I Washington Redskins sono un mal di testa continuo. Se li si segue da fuori,senza interesse nel tifo, l’effetto può anche passare inosservato, ma tenendo per le loro sorti ogni santo anno di football giocato e non, c’è davvero da pensare al cominciare a procurarsi delle prescrizioni mediche per curarsi dai potenziali attacchi di forti emicranie. Da un ventennio abbondante questa è una squadra con poco senso ed altrettanto costrutto, non solo per i risultati che ha dettato il campo, anzi, soprattutto per la gestione di una franchigia che in un ambiente come quello professionistico americano, o la si conduce come un’azienda vera e propria (leggasi: con lungimiranza ed intelligenza), o le sconfitte fioccano come la neve ad Aspen, in Colorado, in peno inverno.

dan-snyder-pic-4Buonsenso e progettazione non fanno parte del mondo dorato di Dan Snyder. Dorato perché anzitutto è pieno come un uovo di denaro per soddisfare ogni suo capriccio,tra i quali figura appunto l’acquisto della sua squadra del cuore avvenuto nel 1999 da Jack Kent Cooke, dorato pure perché è un luogo distante da quello terrestre, nel quale ogni persona in possesso anche di un minimo quantitativo di sale in zucca si sarebbe accorta che certe decisioni avrebbero ucciso il futuro a lungo termine di un team che vanta una storia lunga e per molti tratti gloriosa, ma che nei tempi recenti è un punto a capo continuo, un vortice dal quale nessuno è capace di trainare in salvo un’organizzazione che puntualmente smentisce le speranze di ogni suo tifoso.

Un tempo c’era il beneficio della offseason, quel magico tempo dell’anno dove tutti vincono e sono contenti della stagione che sta per arrivare. Per 31 squadre NFL il sentimento è intatto, per i Redskins sembra invece esserci una sola sicurezza:quella di continuare sulla falsariga di una stagione disastrosa, l’ennesima nella quale vengono seriamente messe in discussione le capacità decisionali di proprietario e coaching staff.

Due gare di pre-stagione, diconsi due, e la baracca è già finita con i piedi all’aria, sospinta da quel misto tra cattiva gestione del personale e discutibili scelte di mercato che rappresenta oramai il marchio di fabbrica di questa squadra, altri patrimoni preziosi sono stati scialacquati per la mancanza di obiettività e per la fretta di toccare una vetta che in queste condizioni disordinate non arriverà mai. E’ la stessa esagerata accelerazione che ha portato a bruciare ancora una volta le tappe mancando di rispetto alla logica costruttiva della squadra NFL, un manuale non scritto la cui arte, a modesto modo di vedere, appartiene ancora ai New England Patriots al di là di tutte le polemiche che li coinvolgono ora e che li hanno coinvolti in passato, ed i risultati ottenuti a Washington sono purtroppo quelli di sempre.           

rgiii1Il rischio che l’affaire-Griffin diventi l’ultima in ordine cronologico di una serie di nefandezze da barzelletta è purtroppo seriamente concreto, sia che il ragazzo resti a Washington ad attendere che uno tra Cousins e McCoy (o entrambi) commetta così tante sciocchezze da farlo ritornare titolare, sia che venga scambiato (molto, molto difficile) o che riceva il rilascio, per quanto incredibile quest’ultima ipotesi possa sembrare pensando alla figura di salvatore della patria che l’ex Baylor portava alla squadra. Quindi, tre prime scelte di anni consecutivi ed una seconda di quel 2012 dove i Rams festeggiarono banchettando e nel quale in seguito Griffin giocò tratti di football spettacolare, sono oramai ridotte ad una nuvola nera e fumosa, che si aggiunge a quelle già ben addensatesi nel cielo di Washington.     

La sfortuna più grande di RGIII è stata proprio quella di aver disputato una stagione da rookie fuori dall’ordinario, sommando aspettative ad altre aspettative già esistenti a causa dell’enorme esborso effettuato per assicurarsi i suoi diritti di scelta. Una classifica Top 100 stilata dalla NFL per la gente normale lascia il tempo che trova, tuttavia per gli invasati dei numeri e per gli amanti delle discussioni inutili da campionato fermo una nomination di Griffin nella Top 15 (sopra a Luck e Wilson, stessa sua classe di Draft) ha fatto danni incalcolabili. Ed ora lo stesso dibattito che si era generato dopo il suo grave infortunio al ginocchio nella Wild Card contro Seattle vive tutt’oggi immutato, senza far capire all’esterno la completa verità. C’è chi lo dipinge come un giocatore egoista, più preoccupato del suo brand che non del suo playbook (lo ha detto Mike Shanahan), c’è chi accusa Shanny padre e figlio di averlo gestito nel peggiore dei modi, c’è chi ride al pensiero delle effusioni mediatiche che Griffin e Gruden si erano scambiati al momento dell’assunzione di quest’ultimo, solo per trovarsi in guerra aperta pochi mesi dopo.

L’ottica cambia continuamente a seconda di come viene orientato il punto di vista, ma è poco reale pensare che nessuna delle parti coinvolte sia esente da colpe. Mike Shanahan, pressato direttamente o indirettamente da Snyder, aveva preso una decisione folle che risale ad una gara di regular season contro i Ravens, nella quale la collisione con Haloti Ngata aveva provocato una prima lesione ai legamenti del ginocchio, ed i miracoli fatti in precedenza da Griffin (chi non ricorda l’epico Thanksgiving Game contro Dallas o la spettacolare corsa in meta contro i Vikings?) ed un posizionamento inaspettato per la qualificazione – poi arrivata – ai playoff, hanno fatto propendere per far riposare il quarterback per una sola partita con i risultati e le gravi conseguenze che tutti conoscono. La gara contro i Seahawks e le pessime condizioni del terreno del Fed-Ex Field di Landover, Maryland, hanno fatto il resto, e da lì in poi Robert Griffin III non è mai piĂą stato lo stesso giocatore. Ha perso un’intera e fondamentale offseason di lavoro mentre Shanahan cercava di creare degli schemi che gli impedissero di venire così esposto ai tremendi colpi degli avversari minandone la carriera, non riuscendo mai ad adattarsi alle nuove chiamate e giocando sin dalla prima partita della regular season successiva, quand’era fin troppo chiaro che avrebbe avuto bisogno di recuperare ancora una forma fisica lontana da quella ideale.

Voltando la medaglia, Griffin stesso si è altresì fatto notare per dichiarazioni lontane dall’eccellenza e dalla leadership di un qualsiasi giocatore professionista, mettendo in luce il fatto che sconfitte come quella (ridicola) per 27-7 contro i Buccaneers risalenti al campionato 2013 non fossero una sua completa responsabilità, e che i compagni avrebbero dovuto semplicemente giocare ad un livello migliore.

grudenQuesto non toglie ai Redskins la responsabilitĂ  di aver gestito malissimo un pezzo di futuro pagato a prezzo sproporzionato. La capacitĂ  gestionale mediatica di Jay Gruden rasenta il ridicolo per come è nata la piĂą recente delle retrocessioni di Griffin, facendo chiaramente capire che il ragazzo non è piĂą desiderato dallo staff e dal management, e che solo il cruccio di Dan Snyder sta tenendo in piedi questo pessimo spettacolo teatrale. La concussione celebrale causata dai numerosi colpi inferti dai Lions durante la preseason corrente e la conseguente (in)decisione sulla presenza in campo di RGIII nelle gare successive ha causato effetti a dir poco grotteschi, passando dall’esclusione del quarterback dal resto della pre-stagione, alla nomina di starter di Kirk Cousins per l’opener ufficiale contro Miami, fino a giungere alla promozione dello stesso a titolo definitivo fino a nuovo ordine, ovvero fino a che il buon Cousins non riprenderĂ  a lanciare una miriade di intercetti come giĂ  accadde un anno fa (e come giĂ  accade dopo questa Week 1…), in sicuro contrasto con il futuro da Top 10 assegnatogli proprio da Shanahan, che se rifacesse oggi il Draft 2012 prenderebbe Ryan Tannehill ad occhi chiusi.

Jay Gruden ha ammesso molto implicitamente di non essere riuscito a sviluppare Griffin in quel quarterback da tasca che sarebbe dovuto diventare per prolungarsi la carriera e per meglio adattarsi alle difese NFL (sembra che sulle progressioni nelle letture dei ricevitori i progressi siano mancati, opinione diffusa nello staff burgundy & gold), e l’occasione del nuovo infortunio è semplicemente cozzata a puntino con l’impossibilità del head coach di essere onesto verso un suo giocatore e nei confronti dei fan della squadra, che avrebbero senz’altro preferito sentirsi dire che Robert aveva perso la competizione al camp e che lo staff stava per prendere altre direzioni.

Con il passare degli anni sono quindi cambiati solo alcuni dei personaggi, ma la sostanza è sempre la stessa. Qualificazioni ai playoff con il contagocce, posizionamenti all’ultimo posto della NFC East che crescono costantemente, scelte scriteriate a livello gestionale ed una sola minima speranza, quella che il nuovo general manager Scot McCloughan (a patto che sua moglie se ne stia buona quando accede ai social network…) possa imporsi sulla proprietà e direzionare la franchigia verso i lidi giusti, un compito che ha già confermato di essere capace di assolvere nel suo passato vincente a Seattle e San Francisco quale stimato analista di talenti.

Qualora l’appena menzionata imposizione non dovesse aver luogo, il destino dei Redskins è inevitabilmente segnato e mediocre. Finché Dan Snyder possiederà questa squadra, non c’è nessun futuro da costruire. Saperlo ancora prima del kickoff stagionale e vederselo confermato dopo una sola partita non è che l’ennesimo boccone amaro da digerire.           

               

2 thoughts on “Redskins, un nuovo disastro in vista?

  1. Ci sarebbe da fare grasse risate, se non fossimo giĂ  sommersi dalle amare lacrime. Snyder è, per i Redskins, l’equivalente della peste per una popolazione: ha distrutto una franchigia che giĂ  al momento dell’acquisto da parte sua viveva un periodo non felicissimo; continua a reiterare errori, talmente banali che persino chi segue il football da poco (come me) o pochissimo (alcuni amici) non fatica a individuare persino prima che possano provocare i loro nefasti effetti. Per questo sono senz’altro d’accordo su tutta l’analisi, dal giudizio sulla proprietĂ  alla flebile speranza riposta in McCloughan, ad oggi l’unica ancora di salvezza credibile in questo marasma.

    Vorrei porre per però una questione ulteriore: Gruden. Secondo me il commento è addirittura troppo morbido nei confronti del personaggio borioso ed incompetente quale si è dimostrato, dopo essere stato assunto solo per l’amicizia con Allen e per l’improprio paragone con suo fratello (del quale non vale una scarpa). Detto questo e considerato che la stagione si preannuncia da pick alta/altissima, a fine anno verrĂ  spedito a zappare secondo voi?

    Grazie e complimenti per i pezzi, interessanti e ben scritti.

    • Grazie mille peri complimenti! Da tifoso spero di non vedere presto nè Gruden nè Snyder, anche se questo secondo caso è ancora lontano mi sa. Gruden a mio avviso verrĂ  licenziato a breve se farĂ  un’altra stagione da 4-5 vittorie.

Leave a Reply to davelavarraCancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.