20140112-185338.jpgIl risultato finale di 23-15 premia Seattle, ma non racconta quella che è stata una partita segnata dalle difese, dai running back e dalla pioggia.

Ieri sera si sono affrontate due delle più serie contendenti per il titolo e le corse di Marshawn Lynch consegnano una partita dominata da Seattle nel primo tempo, e amministrata come ci si aspetta da una squadra con la posizione numero uno nel secondo tempo.

I primi due quarti vedono infatti Seattle completamente padrona del campo limitando Brees ai minimi storici e lasciando a 0 i Saints, e nel secondo tempo, contro una New Orleans molto più combattiva, Seattle gestisce le proprie difficoltà aggrappandosi con le unghie alla difesa, giocando un football ordinato e approfittando degli errori avversari, proprio come deve fare una grande squadra.

Seattle dimostra che la sua forza è reale, anche ai playoff e anche in difficoltà. La difesa ha dominato uno dei migliori attacchi aerei della lega, limitando come non mai le giocate di Jimmy Graham e lo schema screen che ha sempre portato tanti punti a New Orleans.

E’ vero che Brees ha lanciato 301 yards e un TD, ma i punti dei Saints sono arrivati tutti quando la partita sembrava già finita e la Seattle D ha commesso l’errorino di rilassarsi troppo presto.

La difesa però non è tutto. Per vincere bisogna fare punti e Seattle per la vittoria di ieri sera deve ringraziare il proprio running back Marshawn Lynch, non certo il QB Russell Wilson. Lynch ha corso 28 volte guadagnando 140 yards, segnando due TD e coprendo da solo più della metà delle yards guadagnate da tutta la squadra.

Ma oltre alla quantità, è incredibile la qualità delle corse: più di 3/4 delle yards guadagnate arriva dopo aver rotto il primo placcaggio. Lynch infatti corre sopra i difensori, rompe placcaggi e lotta forte per guadagnare ancora e ancora. Un solo uomo non è sufficiente per fermarlo.

La Lynch-addiction è stata più evidente che mai. Non appena Harvin ha dovuto lasciare il campo per trauma cranico, l’attacco aereo di Seattle è scomparso. Russell Wilson ha faticato a lanciare e ha costretto la sua squadra a più three-and-out consecutivi.

L’inesperienza e la giovane età hanno svolto un ruolo importante perchè mai Wilson ha giocato così male: i suoi 9 completi su 18 tentativi per 103 yard sono la peggior prestazione professionale di sempre per il giovane QB.

Da una parte bisogna riconoscere una buona partita difensiva da parte della secondaria di New Orleans che copre bene i ricevitori e il centro del campo, ma dall’altra bisogna anche riconoscere che Wilson non ha subito pressione (0 sacks), ma ha semplicemente lanciato male scegliendo zone coperte anche quando c’erano ricevitori liberi.

La pioggia ha influito sia lui che Brees, ma è certo che i Seahawks hanno bisogno del proprio QB e delle sue giocate, altrimenti, una volta trovato il non facile modo di arginare Lynch, Seattle rimarrebbe senza armi.

Unica nota positiva nella partita di Wilson? Non ha concesso turnover. Troppo poco per uno come lui. Nei momenti cruciali della partita, tutto quello che per Seattle poteva andare bene è andato bene e il risultato è una sofferta ma meritata vittoria.

Pete Carroll dovrà lavorare duro con il suo QB per portare a casa la vittoria finale e far si che questo diventi davvero l’anno di Seattle, perchè se continuano a giocare come hanno fatto nei primi tre quarti, possono battere chiunque.

New Orleans si presentava per il rematch con poca confidenza e consapevole di dover colmare un grosso gap con Seattle per potersi giocare la vittoria su uno dei campi più difficili della lega. Il capitano e leader della squadra, chiamato a caricarsi sulle spalle le responsabilità nel momento del bisogno, fallisce all’appello e soltanto un buon gioco di corsa e un’ottima difesa tengono i Saints in gara.

Mentre Mark Ingram (10 corse per 49 yards) e Khiry Robinson (13 corse per 57 yards) penetrano la linea difensiva avversaria come un coltello nel burro, la difesa, guidata da uno straordinario Cameron Jordan, compie un ottimo lavoro limitando Russell Wilson al career-low con sole 103 yard lanciate e zero touchdown, ma soffre terribilmente le corse di Lynch.

Una settimana dopo aver annullato McCoy i Saints erano chiamati a ripetersi, ma McCoy (94 kg) non è Lynch (1,80 per 100 kg di muscoli), e fermare il running back più potente della lega è tutto un’altro lavoro perchè nello scontro in corsa contro Lynch un solo difensore non è sufficiente. L’organizzazione di squadra dev’essere differente e i Saints non l’hanno fatto.

Oltre ad un Lynch stratosferico, i Saints pagano l’indisciplina e gli errori gravi. Nella corsa al superbowl non sono ammesse leggerezze e ai playoff chi le commette, le paga caro. Cominciamo con la penalità da 15 yard per violenza non necessaria presa dalla safety Bush quando su un terzo e lungo Harvin aveva già lasciato cadere la palla e il risultato dell’azione sarebbe stato incompleto.

D’accordo che una botta del genere data come monito di quel che sarà per la star appena tornata è una mossa che psicologicamente ci può stare, ma anziché il punt, i Saints hanno subito un field gol, 3 punti.

Poco dopo, con 5:08 da giocare nel primo quarto, Shayne Graham sbaglia il primo di due field gol, non centrando i 3 punti e regalando ai Seahawks una buona posizione di partenza. Nel drive subito dopo, Ingram corre e causa un fumble, trasformato in TD da Lynch.

Tanti, troppi errori gravi che si uniscono alla peggior prestazione di sempre per Brees nel primo tempo. Le sue sole 34 yard lanciate nel primo tempo mostrano un attacco che non è stato in grado di reagire alle giocate difensive, incapace di produrre quel gioco impressionante e i punti a cui siamo abituati.

La squadra di Sean Peyton esce dal CenturyLink Field indisciplinata (otto penalità, compresa una offensiva che ha annullato un’ottima giocata nel quarto quarto), priva di esplosività (solo tre giocate sopra le 20 yard, di cui una figlia di un grandissimo colpo di c… fortuna), incapace di combattere la fisicità di Lynch, ma soprattutto incapace nella coppia Peyton-Brees di trovare una soluzione alle difese di Sherman e Thomas su Graham e coinvolgere il TE, rimasto a secco, nelle giocate d’attacco.

I Saints concludono la loro stagione con una brutta partita, soprattutto perdendo alcune certezze (Brees/Graham/Peyton), ma la giovane età di molti buoni e ottimi giocatori fanno sicuramente ben sperare per il futuro, se si riuscirà a trattenere Jimmy Graham in squadra.

Seattle invece ha davanti un cammino glorioso: poche squadre appaiono così granitiche e disciplinate, e con il Wilson visto nella regular season gli avversari all’altezza sono proprio pochi. La finale della NFC si preannuncia una partita straordinaria.

6 thoughts on “Seattle stacca il biglietto per la finale di Conference

  1. Analisi giusta che assolutamente condivido. Lynch ha fatto la bestia!! NO è parsa davvero timida, nel primo tempo Brees ha raccolto così poche yards anche perchè non ha quasi mai provato a lanciare e si sono affidati quasi sempre al gioco di corsa. Comunque sottolineo l’ottima prova della difesa nel complesso, lavoro su Lynch escluso. Seattle è forte e fa paura, ma un po meno di timore poteva rendere la partita più interessante

  2. Buona analisi, anche se non condivido la parte su Lynch. La partita va vista nel suo complesso ed è evidente che, memori della partita in stagione regolare dove avevano limitato Lynch a meno di 3 yards per portatA ma subito tante big plays sul profondo, hanno preferito concedere campo a Lynch annullando completamente o quasi il gioco aereo.
    Game plane riuscito e infatti è stata la difesa a tenere in partita la squadra, purtroppo come spesso è accaduto in questa stagione fuori casa, l’attacco ha fatto molta fatica e nel drive più importante della stagione, sotto di 8, sulle 25 dei seahawks ha commesso una nefandezza dietro l’altra…

  3. Comunque ricordiamo che si incontravano la squadra peggiore della NFL fuori casa (ovviamente parlando sempre di squadre di un certo livello) contro la migliore. New Orleans non ha quasi mai vinto una partita di postseason fuori casa e Seattle non perde da due anni in casa (a parte contro Arizona, maldestro tentativo di eliminare SF). Non solo, di solito Seattle in casa distrugge qualsiasi avversario, io mi aspettavo un massacro. Perciò sono moderatamente ottimista per i miei 49ers.

    • Condivido le tue speranze per il Championship…ciò che fa più impressione dei Seahawks è la secondaria, Thomas III e Sherman fanno paura davvero, e insieme ai compagni hanno annullato Brees (che comunque non sembrava lui)…sarà una grande battaglia in uno stadio difficile…ma ci crediamo!!

  4. Ringrazio della chiarissima analisi Michele Comba con cui mi complimento. Sottoscrivo le precisazioni di Andrea quanto all’atteggiamento della difesa di NO su lanci e corse. Io ho cercato di leggere la partita di Seattle in vista 49ers (su cui speravo/confidavo contro Carolina e hanno confermato la graduale crescita). Mi auguro una battaglia vera. Attenzione! Il QB di SF non deve soffocare in quella bolgia i suoi delay e TimeOut potrebbero essere decisivi. Ok giochi imprevedibili, ma (ben) pianificati. Altrimenti saranno tanti terzi down a rischio esito (e intercetto dal secondo/terzo quarto)o. La secondaria di SF ha, ahime’, alcuni punti deboli, ma la linea di D e’ forse la migliore della NFL: RW sara’ sotto pressione e le corse non dovrebbero avere la stessa efficacia che hanno avuto con NO. Credo che le penalita’, gestione del tempo e, chissa’, un field goal di Dawson (ci ha viziato…tempo permettendo) decideranno la partita. Se invece Kaep e’ quello di inizio stagione, allora credo che sara’ l’anno di Seattle e forse, senza nulla togliere ai niners (che secondo me dovevano portare il titolo a casa l’anno scorso), lo spettacolo del SuperBowl contro Manning o Brady potrebbe anche guadagnarci. In ogni caso, il bello di questi confronti in e out e’ che…magari fai un pit stop televisivo forzato e…gli equilibri (magari sino al terzo quarto, vedi SD vs. Denver per non parlare del suicidio di KC con i Colts) sono del tutto saltati…che bellezza. Un caro saluto a tutti

  5. Graham è una pippa. Non basta essere grosso e forte se non riesci a smarcarti decentemente (vedere Edelman-Amendola, scricciolini al confronto, che fanno sempre il loro davanti a qualunque avversario). Almeno piazza qualche blocco, no?
    La difesa di Seattle è fortissima, specie nella secondaria, ma NO in attacco ha giocato solo due quarti per idiozia propria.

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