Uno dei Super Bowl più emozionanti e avvincenti. È proprio così che passerà alla storia uno dei grandi balli più belli degli ultimi anni, ampiamente e decisamente in contro tendenza rispetto a quanto andato in scena l’anno scorso al MetLife Stadium di East Rutherford.

In quel di Glendale i Seattle Seahawks sono scesi in campo per difendere il titolo dall’assalto dei New England Patriots di Tom Brady, alla caccia del quarto anello e del raggiungimento di Joe Montana nelle vittorie di Super Bowl nella storia della National Football League, e successivamente anche del quantitativo di MVP della gara in questione.

La tanta e spasmodica attesa per questo grande scenario inizialmente sembra deludere le attese, con ambo le squadre atte a studiare il proprio avversario.

Tante corse per Seattle, con un Russell Wilson che non forza subito la mano, le sue gambe e gli scramble, e tanti lanci corti e veloci per un Tom Brady che sembra giocare prima di tutto per studiare le mosse di Pete Carroll per poi prendere delle contro decisioni.

L’unico squillo del primo periodo avviene sul finire dello stesso quando la pressione portata dal front seven dei campioni in carica induce Brady a liberarsi troppo velocemente e sciaguratamente dell’ovale: il risultato è la prima big play della partita, un pick di Jeremy Lane.

Nel secondo quarto iniziano i fuochi d’artificio, con ambo le squadre intente seriamente ad affilare i rispettivi coltelli stretti fra i denti: dopo il touchdown di Brandon LaFell e quello di Marshawn Lynch, con quest’ultima segnatura che vede sorgere le proprie fondamenta con una ricezione da più di 40 yard di Chris Matthews, accade l’incredibile dopo il 2 minute warning.

Chris Matthews mentre festeggia il primo TD della carriera

Chris Matthews mentre festeggia il primo TD della carriera

Prima Tom Brady trova Rob Gronkowski direttamente nella end zone con un fantastico lob da 22 yard, lasciando soli 31 secondi alla formazione guidata dalla sideline da Pete Carroll per trovare una pronta risposta.

Pronta risposta che in verità verrà tirata fuori con due grandiose giocate: prima un ottimo lancio di Wilson per Ricardo Lockette, che segue uno scramble del numero 3, per poi trovare di nuovo un più che sorprendente Chris Matthews con un fade nella end zone con soli 6 secondi rimasti sul cronometro.

Grandissimo momento per un ragazzo che effettua come prime due ricezioni della propria carriera una da oltre 40 yard per porre le fondamenta al touchdown di Beastmode e poi ne realizza uno con le proprie mani in una situazione decisamente difficile per la propria squadra, il tutto all’interno del Super Bowl.

Perfetta parità all’intervallo in una tempesta di emozioni, elettricità e grandi momenti, ma la cosa non resterà tale a lungo. Con poco più di 8 minuti sul cronometro la giocata che avrebbe potuto cambiare le sorti della partita, e così sembrava essere: altro pick di Tom Brady, questa volta a opera di Bobby Wagner.

A ciò seguirà nel corso del drive successivo il touchdown realizzato con una ricezione da 3 yard di Doug Baldwin su un’ottima play-action disegnata da Carroll. Unica ricezione della gara per il numero 89, che si ritrova solo nella end zone portando la propria squadra in vantaggio in doppia cifra.

Il numero 12 di Foxboro però non ci sta e non vuole assolutamente farlo: nel corso del quarto periodo touchdown per Danny Amendola con poco meno di 8 minuti da giocare e partita che sembra riaccendersi, garantendo a Bill Belichick e ai suoi un ulteriore barlume di speranza.

Barlume che diventerà la luce alla fine del tunnel quando Gronkowski colleziona un pesante quanto decisivo pallone che contribuirà ad un ulteriore touchdown firmato Julian Edelman, perenne spina nel fianco per la difesa dei campioni in carica. Poco più di 2 minuti sul cronometro e New England avanti di quattro, palla a Seattle.

L'incredibile ricezione di Jermaine Kearse

L’incredibile ricezione di Jermaine Kearse

Da qui in avanti non sarà altro che follia allo stato puro, un’esplosione di emozioni, momenti e incredulità per quanto accade sia da una parte che dall’altra.

Prima di tutto la ricezione da circo di Jermaine Kearse che, aiutandosi con le proprie gambe nel far rimanere vivo il pallone, effettua una giocata che pone i Seahawks in red zone e quindi vicinissimi al coronamento di un sogno: il primo repeat da quello compiuto dagli stessi Patriots tra il 2003 e il 2004.

Il pick di cui si è reso protagonista Malcolm Butler

Il pick di cui si è reso protagonista Malcolm Butler

Ma si sa, gli dei del football sanno essere davvero crudeli alle volte, e nel corso di questa stagione si è visto in tante e svariate occasioni.

Con un minuto sul cronometro Marshawn Lynch si ferma sulla linea della yard che separerebbe Seattle dal secondo titolo della propria storia, ma poi l’incredibile: una scellerata quanto folle chiamata di Pete Carroll.

Quattro ricevitori con Lynch che esce dal backfield per una possibile ricezione, mentre il quarterback con la maglia numero tre decide di optare per la slant interna, letta molto bene da Malcolm Butler che intercetta l’avversario: ball game! Quello che accade successivamente non fa altro che portare brutta pubblicità a questo splendido sport in una splendida ed emozionante partita, terminata nel modo peggiore di tutti.

Partita dalle tante sfaccettature, dalle incredibili storie e dalle grandi personalità, vede spiccare tra i tanti protagonisti essenzialmente tre figure: Tom Brady, Malcolm Butler e Pete Carroll.

Il primo: giocatore dalle strabilianti doti, entra direttamente e a pieno titolo nel dibattito per il quarterback migliore di tutti i tempi, anche se non si potrà mai venire a capo di dilemmi di questa tipologia per una marea così grande di variabili da far venire il mal di testa.

Ciò che è fattibile e si può tastare con mano è che il numero 12 di Foxboro abbia raggiunto il proprio idolo di gioventù, quel grandioso Joe Montana, in quanto a Super Bowl vinti e titoli di MVP annessi a tale grandioso palcoscenico.

Una serata straordinaria per il quarterback dei New England Patriots, che cementifica ulteriormente la propria legacy in una gara che lo ha visto rispettare diligentemente e rigorosamente (fatta eccezione per i due pick al massimo) un gameplan perfettamente studiato dal proprio head coach.

Ma una particolare giocata ha permesso alla formazione della AFC di sigillare il tutto, e come spesso accade nei racconti più belli a farlo è forse il più inaspettato dei giocatori, uno da cui non ti aspetteresti l’intercetto decisivo, la giocata che ti permette di chiudere da vincente una stagione lunghissima, dura e sfiancante. Proprio quel Malcolm Butler, un semplice e undrafted rookie cornerback che consente a Brady di coronare il proprio sogno.

Un ragazzo, uscito da West Alabama, che ha dovuto ampiamente sudarsi addirittura il semplice posto “estivo” nel roster di New England, prima di riuscire clamorosamente a fare parte dei 53 che avrebbero effettuato la stagione. Un Butler che, ovviamente direi, non è neanche riuscito a spiegare quello che ha provato subito dopo la partita: “Mi sento benedetto. Non posso spiegare quello che provo adesso”.

Una big play che ha letteralmente tagliato gambe e spirito ai Seahawks, che sembravano in procinto di approdare in end zone dopo la fantasmagorica ricezione di Kearse, e che avrebbero potuto distruggere in uno schiocco di dita tutti i sogni di Tom Brady, di Bill Belichick e di tutti i tifosi della formazione del Massachusetts.

E invece questo ragazzo, nato a Vicksburg, alla sola età di 24 anni può già affermare di aver effettuato la giocata decisiva per vincere e portare a casa un Vince Lombardi Trophy, in una serata che sul finale ha visto dall’altra parte dello steccato l’urlo di gioia per una possibile vittoria letteralmente strozzato in gola a Pete Carroll, Richard Sherman e tutti i componenti del “dodicesimo uomo”.

Già, perché in molti si sono chiesti: perché non optare per una corsa di Lynch? Perché un lancio interno e non magari un fade? Perché tutto ciò?

L'amarezza di Pete Carroll dopo il pick finale

L’amarezza di Pete Carroll dopo il pick finale

La cosa forse più inspiegabile di tutte è: con un time-out ancora a disposizione, e ancora un 2nd down da effettuare, perché non tentare una corsa?

Questo aspetto della decisione di Pete Carroll è qualcosa di misterioso e oscuro per un head coach che ha sempre fatto della costanza e della produttività un proprio marchio di fabbrica. È vero che spesso e volentieri l’allenatore dei Seahawks è stato in grado di sorprendere tutti con chiamate ai limiti dell’incredibile, ma in partite come il Super Bowl errori come questi costano caro, carissimo.

C’è chi parla di karma, un qualcosa rievocato in svariate occasioni in questi play-off, da parte di molte fazioni sentitesi chiamate in causa, ma se proprio bisognava effettuare un lancio sarebbe probabilmente stato meglio effettuarlo come ultimo tentativo avendo un qual certo Beastmode nel proprio backfield e una sola yard da percorrere.

Forse la chiamata più ovvia e scontata, è vero, e probabilmente è questa la ragione che ha spinto Carroll cambiare impostazione di gioco, ma con il miglior running back della lega non ci si può permettere di sbagliare in situazioni del genere, situazioni che alla fine costano come si è ampiamente visto anelli e Super Bowl.

Bill Belichick festeggiato dai propri giocatori dopo la vittoria

Bill Belichick festeggiato dai propri giocatori dopo la vittoria

Alla fine ha trionfato la squadra che probabilmente è stata maggiormente in grado di mantenere nel corso della partita una qual certa costanza di rendimento, in particolar modo a livello offensivo con un gameplan perfettamente disegnato da Bill Belichick.

Tanti checkdown e ricezioni in grado di mettere separazione tra i propri ricevitori e i membri della Legion of Boom, con un Tom Brady anche in grado di tirare fuori delle grandi giocate (come il touchdown per Gronkowski) che alla lunga contribuiscono ampiamente al raggiungimento dell’obiettivo finale.

Importantissimo anche un sottovalutato e poco considerato giocatore che ha permesso alla difesa di New England di perdurare il necessario: Vince Wilfork. Nonostante le 102 yard di Marshawn Lynch in 24 portate per un’ottima media di 4.3, il veterano nose tackle di Belichick in svariate occasioni ha contribuito nel fermare le corse di Seattle e in particolar modo di Beastmode, permettendo al proprio reparto di effettuare importanti 3 & out che non solo hanno fermato il reparto offensivo dei campioni in carica, non permettendogli di trovare una qual certa continuità, quanto soprattutto hanno permesso al proprio capitano e quarterback di godere di ulteriori possessi per produrre e mettere a referto punti.

Tom Brady mentre festeggia insieme a Robert Kraft

Tom Brady mentre festeggia insieme a Robert Kraft

Molto saggio anche l’utilizzo dell’head coach di Foxboro dei propri ricevitori, con 35 ricezioni spalmate su 5 giocatori con Edelman, Gronkowski e Vereen assoluti protagonisti.

Il primo come detto una perenne spina nel fianco della Legion of Boom con la sua rapidità e la sua grinta, il secondo da grandissimo tight end quale è, è stato comunque in grado di creare separazione quando necessario per permettere alla propria squadra di perdurare (come il touchdown e la ricezione che ha posto le basi per la segnatura firmata proprio dal compagno di squadra numero 11), infine il running back numero 34 che con le sue undici ricezioni (team high) fuori dal backfield non ha permesso alla secondary dei campioni in carica di trovare costanza di gioco. Il tutto, ovviamente, merito anche di un Tom Brady che si fa sempre più posto nella storia di questa lega.

Tutto (o quasi) quindi effettuato alla perfezione in una gara difficile solo da interpretare, figurarsi giocare, gestire e in particolar modo vincere per i New England Patriots.

Un Super Bowl decisamente fantastico, molto emozionante ed estremamente interessante, che è stato di fatto deciso da una semplice quanto importante giocata che avrebbe potuto anche cambiare le sorti di ogni singola virgola. Patriots come detto alla fine vincenti, che tornano ad impossessarsi del Vince Lombardi Trophy perso nelle ultime due occasioni per mano dei New York Giants e di Eli Manning, che si conferma l’unico quarterback in grado di battere Brady per almeno due volte al grande ballo.

E ora snervante attesa di diversi mesi fintanto che la corsa al Super Bowl riprenda il prossimo settembre: che si sbrighi ad arrivare!

6 thoughts on “Poker New England: il Super Bowl è dei Patriots!

  1. Che dire? Lane e Avril fuori, Thomas e Sherman in condizioni non perfette e nonostante ciò arrivi a 1 metro dalla storia. Perché fare l’originale a tutti i costi?
    Cazzi tua, Pete, te la sei cercata.

  2. Seattle, la sfortuna gli ha tolto la sconfitta coi Packers ma l’ha restituita coi Patriots
    E’ vero Carroll P. seattle e’ arrivata acciaccata al SB,ma hai un trattore umano in panchina!!!
    buon per il fenomeno Brady e i Patriots, che hanno fatto 1 sola partita di playoff vera e propria contro i Ravens, poi hanno trovato i Colts NON pervenuti….
    Mi piacerebbe vederli in una division un po piu competitiva che non garantisca 6 vittorie buone ogni anno…
    Cmq tanto di cappello a loro, non si vincono 4 SBL se non si e’ veramente forti
    ma cavolo seattle alla fine si e’ offerta in modo inspiegabile

  3. Bella partita…anche da non tifoso di New England…riconosco che è giusto che abbiano vinto come premio per i tanti anni di Super Vertice che hanno fatto il grandissimo Brady, il mostruoso Belicick ed i vari Revis, Gronko ecc. Un super team. Per quel che concerne….Carroll….ha preso la scelta che gli segnerà la carriera per sempre. Hai il Trattore. Lo si può fermare 1 volta ma mai 2…secondo me sarebbe entrato intoccato. Per finire, Wilson ha lanciato una “ciofeca”….la palla va lanciata in messo ai numeri o poco più sotto…ha avuto il braccino anche lui.

    • Più che altro, per me hanno meritato di più durante la stagione: da 1 terzo in poi sono stati di una costanza incredibile, e di una freddezza assurda quando sono stati sotto! :O

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