Lo scorso 6 giugno è arrivata l’ennesima doccia fredda per la franchigia dei Patriots: Julian Edelman, ricevitore preferito di Tom Brady, è stato sospeso per 4 giornate per PED (Performance Enhancement Drugs), “doping” all’italiana. La sanzione è stata oggetto di appello da parte del giocatore, ma la Nfl ha confermato la sua validità.

Edelman si lesionò il legamento crociato anteriore (ACL) durante una delle partite della pre-stagione dello scorso anno. Da allora, l’intervento chirurgico per ricostruire il legamento e tanta fisioterapia. Nel mondo dello sport professionistico, il doping non è solo una scorciatoia per aumentare le prestazioni fisiche, è anche e soprattutto un modo per accelerare il ritorno ai campi di gioco dopo aver subito un infortunio. In uno sport violento come il football americano, non c’è da stupirsi dunque che un giocatore risulti positivo ai test anti-doping. Infatti, nel mondo della NFL è praticamente un assunto il fatto che il doping faccia parte più o meno della routine dei giocatori, soprattutto nella off-season, quando non vengono sottoposti ad alcun test. Nel caso di Edelman tuttavia, ci sono alcuni fattori che ne rendono la positività un fatto decisamente di rilievo.

In primis, le notizie riguardanti i test effettuati sono quanto meno insolite. Edelman è risultato positivo ai test per steroidi anabolizzanti, tuttavia la NFL – o meglio, i laboratori che eseguono i test per suo conto – non sono riusciti a determinare esattamente il tipo di anabolizzante rilevato. Nuovi test sono in corso per fornire più informazioni al riguardo. Questo è probabilmente uno di quei casi in cui i produttori di anabolizzanti sono un passo avanti rispetto ai laboratori che eseguono i test: spesso infatti per eludere i test le case produttrici di steroidi creano nuove molecole molto simili alle originarie, che producono gli stessi effetti riuscendo però ad eludere le analisi. Il laboratorio dopo un certo periodo si aggiorna e modifica le procedure di testing per riuscire a rilevare la nuova molecola, a quel punto le case produttrici passano oltre ed inventano delle altre strutture chimiche, ed il ciclo continua. Questa è anche la strategia utilizzata dalle case farmaceutiche per aggirare i brevetti in scadenza.

La parte più “succosa” di questa vicenda è il fatto che Edelman sia un “cliente” della clinica dei miracoli TB12 di Tom Brady e del suo allenatore personale Alex Guerrero. Come è noto, verso la fine del 2017 Guerrero fu allontanato dalle strutture dei Patriots dal coach Bill Belichick, vietandogli anche di viaggiare con l’aereo della squadra durante le trasferte. Bill non ha mai chiarito le motivazioni di quella decisione, ma voci di corridoio indicavano come Guerrero creasse problemi all’interno dello spogliatoio, criticando i metodi di allenamento convenzionali – pesi e massa muscolare – suggeriti dallo staff atletico dei Pats, causando un malcontento generale nello spogliatoio.
E giungiamo dunque al nodo fondamentale: le regole interne della NFL stabiliscono che le notizie riguardanti squalifiche per PED non diventino di dominio pubblico fino alla conclusione del processo di appello. In altre parole, qualcuno ha fornito questa notizia “sottobanco” alla stampa. Ma chi? E per quale motivo?

Di certo la fuga di notizie non è venuta dalla NFL: con tutti i problemi di immagine che hanno, farebbero volentieri a meno di un’altra storia di doping. Lo stesso dicasi per la cerchia di Edelman che ovviamente non ha nessun interesse nel rendere pubblica una sospensione per doping finché questa diventi definitiva. Per il processo di esclusione, non resta che lo staff atletico dei Patriots – Bill Belichick. Il coach, alle prese con le pretese di Brady di reinserire Alex Guerrero nelle strutture dei Patriots, avrebbe tutto l’interesse a gettare ombre sul trainer. Infatti, Guerrero, appena appresa la notizia di sospensione di Edelman, si è affrettato a rilasciare un comunicato in cui dichiara la sua completa estraneità alla vicenda, sottolineando come Edelman si sia avvalso di altri preparatori atletici durante i mesi di recupero. Sarà interessante vedere se Tom riuscirà a spuntarla (nuovamente) su Bill, di certo questa vicenda di Edelman aiuterà Belichick a tenere Guerrero lontano dai campi di allenamento dei Patriots.

L’udienza del processo di appello si è tenuta lo scorso 25 giugno. Le motivazioni utilizzate dal team legale di Edelman riguardano prima di tutto il fatto che la sostanza non sia stata identificata chiaramente dai laboratori di testing. Inoltre, sembrerebbe che il campione di urine sia stato “travasato” dal contenitore originale ad un nuovo contenitore, il che potrebbe invalidare tutta la procedura. Ricordiamo infatti che Richard Sherman (CB) anni fa riuscì ad evitare la squalifica utilizzando motivazioni simili in sede di appello.

Dati i risultati della sentenza finale, alcuni report raccontano addirittura un Julian Edelman pronto a portare il caso di fronte ad un tribunale federale, il che aumenta la probabilità di trascorrere i prossimi mesi a parlare di procedura di diritto civile come accadde un paio di anni fa durante il processo del Deflategate, facendo passare in secondo piano i camp estivi ed aumentando le possibili distrazioni da tabloid.

Non certo ciò che serviva all’estate dei Patriots, già alle prese con quanto sopra esposto e tutte le polemiche che la stampa si è divertita a costruire sulle varie figure che compongono questa dinastia vincente, oltre al fatto che Brady ed Edelman, dopo un’attesa già molto lunga, dovranno attendere altre quattro gare prima di ritrovare l’intesa su un campo ufficiale.

One thought on “Julian Edelman, confermata la sospensione per doping

  1. Amo il football americano dai primissimi anni 80 ovverosia dai primi anni in cui sbarcarono da noi le prime riviste specializzate e le prime partite in televisione (per sparire presto ahimè…), ma sul doping è meglio non commentare, così come è meglio non esaminare gli effetti sul lungo periodo del gioco sugli ex giocatori e la media dei reati commessi da giocatori e tecnici Nfl nella vita di tutti i giorni. E’ il lato oscuro di questo sport, consapevolmente sacrificato allo show business ed al dio denaro. I casi di doping non sono pochi nella Nfl, ma sono una goccia rispetto al mare di vero doping, a mio parere. Gli esami non sono mai stati chiarissimi né nelle metodologie applicate, né sui risultati ottenuti. La volontà di andare a fondo, col rischio di stroncare uno sport, non c’è davvero. Godiamoci questo sport meraviglioso e anche noi, ipocritamente, facciamo finta di credere che chi viene beccato è solo incappato in un incidente di percorso. In uno sport dove velocità, forza e resistenza sono tutto…. è facile immaginare cosa si sia disposti a fare pur di rimanere ad alto livello. Edelman sconterà i suo 4 turni e poi tornerà al menage di prima, sperando che il suo dottore di fiducia non sbagli più i calcoli per farlo risultare pulito antidoping. Come tutti. Come in tutti gli sport professionistici ahimè…

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