Troppe volte, in talune circostanze, ci si può imbattere in quella che è definita la più classica delle giornate storte, in cui succede quel determinato qualcosa in grado di voltare e rigirare totalmente l’andamento della propria performance dal quale difficilmente si riesce a reagire ferocemente e quindi risalire la china.

Troppo spesso questo genere di situazione è accaduta ad un determinato giocatore, contro una determinata rivale, quasi come fosse il proprio demonio e la propria bestia nera. Troppo frequentemente questo accade al quarterback Jay Cutler quando affronta i Green Bay Packers.

Nell’ultima Week i Chicago Bears, squadra del quarterback nativo di Columbus, hanno affrontato proprio gli acerrimi rivali verde-oro del Wisconsin e ancora una volta non ne sono usciti indenni, tutt’altro, specialmente nella persona del numero 6.

sam-shields-jay-cutler-nfl-green-bay-packers-chicago-bears1-850x560La partita si è posta inizialmente su binari più che corretti per la squadra guidata da Marc Trestman con un drive lungo, operoso, completo (a livello di bilancio nella scelta delle giocate e nell’effettuarle), produttivo e stancante per la difesa avversaria. Ben oltre gli otto minuti in cui Green Bay non ha potuto godere del possesso del pallone. Cutler nel suddetto, e anche nei drives successivi, si è dimostrato nel corso del primo tempo pressoché impeccabile.

Lanci precisi, scelte più che azzeccate, audibles praticamente perfetti (molto particolare e degno di nota il “we’re good, we’re good!” appena prima di una segnatura della formazione di casa) ed una cura dei particolari da far impressione, nel senso buono del termine ovviamente, a chiunque. Non dimentichiamo anche i due quasi fumbles tramutati successivamente in 1st downs (uno dei quali addirittura su 4th down).

Ma allo scadere del primo tempo Cutler va vicinissimo al terzo touchdown della partita, fermato solo da un tackle di Ha Ha Clinton-Dix che, coadiuvato dall’involontario Micah Hyde nel coprire con il proprio busto la telecamera del replay, lascia i Bears a secco nel loro ultimo drive della frazione di gioco.

Da lì in poi il vuoto ed il disastro più totale hanno pervaso la prestazione del prodotto di Heritage HS. Due drives in avvio di secondo tempo, due intercetti. Il primo meno gravoso ma più pesante ai fini del risultato in quanto i Bears si apprestavano a raggiungere la end zone e riagguantare il vantaggio, mentre il secondo ricade su una mis-communication con il suo miglior ricevitore a disposizione, ossia l’ex Miami Dolphins Brandon Marshall.

In ogni caso, ed in ambo le situazioni, Cutler è sembrato tornare quello che non è in grado di battere i Packers, quello che non è in grado di arrivare ai livelli di Aaron Rodgers, colui che ha sempre sofferto questa squadra. Eppure bisogna sottolineare ancora una volta quanto il quarterback sia stato efficiente neanche mezzora prima dei due picks, tale da riuscire a tenere a bada per parecchio sia la difesa dei Packers (e di conseguenza anche l’ingresso in campo della propria controparte numero 12), sia il tempo di possesso ed il numero di giochi effettuati (a fine partita totalmente a favore degli Orsi, ed in maniera pressoché spropositata).

Ma come detto Cutler di punto in bianco ha ripreso a commettere quei pesantissimi errori che non gli hanno permesso di riuscire ancora una volta in ciò che vorrebbe.

A guardare attentamente determinate cifre non si può, purtroppo, non arrivare a determinate conclusioni: nelle dieci partite giocate contro i Green & Gold Cutler ha finora ottenuto un record di 1-9, compresa la sconfitta all’NFC Championship di quattro anni fa e successivamente trasmutata in un altro Vince Lombardi Trophy da Green Bay, ed è anche arrivato a lanciare un totale di 20 intercetti.

Ora, però, l’analisi diventa più profonda. Va innanzitutto sottolineato che, in relazione al sopra citato drive d’avvio dei Bears da oltre 8 minuti, i Packers sono riusciti con soli 2:22 e 6 giochi a pareggiare i conti. La difesa non ha fatto assolutamente il proprio lavoro e lasciato una strada troppo facile da intraprendere per un quarterback come Aaron Rodgers ed il suo più che corposo receiving group, ma nel complesso della sconfitta anche Cutler ha buona parte della colpa.

ct-spt-0929-bears-packersCiò che rende il tutto molto più evidente è un semplice e chiaro dato numerico: dal drive finale del secondo quarto, in cui i Bears sono arrivati ad un filo dalla end zone e riprendere la testa della gara, al concludersi del match (ivi compresi i due intercetti di Cutler quindi) i Packers hanno posto in essere un parziale di 24-0. Ciò che rende, o potrebbe in ogni caso dimostrare, Cutler in parte colpevole è che Green Bay ha saputo approfittare del turnover ratio e convertire in facili punti i pick lanciati dal numero 6.

Come detto anche la difesa ha le proprie colpe, non vi è dubbio alcuno, ma se il proprio quarterback non lascia alla propria difesa il tempo di respirare, rifiatare, riposare e al contempo stancare quella avversaria difficilmente le cose possono volgere al bel tempo.

Quello che sembra maggiormente strano è un quasi clamoroso errore di valutazione e a livello prettamente di lettura da parte di uno come Marc Trestman. I Bears dopo questa partita non si trovavano più tra le mani il peggior running game della NFL, questo anche grazie a quella che è la peggior run defense.

Il fatto quindi che i Bears non abbiano deciso di continuare con Matt Forte e la grandissima produzione che stava ponendo in essere lascia abbastanza sorpresi e perplessi, questo è poco ma sicuro. Anche giochi visti in altre partite, e di certo molto produttivi e fruttuosi, non sono stati utilizzati ed avrebbero chiaramente messo in difficoltà Dom Capers e la difesa dei Green & Gold. Anche un semplice reverse, sfruttando le capacità motorie di Alshon Jeffery, avrebbe contribuito a rendere il tutto molto più facile anche allo stesso Cutler, e chissà come sarebbe potuto finire il tutto.

Come si può notare quindi le colpe ricadono in più punti, ma pare anche abbastanza evidente quanto Jay Cutler sia responsabile di quanto accaduto. Ancora una volta quelli che potrebbero essere visti come due semplici errori, tramutati tuttavia in pessimi e disdicevoli intercetti, sono costati carissimo ad un quarterback dalle incredibili doti, che tuttavia finisce sempre per menarsi la zappa sui piedi.

Ancora una volta Cutler ha quindi giocato una partita da picchi altissimi, ma culminata poi in clamorosi tonfi.

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