E’ oramai ufficiale, Jason Garrett ha l’ultima occasione per portare i Dallas Cowboys ai playoffs ed evitare l’ennesimo record a quota 8-8. Il ticchettio dell’orologio scandisce i secondi in maniera sempre più pressante, anno dopo anno la squadra di Jerry Jones non riesce a tenere fede alle aspettative di un pubblico che si attende si primeggiare sempre e comunque, finendo inevitabilmente per restare deluso.

La pressione e le colpe addossate, talvolta ingiustamente, si accumulano sulla debole schiena di Tony Romo, che a 34 anni deve ancora dimostrare di poter portare i ‘Boys dove vorrebbero, tradito da una difesa che ha fatto acqua da tutte le parti.

Di conseguenza, il grande Cowboys Stadium e la sua fantascientifica televisione ad alta definizione devono ancora essere testimoni della grandezza che Jones aveva progettato, fallendo anch’egli alcune scelte dirigenziali. Il 2014 è l’anno X di Dallas. O si vince, o si va a casa tutti. Certo, Jones a parte.

Si diceva della schiena debole di Romo, ma non voleva essere una metafora per spiegare come il buon Tony non riesca a sopportare la pressione, piuttosto si voleva sottolineare il come l’aver subito due operazioni in altrettante stagioni in una zona così delicata per lo sport non possa giocare un fattore determinante per il successo di squadra. Anzi, gli va il merito di essere sempre rimasto in campo in maniera stoica anche dopo colpi durissimi, che altri suoi colleghi avrebbero sicuramente assorbito dentro lo spogliatoio, è sempre stato l’ultimo a mollare, al di là della tendenza all’intercetto che ha sempre contraddistinto la sua carriera.

E’ destino che il turnover prima o poi arrivi a rovinare una partita altrimenti impeccabile, spesso nel momento più delicato possibile, ma è innegabile il sacrificio fisico che Romo ha messo a disposizione della squadra in questi anni, un segno di leadership se non altro da apprezzare. L’attacco ha sorpassato il limite delle 5.000 yards di total offense anche grazie a lui, che nonostante i 535 tentativi ha tenuto quasi il 64% di completi lanciando per oltre 3.800 yards con 31 mete e 10 intercetti, non molti, ma spesso decisivi.

L’attacco è destinato a tenere su la squadra come ha già fatto in passato, e le cose potrebbero anche migliorare con il cambio di offensive coordinator. Scott Linehan ha la fama di costruttore di reparti offensivi esplosivi, ha già lavorato con Garrett in passato e questo è un bene per la sintonia sulla sideline, ed il talento non manca certo.

Dez Bryant è un ricevitore niente meno che straordinario, puntualissimo nel liberarsi dalla marcatura per il touchdown a lunga gittata, dominante quando si tratta di contendere un pallone, molto più maturo a livello mentale, ed i risultati sul campo si sono visti. 93 ricezioni per 1.233 yards e 13 mete sono numeri da élite del gioco, Linehan lo schiererà in vari punti del campo per evitare raddoppi troppo frequenti, e lasciarlo libero di creare altre giocate entusiasmanti. Il futuro di questo attacco porta senza dubbio il suo nome.

Al posto del perennemente infortunato Miles Austin, rilasciato, è emerso il rookie Terrance Williams, che ha esordito con un ottimo livello di prestazioni capitalizzando l’occasione ricevuta con 736 yards e 5 ricezioni vincenti, tenendo una media per presa di oltre 16 yards, la sua presenza garantisce una componente dinamica all’attacco, ed un fattore di pericolosità sul profondo che le difese dovranno per forza considerare. Dietro al duo di testa ci saranno ancora preziosi backups come Cole Beasley, del quale Romo va spesso alla ricerca per chiudere un down, e l’esplosivo Dwayne Harris, capace di confezionare la giocata sensazionale e di farsi tutto il campo grazie all’abbagliante velocità.

Qualcuno sostiene che Jason Witten abbia iniziato la parabola discendente della carriera, magari sarà anche così se si considerano le sue 32 primavere, ma proprio non pare osservando le 8 mete registrate assieme alle 851 yards, cifre per le quali qualche tight end sarebbe pronto a vendere la casa, ed attestanti il fatto che il giocatore scelto dai Cowboys nel lontano 2003 è ancora oggi uno dei bersagli più imprescindibili per Romo, dietro al quale sta trovando modo di crescere il giovane Gavin Escobar. Interessanti inoltre le potenzialità del wide receiver Devin Street, rookie che potrebbe presto trovare spazio, reduce da un’esperienza altamente produttiva presso l’università di Pittsburgh.

DeMarco Murray

DeMarco Murray

Avere DeMarco Murray attivo per 14 partite è stato niente meno che un lusso sfrenato. Il forte running back è riuscito a stare abbastanza lontano dagli infortuni che ne hanno tormentato la giovane carriera, il dato delle 5.2 yards a portata su 217 tentativi è assolutamente impressionante, e la sua produttività è stata confermata dalle oltre 1.400 yards fatte pervenire dallo scrimmage, date dal primo sorpasso di carriera delle 1.000 yards stagionali su corsa, e dalla bontà delle sue uscite a ricevere fuori dal backfield, senza dimenticarsi i 10 touchdowns totali.

Con Murray in salute questo è un attacco di un altro livello, le sue corse possono arrivare nel momento ideale in cui la difesa è concentrata a limitare i ricevitori, DeMarco possiede velocità e fisicità, un mix ideale per sobbarcarsi le responsabilità che toccano a lui. Il cambio di ritmo potrà essere invece garantito da Lance Dunbar, altro running back molto ben attrezzato per ricevere il pallone e produrre guadagni significativi.

Jerry Jones non ha badato a spese per la protezione del quarterback, ed ha bypassato delle esigenze difensive per andarsi a prendere l’uomo di linea più versatile dell’ultima nidiata collegiale, l’ex Notre Dame Zack Martin. Ragazzo di squisita intelligenza tattica, Martin è duttile e può essere schierato praticamente ovunque, il che amplia le possibilità di combinazione degli elementi in caso di infortuni e migliora già da subito la posizione di guardia destra, il punto più debole della scorsa edizione dei Cowboys.

Il centro Travis Frederick non si è certo spaventato per essere stato brutalmente gettato nella mischia fin da subito nella sua annata da rookie, ed il ruolo sembra avere finalmente un minimo di stabilità; la grande stella del reparto è invece Tyron Smith, giovane in netta ascesa che ha giocato diverse gare dominando sia in protezione che in fase di bloccaggio per le corse, fornendo grandi sicurezze per il lato sinistro dello schieramento.

Doug Free ritorna a destra dopo essersi risollevato in seguito al cambio di lato, mossa resa possibile proprio da Smith, ed al suo fianco verrà ancora schierato il veterano Mackenzy Bernardeau, il cui apporto si è attestato appena sopra la sufficienza nonostante le chiare falle in pass protection.

Ed ora, i dolori. Se l’attacco ha segnato tantissimo, la difesa ha concesso ancora di più. Non è certo un buon metodo per diventare una squadra in grado di fare strada nei playoffs. Le 6.645 yards concesse un anno fa sotto le direttive di Monte Kiffin, sollevato dall’incarico, sono il terzo peggior risultato statistico Nfl di ogni epoca. Ricordate i disastrosi Saints del 2012, quelli delle oltre 7.000 yards al passivo? Ecco, siamo molto vicini. Benvenuto dunque a Rod Marinelli, che magari non sarà mai stato un grande head coach ma che di difesa ne capisce assai, soprattutto quando si tratta di far produrre uno schema che basa tanta della sua efficienza sulla pressione del fronte a quattro.

Il problema, di non poco conto, sono le perdite sopportate in offseason, ed il mancato utilizzo di giocatori infortunati. DeMarcus Ware, come noto, è andato a caccia di quarterbacks in quel di Denver, Jason Hatcher, il miglior difensore di squadra, si è trasferito ai rivali di Washington, Anthony Spencer ritorna dopo aver giocato una sola gara nel 2013 ed aver subito un importante intervento al ginocchio, lasciando dubbi sulla sua futura efficienza. Non bastasse, il rookie Demarcus Lawrence, sul quale si contava moltissimo, salterà tutto il training camp per una frattura al piede riportata in allenamento, e non sarà pronto prima di due mesi.

Questo significa che l’allineamento difensivo frontale sarà completamente rinnovato con la sola eccezione del tackle Nick Hayden, che viene da una stagione a dir poco disastrosa, e Jones ha caricato il roster di giocatori in cerca di spazio dando loro dei contratti a breve termine, mossa corretta dal punto di vista motivazionale. Lo spazio nel mezzo andrà occupato da Henry Melton, ex-Chicago chiamato al riscatto dopo un campionato non esaltante, mentre la pressione sarà il compito primario di George Selvie, che ha ricostruito la sua carriera a Dallas chiudendo l’anno con 7 sacks risultando uno dei migliori pass rushers del team, con Jeremy Mincey a fornire aiuto contro le corse e possibilità di schieramento da tackle in situazioni particolari.

La notizia più devastante per Dallas è arrivata attraverso l’infortunio che terrà fuori per tutto l’anno il fortissimo Sean Lee. L’ex Penn State era stato uno dei pochi a non sbagliare una sola partita nel 2013 eseguendo quasi metà dei suoi interventi dietro alla linea di scrimmage, ed ora dovrà passare il resto del 2014 a riabilitare il legamento crociato rotto durante gli allenamenti volontari, una tegola pesantissima per una difesa che necessitava di un faro come lui.

La situazione tra i linebackers non si fa piacevole, dato che Bruce Carter è stato letteralmente bruciato da ogni running back che gli si sia parato davanti senza mai tenere fede alla sua fama di playmaker a livello collegiale, e visto che le circostanze potrebbero portare ad un esordio prematuro per il rookie Anthony Hitchens, che al momento è semplicemente un giocatore di situazione ancora molto grezzo a livello tecnico, e che per questo motivo è stato discusso quale selezione che non troppo convincente. Nel mezzo ritorna l’esperienza di Justin Durant, che l’anno passato ha giocato poco ed al momento è segnato come starter nel mezzo, posto che potrebbe essere insidiato dal secondo anno DeVonte Holloman, che nel season finale contro gli Eagles ha raccolto 11 placcaggi.

Morris Claiborne

Morris Claiborne

Chissà cosa avrà pensato Jerry Jones guardando due dei suoi maggiori investimenti prendersi una ricezione in faccia dietro l’altra.

Morris Claiborne è costato un grosso sacrificio di scelte, due anni or sono, per salire a prenderlo alla sesta assoluta ed ha ripagato lo staff con stagioni mediocri se paragonate alla sue potenzialità, Brandon Carr non sta meritando neppure una minima parte del quinquennale da 10 milioni l’anno che la dirigenza gli ha generosamente esordito nel 2012, forse un segno che la pancia è stata soddisfatta e la motivazione è venuta a mancare.

Chi non tradisce mai è invece Orlando Scandrick, arrivato con poca pubblicità nello stesso draft di Mike Jenkins, che a Dallas non c’è più da un pezzo, e capace di affermarsi nel pacchetto nickel quale miglior corner di tutto lo schieramento, apportando un’ottimale difesa contro i passaggi e sbagliando solamente un paio di partite in tutto l’anno.

Il ruolo di safety è stato ignorato durante la offseason e ripresenta gli stessi protagonisti di un 2013 negativo, con Barry Church a rappresentare l’elemento più affidabile e capace di spaziare per rompere i giochi, quindi idoneo al collocamento da free safety, mentre J.J. Wilcox, più vicino al box, ha vissuto un’esperienza da rookie parecchio dolorosa confermando di essere molto valido contro le corse, ma inefficiente contro il gioco aereo.

Dan Bailey è stato una piacevole conferma anno dopo anno, fin dal momento della sua emersione dal nulla durante il 2011. Il giovane kicker ha chiuso la stagione con un eccellente 28/30 confermando la sua estrema affidabilità da oltre le 50 yards, posizione dalla quale ha centrato 6 dei 7 tentativi effettuati, dimostrando di essere un enorme aiuto per tutte quelle volte che l’attacco si inceppa e ci sono da portare a casa i tre punti.

Chris Jones, il punter, ha disputato un’annata di qualità tenendo una media di 45 yards per calcio, piazzando in diverse occasioni il pallone dentro le 20 yards, ed un punto di grande forza sarà Dwayne Harris, che ha segnato una meta su ritorno di punt e riportato kickoffs con una media di 30 yards per tentativo.

Finché l’attacco reggerà, non ci saranno problemi di sorta nel ripetere un record identico a quello dello scorso anno, a patto che si contengano i danni difensivi. Romo è destinato a collezionare altri numeri significativi, Bryant sta diventando immarcabile, e la presenza di Murray, per la quale mezzo Texas prega ogni giorno, è di fondamentale importanza per l’efficienza offensiva. Linehan è un coordinatore capace di mettere assieme tutti i pezzi del puzzle, e di far restare produttivo il reparto più forte del team.

Molte domande attendono l’altra parte della barricata, che ha un front seven privo di un protagonista affidabile e costante, ed una secondaria chiamata a svegliarsi in fretta, riprendendosi dagli errori/orrori del recente passato. Segnare tanto non è detto che basti, soprattutto quando si affrontano difese come quella di Niners e Seahawks ed attacchi come quello dei Saints nelle prime sei partite di regular season.

L’unica speranza di Garrett è ripetere il 5-1 contro la Nfc East, un risultato passato quasi inosservato l’anno scorso, confidando nella poca qualità che tutti, Eagles a parte, propongono nel raggruppamento.

Per vincere la division di successi ne serviranno nove o dieci, impresa tutt’altro che scontata. Il destino di Garrett, che da head coach non ha mai centrato la postseason a Dallas, è appeso all’ultimo filo disponibile.

 

One thought on “Dallas Cowboys: Preview 2014

  1. cavoli…. i miei dallas sono veramente un campo di pezzi fusi….. speriamo bene ma se queste sono le premesse……record di 2-14/4-12 l’importante fare 2 W contro washington

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