Parlando con amici e amiche, l’unica cosa che riguarda il football americano che veramente tutti sanno è una: esiste un giocatore chiamato “quarterback”.
Probabilmente tutti lo conoscono perché nei film teen americani c’è il paradigma del brutto anatroccolo che diventa cigno la notte del ballo e viene accompagnata nella palestra allestita per l’occasione -facendo infuriare la bionda cotonata di turno- proprio da lui, il quarterback: a quanto pare questa infatuazione per il leader dell’attacco riguarda pure i general manager, poiché in uno sport in cui gli atleti vengono spremuti e sfruttati -vedasi i runningback- loro sono gli unici giocatori che riescono ad essere pagati sempre profumatamente, anche senza spesso meritarlo.

Fra martedì e mercoledì è accaduto esattamente ciò, uno strano effetto domino che ha stravolto gli equilibri della lega rendendo estremamente ricchi giocatori con cognomi ben diversi da Rodgers o Brady: dai soldi che hanno preso si potrebbe pensare che la mancanza di un quarterback vincente possa provocare allucinazioni che trasformano le persone di cui parleremo a breve nei due suddetti fenomeni agli occhi di vari front office.
Sapete da dove voglio -da dove devo- partire, non può essere altrimenti: se si parla di free agency 2018, il primo nome a far capolino è quello di Kirk Cousins.

Tre anni, ottantaquattro milioni di dollari PIENAMENTE GARANTITI: non male per un giocatore la cui ex squadra aveva cercato ogni possibile ragione per pagare il meno possibile nonostante fosse l’unico dei ventidue titolari che dava loro una seria possibilità di vincere… non male.
Posso capire domande del tipo “Se la mettiamo così Aaron Rodgers quanti ne dovrebbe prendere?” e capisco ancora meglio osservazioni simil “Eh, ottantaquattro milioni per uno che non ha mai vinto una singola partita di playoff?”: posso cercare di farvi presente la situazione infortuni dei Redskins -ad una certa la linea d’attacco era una accozzaglia di giocatori da practice squad messi lì per mancanza di alternative- ma se non la pensate come me non posso farci nulla, effettivamente per convincervi che un essere umano valga OTTANTAQUATTRO milioni di dollari garantiti per intero dovrei avere argomentazioni molto più convincenti.

La prova di Cousins contro i Seahawks rappresenta quanto di più eroico possiate veder fare da un quarterback.

Ma datemi un’altra opportunità, lasciatemi provare a mettermi nei panni dei Minnesota Vikings.
Il livello della squadra è da anni alto, il roster è fra i più completi di tutta la NFL eppure di Super Bowl nemmeno l’ombra: è innegabile che negli scorsi playoff Keenum abbia iniziato a sciogliersi già contro i Saints e se non fosse stato per il miracolo di Diggs sarebbero usciti già al Divisional Round. Cousins è sotto ogni punto di vista un upgrade rispetto a Keenum, su ciò non ci devono essere dubbi. Ma cosa manca per poter vincere? Per poter arrivare fino in fondo?
Forse provare ad investire su un quarterback? Cousins era il miglior quarterback disponibile in questa finestra di free agency, quindi rischiare l’all-in con un giocatore che probabilmente in una squadra più competitiva di partite ai playoff ne avrebbe vinte giusto due o tre ha senso: certo, la magnitudine dell’investimento lascia poco margine all’errore, ma occorre capire che con questa mossa i Vikings si sono messi nella miglior posizione possibile per arrivare fino in fondo.
Se andrà male sarà ricordato come uno dei più grandi flop della storia della free agency NFL, però in caso Minnesota dovesse poi farcela… questa mossa di senso ne guadagnerebbe tantissimo.
Al campo l’ardua sentenza.

Concentriamoci ora su colui che ha di fatto “ceduto” il posto a Cousins, Case Keenum: due anni per trentasei milioni totali sono conseguenza anche dal rapporto personale con Gary Kubiak, uno dei pochi a cui Elway presta ascolto seriamente. La durata del contratto può offrirci più spunti interpretativi, vediamo per primo quello che credo coincida più con la realtà: il front office di Denver è convinto che con un quarterback poco prono ad errori come Keenum ed una difesa forte -ma non come credono in tanti- ritornare ai playoff sia possibile e nel frattempo, perché no, si può spendere la quinta scelta assoluta al prossimo draft per uno dei migliori quarterback disponibili che avrà tempo per svilupparsi ed imparare il mestiere senza scendere in campo. Scenario plausibile ed oltremodo saggio.
Però conoscendo Elway c’è anche il rischio, ed ecco la seconda ipotesi, che l’acquisizione di Keenum unita a qualche scelta al draft spesa nel tentativo di migliorare la linea d’attacco ed il gioco di corse facciano parte di uno strampalato tentativo di mettere insieme un team Super Bowl-bound fondato sulla convinzione che la difesa sia la stessa del 2015: in tal caso buona fortuna John. Comunque vada a finire non ci si può non sentire bene per il giocatore in questione che, nel giro di un anno, è passato da journeyman senza particolari motivi di essere ancora nella lega a uomo mercato da quasi venti milioni a stagione.

Il vero oggetto misterioso di questa sessione di free agency, Teddy Bridgewater.

Passiamo ora a New York, dove si sta sviluppando una situazione decisamente interessante: dopo aver rinnovato l’immortale Josh McCown per un altro anno -dieci milioni di dollari assolutamente meritati-, i Jets hanno messo sotto contratto, sempre per un anno, il rientrante Teddy Bridgewater. La brevità del contratto ed il fatto che tale firma porti in dote all’ex Vikings “solamente” cinque milioni di dollari garantiti ci mettono davanti ad uno scenario tanto suggestivo quanto improbabile: vista la trade che ha portato i Jets a possedere la terza chiamata assoluta al prossimo draft ci si può aspettare che Bridgewater possa essere impiegato come day one starter forte del fatto che in caso di infortunio o di flop ci sia l’iper-affidabile McCown a togliere le castagne dal fuoco, mentre magari questa terza scelta avrà tempo -come nel caso sopra- di svilupparsi senza particolari pressioni. Vista la natura aggressiva della trade con i Colts -la sesta più tre scelte al secondo round per scalare solamente tre posizioni- è lecito aspettarsi che Maccagnan utilizzi questa chiamata per un quarterback, poiché per quanto Barkley sia buono si è visto che sacrificare il proprio futuro per un runningback non è la migliore delle idee. Chiedere ai Saints e Ricky Williams per maggiori dettagli.

C’è il rischio di diventare noiosi e prevedibili, ma pure quanto fatto dai Cardinals con Bradford sembra attenersi al masterplan visto nei due casi precedenti: assicurarsi un veterano tramite un contratto breve per minimizzare i rischi e dar tempo al QB del futuro per svilupparsi senza particolari pressioni. In questo caso, però, con un 2018 particolarmente convincente Bradford potrebbe tentare di strappare un contratto pluriennale ad Arizona -difficile dal momento in cui probabilmente drafteranno un quarterback- o con qualche altro team bisognoso di un veterano dall’indiscutibile ed innegabile talento: penso che i Cardinals di buttare la prossima stagione in nome dello “sviluppo” di un rookie non ne abbiano proprio intenzione ed ecco a voi il motivo per cui questa mossa sembra essere diversa dalle precedenti.
Mossa curiosa quella di Buffalo che mettendo A.J. McCarron sotto contratto per i prossimi due anni sembra volerci dire che gli daranno sì una probabilità di giocare titolare da subito, ma in caso di fallimento non lo scaricherebbero: dieci milioni in due anni sono numeri da backup quarterback, non da titolare, quindi con la dodicesima in assoluto cercheranno un quarterback per iniziare il dopo-Taylor.

Sembra felice Tyrod Taylor!

A proposito di Taylor… situazione a dir poco interessante la sua. Cleveland ha sicuramente intenzione di farlo giocare da subito, ma non selezionare un quarterback con nessuna delle due scelte al primo round -prima e quarta- sembra un azzardo troppo grosso, anche se con i Marroni non si può dare mai nulla per scontato.
Mettere Taylor a disposizione di un coach creativo come Jackson dovrebbe giovare ad entrambi, poiché per quanto eloquente possa essere il record di 1-31 occorre tenere presente il livello medio del roster in queste due stagioni: pure Taylor può essere visto come “vittima” di una circostanza avversa in quanto probabilmente nessuno ha schierato un corpo di ricevitori scarso -e scarno- come quello dei Bills.
Occorre anche tenere presente che l’ex Buffalo offre a Cleveland qualcosa tanto basilare quanto fondamentale per avere successo: negli ultimi tre anni ad Orchard Park ha lanciato 16 intercetti, sei in meno dei 22 lanciati da Kizer nella sola scorsa stagione, dove si è tristemente reso noto per la tragicomica tendenza di commettere turnover nei pressi della end zone… non esattamente ciò che permette ad una squadra con un organico del genere di portare a casa partite!
Non vi sto dicendo che sarà lui lo starter del futuro prossimo dei Browns, però a questo punto ha una concreta possibilità di dare quella tanto agognata stabilità nella posizione più importante del gioco: ciò è indispensabile pure nel caso in cui si draftasse un quarterback, in quanto fornirebbe lui tempo per rendere l’ingresso in NFL il più indolore possibile.

È divertente pensare a come spendiamo mesi a raccontarvi come siano le difese a vincere i titoli -ultimo Super Bowl a parte- e convincervi che tale O-linemen sarà colui che permetterà alla squadra X di sbloccare finalmente il gioco di corse et cetera et cetera per poi alla fine ritrovarci sempre al punto di partenza: senza una soluzione stabile ed efficace al problema “quarterback” un team non può pretendere di fare strada in postseason… se ci arriva.
Almeno che nella panchina di quella squadra ci sia il prossimo Nick Foles… che a proposito, Nick Foles? Che fa? Dopo aver vinto l’MVP nella partita più importante della storia degli Eagles torna a sedersi in panchina alle spalle di Wentz?
Veramente?
Quando si parla di quarterback purtroppo è così, non si fa in tempo a finire un articolo che c’è già materiale -e tanta speculazione- in abbondanza per un altro: noi di ciò sicuramente non ce ne lamenteremo mai.

9 thoughts on “La settimana più bella per essere un quarterback

  1. Mattia, te la butto lì, ma i Vikings per ambire al SB non potevano offrire una valanga di scelte future per provare ad accaparrarsi R. Wilson? Seattle è orientata al rebuilding, o almeno queste sembrano le intenzioni attuali di Pete Carroll.

    • Bella mossa sarebbe stata! Io credo che wilson sia un punto fermo a seattle, se lo tengono bene stretto

    • Interessante la questione, ma nel momento in cui c’è Wilson a roster Seattle non può di sicuro pensare a ricostruire: non vinceranno la division ma state tranquilli che quando sarà dicembre probabilmente li vedremo ancora una volta lì a giocarsela.

  2. anch’io la butto lì : Foles a N.E.,un anno di panchina poi titolare per almeno tre stagioni…(prestazioni positive permettendo)

    • Non me la sento di dirti -comunque finirà- che Tom Brady giocherà solamente un altro anno.

      • Mattia io non capisco come fai a vedere di buon’ occhio la mossa dei Vikings con l’acquisto di Cousins.
        Bradford era molto più forte, potevano riprovare con Bridgewater.
        Vedi io seguo i dettagli: nei playoff di 2 anni fa Cousins contro i miei Packers è partito alla grande con 2 TD pass al fortissimo TE Jordan Reed e alla fine del primo tempo i Redskins stavano in vantaggio.
        Nel secondo tempo però non ha combinato nulla.Questa è a mio modo di vedere mancanza di personalità.E i Packers hanno dilatato e vinto senza problemi.
        Invece 3 anni fa se ti ricordi Bridgewater ha giocato una partita di playoff contro Seattle, una partita pazzesca a – 24 gradi.
        Dopo che i Vikings stavano da un bel pezzo in vantaggio 10 9 Seattle ha segnato un calcio e si è portata avanti, a quel punto con 2 minuti da giocare il buon Teddy si è rifatto il campo è ha portato il proprio kicker a calciare dalle 30 yard che poi ha fallito.
        Però Teddy il campo se l’è fatto senza problemi contro una super difesa.Personalita’.
        Io gli avrei dato un’altra possibilità al posto che prendere l’inutile capitano Kirk

        • Ciao!
          Osservazioni interessanti e legittime, però attenzione che bollare come mancanza di personalità una seconda metà di gioco di una SINGOLA partita potrebbe essere pericoloso: che si tratti di involuzione anche del coaching staff? Della difesa?
          Il bello di Cousins è questo, tiene dibattiti accesi anno dopo anno… vedremo!

    • Foles a NE non sarebbe una cattivissima idea, però se non sbaglio ha già 29 anni e non so se gli converrebbe andare a fare panca per almeno un apio di anni (anche io non sono sicuro per nulla che Brady giocherà solo più un anno). A Seattle invece credo possano fare di tutto per ricostruire la squadra partendo però da un unico punto fermo che è proprio Wilson. Come vorrei che Miami pescasse un buon QB al draft…., dopo i 4 dell’ave Maria che non credo arriveranno (Rosen, Allen, Darnold e Mayfield) c’è ancora qualcosa di buono?

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