Definire il concetto di sfortuna in NFL è difficile in quanto i fattori che possono deragliare una carriera sono potenzialmente infiniti, anche se un giocatore perseguitato dagli infortuni risulterà senza dubbio più sfortunato di un Justin Blackmon o di un Randy Gregory, giocatori immensamente talentuosi ma totalmente privi di buonsenso.
In questo articolo terremo presente soprattutto gli infortuni, o meglio, i ripetuti infortuni che hanno condizionato pesantemente una carriera fino a comprometterla definitivamente, ma troveranno spazio -anche se in misura minore- giocatori la quale carriera si può dire essere stata sprecata in squadre ben al di sotto del limite della decenza.
Prima di partire specifico che non troverete un paragrafo intitolato “San Diego/Los Angeles Chargers”, sarebbe troppo facile.

Jason Verrett

Iniziare da un giocatore dei Chargers è quantomeno doveroso, anche se a questo punto aspettarsi che Verrett scenda ancora in campo è alquanto arduo: nella giornata di venerdì, la prima del training camp di L.A., Verrett si è rotto il tendine d’Achille durante un conditioning test. Ripeto, si è rotto il tendine d’Achille durante una serie di prove la cui finalità è valutare lo stato di forma e di salute del giocatore in questione: macabra ironia.
Il recupero da un infortunio al tendine d’Achille è fra i più duri e snervanti che possano capitare e spesso un atleta dopo un malanno simile non è più lo stesso, e già di per sé è una pessima notizia, ma se guardiamo la storia di Verrett noteremo facilmente come questo non sia che l’ultimo guaio di una lunga serie: nel 2014, suo primo anno in NFL, la sua stagione terminò solamente dopo sei partite a causa di un infortunio alla spalla rimediato contro gli Oakland Raiders davanti a famiglia ed amici, mentre nel 2016 le partite giocate furono quattro per la rottura del crociato, un lusso se confrontato al singolo incontro giocato nella passata stagione, in cui il solito ginocchio cedette all’esordio contro Denver.

Guardare come contiene Brown può portarmi alle lacrime…

A rendere il tutto ancora più beffardo ci pensa il fatto che l’unica annata sana della sua carriera, il 2015, lo ha visto guadagnarsi un posto al Pro Bowl, mettendo insieme una stagione valutata 89.4 da Pro Football Focus: con un voto del genere quest’anno si sarebbe posizionato al settimo posto generale alla pari di Stephon Gilmore.
La sfortuna cronica dei Chargers sembra aver avuto definitivamente la meglio su un giocatore che se solo riuscisse a scendere in campo con regolarità sarebbe un potenziale Pro Bowler perenne. Che peccato.

Dennis Pitta

Qua probabilmente sto barando in quanto Pitta si è ritirato dal football giocato circa un anno fa, però vista l’improbabilità dell’infortunio e l’assurdo numero di volte che è accaduto, non menzionare Dennis Pitta in questa lista sarebbe ingiusto.
La stagione 2013 è alle porte, i Ravens sono i campioni uscenti e Dennis Pitta si è dimostrato in grado di diventare il tanto cercato successore di Todd Heap -a proposito di sfortuna…- ma purtroppo la Dea Bendata o chi per lei non era della stessa opinione: durante uno scrimmage al training camp Pitta si disloca l’anca, infortunio rarissimo per un giocatore di football americano, e la sua stagione viene dichiarata conclusa, anche se poi tornerà la quattordicesima settimana contro i Minnesota Vikings. Gli infortuni fanno parte del gioco, sono incidenti di percorso che capitano e che bisogna lasciarsi alle spalle il prima possibile, motivo per cui Baltimore gli rinnova il contratto per i successivi cinque anni a circa 32 milioni di dollari: durante la terza partita della stagione, dopo aver ricevuto un passaggio corto da Flacco si accascia al suolo in modo decisamente innaturale e non riesce più ad alzarsi. Anca dislocata, ancora.

Di tight end in grado di fare queste cose se ne trovano pochi.

Il 2014 è naturalmente finito ed il 2015 non inizia nemmeno, ma nonostante ciò Pitta non vuole rinunciare al suo sogno NFL e decide di provarci ancora e, forse definitivamente, sembra aver voltato pagina: nel 2016 riesce a mettere insieme la propria miglior stagione in NFL, ricevendo ben 86 passaggi e mostrando le solite mani sicure che tanto mancavano a Flacco.
Probabilmente pure la sfortuna segue il banalissimo non c’è due senza tre e durante gli OTAs del 2017, l’anca esce per la terza volta in quattro anni: la corsa NFL è giunta al termine, questa volta definitivamente.
Considerando la serietà dell’infortunio e la frequenza con il quale ne è stato vittima, il semplice fatto che possa condurre ancora una vita normale è una vittoria mica da poco.

Sam Bradford

La carriera di Bradford potrebbe essere vista come un’ode al tempismo beffardo, in quanto i suoi infortuni sono sempre occorsi nel peggior momento possibile: già dal secondo anno fra i pro il buon Sam ha incominciato ad essere vittima di sfortunati acciacchi, come una distorsione alla caviglia che lo ha pesantemente condizionato -facendogli perdere pure sei partite- nell’anno da sophomore, anno nel quale molti esperti vedevano lui e gli allora Saint Louis Rams pronti ad esplodere.
Dopo un 2012 sano, Bradford ha incominciato il 2013 assolutamente on-fire, lanciando ben 14 touchdown a fronte di soli 4 intercetti nelle prime sei partite della stagione: contro i Panthers, però, correndo fuori dal campo si è rotto il crociato, perdendo di fatto la rimanente metà di stagione.

Ti capiamo Sam, giocare per Fisher è quasi peggio che un infortunio.

La rottura del crociato ai giorni d’oggi è senza dubbio meno debilitante rispetto a mezzo secolo fa, perciò attendersi che Bradford tornasse quello visto a settembre ed ottobre del 2013 era una speranza fondata, peccato solo che lo stesso crociato sia stato nuovamente rotto durante una partita di preseason contro i Browns: ovviamente, il suo 2014 era già finito ancor prima di incominciare.
Spedito a Philadelphia nello scambio che ha portato Foles ai Rams, Bradford gode di relativa salute durante la stagione 2015 perdendo solamente due partite ed a causa del terribile infortunio occorso a Teddy Bridgewater viene spedito in Minnesota dai Vikings: il suo 2016 è ottimo, i touchdown lanciati sono 20 e gli intercetti solamente 5 ed addirittura si toglie lo sfizio di mettere insieme la stagione -allora- più precisa della storia NFL completando il 71.6% dei passaggi tentati, ed il suo inizio di 2017 è altrettanto promettente, poiché demolisce i Saints sbagliando solamente cinque dei 32 passaggi tentati guadagnando nel mentre 346 yards accompagnate da tre touchdown, ma come potete immaginarvi, la sua stagione termina di lì a breve a causa di dolori cronici al ginocchio.
Adesso Sam Bradford è un giocatore degli Arizona Cardinals, almeno fino a quando Rosen non sarà pronto, ma superati i trent’anni e dimostrato di non essere in grado di rimanere sano per tutte e sedici le partite, si può tranquillamente dire che salvo miracoli non diventerà mai ciò che avrebbe potuto: tutto a causa degli infortuni.

Tyler Eifert

Pure in questo caso stiamo parlando di un giocatore di indubbio talento incapace di rimanere sano.
Scelto al primo round dai Cincinnati Bengals nel draft del 2013, Eifert inizia la propria carriera con una promettente annata da 39 ricezioni per 445 yards, mica male considerando la curva d’apprendimento della posizione, e sembra pronto per un 2014 di assoluto livello: peccato solo che durante il primo incontro dell’anno, a Baltimore contro i Ravens, si dislochi il gomito e sia costretto a perdere tutta la stagione.

Eifert in red zone era infermabile.

Il 2015 è decisamente più generoso con lui, in quanto le partite perse sono “solamente” tre mentre i touchdown messi a segno ben 13 e nella lega serpeggia una silente convinzione: i Cincinnati Bengals hanno fra le loro mani forse la miglior arma in red zone di tutta la NFL ed un tight end destinato ad inserire il suo nome sotto vari record.
Purtroppo per lui e per i Bengals, i piani del destino sono ben diversi in quanto durante il primo Pro Bowl della carriera rimedia un infortunio alla caviglia che lo costringerà ai box fino alla metà della seguente stagione, stagione nella quale anche se in misura minore conferma quanto di buono fatto vedere nel 2015, però ovviamente la sfortuna è dietro l’angolo ed un infortunio alla schiena che lo ha a lungo perseguitato lo costringe a gettare la spugna solamente dopo due partite dall’inizio della stagione 2017: al momento il suo status è alquanto misterioso, poiché il training camp lo inizierà nella PUP-list sempre per i soliti problemi alla schiena e stabilire con precisione una data per il suo ritorno sembra essere impossibile.

Joe Thomas

No, in questo caso gli infortuni non c’entrano, anche perché Thomas fino al 22 ottobre dello scorso 2017 non aveva mai perso un singolo snap nella sua leggendaria carriera NFL, ma penso che molti di voi appena letto il nome abbiano inteso dove stia andando a parare: dal 2007, anno in cui è entrato nella lega, al 2016, ultima annata sana, Thomas non ha perso un singolo Pro Bowl giocandone dieci di fila.

Pochi possono dire di aver messo a sedere J.J. Watt: Thomas è uno fra questi pochi.

L’unica stagione nella quale non si è guadagnato un posto in un team All-Pro è stata la prima, poi da quel momento ha inanellato sette presenze nel First Team e due nel Second Team… l’unica piccola pecca è il fatto che in carriera non abbia mai giocato una singola partita ai playoff ed anzi, esclusa l’annata da rookie, non sia mai stato parte di un team in grado di mettere insieme una stagione vincente.
Hall of Famer sicuro, qui non ci piove, però che carriera sprecata: il prezzo da pagare ad essere leali.

Leggermente meno sfortunati

Larry Fitzgerald, Jordan Reed, Teddy Bridgewater, Ryan Tannehill, Andrew Luck e Dan Marino… ed ogni giocatore dei Los Angeles Chargers.

4 thoughts on “NFL Top Five(ish): i cinque giocatori più sfortunati degli ultimi anni

  1. Beh, non sono un tifoso dei Chargers, ma x compassione mi sta venendo voglia di diventarlo. E’ a dir poco deprimente la sfortuna che ha colpito i neo-losangelini negli ultimi 2-3 anni. Senza gli infortuni di Henry e Verrett li avrei messi tra i maggiori candidati al Super Bowl di quest’anno, ma queste 2 botte credo che lasceranno il segno, anche da un punto di vista psicologico

    • La cosa triste è pensare cosa potrebbero fare questi qua se solo riuscissero a restare sani…

      • Mattia che dici di Jerry Kramer nella HOF? Vista la tua bella intervista dell’anno scorso credo che tu sia tra i più contenti x questo giusto riconoscimento: sicuramente tardivo, ma che finalmente rende giustizia a quello da molti considerato il miglior giocatore tra quelli non presenti a Canton.

        • Vederlo così felice dopo tutti questi anni di attesa è stato veramente bello. Sentirlo parlare è sempre e comunque un piacere, peccato solo avesse limiti di tempo da rispettare… se solo gli avessero dato la mezz’ora di Ray Lewis!

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