Le acque si sono calmate, ma da qui a settembre di movimenti non ne mancheranno: certo, la magnitudine delle mosse accadute negli ultimi sette giorni non è particolarmente alta ma tranquilli, vi terremo compagnia per ALMENO altri due mesi.
Suona minaccioso l’almeno, eh?

1) Honeybadger goes to Texas!

Mossa che personalmente ho amato, in quanto di giocatori come Mathieu se ne trovano veramente pochi: la sua duttilità gli permette di eccellere non solo nel più tradizionale ruolo di free safety, ma pure in quello di nickel cornerback. Non vi sto tentando di dire che sganciare sette milioni di dollari a colui che “deve coprire lo slot receiver” sia un affare, ma considerando la direzione che sta prendendo il gioco avere qualcuno che senza alcun problema possa ricoprire due ruoli è alquanto ideale. Il suo 2017 non è andato come ci si aspettava -61esimo cornerback nel ranking di PFF- però con l’ultimo grave infortunio oramai definitivamente alle spalle attendersi un ritorno ai suoi livelli non è assolutamente irrealistico e se a ciò aggiungiamo pure la natura prove it del proprio contratto, attenzione che l’Honeybadger potrebbe tornare a fare danni.
Houston potrebbe averla fatta grossa.

2) Il nuovo attacco dei Ravens

Crabtree la end zone la trova spesso e volentieri.

Senza usare mezzi termini, per tutta la scorsa stagione l’attacco dei Baltimore Ravens è stato putrido, prevedibile e troppo spesso fuori-sincro: cercare di rimpolpare il pacchetto di ricevitori è l’assoluta priorità di Baltimore in questa offseason ed ora possiamo dire che almeno ci stanno provando. Dopo che l’accordo con Ryan Grant -accasatosi ora ai Colts- è saltato per una visita medica andata male -stendiamo un velo pietoso sulla veridicità dei fatti-, Newsome ha messo sotto contratto i veterani Michael Crabtree e John Brown: i 31 anni di età dell’ex Raiders non dovrebbero essere un problema insormontabile in quanto essere una macchina da touchdown trascende spesso l’età, mentre per quanto riguarda Brown il discorso è completamente diverso in quanto dopo un 2015 da più di mille yards vari problemi di salute lo hanno limitato nelle ultime due stagioni portandolo a ricercare il riscatto con un contratto da un solo anno.
Ci sono ancora dei problemi che deve essere in qualche modo indirizzati -draft- ma se non altro il tentativo di Baltimore di rendere di nuovo un minimo temibile l’attacco è alquanto apprezzabile.

3) Burfict ed il suo grande problema: la stupidità

Il nome Burfict e la parola “sospensione” sono oramai una delle coppie più consolidate dell’intera NFL e per non smentire la propria reputazione inizierà il 2018 in maniera analoga a quanto successo lo scorso settembre, ovvero in tribuna a causa dell’ennesima sospensione: questa volta però a costargli partite non sarà la sua violenza “gratuita” -siamo sicuri che non esista violenza gratuita in questo perverso sport?- ma l’utilizzo di sostanze proibite.
Oramai parlare di opportunità o di seconda chance è puro e semplice spreco di parole fine a se stesso, però ora più che mai Cincinnati dovrebbe cercare alternative a quello che da punto di forza è diventato costante causa di mal di testa.
No hard feelings bro.

4) Rich gets richer

Danielle Hunter, Linval Joseph, Everson Griffen e Sheldon Richardson: non vi sto recitando la depth chart della linea difensiva di un team uscito dal Pro Bowl, ma quella dei Vikings. Mettere sotto contratto un giocatore talentuoso e temuto come Sheldon Richardson altro non fa che aumentare la paura negli offensive coordinator, paura che a questo punto dovrebbe aver toccato livelli quasi mai visti: dopo un paio di stagioni sottotono l’ex Jets e Seahawks avrà l’occasione di strappare il primo contratto “serio” della vita in una squadra nella quale non dovrebbe aver problemi a produrre e riempire per bene il boxscore.
Al momento, Eagles a parte, i Vikings sembrano essere la squadra più completa e profonda di tutta la NFC e nel caso l’esperimento Cousins non dovesse funzionare possono sempre contare su una delle migliori difese -se non la migliore- di tutta la National Football League.

5) Star di nome e -quasi- di fatto

La barba è da MVP però.

Solo tre squadre hanno concesso più rushing yards dei Buffalo Bills nel 2017 e se a ciò aggiungiamo pure la dipartita di Dareus di motivi per farsi prendere dal panico non ne dovrebbero mancare: evidentemente l’affanno della free agency ha avuto la meglio sul buonsenso poiché i Bills per tentare di arginare questo problema hanno reso milionario Star Lotulelei e francamente ciò mi perplime non poco, ma andiamo con ordine. Diversamente da quanto suggerisca il nome -ed il contratto- Lotulelei è un giocatore che negli ultimi anni ha flirtato spesso e volentieri con il termine bust: ovviamente quando si viene scelti nella top 15 del draft le aspettative sono spesso ingiustamente alte, però negli ultimi anni il suo livello di giocate è calato notevolmente fino a farlo precipitare alla 109esima piazza nella classifica di Pro Football Focus. Tutto ciò non giustifica minimamente un contratto da 50 milioni in cinque anni anche se va tenuto conto del fatto che l’allenatore dei Bills, McDermott, è stato il defensive coordinator dei Bills fino alla fine del 2016, quando il livello delle giocate di Lotulelei era decisamente più alto.

6) Un’arma in più per Andrew Luck

Spesso dai tight end appena usciti dal college si tende ad esigere troppo: Eric Ebron ne è la più recente testimonianza in quanto dopo essere stato scelto con la decima chiamata in assoluto nell’oramai leggendario draft del 2014 non è mai stato in grado di produrre come ci si aspetterebbe da un giocatore scelto così presto.
Tagliato dai Lions, il buon Ebron si è accasato quasi immediatamente agli Indianapolis Colts dove con Jack Doyle andrà a formare un’intrigante coppia che dovrebbe garantire al -crediamo- rientrante Andrew Luck due validissime valvole di sfogo soprattutto sul terzo down e, magari, in red zone: chissà che con il barbuto quarterback di Indianapolis non riesca a trovare la via del touchdown con più regolarità poiché gli undici touchdown messi a segno nei primi quattro anni di carriera sono francamente inaccettabili per un giocatore con un potenziale del genere… soprattutto se si pensa che dopo di lui sono stati scelti -in quest’ordine- fenomeni come Taylor Lewan, Odell Beckham, Aaron Donald, Kyle Fuller, Ryan Shazier, Zack Martin e C.J. Mosley.

7) Ed il sette?

Non so a voi, ma a me questo giocatore sembra tranquillamente in grado di essere titolare in almeno metà delle 32 squadre che formano la NFL.
Probabilmente la sua prolungata disoccupazione non dipende da problemi di infortuni, di precisione o caratteriali ma piuttosto da problemi… di ginocchio.

8) Trovare un senso a cosa stiano facendo i Raiders…

Jordy Nelson è uno dei migliori ricevitori della nostra generazione e se qualcuno non la pensa così basta che guardi i suoi numeri per ricredersi: gli anni però sono 33 ed in ruolo del genere sono oggettivamente tanti, quindi perché tagliare il super efficiente -anche se testa calda- Crabtree per un ricevitore più vecchio di lui?
È altrettanto difficile, se non di più, capire come mai i Raiders abbiano deciso di investire su Doug Martin, giocatore che nelle ultime due stagioni ha preso parte a solamente 19 partite correndo in media 2.9 yards a portata.
Gruden ha espressamente dichiarato che la sua intenzione è quella di riportare il football nel 1998: mettere sotto contratto giocatori che hanno già abbondantemente superato il proprio prime non mi sembra la migliore delle idee, però.

9) Gli Steelers non vogliono più perdere tempo

La diaspora di defensive backs di Green Bay è alquanto sospetta.

Dopo aver fatto piazza pulita tagliando vari veterani come Mitchell, Golden e Gay Pittsburgh ha messo sotto contratto il versatile Morgan Burnett: non stiamo sicuramente parlando di un All-Pro però, così come Hyde, Burnett è tranquillamente in grado di marcare tight ends e runningbacks rendendosi pure pericoloso contro le corse grazie ad una tecnica estremamente solida che gli permette di essere efficace nel concludere il tackle.
Per vincere la AFC e raggiungere il tanto agognato Super Bowl bisogna battere New England e, soprattutto, fermare Rob Gronkowski: abbiamo visto che Sean Davis non è in grado di fare ciò, vuoi mai che Burnett ci riesca?

10) Nuggets!

Per rimpiazzare il sopracitato Ebron i Lions si affideranno all’ex Seahawks Luke Willson, che sicuramente non rappresenta un upgrade nel passing game ma grazie alla sua fisicità si renderà sicuramente utile nel tentativo di ravvivare il peggior running game della lega. Ottima mossa quella dei Chargers che assicurandosi Mike Pouncey migliorano notevolmente una linea d’attacco spesso decimata dagli infortuni. Torna a New Orleans il cornerback Patrick Robinson che dopo aver vinto il Super Bowl a Philadelphia fa ritorno nella squadra che lo draftò nel 2010. Interessante quanto fatto dai Tampa Bay Buccaneers che hanno reso Ryan Jensen il centro più pagato della NFL con un contratto da quattro anni per 42 milioni di dollari: buon per lui, meno per i Ravens. Per sopperire all’assenza di Ryan Shazier Pittsburgh si è assicurata Jon Bostic, ex scelta al secondo giro dei Chicago Bears: la speranza è che Shazier faccia quanto prima il suo ritorno.

2 thoughts on “Eligibles: storie dalla free agency NFL, seconda settimana

  1. Mattia, micheal bennett agli eagles!!
    Come vedi l aggiunta sempre in casa eagles del linebacker nelson , ngata e worley?

  2. Ripeto : dovevamo tenere Del Rio,mandare via Downing e rinforzare la secondaria magari tenendo Pagàno (e questo già dall’anno scorso).
    Il “fu” allenatore Gruden vorrà mica ripartire anche con tutti i rosters del ’98 ?
    (mi sa che la prossima stagione non è ancora iniziata ma sia già finita)

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