Fra un paio di giorni, il 14 marzo per essere precisi, si apre ufficialmente la free agency e come ogni anno possiamo star certi che vedremo giocatori firmare contratti impressionanti; il problema di quest’anno è però uno e piuttosto semplice e nasce sotto forma di domanda: chi si merita veramente il prossimo contratto che -come ogni anno- diventerà lo standard per chi vuole essere (stra)pagato in una certa posizione?
Io credo nessuno, Norwell a parte.

Ecco qua uno dei nuovi cornerback dei Rams, impressionanti in questo inizio di free agency.

L’aggressività dei Browns, dei Rams e dei ‘Niners può sorprendere, in quanto tutte e tre le franchigie godendo di buono spazio salariale si sono rese protagoniste con trade alquanto imprevedibili: le cose da mettere in evidenza in questo caso sono due, ovvero il fatto che tutto ciò sia successo PRIMA dell’apertura ufficiale della free agency e, soprattutto, nessuno dei giocatori coinvolti in queste trade -Sherman a parte, comunque non arrivato a San Francisco via trade- era un vero e proprio free agent, o almeno non ancora.
Ciò è sicuramente bizzarro, ma se visto con occhio critico mette in evidenza una scomoda e cruda realtà, ovvero che la free agency di quest’anno non ha molto da offrire: di Cousins -per forza di cose il miglior giocatore disponibile- ne stiamo parlando oramai da mesi, avendolo ormai elevato a livelli di “salvatore di franchigie” simil-Brady o Rodgers, e questo altro non è che il più lampante esempio dell’effetto free agency, ovverosia quell’illusione pompata dalla disperazione dei vari front office che a causa di una deprimente mancanza di alternative trasforma un giocatore buono in eccellente.
Questo effetto sarà il vero protagonista di questa sessione, perciò siate pronti a non stupirvi.

Della situazione quarterback ne abbiamo già parlato approfonditamente, perciò spostiamoci da qualche altra parte… runningback, per esempio. Il fatto che loro siano i giocatori meno apprezzati di tutta la NFL lo si vede dalle cifre degli ingaggi, ridicole se si pensa a quanto breve sia la loro carriera, e tolto il solito immancabile Bell -vittima numero uno di quel perverso meccanismo chiamato “franchise tag”- gli altri nomi disponibili non ci fanno sicuramente spellare le mani: Hyde per un motivo o per l’altro di superare le 1000 yards non ne vuole sapere, Lewis sembra essere l’ulteriore prova del fatto che a Foxboro’ scorre un’acqua magica che trasforma ogni giocatore snobbato dagli altri team in una mezza superstar, DeMarco Murray ha 30 anni e tante portate in saccoccia, Crowell è lì lì per avere il breakout year ormai da tre anni… devo andare avanti? Capite dove voglio arrivare? Contando la profondità nella posizione del prossimo draft, mettere sotto contratto uno di questi giocatori non ha assolutamente senso, in quanto per prima cosa un contratto rookie è sicuramente più economico e, aspetto decisamente più importante, nessuno di questi halfback sembra essere in grado di garantire una produzione capace di alterare i destini di una franchigia, cosa che un rookie scelto al terzo turno -sto parlando di te, Alvin Kamara- potrebbe tuttavia fare.
Però, fidatevi, qualcuno di loro verrà pagato -dire “strapagato” in questa posizione è impossibile- perché quando si hanno tanti soldi a disposizione ed una possibilità concreta di usarli, gli errori sono sempre dietro l’angolo.

Ha ancora senso investire su Sammy Watkins?

Parliamo per un attimo della mia posizione preferita, dei wide receivers: il panorama pure in questo caso non è particolarmente florido, ma team con disperati bisogni -ehm ehm, Ravens, Bears e Panthers- vedranno in gente come Robinson e Watkins salvatori in grado di rianimare attacchi decisamente inconsistenti, però… volete la verità? Watkins dopo aver accumulato più di 2000 yards nei primi due anni di carriera ha superato a malapena le 1000 nei successivi due mostrando poca affidabilità ed una propensione all’infortunio decisamente preoccupante, mentre il curriculum di Allen Robinson nasce e muore attorno al numero “2015”, ovvero l’anno in cui riuscì a guadagnare 1400 yards ed a mettere a segno 14 TD. Nessuno di loro può essere definito “wide receiver one”, però per necessità di cose parecchi team si scanneranno per assicurarseli: il potenziale c’è, ma per strappare certi contratti serve ben più del potenziale, servono anni su anni di produzione.
Eppure con dieci squadre con più di 40 milioni di salary cap liberi, probabilmente a dare major money ai suddetti giocatori di problemi ce ne saranno ben pochi.

L’importanza di una buona linea d’attacco è stata palesata dagli Eagles che anche grazie ad una linea di primissimo livello sono riusciti a portare a casa il primo Lombardi della loro storia: team con disperati bisogni potrebbero ricoprire d’oro buoni giocatori scambiandoli più per necessità che per virtù per i nuovi Jonathan Ogden o Orlando Pace. Il miglior tackle disponibile? Nate Solder. Il suo palmares? Due Super Bowl vinti da titolare, zero Pro Bowl e zero All-Pro, First Team o Second Team che sia: eppure probabilmente guadagnerà più di 10 milioni a stagione, in quanto se un disastro ambulante come Russell Okung guadagna più di 13 milioni all’anno, per quale logica Solder dovrebbe guadagnarne di meno?
Ho scritto “logica”, rendendomi conto solo ora che di logica nella free agency NFL ce n’è ben poca, in quanto contratti “a caso” come quello di Okung resettano completamente tutto il mercato, arricchendo notevolmente giocatori buoni ma non eccellenti.

Difficile capire se il 2017 di Lawrence sia stato un caso di “one year wonder”.

Immediatamente dopo i quarterbacks, i giocatori più ambiti sono proprio coloro che rendono la vita difficile ai quarterbacks, ovvero gli edge defender, e qua il piatto piange: contando che Ansah e Lawrence sono stati “taggati”, il miglior pass rusher disponibile sembra essere Adrian Clayborn, ossia colui che ha atterrato Dak Prescott sei volte quel giorno in cui mancava Tyron Smith, o se abbiamo il coraggio di guardare solamente i numeri e non l’età, Julius Peppers che nonostante le 37 primavere ed un ridotto numero di snap è riuscito a mettere insieme un’altra stagione da 10+ sacks: questa posizione è emblematica, rappresenta a pieno la free agency di quest’anno, dove le rarissime stelle non sono più disponibili a causa di franchise tag e un cumulo di buoni giocatori si sta preparando ad ingannare il front office di turno che per disperazione e “noia” lancerà loro contratti non motivati dalla produzione sul campo.
Non sto mica dicendo che ogni firma corrisponderà ad un “bust”, però la free agency di quest’anno è indubbiamente fra le più deludenti dell’ultimo lustro in quanto Cousins a parte non sembrano esserci giocatori per i quali i team possano scannarsi e francamente, per quanto sia deludente per un wannabe giornalista, è giusto così.

Per onor di cronaca spostiamo la lente d’ingrandimento sulla secondaria, dove fra i nomi più appetibili troviamo Malcolm Butler, Trumaine Johnson, Lamarcus Joyner, Prince Amukamara e Rashaan Melvin: Butler a parte, ci troviamo di fronte a giocatori che potrebbero indubbiamente avere carriere produttive, ma come si può giustificare un investimento ingente per ragazzi che al massimo hanno avuto due stagioni giocate a livelli buoni?
Non è un buon anno per avere tanto spazio salariale, e se io fossi il GM dei vari Jets, Browns e Colts aspetterei ad essere aggressivo, mettendo piuttosto le basi per una ricostruzione che dovrà essere completata il prossimo anno.

Costruire una squadra attraverso la free agency è alquanto pericoloso, tutti ci ricordiamo il fallimento del “Dream Team” degli Eagles, e se qualcuno dovesse citarvi i Jacksonville Jaguars come esempio di squadra diventata competitiva proprio grazie a quanto fatto durante le prime settimane di marzo, probabilmente avrà bisogno di una rinfrescata di memoria: Bouye, Campbell e Jackson sono sì arrivati nella free agency, ma il nucleo della difesa, ovvero Ramsey, Smith, Jack, Ngakoue e Fowler sono stati tutti selezionati al draft. Cosa ricavare da questo ragionamento? Probabilmente che la free agency è ideale per completare un roster, per tappare i buchi e migliorare la profondità, non per costruire da zero una squadra e l’esempio più importante viene, indovinate un po’, dai New England Patriots maestri pure in questo: con il draft metti le fondamenta, dai un’identità al team, mentre con la free agency correggi ciò che non va e, nota bene, questo non significa mettere sotto contratto il miglior giocatore disponibile, poiché spesso basta rimpiazzare un giocatore la cui produzione è stata sotto la media con uno appena sopra la media, non con un giocatore che renda il ruolo in cui gioca il punto di forza della squadra, ma con uno che semplicemente non lo renda il punto debole.
Tutti questi sofismi da offseason verranno sbugiardati da quanto succederà in regular season -come ogni anno d’altronde- ma ciò che posso affermare con tutta tranquillità è che sì, ci saranno mosse che ci esalteranno, ci saranno contratti che faticheremo a comprendere, ci saranno trade, tagli, contratti “prove it” da un anno, ma ciò avverrà in un ambiente consapevole che quanto succederà nei prossimi giorni difficilmente riuscirà a cambiare i destini e gli equilibri della stagione NFL 2018, per la semplice mancanza di giocatori di primissimo livello disponibili.
Buona free agency a tutti, dopotutto un po’ di gioia è comprensibile: è il primo assaggio di football da un mese a questa parte.

8 thoughts on “Il punto sulla free agency NFL

  1. Mattia complimenti x l articolo,
    Come giudichi per ora il mercato dei browns?
    Landry, taylor, shields?

      • Grande Mattia ci hai visto giusto questa free agency è stata una cosa incommentabile.
        Cousins a Minnesota proprio non lo capisco per 82 milioni in 3 anni.Follia.
        Cleveland che compra tutti con un sacco di scelte al draft.Mah
        Invece ho visto con mio stupore che Green Bay ha preso un DE, Wilkerson dai Jens a una cifra abbastanza affaristica per noi è a tale proposito mi sapresti dire che è il nostro nuovo Defensive Coordinator?
        Non so nulla di lui, gioca con la 34 o 43?
        Grazie e un saluto

        • Il nuovo DC è Mike Pettine, usa principalmente il 3-4 anche se a volte mischia le carte passando al 4-3.
          Non dovrebbe far male, o almeno, peggio di Capers.

          • Pettine é stato l’allenatore dei Cleveland Browns?

  2. Mattia, Jordi Nelson potrebbe arrivare a Baltimore??
    Si parladi un interessamento su eric ebron

    • Baltimore è solita a mettere sotto contratto ricevitori veterani appena tagliati dal loro team storico -Mason e Smith per esempio- anche se credo che serva molto di più all’attacco dei Ravens per diventare anche solo lontanamente competitivo.

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