A Washington si cerca, ancora una volta, di ripartire. Sono state tentate tante strade, ma i risultati non sono certo mutati di molto. L’era Shanahan aveva riportato il titolo della NFC East ed una rara qualificazione ai playoff, ma la gestione del discusso Robert Griffin III è stata sicuramente peccaminosa, lasciando allo sfascio una squadra già penalizzata dallo schierare in campo una difesa tra le peggiori della Lega. I contrasti tra Shanny e RGIII sono cosa del passato, ma l’attualità non ha portato grosse novità nonostante il cambio di head coach, che ha visto l’esordiente Jay Gruden prendere le redini di squadra, Griffin nuovamente infortunato, ed una vera e propria girandola nel ruolo di quarterback che non ha fatto bene a nessuno.

Gruden non ne è uscito bene e l’inesperienza sulla sideline non è certo un punto a suo favore, Griffin è stato ancora una volta messo in discussione finendo in panchina per il secondo anno consecutivo. Se sarà una buona convivenza ad oggi nessuno lo sa, ma pensando alla situazione viene davvero difficile pronosticare buoni risultati, perché una situazione instabile in spogliatoio non può mai tramutarsi in una stagione vincente. A maggior ragione se le falle del roster sono ancora così numerose.

Scot McCloughan

Scott McCloughan

L’ennesimo tentativo di ricominciare daccapo è riassunto in una particolare decisione, l’assunzione quale nuovo general manager di Scott McCloughan, un eccellente scout che ha aiutato a costruire situazioni di altissimo livello come quelle di Seattle e San Francisco, incaricato di snellire l’ambiente dai giocatori costosi e poco redditizi puntando tutto su una free agency sensata e sul massimizzare le scelte disponibili al Draft, dato che per la prima volta dalla trade per RGIII i Redskins disponevano di un primo giro. Quello che si è cercato di fare è il direzionare le nuove acquisizioni verso elementi in grado di portare fisicità ed aggressività, un passaggio che si spera possa rappresentare quella svolta duratura che da troppo tempo si cerca nella Capitale.

Il reparto offensivo per il quale Gruden decideva ogni singola chiamata è stato prevedibile e tutt’altro che creativo, la produzione di yard medie è stata più che soddisfacente, ma nel football bisogna sapere come mettere i punti a referto, un esercizio che i Redskins non hanno certo svolto spesso. L’attacco è stato tra i peggiori per sack presi con colpe da dispensare tra il lato destro della linea ed il tenere troppo a lungo il pallone da parte del quarterback, e le statistiche non sono state molto differenti sulle conversioni dei terzi down, ferme al 32%, motivando i 18.8 punti realizzati di media ad uscita, pochissimi per la NFL di quest’epoca. A Gruden è stato chiesto di staccare la concentrazione dalle chiamate per svolgere un ruolo più ampio, che lo coinvolgesse anche nelle decisioni difensive, ed a tal fine il ruolo di offensive coordinator sarà svolto da Sean McVay, ex-coach dei tight end. Un’addizione interessante allo staff è senza dubbio quella di Bill Callahan, che ha migliorato ogni linea offensiva con cui ha lavorato in carriera.

Robert  Griffin III

Robert Griffin III

Per Robert Griffin III questa stagione sa tanto di ultima spiaggia, al di là di tutte le comprensibili scusanti date da quel maledetto infortunio al ginocchio, in ogni caso gestito male dalla franchigia, il livello di decisioni prese non è ancora vicino a quello di un potenziale franchise quarterback. L’attacco è rimasto spesso con i piedi nel fango, le catene si sono mosse con poca costanza, e sembra che la necessità di creare la giocata sia spesso cattiva consigliera, data la natura dei 6 intercetti (a fronte di soli 4 passaggi da touchdown) generati da eccessive forzature. Il ragazzo ha la grande giocata nel suo arsenale, ha un braccio in grado di coprire certe distanze ed è a tratti spettacolare, potendo peraltro correre pur non avendo più l’atleticità del suo anno da rookie. E’ tuttavia chiamato a dimostrare fatti concreti dalle sessioni estive di allenamento, una rapida progressione nelle letture ed una migliore ricognizione delle difese, tutti passi essenziali che abbinandosi al suo talento naturale possono fargli eseguire il salto di qualità definitivo. Il trio di registi a roster è interamente confermato, con Kirk Cousins, che ha avuto grossi problemi di turnover, e Colt McCoy, concreto ma limitato nella produzione, a fare da backup.

Come spesso ripetuto su queste pagine, la credibilità del gioco aereo dei Redskins dipende dall’efficacia delle corse di Alfred Morris, senza le quali non sarebbe possibile generare tutte quelle finte che scoprono la difesa lasciando spazio alle soluzioni a lunga gittata. Sin dal suo ingresso nella NFL, addirittura al sesto giro 2012, Morris è stato costantemente tra i running back più produttivi in circolazione, anche se il sistema offensivo di Shanahan pareva essere quello che gli si addiceva meglio. L’ex-Florida Atlantic ha sempre passato il traguardo delle 1.000 yard stagionali sin dal suo esordio, a discapito del fatto che la gestione delle gare ha visto l’attacco abbandonare spesso le corse a causa di punteggi quasi sempre da rincorrere. Il terzo giro Matt Jones, più alto e più pesante rispetto al collega e dotato del medesimo stile molto fisico, sarà utile per far rifiatare Morris ed evitargli sovraccarichi di lavoro, un fattore di grande importanza per conservare la sua grande produttività, mentre il ruolo che fu di Roy Helu Jr, molto efficace in ricezione nei terzi down ed accasatosi ad Oakland, potrebbe diventare dell’oggetto misterioso Chris Thompson, giocatore al terzo annodiattività sinora apparso in maniera sporadica. Da non sottovalutare la presenza del fullback Darrelle Young, ottimo bloccatore ed utile in ricezione nei pressi della endzone.

DeSean Jackson

DeSean Jackson

Difficile distinguere l’impatto di DeSean Jackson all’interno di questa squadra, nel senso che se da un lato l’attacco ha un bisogno fondamentale di un ricevitore con le sue caratteristiche per allungare il campo, dall’altro il suo comportamento è un continuo mal di testa ovunque egli vada, il suo rilasciare dichiarazioni pepate nei confronti delle avversarie divisionali, in particolar modo verso i suoi ex, gli Eagles, non aiutano Washington a distogliersi da attenzioni inutili. Tuttavia si tratta di un giocatore di rilevante importanza, atletico e fulmineo, che nonostante le nefandezze offensive viste in loco è riuscito a mantenere una media per ricezione superiore alle 20 yard, segnando 6 mete e collezionando oltre 1.100 yard stagionali. Pierre Garcon è stato il ricevitore più ricercato, ma non per questo trovato quanto sarebbe stato necessario, la sua stagione è stata in parte frustrante visto soprattutto l’evidente calo statistico patito, con 68 ricezioni, miglior risultato di squadra, ma solamente 752 yard e la miseria di 3 mete, numeri lontanissimi dalle sue potenzialità.

E’ un settore non profondissimo, a meno che non si assista ad una stagione di rivincita per Andre Roberts, il cui impatto è stato minimale nelle vesti di slot receiver dato che non ha convertito neanche il 50% dei passaggi scagliati verso di lui terminando l’anno con sole 453 yard e 2 touchdown, per cui verranno sicuramente fatte delle valutazioni sulla crescita di Ryan Grant, secondo anno apparso in pochissime situazioni ma che sembra avere fisico e mani a posto per riuscire a ritagliarsi una presenza maggiore. Il Draft ha portato Jamison Crowder, un giocatore sotto-dimensionato che a Duke ha giocato da ricevitore primario scrivendo numeri mirabolanti, resta da stabilire se l’ex-Blue Devils possa riuscire ad inserirsi stabilmente nelle rotazioni proprio a causa delle più probanti battaglie fisiche che dovrà sopportare nel professionismo. Il ruolo di tight end offre numerosi punti di domanda, Jordan Reed era sembrato l’ennesima pesca miracolosa di Mike Shanahan grazie alle ottime mani ed alle movenze atletiche, la sua capacità di smarcarsi era diventata preziosa soprattutto nei terzi down ma di fatto il ragazzo è continuamente infortunato. Proprio per questo Niles Paul l’anno passato ha giocato più del dovuto e raccolto statistiche in forte crescita, 507 yard ed una meta, ma sarà fuori per la stagione a causa della dislocazione della caviglia patita in preseason, proprio come lo sarà Logan Paulsen, lasciando tremendamente scoperta la posizione.

La linea offensiva è da anni tra le peggiori in circolazione, con il tackle sinistro Trent Williams a rappresentare l’unica ancora di speranza ed un Pro Bowler affidabile, un sicuro protettore del lato cieco abile pure nell’aprire i varchi corretti per le corse. Kory Lichtensteiger ha debuttato da centro dopo anni passati schierato da guardia e non ha giocato affatto male, è stato anzi l’unico a meritare una sufficienza piena oltre al già citato Williams, mentre Shaun Lauvao, che era stato preso da Cleveland via free agency, non ha mostrato il rendimento desiderato, per cui nella stagione a venire sarà certamente tra gli osservati speciali. Il taglio di Chris Chester e Tyler Polumbus, protagonisti in negativo del lato destro, significa l’esordio da guardia per Spencer Long, presente solo in 18 snap in tutto il 2014, nonché il debutto dell’atteso rookie Brandon Scherff, il nuovo tackle destro, che possiede il modo di giocare cattivo e fisico prediletto da questo nuovo corso dirigenziale. La rotazione vede presenziare Morgan Moses, deludente nell’annata da matricola, ed il rookie Arie Kouandijo, quarto giro proveniente da Alabama che darà filo da torcere al già menzionato Long.

Il repulisti difensivo è costato il posto a Jim Haslett, partito bene all’inizio del suo mandato da defensive coordinator, ma che ha visto il suo reparto calare di qualità in maniera drammatica. Uno dei pochi aspetti che ha funzionato decentemente è stato il contenimento delle corse, mentre la difesa aerea ha fatto acqua da tutte le parti.

Anche qui gli interventi sono stati massicci, soprattutto sul fronte di base dello schieramento 3-4 che sarà mantenuto dal nuovo coordinatore Joe Barry. Jason Hatcher ha disputato un’eccellente annata di debutto con la maglia dei Redskins, dei quali era stato a lungo avversario in quel di Dallas, terminando il campionato tra i migliori pass rusher di squadra, grazie ai 5,5 sack ed alle 26 pressioni portate ai quarterback avversari. Nonostante i 33 anni il ruolo di end destro è saldo nelle sue mani, ma per sicurezza McCloughan ha firmato un altro dei suoi protetti, Ricky Jean-Francois, visto ultimamente ai Colts e sicuro protagonista della rotazione in trincea. Il maquillage del fronte passa soprattutto attraverso due nomi grossi della free agency per questo ruolo, vale a dire l’esperto Terrance Knighton, una sicurezza contro le corse, e Stephen Paea, che in tre anni a Chicago è cresciuto esponenzialmente. Frank Kearse è subentrato a stagione in corso a causa degli infortuni, ed è stato uno dei pochi a distinguersi per efficacia e costanza seppur in utilizzo ristretto.

Ryan Kerrigan

Ryan Kerrigan

Il rendimento di Ryan Kerrigan è stato tra i motivi che hanno consentito ai Redskins di rinunciare a Brian Orakpo, che in carriera è stato sovente il miglior pass rusher di squadra prima di cominciare ad accumulare infortuni in più campionati consecutivi. Kerrigan si sta sviluppando in un giocatore completo, un difensore in grado di incidere in tutte le situazioni che ha appena fatto registrare il massimo in carriera in termini di sack con 13.5, ma soprattutto un alto numero di interventi complessivi che ne hanno marcato il tempismo e gli istinti. Se il leader del reparto linebacker è indiscutibilmente lui, il vuoto lasciato da Orakpo sarà colmato dal giovane Trent Murphy, pubblicizzato in uscita da Stanford quale specialista da pass rush ma che ha vissuto un anno da rookie non molto incisivo, per cui attenzione al training camp e ai progressi della matricola Preston Brown, defensive end collegiale dotato di intensità e forza bruta da vendere, il quale potrebbe insidiare il secondo spot di linebacker esterno. Nel mezzo si trova uno dei punti deboli di tutta la difesa, vero che Perry Riley e Keenan Robinson hanno registrato 131 placcaggi in coppia, vero anche che quando i loro interventi sono pervenuti spesso l’attaccante aveva già ottenuto un guadagno di terreno. Le due posizioni inside sono confermate, ma i Redskins, una volta superata la linea difensiva, sono deboli contro le corse.

Il mal di testa più forte del reparto è comunque rappresentato dalle secondarie, semplicemente inadeguate a coprire qualsiasi tipo di attacco. Le posizioni sono state quasi interamente riviste, si è dato il benservito ad un giocatore disastroso come Brandon Merriweaher e Ryan Clark ha annunciato il suo ritiro, mentre quello che era parso un defensive back promettente, David Amerson, potrebbe aver definitivamente perso il ruolo da titolare. Anche qui gli interventi di McCloughan sono stati massicci, il gm ha firmato due giocatori che ben conosceva come Chris Culliver, ex-49ers, e Jeron Johnson, backup di Kam Chancellor a Seattle, i quali saranno rispettivamente il nuovo corner e strong safety. Sempre con l’occhio vigile nel colpire duro è stato portato a Washington anche Dashon Goldson, il quale rappresenterà l’ultima linea di difesa, con lo schieramento completato presumibilmente da Bashaud Breeland, una piacevole sorpresa a discapito della scarsa esperienza ora alle prese con un infortunio al ginocchio. Le rotazioni ed i pacchetti nickel vedranno la presenza del rientrante DeAngelo Hall, alle prese con il recupero dal secondo infortunio di carriera al tallone d’Achille, nonché Duke Ihenacho, anch’egli costretto ai box da una frattura al piede.

Gli special team paiono finalmente aver trovato la continuità ricercata per lunghi anni, Kai Forbath ha messo a segno 103 punti (comunque non un bel segno per l’attacco…) ed in tre stagioni a Washington ha tenuto una media realizzativa dell’88%, la migliore nella storia della franchigia. Anche il ruolo di punter ha ricevuto risposte positive, merito delle prestazioni di Tress Way, pescato tra i free agent collegiali e distintosi con 47.5 yard lorde per calcio, prima statistica di Lega. I ritorni saranno affidati ad Andre Roberts in situazioni di kickoff, più per mancanza di alternative che altro, mentre DeSean Jackson potrà essere ancora un’arma in più per i ritorni di punt.

La sensazione è che nella Capitale vi sia una situazione persistentemente confusionaria, un ambiente non adatto a costruire una situazione vincente. Molto del personale a disposizione è cambiato, ma parlandosi molto chiaramente tutto dipende da quale tipo di stagione giocherà Robert Griffin III, e soprattutto se il suo complicato rapporto con coach Gruden potrà trovare perlomeno sbocchi di sopportazione reciproca. Il tutto non suona come una bella notizia, rendendo molto difficoltoso auspicare un progresso evidente rispetto alle quattro vittorie dello scorso campionato, garantendo ai Redskins un’altra sofferta permanenza nei bassifondi della NFC East.

 

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