1) LA SITUAZIONE DI DESHONE KIZER CONFERMA LA PESSIMA GESTIONE DEI BROWNS

Un mese abbondante di campionato non può che indicarci l’ennesima cattiva gestione di un rookie quarterback gettato nella mischia troppo presto dai Browns. E’ una situazione che rispecchia fedelmente lo stato di caos di una franchigia impossibilitata da un numero altissimo di fattori dall’uscire da uno stato di crisi costante, e che rispecchia fedelmente un ruolino di marcia che ha visto la squadra vincere 4 delle ultime 37 partite in cui è scesa in campo.

Le strade percorribili sono semplicemente due, la prima vede Hue Jackson direttamente responsabile dell’aver ritenuto già pronta una matricola evidentemente bisognosa di passare più tempo sulla linea laterale a studiare le circostanze del gioco professionistico, la seconda ricade invece su una dirigenza che non ha fatto niente per fornire un quarterback titolare decente e permettere a Kizer di fare di questa annata un momento di transizione importante, sbagliando una decisione che non può che generare sfiducia. Questo significa che le numerose lezioni già fornite dalla Nfl in materia non sono state di sufficiente esempio ai Browns, che in questo accidentato percorso sono già inciampati in passato, e poco si può pretendere a livello di vittorie se la cultura generale di spogliatoio e management continua a non variare in maniera significativa.

Per Jackson è assai contraddittorio spiegare a Kizer di non giocare sufficientemente bene cinque settimane dopo averlo dichiarato a suo agio, il giovane regista da Notre Dame avrebbe meritato invece di seguire un percorso simile a quello di Mitch Trubisky o similari, magari in maniera ancora più estesa. I Browns si trovano quindi con un dilemma da sciogliere che riguarda il far partire Kevin Hogan da titolare già dalla prossima gara contro Houston ed azzerare mentalmente Kizer dal suo 50% di completi con un rapporto tra mete ed intercetti di 3 a 9, valido per un rating di 49.5, peggior dato Nfl, oppure dargli un’ulteriore possibilità di riscatto.

Continuando su questa strada, l’unica cosa che potrebbe venire ri-azzerata potrebbe essere proprio il coaching staff. Per l’ennesima volta…

2) CAM NEWTON STA TORNANDO IN SALUTE

Forse era solamente questione di tempo. L’inizio di stagione dei Panthers non è stato certo eclatante, composto da un paio di vittorie poco convincenti ed un’allarmante sconfitta contro i Saints, quest’ultimo un episodio che potrebbe essere ricordato come punto di svolta qualora le cose prendessero la stessa piega di due anni fa, quando Carolina era una potenza sostanzialmente inarrestabile. E’ esattamente a quell’apice che la squadra di Ron Rivers desidera tornare, e la salute di Cam Newton è determinante per riuscire a toccare di nuovo quei picchi.

Non è facile misurarsi con un campionato Nfl ritrovandosi a partecipare in maniera limitata ad un training camp, tutte le ripetizioni estive mirate all’affinamento dell’intesa con i propri compagni vecchio e nuovi e l’installazione del nuovo playbook sono passaggi obbligati per poi replicare il tutto adeguatamente una volta che le partite ufficiali cominciano. E’ stato certamente un bene l’aver praticato la massima cautela verso la spalla chirurgicamente riparata del Superman del North Carolina, ed ora che Newton sta progredendo verso il 100% della condizione fisica e della sicurezza mentale i risultati si sono certamente fatti notare.

Nelle ultime due settimane è arrivato un messaggio chiaro a tutta la Nfc, ovvero che i Panthers sono pronti per una nuova corsa al top della loro Conference dimenticandosi di tutte le frustrazioni di un 2016 ben sotto il par. L’attacco ha segnato 30 punti di media contro Patriots e Lions, due squadre in lizza rispettivamente per titolo e playoff, e la sincronia con i ricevitori sta funzionando così bene che la produttività non sta risentendo dell’inserimento di un paio di nuovi protagonisti offensivi. Newton, che sta tenendo un rating di 130 punti in queste due ultime apparizioni, sta costruendo ottime connessioni sia con Devin Funchess, 123 yard e 3 mete nelle ultime due settimane, e soprattutto con il tight end Ed Dickson, che nel medesimo arco temporale ha prodotto 240 yard, ivi compreso l’exploit di 175 prodotto contro Detroit, eliminando ogni tipo di preoccupazione per l’assenza forzata di Greg Olsen.

La linea offensiva sta tenendo in maniera del tutto sufficiente permettendo a Newton di eseguire le sue letture ed ai ricevitori di eseguire tracce superiori alle 10 yard nonostante il centro Ryan Kalil non sia ancora sceso in campo a causa di un infortunio al collo, mentre dall’altra parte della barricata c’è una difesa che sta giocando al livello delle migliori dieci del campionato incidendo in tutte le fasi del gioco, una bella combinazione per una squadra che ha voglia di tornare a fare tanta strada, e che tra qualche ora avrà l’opportunità di misurarsi con Philadelphia nello scontro tra due delle tre compagini della Nfc giunte a quota 4-1.

3) LA DISASTROSA STAGIONE DEI GIANTS DERIVA ANCHE DALLE DECISIONI DEL FRONT OFFICE

In una domenica costata la quinta sconfitta consecutiva e la rottura della già malmessa caviglia della superstar indiscussa di squadra, la situazione dei Giants non potrebbe essere diventata più nera. Di certo la sfortuna ha giocato un ruolo determinante accanendosi contro il reparto ricevitori di un Manning mai così spaesato che si è visto togliere dal campo ben quattro bersagli in una sola gara, ma lo 0-5 che sostanzialmente chiude qui il campionato dei Big Blue è da ricondursi anche alle cattive decisioni prese negli ultimi anni, che hanno pesato sulla poca competitività di una franchigia che si porta appresso sempre gli stessi vuoti.

Se da un lato è fin troppo facile farsi accecare dalla luminosità delle scelte di Odell Beckham e Landon Collins, due giocatori senza dubbio straordinari, dall’altro è necessario osservare attentamente com’è stata composta questa squadra e trarre le logiche conclusioni. La linea offensiva è un completo disastro ed il giocatore su cui si è spesa una prima scelta 2015, Ereck Flowers, non ha mai dimostrato di essere adatto ad un’adeguata protezione del quarterback, il ruolo di running back non possiede soluzioni di continuità tra free agent di terza fascia pagati a peso d’oro (l’esempio è datato ma valido, Rashad Jennings) e scelte anche in questo caso errate come al momento pare essere Paul Perkins, ed il settore linebacker non ha un playmaker degno di tale nome da tempo immemore.

Gli errori più grandi sembrano tuttavia essere stati commessi in fase di free agency, fase di mercato cui il general manager Jerry Reese ha fatto ricorso per riparare alla poca profondità di molti ruoli dell’ultimo triennio. Già detto di Jennings, ci sono da ricordare le firme di Brandon Marshall (33 anni, 30.8 yard a partita senza mete) e Dwayne Harris (poco più di uno special teamer) per rimpinzare la batteria di ricevitori, così come non convincenti si sono rivelati essere i contratti elargiti a J.T. Thomas e Jonathan Casillas, il cui contributo per sollevare la parte mediana della difesa è stato assai poco tangibile.

Non pochi problemi da risolvere tutti assieme, per una squadra che ha già finito di giocare e che presto dovrà decidere sulla sorte del proprio head coach.

4) PHILADELPHIA STA BRUCIANDO LE TAPPE

Non è mai facile ripartire da zero nella Nfl, soprattutto quando ci si affida alla poca esperienza non riuscendo a calcolare con precisione come possano cambiare le aspettative da un anno all’altro. Per questo si è sempre provata una certa cautela nel discutere delle ambizioni degli Eagles, passati dai tredici anni trascorsi con grandi soddisfazioni sotto le direttive di Andy Reid all’illusorio periodo di Chip Kelly, e dall’anno scorso ripartiti da Doug Pederson e Carson Wentz, ambedue matricole nei loro rispettivi ruoli.

Il quarterback proveniente da North Dakota State ha giocato un’incoraggiante annata da rookie combinando una partenza esaltante a momenti alterni giunti più in là nella stagione, terminando la sua prima esperienza professionistica con un buonissimo giudizio complessivo, fatto da tante belle promesse ed errori su cui lavorare in prospettiva dopo aver disputato tutte e 16 le gare di regular season, un chiaro segno della sua maturità e della sua capacità di adattarsi istantaneamente all’atmosfera di Lega nonostante la sua provenienza da un College di caratura nettamente inferiore rispetto alla media.

Wentz sta bruciando le tappe, perché non sta certo affrontando un miglioramento graduale in queste prime cinque partite del 2017, ma si sta imponendo settimana dopo settimana confezionando giocate ad alto voltaggio elettrico, dirigendo quello che attualmente è il sesto più prolifico attacco Nfl per punti di media ed il terzo per yard prodotte ad apparizione. Il segnale più incoraggiante è rappresentato dai 10 passaggi da touchdown confezionati fino a questo momento, quando 16 erano stati quelli prodotti in tutta l’annata d’esordio, e se i numeri raccontano solo una parte di verità di questa bruciante progressione molto si deve anche agli istinti del singolo, un attributo non soggetto a calcoli e misurazioni di alcun genere, ed alla sua capacità di comprendere le situazioni in campo, certamente frutto di un anno di esperienza e del lavoro eseguito in fase di revisione delle vecchie gare.

La West Coast Offense targata Doug Pederson sta funzionando a meraviglia garantendo produzione ed equilibrio, e Wentz sta migliorando ogni compagno attorno a sé. Un forte contributo è rilasciato da una linea offensiva solida che sta giocando ad alto livello in tutte le fasi del gioco formando tasche pulite e praterie per le corse, fattori cui si aggiunge la grande capacità del quarterback di evadere dalla pressione grazie alla notevole mobilità, creando nel contempo maggiori possibilità per i ricevitori nel rendersi liberi, aspetto di cui stanno beneficiando sia Zach Ertz, asceso oramai alla categoria-lusso dei tight end, e Nelson Agholor, non più un oggetto misterioso ma una bellissima realtà in corso di fioritura.

5) LA DIFESA DEI JAGUARS STA DIVENTANDO DOMINANTE

Abbiamo parlato spesso dei Jaguars in queste righe, e lo facciamo volentieri dato che la squadra sta finalmente mostrando segni di netta ripresa dall’oblio delle passate stagioni, e sta dimostrando che ancora una volta, se un roster viene allestito come si deve dando continuità al progetto, anche il più buio dei periodi storici può essere allontanato con facilità.

La difesa di Jacksonville sta facendo sempre più rumore mano a mano che le settimane passano, ma quanto combinato a Pittsburgh domenica rischia di diventare un chiasso assordante in grado di affermare il reparto nei piani alti della Nfl. Il trattamento riservato a Ben Roethlisberger è stato addirittura imbarazzante, cinque intercetti di cui due riportati in meta per spezzare in due la gara nel terzo quarto (il conto sale quindi a quattro mete difensive in cinque partite…), due sack, una miriade di passaggi deviati, Le’Veon Bell fermo a 93 yard dallo scrimmage, tutte componenti che ben identificano una delle peggiori sconfitte casalinghe dell’ultima decade di una delle squadre più continue di tutta la Lega.

E’ un dominio frutto dell’ottimo lavoro del management nell’assemblare una difesa fresca, aggressiva, tatticamente difficoltosa da sovrastare, composta da intelligenti scelte al Draft come Jalen Ramsey, che sta ascendendo vertiginosamente le gerarchie dei cornerback più efficaci della Nfl solamente al suo secondo anno tra i pro, come Telvin Smith, che da un triennio si è imposto quale regista difensivo di primo livello, come Myles Jack, per il momento una scommessa vinta contro le precarie condizioni di salute pre-Draft 2016, e contornata da firme in free agency che si sono rivelate più che adatte al plasmare l’identità di questa difesa grazie agli arrivi, in tempi diversi, di Malik Jackson, Calais Campbell, Barry Church e Tashaun Gipson.

E’ un lusso che permette di annientare gli Steelers a casa loro con un Bortles da 95 yard ed un intercetto (con la generosa collaborazione, va detto, di Leonard Fournette). E’ un lusso che permette di sognare la vetta divisionale e dei playoff che non dovrebbero essere alla portata di una squadra attrezzata di uno dei peggiori registi della Lega. E’ un lusso che permette di pensare in grande.

6) LE SPECULAZIONI SU BEN ROETHLISBERGER SONO DIVENTATE INEVITABILI

Finora gli Steelers non hanno quasi mai giocato secondo le loro potenzialità, o meglio, secondo quelle che si presumevano essere le loro potenzialità. I dati di presunzione arrivano certamente da quanto fatto vedere l’anno scorso con un attacco sostanzialmente identico a livello di protagonisti, quindi con la squadra in grado di schierare tre superstar ed una linea offensiva di granito, ma a conti fatti il reparto non ha mai girato a pieno ritmo in questo nuovo campionato, e molte frecce di responsabilizzazione si stanno pericolosamente rivolgendo in direzione di un Big Ben che sembra in netto calo.

Difficile capire con esattezza quanto le sue prestazioni siano condizionate da anni di botte ed operazioni e dall’inevitabile calo fisiologico che prima o poi anche i grandi campioni patiscono, tuttavia la logica porta a connettere il rendimento a tutte le chiacchiere estive sul suo possibile ritiro, cercando di comprendere se davvero Ben stia per giungere al canto del cigno. Il potenzialmente fantascientifico attacco di Pittsburgh al momento non è in sincronia, il che rappresenta la peggior notizia possibilmente immaginabile per una disciplina dove il tempismo e la sintonia stanno alla base della riuscita di tutto, e quando si comincia il gioco delle responsabilità cinque intercetti non possono passare inosservati.

Questo non significa che la colpa sia a carico completo del numero sette, ma è in ogni caso una statistica in grado di fare il botto, perché la consistenza degli Steelers degli ultimi dodici-tredici anni raramnte è stata colpita da prestazioni di questo tipo, e quando si è abituati all’eccellenza tutto risuona in maniera più pesante. Collegare quindi i cinque passaggi errati di Roethlisberger, suo peggior dato di carriera, ed il fatto che Pittsburgh avesse perso solo una volta in casa per più di 20 punti durante l’era-Big Ben va solamente ad aggiungere sale in una ferita aperta.

Il problema è che la frustrazione sta portando ad evidenti problemi che sono davanti agli occhi di tutti. Le’Veon Bell si è espresso pubblicamente nei riguardi della discrepanza tra il numero di portate a suo favore ed i 55 lanci effettuati dal suo quarterback nella gara persa contro i Jaguars, Antonio Brown è già scoppiato una volta sulla sideline creando distrazioni non necessarie, e la offseason non è stata facile dovendo gestire le incertezze di Big Ben e lo sciopero di Bell per il mancato prolungamento contrattuale. Tutti fattori che a fine anno rischiano di pesare.

7) ALEX SMITH E’ MOTIVATO COME NON MAI

La spettacolare stagione dei Chiefs è certamente alimentata dalla grandissima presa di Kareem Hunt, già stabilitosi tra i giocatori più pericolosi che esistano in circolazione, ma molti dei meriti di questo grande inizio di campionato e delle rosee aspettative vanno senza dubbio assegnati ad Alex Smith. Sicuramente molto ha a che vedere con la selezione di Patrick Mahomes, un evento che ha in qualche modo acceso una spia sull’avvenire in Kansas dell’ex-prima scelta assoluta dei Niners, d’altro canto ogni giocatore ha un carattere diverso e di conseguenza un modo differente di reagire alle situazioni, e Smith ha senza dubbio scelto deciso di attuarne uno molto convincente.

Se Mahomes può essere il futuro, Smith ha scritto chiaramente che il presente è lui, e che le possibilità di raggiungere e vincere un Super Bowl passano soprattutto dalla sua capacità di condurre questa squadra in là durante i playoff. La questione è solo in parte numerica, ma va in ogni caso sottolineato che mantenendo ritmi di questo genere Alex potrebbe frantumare e non di poco quanto messo assieme nelle dodici stagioni passate, e non si possono non strizzare gli occhi dinanzi al 76% di completi, che pare una statistica quasi irreale se estesa su cinque partite. Uno degli aspetti che colpisce maggiormente riguarda il netto miglioramento delle statistiche personali in fase di conversioni particolarmente difficoltose, con più di 10 yard da prendere ed un terzo down da convertire, situazioni che Smith ha spesso convertito positivamente nonostante esegua sempre il solito movimento, uscire a lanciare verso destra, grazie ad istinti particolarmente efficaci.

Sono giocate che il quarterback da Utah sta mettendo in piedi in ogni partita, marcando la differenza con un 2016 dove un qualsiasi terzo down poteva già significare l’ingresso in campo del punter tanto poche erano le probabilità di riuscita, mentre oggi parliamo di un giocatore che sta completando l’80% (!!!) dei tentativi superiori alle 20 yard di gittata con punteggi di rating stratosferici. Che sia finalmente giunta l’ora di mettere a tacere tutti i sudditi del concetto di game manager? A voi il giudizio.

8) I JETS HANNO COMPIUTO L’IMPENSABILE, MA SENZA AFFRONTARE AVVERSARI DIGNITOSI

Una vittoria è sempre una vittoria, ma anche una sorprendente striscia positiva come quella allestita dai Jets va giudicata secondo un punto di osservazione che deve tenere conto delle circostanze, ed in questo caso l’unità di misura non può che essere rappresentata dalla qualità degli avversari affrontati fino a questo momento. Alla squadra del comunque lodevolissimo Todd Bowles va il merito di non aver mollato gli ormeggi dopo uno 0-2 iniziale che aveva fatto presagire ben di peggio (date anche le disastrose premesse pre-stagionali…), e le tre vittorie consecutive raccolte dalla New York bianco-verde rappresentano quanto di più inatteso si potesse prevedere in questa presente stagione, in particolar modo se pensiamo che molti addetti ai lavori avevano pronosticato questa squadra come non in grado di vincere nemmeno una partita.

Un’occhiata alla classifica della Afc East fa pensare di essere stati colpiti in testa da una mattonata per quanto improbabile pare vedere i Jets appaiati a Patriots e Bills in cima al raggruppamento, ma la sensazione di sorpresa crediamo venga presto superata quando si riflette sull’effettiva consistenza di chi si è opposto a New York fino a questo momento, pensando più coscienziosamente che la parte più difficile – e quindi più veritiera – del campionato debba ancora arrivare.

Un altro fattore determinante nel tentare di stendere un giudizio complessivo è rappresentato dai molti problemi di squadra, vuoti che persistono più o meno dappertutto. Si attendono anzitutto notizie dalla linea difensiva, che nonostante la presenza di elementi come Muhammad Wilkerson e Leonard Williams non ha ancora prodotto un singolo sack, la pressione è giunta per esclusivo merito dei blitz ed in ogni caso i sette atterramenti del quarterback rappresentano una statistica deficitaria rispetto al meglio che la Lega può offrire. L’attacco è assai sbilanciato e vive sull’occasionale giocata a lunga gittata, in particolar modo un gioco di corse che ha visto Bilal Powell ed Elijah McGiure esplodere in singole portate, e che ora vede minate le proprie possibilità dallo stato di salute di Powell medesimo nonché di Matt Forte, accorciando pericolosamente la coperta. A ciò vanno aggiunte le annose problematiche della situazione quarterback ed un numero di penalità folle, che denota grosse mancanze in fase di esecuzione.

Per battere la Miami attuale o disastri come Cleveland tutto può essere sufficiente, per aver ragione dei Patriots crediamo ci voglia ben altro.

9) JADEVEON CLOWNEY DIVENTA PIU’ IMPORTANTE CHE MAI

In una domenica dove gli infortuni gravi si sono particolarmente concentrati, i Texans sono certamente risultati tra le squadre maggiormente colpite. Nel giro di poche azioni la difesa ha perso due pilastri come Whitney Mercilus (strappo ai muscoli pettorali) e soprattutto l’idolo J.J. Watt (frattura al piatto tibiale, in circostanze peraltro davvero sfortunate per la casualità), manifestando un beffardo destino nei riguardi di una delle difese più solide della Afc proprio nel momento stesso in cui la franchigia ha trovato la soluzione che cercava nel suo unico chiaro vuoto, il ruolo di quarterback.

Si aggiunge da una parte, si leva dall’altra, questa è l’equazione che Houston deve assolutamente smembrare per continuare una corsa che la sola presenza di Deshaun Watson ha reso di nuovo possibile. Dopo due stagioni abbondanti passate a curare infortuni che ne hanno minato la reputazione di prima scelta assoluta, Jadeveon Clowney ha certamente dimostrato di potersi avvicinare alle esose aspettative che aveva accumulato all’uscita da South Carolina lasciandosi alle spalle una carriera collegiale vicina all’epico, ed ora il ragazzo è chiamato – in qualità di elemento di maggior talento tra quelli rimasti in salute – a caricarsi sulle spalle tutta la pass rush che la difesa riuscirà a fornire nell’immediato futuro.

Non è la prima volta che si conforma una situazione di questo tipo, Watt come ben noto era già stato levato dal quadro complessivo un anno fa dopo sole tre giornate, ed i Texans avevano ugualmente messo in campo un reparto di altissimo livello, una circostanza del tutto simile a quella che si prospetta oggi seppur con l’aggravante della contemporanea perdita di Mercilus, che dell’edizione 2016 era stato uno dei protagonisti di spicco. Le speranze poggiano dunque per molti versi proprio su Clowney, determinante nel sostituire al meglio Watt con un’annata scorsa dove ha notevolmente migliorato i picchi di carriera (52 placcaggi, 6 sack), e che sarà altrettanto fondamentale in un presente campionato dove ha già raccolto 3 sack, 2 fumble ricoperti ed uno forzato, facendo leva su una versatilità che consente allo staff di schierarlo in più posizioni creando mis-match di ogni genere. La strada che porta ai playoff della Afc passa soprattutto da lui.

10) L’ATTACCO DEI DOLPHINS E’ A PEZZI

Continuando su questo percorso i Dolphins non possono pretendere di dare un seguito alla sorprendente stagione scorsa, in quanto se una squadra dev’essere puntualmente salvata dalla sua difesa per vincere le partite, tale squadra non è destinata a giungere molto lontano. Parliamo di un reparto offensivo che fino a questo momento ha segnato un totale di punti misero, un totale di 41 punti in quattro partite che riuscirebbe a far sorridere anche i Rams dell’anno scorso, e le statistiche di produzione di yard e touchdown ricadono nei bassifondi più bui della Nfl.

Esiste un insieme di cattive circostanze che possono spiegare tutta questa fatica nel mettere assieme una serie offensiva decente, e non è scontato il fatto che questa colata a picco sia solamente derivante dall’assenza di Ryan Tannehill, che l’anno scorso non aveva certo affrontato bene la prima parte di campionato. La linea offensiva è certamente parte in causa, così come lo sono reparto ricevitori e quarterback. Il fronte sta sbagliando parecchi assegnamenti in fase di bloccaggio con la conseguenza di concedere tonnellate di pressione che si riversa addosso al proprio regista e, peccato mortale per la natura dei Dolphins, senza riuscire a creare spazi utili per Jay Ajiay, giocatore-chiave per il corretto funzionamento di questo attacco.

Più di qualche ricevitore è stato pizzicato in posizione errata in momenti chiave della partita contro Tennessee, vinta sostanzialmente dalla difesa, il che va ad evidenziare una generica mancanza di disciplina avvalorata anche dai numerosi drop commessi, ben cinque solamente domenica, impossibilitando la formazione di un qualsiasi tipo di ritmo. Tutto questo spiega in parte le pessime statistiche di Jay Cutler, 706 yard totali con 3 mete e 3 intercetti, ma il livello generico delle sue prestazioni non giustifica comunque l’aver fornito 10 milioni di dollari in denaro garantito ad un quarterback che non ha fatto vedere nulla di diverso da quello che avrebbe mostrato un Matt Moore qualunque. Il che, aggiunto alle recenti distrazioni date dalle sniffate dell’ex-coach della linea offensiva Chris Foerster, non è esattamente ciò che serve per dipingere una situazione particolarmente stabile.

 

4 thoughts on “Ten Weekly Lessons: Week 5

  1. Kevin Hogan starter next week! 🙈No words…
    PS. Go Eagles!🦅
    PP.SS. Dave, ti sei dimenticato del mostro A-Rod?? 😉😆

    • Ciao Luke, no, non mi sono dimenticato di lui, è che siamo troppo abituati a vederlo giocare straordinariamente e la cosa non fa più notizia. Sicuramente parleremo di lui e di Green Bay a brevissimo!

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