I New York Giants sono conosciuti, nelle loro edizioni più recenti, per essere una squadra discontinua a livello di risultati, tanti alti e bassi, nessuna traccia della possibile costruzione di una dinastia, e al di là dei due anelli conquistati dal 2007 ad oggi, nel medesimo spazio temporale, l’unica altra occasione in cui la franchigia si è qualificata per i playoffs corrisponde alla stagione 2008.

Quello scorso è stato il secondo anno consecutivo dove i tifosi sono dovuti rimanere a guardare le altre squadre nel mese di gennaio, complice un 7-9 che ha preso forma solo grazie ad una seconda parte di campionato dove il team in blu ha in parte ritrovato se stesso, dato che prima era arrivato un mortifero record di 0-6 per cominciare, un completo disastro condito da turnovers che fioccavano ovunque.

Da dove ripartire, avrà pensato coach Tom Coughlin, che comincia l’undicesima stagione alla guida di questi ragazzi? Sicuramente uno dei punti che vanno rinfrescati è il gioco offensivo, che nelle ultime stagioni è stato altamente produttivo nei passaggi e molto discontinuo a terra, data l’assenza cronica di un running back duraturo.

La grande novità è che non ci sarà più l’offensive coordinator Kevin Gilbride, protagonista dei successi offensivi grazie ad un sistema basato su tracce da percorrere con una duplice opzione a seconda della lettura difensiva, un sistema complicato, ma sicuramente fruttuoso.

Gilbride ha lasciato il suo incarico alla fine della scorsa regular season, questo significa che per la prima volta in carriera il discusso Eli Manning dovrĂ  prepararsi con un nuovo offensive coordinator, in questo caso Bob McAdoo, e dovrĂ  digerire un nuovo playbook, basato sui principi della West Coast Offense, un sistema forse piĂą semplice di quello installato precedentemente, ma pur sempre nuovo.

Eli Manning

Eli Manning

Arriva una forte pennellata di aria fresca a portare via quanto fatto finora, quindi, con un obiettivo da raggiungere a tutti i costi, quello di ridurre lo sportivamente tragico rapporto tra touchdowns ed intercetti compilato da Manning, 18 contro 27, dove l’ultimo dei due numeri rappresenta un massimo in carriera non esattamente esaltante.

In molti hanno puntato il dito contro la linea offensiva, che fra età ed infortuni vari è stata tra le peggiori della lega, in realtà le colpe sono come sempre da spartire, e si è vista una chiara mancanza di comunicazione tra il regista ed i suoi ricevitori. Eli ha chiuso l’anno con oltre 500 passaggi tentati, segno di mancanza di equilibrio offensivo, e nonostante le oltre 3.800 yards registrate ha fatto segnalare un ulteriore ribasso delle percentuali di completi, solo il 57%, ed un calo delle yards per tentativo, 6.9, statistica più bassa dal 2008 ad oggi.

McAdoo non intende fargli accendere fuochi artificiali di chissà quale tipo, lo stile West Coast che sta mettendo a punto è basato soprattutto sulla semplicità e su uno schieramento base a tre ricevitori, che mira a privilegiare in ogni caso il gioco aereo rispetto a quello a terra. Le premesse per far tornare a rendere Manning come prima ci sono tutte, compresi nuovi playmakers che sono attesi alla maturazione, e la storia insegna che proprio quando lo si mette in un angolino, il fratellino di Peyton sa come trasformarsi in un clutch player con pochi eguali, mantenendo una leadership silenziosa ma indiscutibile.

Una delle novità del settore ricevitori è l’assenza di Hakeem Nicks, lasciato andare dopo la scadenza del suo contratto da rookie dopo un vistoso e poco spiegabile calo di rendimento.

Nicks era lontanissimo parente del giocatore decisivo che costituiva un pilastro nella fitta rete di passaggi dei Big Blue, e complice la sua incapacitĂ  di giocare 16 partite in un anno, evento mai accaduto dal suo passaggio al professionismo a causa di infortuni assortiti, le sue due stagioni consecutive da oltre 1.000 yards sono ormai un lontano ricordo, che proverĂ  a ravvivare agli Indianapolis Colts.

Uno dei motivi che ha convinto il management a lasciar andare il ricevitore è stato sicuramente il livello di gioco raggiunto da Reuben Randle, che prenderà il posto dell’ex North Carolina nello schieramento base offensivo, dato che il giovane ha sfruttato molto bene un fisico molto ben strutturato, 6’3 di statura ed ottimi istinti per liberarsi nel mezzo del campo, finendo il campionato come miglior scorer di squadra con 6 ricezioni da touchdown, in aggiunta alle 611 yards collezionate in 41 prese.

Data la sua capacità di elevazione Randle è presto diventato un punto di riferimento sicuro per la redzone, ed il bello è che può ancora migliorare, dato che le difese dovranno comunque concentrarsi sull’arma comprovata del reparto, il ballerino Andre Cruz, reduce da un intervento al ginocchio ma oggi perfettamente in grado di allenarsi e dare altro spettacolo.

E’ stato ancora l’uomo della salsa a fare da punto di riferimento per il quarterback, come dimostrano le 73 ricezioni, di gran lunga il miglior risultato di squadra, per 998 yards, gli sono mancate le occasioni per essere determinante come in passato a livello di segnature, solo 4, frutto questo anche dei continui drive interrotti da palloni persi, ma le sue potenzialità di playmaker in grado di spezzare la difesa in due non sono certo in discussione.

L’allineamento base è completato dal rookie Odell Beckham Jr., preso al primo giro dello scorso draft per dare quell’elemento di velocità e rapidità che negli ultimi tempi è spesso mancato a questo attacco, il suo utilizzo ideale è la ricezione corta con la ricerca di spazio per esplodere in campo aperto, e questo gioco ad alta percentuale avrà la possibilità di ridurre gli errori di Manning e tenere la continuità necessaria ai drive offensivi. Tra le seconde linee figurano Jernell Jernigan, ancora atteso a contributi significativi, ed il rientrante Mario Manningham, che ha passato due infruttiferi anni ai 49ers a causa di molteplici infortuni, ma che potrebbe dare un buon aiuto grazie all’intesa che ha sempre avuto con Manning.

Il backfield è in vera e propria rivoluzione, in quanto la carriera di David Wilson è seriamente a rischio dopo il secondo infortunio al collo in altrettante stagioni, e le assenze di Andre Brown, il miglior contribuente con 492 yards e di Brandon Jacobs, la cui seconda avventura ai Giants ha avuto esiti ben lontani dalla prima. Dalla free agency è arrivato il nuovo titolare, Rashad Jennings, che ad Oakland ha scritto cifre interessanti partendo da titolare in otto occasioni guadagnando 733 yards tenendo una media di 4.5 yards per portata, è un runner molto fisico dotato di discreta velocità ed accelerazione ed è utile per uscire a ricevere, qualità che ha sempre messo in mostra durante la sua carriera da backup.

Qualche portata ci sarà occasionalmente anche per Peyton Hillis, ex fenomeno oramai dimenticato da tempo e specialista delle situazioni di goal line o corto yardaggio, intrigante la presenza del rookie Andre Williams, che a Boston College ha scritto daccapo numerosi libri di record correndo per oltre 2.000 yards nella sua stagione d’addio al college, ha visione del campo e rompe placcaggi di continuo, è sicuramente mono-dimensionale se paragonato a Jennings, ma avrà un’utilità di sicuro impatto quando ci sarà da sfiancare per bene una difesa.

La linea offensiva è stata responsabile per gran parte della cattiva annata dell’attacco, la protezione non è mai stata adeguata come dimostrano i 39 sacks subiti da Manning, e le 3.5 yards registrate di media per ogni corsa appartengono ai bassifondi della Nfl. La offseason ha portato ai ritiri di due pezzi di storia, David Diehl e Chris Snee, mentre Will Beatty, il titolare nel ruolo di tackle sinistro, potrebbe cominciare la stagione in lista infortunati in quanto ancora preso con il recupero della rottura della gamba nel finale della scorsa regular season.

L’unità dovrebbe essere migliorata se non altro perché sarà profonda, essendo arrivati diversi free agents in grado di subentrare a potenziali altri infortuni: J.D. Walton, ex Seattle, battaglierà per il ruolo di centro assieme al rookie Weston Richburg, molto atletico ma fisicamente ancora acerbo, John Jerry e Charles Brown hanno un passato da titolari, mentre Geoff Schwartz, veterano strappato a Kansas City, è un ottimo bloccatore per le corse e si è immediatamente impossessato del ruolo di titolare di guardia sinistra. Lo schieramento frontale è completato dal secondo anno Justin Pugh, che ha esordito come tackle a destra soffrendo non poco, ed è atteso da subito a progressi concreti.

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Jason Pierre-Paul

La difesa sarà ancora coordinata da Perry Fewell, e tra i due è il reparto che vede apportati i maggiori cambiamenti. La linea ha perso uno dei suoi pezzi storici, Justin Tuck, costoso e comunque in parabola discendente nonostante i sacks in doppia cifra accumulati nel 2013, e la free agency si è portata via anche un altro elemento consistente, Linval Joseph.

C’è molta curiosità per capire lo stato di salute di Jason Pierre-Paul, che ha giocato infortunato nello scorso torneo ed ha dimostrato in passato di essere dominante, nell’ultimo biennio è stato parecchio limitato dagli infortuni e questo è uno dei motivi dei soli 8.5 sacks sommati nel periodo, ed ha sicuramente voglia di riscattarsi. Esordisce da titolare Damontre Moore, scelta di terzo giro del 2013, il quale ha sempre disputato ottime pre-stagioni per poi apparire solo sporadicamente, mentre nel mezzo rientra l’esperienza di Cullen Jenkins abbinata alla gioventù di Jonathan Hankins, altro elemento proveniente dalle scelte 2013, cui si aggiunge il rookie Jay Bromley, specializzato nel difendere contro le corse e dotato di un ottimo primo passo.

Il punto debole, e non certo da oggi, è quello riguardante i linebackers, dove da tempo immemore non presenzia un playmaker degno di tale nome. Mercato e draft non hanno portato un granché, la novità è l’ex- Ravens Jameel McClain, il quale ha disputato un’annata mediocre senza Ray Lewis al suo fianco in quella che dovrebbe essere la sua specialità, la difesa contro il rushing game, per il resto ci si affiderà a Jon Beason, che si è rotto un osso del piede in allenamento e sarà incerto di presenziare all’apertura del campionato, e a Spencer Paysinger, altro elemento inconsistente. Le assenze, almeno inizialmente, dovrebbero portare parecchio spazio di gioco per Mark Herzlich, che dovrebbe essere il partente nella posizione di middle linebacker alla prima di regular season. Il roster non presenta nessuno in grado di difendere adeguatamente contro i passaggi.

La difesa sul gioco aereo è fortunatamente la peculiarità del reparto dietro, miglioratissimo e diventato istantaneamente il punto di forza dell’allineamento. Dal mercato è arrivato Dominique Rodgers-Cromartie, autore di un’eccellente stagione ai Broncos che può eseguire giocate a ripetizione marcando il miglior ricevitore avversario, a patto che resti motivato e concentrato, esercizio che ha spesso fallito di eseguire nella sua a volte sopravvalutata carriera.

Sarà lui il corner titolare accanto al terzo anno Prince Amukamara, che si è scrollato gli infortuni di dosso ed ha cominciato a far vedere una buona produzione confermando le sue doti in marcatura, con il pacchetto nickel a vantare il lusso di schierare Walter Thurmond, reduce da una grande annata a Seattle dove ha sensibilmente contribuito ai successi delle retrovie, e Zach Bowman, in arrivo da Chicago, che porta ulteriore esperienza al reparto.

Antrell Rolle invecchia come il vino buono e nel 2013 ha vissuto una delle sue migliori stagioni di carriera, ha difeso come sempre bene contro le corse ma non si è fatto bruciare in copertura, coprendo una sua lacuna in maniera ottimale; accanto a lui, quale ultima linea di difesa, ci sarà posto per una rotazione tra Quentin Demps, arrivato dai Chiefs, ed il rientrante Stevie Brown, che dopo l’operazione al ginocchio che gli ha precluso molte presenze nel 2013, spera di tornare ai livelli di due anni fa, quando raccolse 8 intercetti eseguendo tante giocate determinanti. Non si dovrebbe sentire quindi la mancanza di Will Hill, sospeso dalla Nfl per uso di sostanze non consentite e di conseguenza tagliato dal roster.

Gli special teams rappresentano un’altra area di miglioramento, dato che il team di copertura ha spesso concesso ritorni molto generosi, e viceversa i returners impiegati in attacco non hanno segnato mete. Un’addizione particolarmente significativa pare essere quella di Trindon Holliday, folletto che ha generato numerose giocate, anche nei playoffs, per i Denver Broncos, il quale dovrebbe essere proprio ciò che serve per aggiungere elettricità al reparto. Rientrano ai loro posti sia il kicker Josh Brown, che ha chiuso l’anno con l’88.5% di precisione nei field goals, ed il punter Steve Weatherford, reduce da un 2013 non troppo entusiasmante.

Anche quest’anno la domanda è sempre la stessa: quali sono i veri New York Giants? Sono i Road Warriors capaci di vincere innumerevoli partite in trasferta da sfavoriti per poi aggiudicarsi il Super Bowl o sono una squadra mediocre, non attrezzata per giocare a gennaio?

La risposta è molto difficile, e Coughlin si è reso conto di dover mettere pesantemente mano ad un sistema offensivo che spesso ha determinato le sorti negative della squadra, con la stessa facilità con cui aveva condotto la stessa nei momenti più tesi delle annate vincenti.

Entusiasma il fatto che Eli Manning, inserito in un contesto West Coast, possa tornare a produrre come due stagioni fa, le armi a disposizione non mancano ma molto dipenderĂ  da una linea offensiva a cui manca attualmente del collante.

La difesa è forte dietro, ma deve recuperare cifre eccellenti da Pierre-Paul perché lo schema abbia successo, e tra i linebackers non c’è un difference-maker.

L’idea è che i Big Blue possano arrivare vicini al bilancio in pareggio, partita più partita meno, dovendo affrontare la Nfc West e trovandosi a navigare nelle perenni incertezze della Nfc East, dove la discontinuità di risultati regna suprema.

 

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