Fra tutti gli sport, il football è probabilmente quello in cui fondare una dinasty è più difficile. Ogni offseason, il volto di ogni squadra viene mutato fra free agency e draft e riuscire a stare nei limiti del salary cap senza indebolire il team sembra essere utopia per almeno metà delle trentadue franchigie: per i New England Patriots tutto ciò non sembra essere un problema, che nella Brady Era hanno raggiunto il Super Bowl per sette volte e si sono giocati l’AFC Championship Games sei volte di fila.

A tanti piace odiarli perché vuoi Spygate Deflategate che sia li fa apparire come cheater, ma è arrivato il momento in cui chiunque, finalmente, dovrebbe rassegnarsi: i New England Patriots del duo Belichick-Brady sono la miglior dinasty nella storia della National Football League.
Vincere non dovrebbe essere così scontato, eppure per loro i playoff sono una mera formalità in quanto l’AFC East è di loro proprietà per l’ottava stagione consecutiva: la squalifica di quattro giornate assegnata a Brady aveva per un momento fatto passare i Jets, rimasti fuori dalla postseason all’ultima partita l’anno prima, come favoriti ma l’ipotesi di detronizzazione è stata messa in ridicolo dal 14-2 con cui i Pats sono entrati ai playoff.

Le trade di Chandler Jones, spedito nel deserto dell’Arizona a marzo, e di Jamie Collins, dato ai Browns ad ottobre, sembravano aver indebolito una difesa giovane e forte: sembravano, appunto, perché indovinate un po’ chi è la miglior scoring defense della lega? Con solo 15.6 punti subiti a partita, i New England Patriots, hanno assistito all’esplosione di giocatori come Malcom Brown e Trey Flowers a cui l’aggiunta del veterano Chris Long senza dubbio ha giovato, e con una secondaria vergognosamente sottovalutata hanno saputo annullare, come nella partita contro Pittsburgh, il passing game avversario.

Il ritorno di Dante Scarnecchia (in foto vicino a Belichick) è senza dubbio il principale motivo della resurrezione della offensive line dei Patriots.

Il massacro andato in scena a Denver nel Championship Game del 2015, gara in cui Brady venne colpito per venti, venti, volte, aveva esposto la linea offensiva dei Patriots, facendola apparire come anello debole di un team altrimenti al Super Bowl: il ritorno del guru Dante Scarnecchia, allenatore dell’offensive line dal 2000 al 2013, la consacrazione di Marcus Cannon che quest’anno ha concesso solamente due sacks, entrambi nel Week 1 contro i Cardinals e l’aggiunta di Martellus Bennett, uno fra i migliori blocking tight end hanno permesso a Brady di subire sack solo nel 10.6% delle volte in cui si è trovato pressato.
Individuare il problema, indirizzarlo nell’offseason, vincere: ridurre la gestione di una franchigia a tre misere azioni sembra presuntuoso, ma quando si parla dei Patriots questa formula sembra essere fatta ad hoc.

Cardinals, Dolphins, Texans e Bills: queste le prime quattro avversarie stagionali, uscire dalla squalifica di Brady sul 3-1 era il best case scenario, reso ancora migliore dal modo in cui queste tre vittorie sono arrivate, prima battendo una squadra vista da tutti come Super Bowl material, poi annientando gli incompiuti Dolphins in metà partita e poi, dulcis in fundo, lasciando a zero i Texans con il rookie Brissett under center. La sconfitta? 16-0 contro degli esaltati Bills: dolorosa, certo, ma occorre tenere presente che fino a poche ore dal kickoff, le probabilità che Edelman giocasse come quarterback erano diverse.
Torna Brady, quattro vittorie, 12 TD e 0 intercetti, 15.75 punti di scarto ad avversario: tutto regolare, troppo regolare se si parla dei New England Patriots.

Martellus Bennett (88), sembra aver trovato la pace: fondamentale il suo contributo per attutire l’infortunio di Gronkowski.

L’emblema della mentalità Patriots si può trovare nell’acquisizione di Martellus Bennett, giocatore per cui lo ammetto preventivamente ho un’adolescenziale, ma non immotivata, crush: ad un orecchio abituato a sentire parlare giocatori e sportivi, la voce di Marty risuona necessariamente diversa, senza alcun filtro. Cacciato da Chicago perché ritenuto tossico per lo spogliatoio, Bennett si è aggiunto alla lunga lista di reietti a cui Robert Kraft e Bill Belichick hanno aperto la porta: non è importante chi tu sia, ciò che conta è il contributo che puoi dare alla squadra per vincere. Non vogliono cambiare la persona, puoi rimanere tranquillamente, non importa che tu sia uno dei giocatori più outspoken e senza peli sulla lingua della lega, non importa che il tuo grande interesse, oltre al football, sia l’animazione e l’arte per bambini, non importa se il tuo soprannome è black unicorn: Gronk può continuare a fare festa, Edelman può continuare a preparare frullati ed hamburgers in improbabili (ma sempre divertenti) video, Tom Brady può continuare a farci invidiare la sua vita sui social, non importa se sei stato arrestato per la seconda volta per guida in stato di ebrezza: la tua presenza può aumentare le probabilità di vincere la partita? Se sì, dentro.
“Everyone here is about one thing: winning. That’s the culture here, and it’s a perfect fit for me.”
Parola di Marty Bennett.

Dopo una stagione in cui il punto più basso è stato toccato nella sconfitta contro i Seahawks, la seconda ed ultima in stagione nonché partita in cui la stagione di Gronkowski si è compromessa definitivamente, sono arrivate solamente vittorie. Il calendario non era certamente difficile, potrà dire qualcuno, però il discorso si fa più semplice se si guarda il quadro generale: Tom Brady è 207-61 in carriera, ha battuto tutti, più e più volte, anno per anno.
Gli anni passano, i co-protagonisti cambiano, ma nessuno è stato in grado di prendere le misure a questo team, la cui eccellenza appare oggi più che mai scontata, prevedibile, noiosa.
Dobbiamo rassegnarci, una vittoria domenica chiuderebbe una volta per tutte un cerchio tanto semplicistico quanto realistico: Tom Brady miglior quarterback (o giocatore?) della storia, Bill Belichick miglior allenatore (e GM) di ogni epoca, in barba a Shula e la sua perfect season e finalmente, il consenso universale che la più grande dinasty della storia è proprio quella di questi odiati Patriots. Odiarli è il peggior errore che si possa fare: il vostro odio è la loro forza, guardare la squalifica di Brady, la motivazione principale (come se ci fosse bisogno di motivazioni) dietro questa, ennesima, cavalcata.

La sfida più difficile sarà senza dubbio quella di domenica: pur giocando una partita mediocre, per i loro standard, hanno liquidato Houston senza troppi affanni, e poi hanno completamente annullato Antonio Brown ed i Pittsburgh Steelers: il game plan di Steelers-Patriots può essere considerato come il vero capolavoro stagionale e questo sentimento può essere messo nero su bianco analizzando la prestazione di Chris Hogan, altra gemma della free agency. Una giocata in particolare mi ha particolarmente impressionato: Tom Brady chiama un audible, Jordan, Jordan, Chris Hogan si trova accoppiato con James Harrison, che per carità, fenomenale pass rusher, ma Hogan non lo può tenere. Errore di coverage, 26 yards, così.
La bellezza sta in un fatto: Hogan potrebbe tranquillamente finire la partita senza ricezioni costringendo però coach Quinn a preparare un game plan anti-Hogan, favorendo magari Mitchell, che potrebbe essere l’x factor del Super Bowl.

Uno scontro migliore, non si poteva vedere: Matt Ryan (2) ha il miglior passer rating della lega con 117.1, dietro di lui troviamo proprio Tom Brady (12), a 112.2.

Domenica sarà difficile, limitare Julio Jones non sembra essere un compito realizzabile da un altro essere umano, ed ecco perché i Patriots possono farcela: la football mind di Bill Belichick non è cosa umana, così come è riuscito ad annullare Antonio Brown, perché mai non dovrebbe riuscirci con Jones?
L’attacco dei Falcons è senza dubbio più profondo di quello degli infortunati/sospesi Steelers, sottovalutare Sanu e Gabriel è altamente sconsigliato e il duo Freeman-Coleman è difficilmente contenibile, però in queste due settimane, sicuramente l’incappucciato avrà preparato qualcosa: la scoring offense dei Falcons è il migliore della lega, la scoring defense dei Patriots è la migliore della lega, preparatevi.

E’ indubbio che New England parta come favorita: sono i più esperti, i meglio allenati ed hanno il miglior interprete della posizione più importante del campo.
Aspettarsi che la difesa di Atlanta riesca a fermare Brady e co. è follia: il vero breakout player è stato Blount, autore di 18 TD, ma soprattutto colui che, dopo anni ed anni trascorsi senza un vero leading runner, ha restituito all’attacco orchestrato da coach McDaniels un vero e proprio gioco di corse, che Atlanta dovrà obbligatoriamente rispettare, perché nel caso in cui per qualche strana ragione coach Quinn trovasse una soluzione per rallentare il passing game, New England non avrebbe sicuramente problemi a vincere la partita trascinata dall’ex Oregon.
Ma soprattutto, ciò che più dovrebbe disturbare i fans ed il coaching staff dei Falcons è il fatto che probabilmente per portare a casa il primo anello sarà necessario vincere uno shootout: in genere, New England in partite del genere è imbattibile, buona fortuna Falcons!

Stiamo assistendo alla storia, cari lettori, ed un successo nella partita più importante dell’anno, potrebbe consegnare a Tom Brady e Bill Belichick quella sigla, G.O.A.T: Greatest Of All Time.
Domenica sarà l’occasione definitiva per ribadirlo, ed a quel punto, i “se” ed i “ma” saranno finiti: come i New England Patriots degli anni duemila, mai nessuno.

5 thoughts on “Road to Super Bowl LI: New England Patriots

  1. Brady è sicuramente ammirevole, più per come sta in campo adesso che per le vittorie precedenti, ma lasciate stare il termine GOAT: cheating a parte (gli allenamenti dei Carolina P. li spiavano, è un fatto), il regolamento è cambiato a tal punto che il football non è più lo sport di 30 anni fa, lontano dalla linea di scrimmage.
    Sono andato a rivedere i sempre godibili “10 most feared tacklers in NFL history”: al confronto Suh è un gentiluomo, e i quarterback correvano per aver salva la vita, altro che scrambling.
    Che sia il migliore dal 2000 in poi, è fuori discussione. Ma in questi Patriots anche Ryan vincerebbe qualche SB. E non è detto che lo faccia proprio domenica, dalla parte opposta.

    • Scusami, ma secondo la tua logica il migliore dovrebbe quindi essere Namath?
      I 7 Super Bowl non bastano? E’ Belichick dunque a fare Tom Brady? E se fosse il contrario?
      Essenzialmente non saprei a chi altro dare la sigla se non il numero 12, e tieni presente che tifo Ravens ed è uno dei giocatori che meno sopporto.

      • Il migliore di tutti i tempi non esiste. Per i mitici ’80 e primi ’90 è Montana. Favre-Marino per i tardi ’90. Per i ’70 Bradshaw, per i ’60 Unitas.

  2. Condivido praticamente tutto ma, da tifoso Steelers, spero perdano e perdano anche male… tipo superbowl 2008…

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.