che il medesimo ha dimostrato di poter realizzare, le seconde linee vedono la presenza di Brian Quick, Maurice Harris e di Trey Quinn, possibile sorpresa e scelto all’ultima posizione dello scorso Draft. Si conta moltissimo sulla salute del tight end Jordan Reed, potenzialmente devastante se integro ma non ancora capace di scendere in campo per 16 partite, il che rende obbligatoria la presenza di un Vernon Davis rifiorito nella capitale, capace di apportare 648 yard e 3 mete, ed oggi riunito con il suo vecchio quarterback ai tempi dei Niners.

Trent Williams è il leader della linea offensiva.

La linea offensiva è stata un autentico puzzle da ricomporre, grazie agli infortuni ben 11 giocatori differenti hanno giocato almeno 140 snap e sono state utilizzate ben 27 combinazioni differenti di elementi per riuscire a tirare avanti. La cosa ha comportato l’impossibilità di tenere ritmi ben definiti per un’unità che presenta due autentiche certezze come Trent Williams, consistentemente tra i migliori tackle sinistri di Lega, e Brandon Scherff, che sta rispettando ogni aspettativa confermandosi tra le migliori guardie a disposizione. La novità nel mezzo è rappresentata dal centro Chase Roullier, costretto ad adattarsi in fretta a causa degli infortuni accumulando preziosa esperienza, che verrà affiancato da Shaun Lauvao, una chiara debolezza contro la pass rush interna, chiudendo lo schieramento con l’ottimo Morgan Moses, dal rendimento più che buono quando non soggetto a problemi fisici.

Si riparte da una difesa che ha concesso il peggior numero di yard su corsa per gara, nonché ventisettesima per punti elargiti, motivo per il quale per il secondo anno consecutivo è stata spesa una prima scelta per la linea difensiva. Ci sono senza dubbio motivi per migliorare la situazione, con il ritorno di Jonathan Allen dopo l’infortunio che ne ha notevolmente accorciato l’anno da matricola – solo cinque presenze per lui – dandogli comunque il tempo di fornire un impatto positivo al reparto attirando numerosi raddoppi e muovendo la tasca in maniera significativa; a lui si affiancherà il rookie DaRon Payne, altro prodotto di Alabama, che fornirà finalmente il roster di un nose tackle vero e proprio, già pronto per giocare tra i professionisti per fisico e motore di spinta.

La profondità nel ruolo specifico permetterà un’ottima rotazione che comprende Matt Ioannidis, l’altro end reduce da un’annata con 4.5 sack ed un fumble forzato, l’esperienza di Ziggy Hood, sacrificatosi a giocare da tackle ed ora pronto a tornare alla sua posizione naturale, oltre al positivo contributo di Anthony Lanier (5 sack) e l’altra matricola Tim Settle, quinto giro da Virginia Tech.

Ryan Kerrigan in posa dopo il sack.

Il lavoro del fronte sarà determinante per cucire gli spazi di intervento per i linebacker, che hanno accumulato parecchie statistiche effettuando tuttavia pochi interventi dietro la linea di scrimmage. A comandare le operazioni dal mezzo tornerà Zach Brown, fresco di rinnovo contrattuale, l’unico a difendere veramente bene contro le corse, discreto in pass rush e primatista di squadra per placcaggi con 127, per l’altro posto di inside linebacker si conta sul rientro di Mason Foster, presente per sole cinque gare e degnamente sostituito da Martrell Spaight, lasciando spazi interessanti anche per Zach Vigil, di gran lunga il migliore in copertura sui passaggi, fase del gioco dove tutti gli altri linebacker hanno sofferto tantissimo. La pass rush non è invece un problema, i Redskins possiedono difatti un’ottima coppia di blitzer esterni come Ryan Kerrigan, un pilastro della difesa, e Preston Smith, responsabili di 21 dei 42 sack di squadra.

La trade per Alex Smith ha comportato la rinuncia al talento di Kendall Fuller, autore di una strepitosa stagione in copertura grazie alla quale, a soli 22 anni, prometteva di poter divenire un pezzo chiave delle secondarie a lungo termine. Assieme a lui Washington ha perso Bashaud Breeland, creando quindi una situazione che vedrà il sempre consistente Josh Norman quale titolare di riferimento ed una battaglia per l’altro spot da starter pienamente alla portata di Quinton Dunbar, giocatore che ha coperto diversi buchi tra lo slot e l’esterno rompendo diversi passaggi e registrando un intercetto in impieghi limitati, meritandosi un’opportunità più ampia. A ciò si aggiunge un blocco slot, giovane e folto, che vede impiegati Fabian Moreau e i due rookie da Virginia Tech Greg Stroman e Adonis Alexander, quest’ultimo preso al supplemental Draft.

Josh Norman è il miglior cornerback rimasto ai Redskins.

Se il settore cornerback potrebbe patire per l’ingente perdita di talento, la batteria di safety pare invece aver risolto molte delle annose lacune che la squadra non ha mai risolto nell’ultima decade. Dopo aver girovagato a lungo senza una fissa dimora D.J. Swearinger ha giocato una stagione solidissima, passata sotto il radar di tantissimi addetti ai lavori, fornendo desiderata stabilità per la posizione di ultima linea difensiva giocando adeguatamente in tutte le fasi, mentre allo staff piace molto Montae Nicholson per la grande velocità negli spazi e per gli istinti, tanto da insidiare il posto a Deshazor Everett a patto di restare fisicamente integro.

Gli special team sono solidi grazie alla presenza del punter Tress Way, molto consistente per media di yard (45.7) e di Dustin Hopkins, fermo ad otto gare per infortunio ma pronto a rientrare per garantire costanza nelle percentuali di realizzazione, mentre precaria è la situazione nei ritorni, circostanza nella quale Crowder ha commesso più di qualche fumble nello scorso campionato e dove la squadra in genere ha prodotto molto poco, 19.8 yard di media, senza mai effettuare una giocata in grado di cambiare l’inerzia di una gara, ragione per la quale più di qualche rookie potrebbe essere provato per risolvere il problema.

I Washington Redskins non hanno mai dimostrato di poter davvero cambiare marcia in questi anni, restando una squadra in bilico tra la qualificazione ai playoff e la mediocrità, continuando a rinnovare la speranza dei propri fan senza tuttavia far seguire alcun che di concreto. Resta il fatto che la franchigia non vince una partita di playoff, la cui qualificazione è già di per sé un evento raro, da tredici anni, e l’anno passato ha vinto una sola gara contro la Nfc East, un traguardo non certo ragguardevole. Quest’anno la faccenda non sarà certo più agevole, perché la Division propone gli attuali campioni in carica, gli Eagles, dei Cowboys con Zeke Elliott a pieno regime, e dei Giants che certamente non potranno fare peggio dell’anno passato.

La dirigenza è reduce da quello che sembra un buonissimo Draft, azzoppato tuttavia dall’infortunio occorso a Guice, l’esperienza di Alex Smith si farà sentire in maniera positiva ed ancora una volta la direzione sembra quella giusta. La vera domanda cui rispondere è se tutto ciò sarà finalmente seguito da risultati consoni.

One thought on “Washington Redskins 2018 Preview

  1. Dai via Fuller per un quarterback di 33 anni, che firmi per 71 milioni di dollari quando Minnesota ha firmato il più giovane Cousins per 80? Sembra veramente una barzelletta…

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