E’ davvero dura esprimere giudizi su squadre e giocatori Nfl, perché le variabili sono così tante che le situazioni possono cambiare da un momento all’altro. Ne sanno qualcosa i Carolina Panthers, che già molti critici avevano appeso al crocifisso dopo la “solita” partenza 1-3, l’ennesima della gestione Ron Rivera che pareva precludere una qualificazione ai playoffs già nella prima parte della regular season.

Ron+Rivera+Carolina+Panthers+v+San+Francisco+dOG46mwA_jjlOggi non è più il caso di criticare i Panthers, che stanno battendo anche le avversarie di gran calibro dopo aver sconfitto quattro squadre in fila dal record non eccezionale, quindi, eseguita questa operazione anti-sospetto, si può asserire con una certa tranquillità che Carolina stia facendo davvero sul serio, e questo è ampiamente dimostrato dal fatto che la compagine è ora la prima in ordine di record (7-3) a godere di un posto per la Wild Card, il che equivale al seed numero cinque all’attualità della cose, ed ha una partita di vantaggio su tutte le altre concorrenti.

Anche se, a dirla proprio tutta, l’intenzione di Newton e soci sarebbe proprio quella di raggiungere e scavalcare i Saints per la vittoria della Nfc South, ed ottenere almeno una partita di playoffs da giocare tra le mura amiche. E dovendo ancora affrontare New Orleans in entrambe le gare divisionali previste dal consueto calendario interno al proprio gruppo, nulla è precluso a questa squadra, che sembra aver trovato il giusto grado di maturazione per inserirsi in un contesto diverso rispetto a quello del recente passato.

Molto passa dalla difesa, la specialità di Ron Rivera, il quale ha costruito un reparto capace di piazzarsi nella Top 5 sia in termini di yards medie concesse su corsa che su passaggio. La pass rush non manca, grazie ai 14 sack messi a segno dalla oramai collaudata coppia formata da Charles Johnson e Greg Hardy, delle straordinarie capacità di playmaker di Luke Kuechly è oramai superfluo parlare, e non mancano le notizie più che gradite come quella dell’ennesimo ritorno di Thomas Davis, giocatore cui andrebbe probabilmente intitolata una statua per devozione e ferrea mentalità vincente, rientrato non sa neanche più lui quante volte da innumerevoli ricostruzioni del legamento crociato, ed oggi linebacker produttivo e ideale da affiancare ad una macchina da guerra come il buon Luke.

201310201516549738742Cam Newton però è sempre stato posto sotto il microscopio, le sue prestazioni analizzate nei minimi dettagli, la sua mancanza di leadership messa davanti agli occhi di tutti.

Doveva rendere da subito, lui, in quanto primo scelto del draft 2011 nel primo anno post-Fox, e proveniente da un ultimo anno al college che tutti ricordiamo con entusiasmo, nel quale portò quasi da solo Auburn ad un titolo che prima del kickoff di quel campionato era impensabile per tutti.

Il suo grande sorriso aveva conquistato l’America, la sua leadership no. 13-19 dopo due stagioni e già il ragazzo era stato messo sotto enormi pressioni, Rivera si era salvato per miracolo e si giocava in questo 2013 l’ultima chance per fare qualcosa di migliore rispetto al suo primo biennio, e le prime quattro partite della stagione che stiamo vivendo erano una seria indicazione del fatto che probabilmente i Panthers avrebbero dovuto sopportare presto altri cambiamenti.

La serie di sei vittorie consecutive attualmente in corso, compresi due successi di grande spessore contro San Francisco e New England (postilla sui Patriots: si può discutere sull’ultima, controversa azione di gioco, ma non sul fatto che Carolina è rimasta sempre in partita contro un’avversaria sulla carta superiore), dimostra che il cambiamento è avvenuto positivamente e non solo ha girato completamente le prospettive da qui a fine percorso, ha addirittura messo la squadra in una posizione di forza tale che essa potrà decidere da sé la sua sorte, dato che i playoffs sono a portata di mano.

C’è una considerazione da fare, giudicando i quarterback che entrano oggi nella lega, e quindi anche Cam Newton. Fino a non molto tempo fa, vengono in mente Steve McNair (riposa sempre in pace, campione bionico), Michael Vick e Philip Rivers, le franchigie Nfl ritenevano fondamentale che il loro rookie quarterback passasse una stagione o comunque una consistente porzione di essa con la lavagnetta in mano a prendere appunti mentre il veterano partiva da titolare, c’era questo anno di apprendistato che non era perso, perché se da un lato impediva alla matricola di giocare tastando le vere emozioni del campo, dall’altro dava delle lezioni tattiche che un solo training camp non può dare. E l’anno seguente, i risultati si vedevano.

Oggi è diverso, e chi viene scelto in alto è gettato in pasto agli avversari sin dal primo istante. Quanto ne viene ottenuto è spesso sorprendente, come dimostrano le annate d’esordio di Russell Wilson, Andrew Luck, Robert Griffin III (pre-infortunio ACL, naturalmente), e per certi versi anche quella dello stesso Cam Newton, le quali provano che il processo di preparazione collegiale verso il professionismo ha fatto dei passi in avanti, e che le squadre Nfl non hanno più tempo per sviluppare progetti a lunga durata, semplicemente si deve vincere, e subito.

Se da un lato Newton ha dimostrato, nonostante il bilancio perdente delle prime due stagioni, di poter essere un quarterback a tratti dominante e pure versatile nella gestione del piano partita, dall’altro ha sicuramente pagato lo scotto di dover affrontare la pressione di rendere immediatamente vista la continua diminuzione di pazienza che i proprietari delle franchigie hanno nel far fruttare al meglio i loro investimenti.

Da qui probabilmente il motivo delle sue prestazioni altalenati, che miscelavano gare di alto spessore su passaggio e corsa, la classica doppia minaccia, ad altre di efficacia davvero bassa, ma nessuno ha mai tenuto in considerazione il fatto che questi ragazzi hanno pur sempre bisogno di tempo per imparare, e prima di etichettarli quali bust, chiaro, eccetto gente come Ponder, Weeden e Freeman che non mostra alcun progresso tra una stagione e l’altra, è necessario dare loro la possibilità di inserirsi nell’ambiente del professionismo, capire il diverso linguaggio tecnico degli allenatori, fare propri i concetti del playbook offensivo.

panthersweb25s-hxd-webSe Newton riuscirà a tenere alto il livello delle sue prestazioni, avremmo davanti a noi una squadra giovane con un radioso futuro davanti, capace di provare per più anni consecutivi di ambire ai playoffs. Tenere al minimo il numero degli errori, tagliare gli intercetti, dare linfa sempre nuova all’attacco convertendo i terzo down con ottime percentuali come quelle registrate contro i Patriots, e permettersi corse elettrizzanti come quella inscenata nel medesimo Monday Night, tutte possibilità atletiche che già avevano entusiasmato ad Auburn, e che se traslate in Nfl con un maggiore acume tattico, possono davvero portare Newton ad una salita vertiginosa nell’élite dei registi moderni.

Ci sono tante ottime indicazioni che ci raccontano della maturazione di Cam: un passaggio da touchdown ad un minuto dalla fine di un confronto difficilissimo contro una delle migliori squadre della Afc, una gestione intelligente delle proprie doti atletiche (ovvero scegliere bene in quale situazione correre, facendo danni seri, o lanciare traiettorie precise come quelle di un laser, leggendo bene il ricevitore), una gestione migliore della pass rush avversaria, contro la quale storicamente il quarterback è sempre andato in difficoltà, ma che in gare come quella di lunedì notte egli ha girato a proprio vantaggio, ottenendo le migliori statistiche proprio con la squadra avversaria ad aggiungere un paio di blitz alla pressione della linea.

Sono segni tangibili che qualcosa è cambiato, e che forse i Panthers hanno seriamente trovato il leader carismatico che cercavano. Il quale non si fa più vedere mogio, con l’asciugamano attorno alla testa, seduto in panchina. Le sue risposte alle avversità le sta trovando, e le vittorie non possono che arrivare di conseguenza. Una partita alla volta.

 

3 thoughts on “Under Review: la crescita di Cam Newton

  1. Sta facendo vedere cose veramente esagerate e sta facendo una differenza paragonabile a quella ke Kaep ha fatto l`anno scorso x i 49ers…!! Inoltre in un contesto nn semplice cm Carolina che nelle ultime stagioni nn era certo una squadra eccelsa cm si sta invece dimostrando qst anno…

  2. Newton è potenzialmente un crack: gli manca solamente di capire la differenza tra fare show e vincere il campionato. Per ora ha preferito la prima strada…

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