bearspack3543La Black and Blue Division si presenta ai nastri di partenza della stagione 2013 con il solito, rinnovato, equilibrio che negl’ultimi quattro anni ha permesso a tre dei quattro team che la compongono di alternarsi sul gradino più alto del podio, forte di un 2012 nel quale ha mantenuto una tensione altissima fino alle ultime battute della regular season con Green Bay Packers, Minnesota Vikings e Chicago Bears a giocarsi due dei sei posti disponibili per i playoffs NFC.

Traguardo che sono comunque riusciti a raggiungere pure i Detroit Lions, a secco di titoli divisionali da quando è stata istituita la NFC North, nel 2002, ma capaci di tornare a presenziare in postseason dopo dodici stagioni, nel 2011, prima di uscire con le ossa rotte dal wildcard perso contro New Orleans; una rincorsa che rinnoveranno anche quest’anno, nonostante le proiezioni non li vedano certo partire tra i favoriti all’interno di una division dove il talento, di certo, non manca.

CHICAGO BEARS

Nuovo corso per Chicago, che dopo aver fallito l’appuntamento con i playoffs nonostante il record vincente, 10-6, con il quale ha chiuso la scorsa stagione, ha deciso di salutare il capo allenatore Lowie Smith e affidare la guida tecnica del team a Marc Trestman, ex offensive coordinator degli Oakland Raiders finalisti nella stagione 2002, che ha ottenuto diversi successi oltreconfine con i Montreal Alouttes in CFL, squadra allenata dal 2008 al 2012; originario di Minneapolis, il nuovo head coach dei Bears aveva lasciato la NFL nel 2004 da coordinatore dei Miami Dolphins, scegliendo di tornare al college, con North Carolina State, prima di passare ad allenare in Canada, dove ha vinto due Grey Cup consecutive, nel biennio 2009-2010.

Artefice di uno degl’attacchi più esplosivi di inizio secolo, che contribuì a condurre Oakland fino al Super Bowl 2002, l’allenatore proveniente dal Minnesota è sempre stato considerato una sorta di guru tra i quarterback, tanto che molti dei talenti destinati al professionismo si rivolgono, annualmente, a lui per preparare al meglio il loro Pro Day in vista del Draft NFL; una scelta che, nel 2008, compì anche Jay Cutler, attuale starter dei Bears, reduce da una buona stagione chiusa con 3,033 yards, 19 TD e 14 intercetti.

Jay Cutler

Jay Cutler

Il prodotto di Vanderbilt, giunto al suo ultimo anno di contratto con la franchigia dell’Illinois, affronterà il terzo cambio di offensive coordinator, e di rimando di sistema offensivo, nelle ultime stagioni, e pertanto dovrà dimostrare di sapersi calare nel nuovo attacco di Chicago, orientato su una West Coast Offense, già adottata da Trestman nelle sue precedenti esperienze, resa ancora più rapida ed esplosiva dall’intervento del nuovo coordinatore Aaron Kromer, che dovrebbe introdurre la tecnica del rilascio veloce che ha reso molto produttivo ed imprevedibile l’attacco dei Saints nel recente passato.

Tecnica che prevede di impiegare un minor lasso di tempo tra lo snap e il lancio del quarterback, e che contribuirebbe ad aumentare la pericolosità dei Bears, il cui passing game sarà ancora direzionato principalmente verso Brandon Marshall, miglior ricevitore della squadra nel 2012 con 1,506 yards e 11 touchdowns all’attivo; numeri resi possibili dalla sua ottima intesa con Cutler, già sviluppata ai tempi in cui entrambi erano ai Broncos e rinnovata a Chicago, dove il talento da Central Florida è arrivato via trade durante la primavera dello scorso anno.

Operazione azzeccatissima che si è rivelata fondamentale per la crescita offensiva dei Bears, ai quali è indubbiamente mancato l’apporto dell’attesissimo Alshon Jeffery nel corso della passata regular season; il secondo anno da South Carolina, limitato dagli infortuni nella stagione del suo esordio tra i professionisti, pare destinato a vivere un 2013 da assoluto protagonista, in un attacco aereo che potrà contare su uno dei nuovi arrivati, il tight end Martellus Bennett, giocatore in grado di rispondere alle esigenze del team, alla ricerca di un catcher affidabile nel ruolo dopo la trade che ha portato Greg Olsen in Carolina nel 2010.

Sempre nel passing game, due risorse importanti è probabile che si riveleranno Earl Bennett e il sesto round pick Marquess Wilson, che dovrebbe rientrare nei 53 del roster finale grazie alle ottime cose fatte intravedere in estate, con il velocissimo veterano Devin Hester confermato nel ruolo di slot, e utilizzato sicuramente da Cutler quando deciderà di colpire gli avversari sul profondo.-

Nel bacfkield continuerà a mantenere lo spot titolare l’ottimo Matt Forte, giocatore completo che dopo aver nuovamente superato le 1,000 yards corse nella scorsa regular season ha confermato di essere uno dei runningback più validi dell’intera lega, capace di colpire anche fuori dai tackle quando si tratta di trasformarsi in un’opzione aggiuntiva per il passing game orchestrato dal numero 6; alle sue spalle, a garantire una certa solidità al reparto, ci penserà ancora Michael Bush, backup di indubbio valore che ha già fatto vedere di integrarsi alla perfezione con il collega nella passata stagione, chiusa con 411 yds e 5 TD su corsa.

Azioni che hanno contribuito a togliere pressione alla linea, ma che non sono bastate a spostare l’attenzione delle difese avversarie lontano dal quarterback, tra i più tartassati dell’intera NFL per sacks subiti; situazione alla quale Emery ha cercato in tutti i modi di porre rimedio ingaggiando i free agent Jermond Bushrod, ex tackle di New Orleans che ancorerà la linea sul lato sinistro, e Matt Slauson, ex Jets che sostituirà la prima scelta 2011 Gabe Carimi, passato via trade ai Buccaneers, nella posizione di guardia sinistra.

Al centro, il confermato veterano Roberto Garza, giunto all’ottava stagione nei Bears, sarà il perno di una offensive line piuttosto giovane sul lato destro, dove si troveranno ad operare, rispettivamente nel ruolo di tackle e guard, il settimo round 2010 J’Marcus Webb, confermatosi come valido blocker nell’ultima stagione, e la prima scelta di quest’anno Kyle Long, giocatore che ha qualità e caratteristiche fisiche per passare a sinistra nel prossimo futuro, una volta completato il processo di maturazione; inserito a roster un buon backup come l’ex Jaguars Eben Britton, merita una certa attenzione Jonathan Scott, altro prodotto selezionato nel corso dell’ultimo Draft NFL.

Evento che ha portato diverse novità anche a livello difensivo, dove dopo tantissimi anni non ci sarà più la guida di Brian Urlacher, che ha optato per il ritiro piuttosto che vestire una maglia differente da quella dei Bears, e che lascierà lo spot di middle linebacker in eredità all’ex Broncos D.J. Williams, altro colpitore eccelso che ha chiuso anzitempo la scorsa stagione a causa di un inrotunio; dato week to week dai report giornalieri che arrivano dal training camp di Bourbonnais, Illinois, in caso non dovesse farcela per il kickoff weekend Chicago ha già pronto il suo sostituto, Jonathan Bostic, interessantissimo prospetto da Florida chiamato al secondo round.

Lance Briggs

Lance Briggs

Esplosivo e produttivo, l’ex Gators avrà certamente modo di trovare spazio durante la sua rookie season, dove dovrebbe entrare stabilmente in rotazione al pari dell’altra matricola Khaseem Greene, prima riserva del veterano trentatreenne Lance Briggs, confermato nel ruolo di weakside linebacker, dopo i 128 tackles messi a segno la passata stagione, con l’ex Panthers James Anderson, firmato durante l’offseason, dirottato sul lato forte in sostituzione di Nick Roach.

Reduce da una stagione meno brillante rispetto alle precedenti due, 2010 e 2011, nelle quali si era rivelato uno dei migliori tackler della lega con 274 placcaggi messi a segno in 32 partite, ha raggiunto nei Bears il suo ex teammate a Carolina Julius Peppers, da due anni uno dei punti fermi della linea difensiva di Chicago, dove si è confermato leader indiscusso con 11.5 sacks all’attivo, formando una coppia molto solida con il DT Henry Melton, pass rusher di assoluto talento che sarà affiancato dal terzo anno Stephen Paea nel mezzo.

Sul lato opposto al formidabile end da North Carolina, lotteranno per lo spot da titolare il quarto anno da Northwestern Corey Wootton, 7.0 sacks, e la prima scelta del Draft 2012 Shea McClellin, già entrato stabilmente in rotazione durante il suo primo anno con la franchigia dell’Illinois; situazione opposta nelle secondarie, dove invece sembrano ormai tutti assegnati i ruoli di starter, viste le ottime prestazioni fornite dalla coppia di safety formata da Major Wright, FS con 92 tackles all’attivo, e Chris Conte, e da quella di corner composta da Tim Jennings, leader del team con 9 intercetti messi a segno, e Charles Tillman, entrambi convocati all’ultimo Pro Bowl.

Un reparto compatto e completo, in cui daranno certamente il loro contributo le safeties di riserva Tom Zbikowski, ex Ravens, Craig Steltz, e il cornerback al secondo anno Isaiah Frey, che dovrebbe sostituire l’infortunato Kelvin Hayden nel delicatissimo ruolo di nickel; un ex defensive back, Hester, si occuperà come al solito dei ritorni, confermato sia nei kick che nei punt return al pari di tutti gli altri specialisti, il long snapper Patrick Mannelly, alla quindicesima stagione NFL, il punter Adam Podlesh e il kicker Robbie Gould, attualmente in quarta posizione nella classifica all-time per field goal realizzati da professionista.

Chicago, che si presenta al via vogliosa di riscattare il brutto epilogo della passata stagione, dovrà cercare di trovare fin da subito un buon feeling con gli schemi offensivi di coach Trestman, che non è detto riescano ad avere un impatto immediato con la realtà della National Football League; il football canadese è infatti molto diverso da quello professionistico a stelle e strisce, e il salto, per l’ex HC di Montreal, potrebbe risultare più difficoltoso del previsto. Quello che è certo, è che se dovesse funzionare fin dalle battute iniziali della regular season, lo spettacolo, al Soldier Field e dintorni, non mancherà di certo, soprattutto se la nuova difesa allenata da Mel Tucker confermerà, come sta facendo in questa preseason, di essere all’altezza di quelle, fenomenali, che l’hanno preceduta.

DETROIT LIONS

L’illusione del ritorno ai vertici è durata una sola stagione per la franchigia del Michigan, che oltre a non riuscire a replicare l’ottimo 2011 è ripiombata in quell’ombra che l’ha stabilmente attanagliata dall’inizio del nuovo secolo, quando ha navigato nei bassifondi della division senza colpo ferire, un leit motiv che si è rinnovato a nemmeno dodici mesi di distanza dall’unico torneo concluso con record vincente da quando è stata istituita la NFC North; una situazione pessima, a tratti imbarazzante, che incredibilmente potrebbe essere destinata a ripetersi quest’anno, visto che la squadra non sembra essere stata rinforzata come ci si aspettava.

Un bel problema per coach Jim Schwartz, che dopo cinque stagioni sembra seduto su una sedia scottante come mai prima d’ora, in bilico tra un futuro ombroso ed un presente incerto, nel quale sarà costretto a giocarsi tutte le carte che ha in mano per cercare di strappare una conferma che pare decisamente lontano dal realizzarsi, nonostante il prolungamento del contratto, fino al 2015, firmato al termine della scorsa regular season.

Le speranze del capo allenatore, ancora una volta, ricadono per buona parte sull’accoppiata formata da Matthew Stafford e Calvin Johnson, che già nel recente passato ha dimostrato di saper fare la differenza, trasformando i Lions in un team letale nel gioco aereo, dove sono stati anche tra gli indiscussi protagonisti della passata stagione, chiudendo al secondo posto della nazione; un risultato fine a se stesso, visto che Detroit ha comunque faticato a finalizzare gli sforzi che attuava sul terreno di gioco, come dimostra il fatto che abbia chiuso solo in trentesima posizione nel ranking per media punti realizzati a partita.

Calvin Johnson

Calvin Johnson

Due lati della stessa medaglia che hanno creato situazioni ambigue, come quella del talentuoso receiver da Georgia Tech, che ha settato il nuovo record NFL per yards ricevute, 1,965, ma, allo stesso tempo, ha messo a segno molti meno touchdown rispetto a tanti suoi colleghi, raggiungendo quota 5 in stagione, la peggiore da quando è professionista; estremi opposti che raccontano bene la storia recente dei Lions, squadra attrezzata e dotata di talento alla quale manca sempre qualcosa per effettuare quel salto di qualità definitivo.

Un salto che in parte potrebbe fargli fare Reggie Bush, sicuramente il miglior colpo a livello offensivo della free agency dei Lions, che con l’ex runningback dei Dolphins aggiungono imprevedibilità e solidità all’attacco, reparto che finalmente potrebbe godere di quella bidimensionalità mancatagli nelle ultime stagioni, o vista solo a piccoli sprazzi quando in campo scendeva Jahvid Best, ad un passo dal ritiro dopo l’ennesima concussion patita sul finire della scorsa stagione.

L’Heisman Trophy da Southern California, del quale, agli albori della carriera universitaria, il talento dei Golden Bears sembrava potesse diventarne un degno successore, sembrerebbe essere proprio il fit ideale per la offense della franchigia del Michigan, da sempre alla ricerca di un runningback che gli permettesse di guadagnare terreno sia muovendo la palla a terra, sia andando a ricevere fuori dal backfield; caratteristiche che indubbiamente fanno parte del pedigree di Bush, tornato a vestire il ruolo di runner puro a Miami dopo le prime stagioni passate a fungere più da ricevitore aggiunto a New Orleans, dove ha fatto il suo esordio nel football professionistico.

Il suo innesto potrebbe rivelarsi davvero determinante per l’attacco di Detroit e per il backfield, che potrà contare anche su Mikael Leshoure, recuperato dai continui problemi alla caviglia, e su Joique Bell, che verrà utilizzato, principalmente, nelle azioni di corto yardaggio, dove si spera che Stafford possa finalmente contare anche sul tight end Brandon Pettigrew, giocatore in grado di essere fisicamente dominante ma che finora non ha avuto lo sviluppo che ci si attendeva a livello Pro; a fargli da spalla il veterano Tony Scheffler, cercato con costanza dal proprio quarterback nella passata stagione, quando si è rivelato un’opzione fondamentale in un reparto che ha dovuto convivere con una serie di infortuni impressionante, che ha messo fuori gioco i principali target dietro Johnson.

Nate Burleson e Ryan Broyles, entrambi usciti di scena anzitempo nel 2012, si contenderanno infatti lo spot di receiver numero due, dopo che Titus Young è stato definitivamente allontanato dal team per i suoi continui problemi off the field che gli hanno causato svariati arresti negli ultimi mesi; soprattutto sul secondo, talento limitato finora dagl’acciacchi, il coaching staff dei Lions ha grandi aspettative, le stesse, anche se in tono minore, che attorniano la sesta scelta Corey Fuller, prospetto da Virginia Tech che potrebbe trovare un discreto spazio in questa sua rookie season.

Stagione d’esordio che può già rivelarsi importante anche per Larry Warford, guardia da Kentucky selezionata al terzo round che ha buone probabilità di entrare stabilmente in rotazione nel ruolo di right guard, dove dovrebbe alternarsi ai veterani Dylan Gandy, in lizza anche per la posizione di centro con Dominic Raiola, e Jake Scott, arrivato in estate da Philadelphia; sul lato opposto Rob Sims continuerà ad occupare lo spot di left guard, mentre Riley Reiff, first rounder del Draft 2012, e Jason Fox andranno a sostituire, rispettivamente, Jeff Backus e Gosder Cherilius come tackle a sinistra e a destra.

Ndamukong Suh

Ndamukong Suh

Cambi sugli esterni anche in sulla linea difensiva, con gli inserimenti di Jason Jones, arrivato durante la free agency da Seattle, e Ezekiel Ansah, rookie da Brigham Young che il coaching staff dei Lions ha avuto modo di allenare, e quindi conoscere, durante la settimana del Senior Bowl; alle loro spalle un buon backup come l’ex Bears Israel Idonije, che cercherà di farsi trovare pronto nel momento del bisogno, anche per mantenere altissima la produzione di una pass rushing che nel mezzo può contare su una delle migliori coppie dell’intero panorama professionistico, formata da Ndamukong Suh e Nick Farley, che hanno combinato per 13.5 sacks nella passata stagione.

I due defensive tackle avranno l’onere di guidare un reparto difensivo che non ha risposto come ci si attendeva lo scorso anno, subendo tantissimi punti e concedendo parecchie yards agli avversari; in mediana confermati come middle Stephen Tulloch, leading tackler nel 2012 con 112 placcaggi all’attivo, e come weakside DeAndre Levy, 80 tackles, è stato promosso sul lato forte Ashlee Palmer, visto all’opera nel passato torneo come MLB backup, ruolo dove ha avuto modo di fare esperienza e conquistarsi il favore del coordinatore Gunther Cunningham, deciso a puntare su di lui preferendolo a Tahir Whitehead, al secondo anno in Michigan.

Tornato sulla sideline sinistra Chris Houston, nelle ultime settimane si è fatto strada sul lato opposto il rookie Darius Slay, che dovrebbe ormai aver vinto lo starting job per la week 1, relegando la terza scelta dello scorso Draft Bill Bentley e i veterani Rashean Mathis e Ron Bartell nelle retrovie, dove troveranno anche Amari Spievey, ex corner utilizzato come safety nel 2012 che sta recuperando da un infortunio; al suo posto, al fianco di Louis Delmas, anch’egli rientrato da un problema al ginocchio, il nuovo arrivato Glover Quin, strong safety che darà un grandissimo contributo in coverage e potrà schierarsi, all’evenienza, anche come nickel.

Negli special team, dopo aver salutato Jason Hanson, ritiratosi dopo ventuno stagioni, i Lions hanno puntato su un altro veterano di lungo corso come David Akers, fermo per buona parte della passata stagione per un’ernia, che ha voluto fortemente tornare nel giro per giocare un’ultima stagione tra i professionisti; di questi giorni è infatti la notizia che questa dovrebbe essere la sua ultima regular season NFL, al contrario del punter Sam Martin, all’esordio al piano superiore dopo essere stato scelto al quinto round da Appalachian State.

I Lions continuano quindi a cercare giovani per mantenere sempre vivo il progetto in prospettiva futura, ma ai Ford quello che interessa ora è il presente, e nonostante l’arrivo di un formidabile playmaker come Bush, non è semplice pensare ad una Detroit migliore dell’anno passato, soprattutto calcolando che in difesa non sono arrivati tutti i rinforzi sperati; Jones e Ansah sono due validi innesti, come anche Quin, ma sostituire Cliff Avril e Kyle Van Der Bosch non sarà facile, e i problemi, quando gli avversari cercheranno di muovere la catena ai lati della linea, persisteranno comunque. Insomma, molto dipenderà da come si integreranno i rookie che partiranno starter in difesa, se entrambi avessero un buon impatto, allora la stagione potrebbe cominciare ad avere un senso, anche perché, sul lato offensivo, Detroit ha dimostrato da tempo di non aver problemi a restare tra i top team della lega; cosa che con Stafford, Johnson e Bush, possono ripetere senza alcun patema anche quest’anno.

 GREEN BAY PACKERS

Ancora una volta i Packers si sono fermati solo dinnanzi ad un team che è volato dritto fino al Super Bowl, e dopo i Giants, che sono andati addirittura a vincere nel 2011, l’anno passato è toccato ai Niners estrometterli dalla corsa verso il Grande Ballo, obiettivo che, giustamente, ogni stagione, si pongono come traguardo massimo i ragazzi allenati da coach Mike McCarthy, giunto all’ottava regular season alla guida di Green Bay.

La seconda con Tom Clements a ricoprire la posizione di offensive coordinator dopo l’addio di Joe Philbin, che di questi tempi, l’anno passato, aveva destato non poche preoccupazioni nelle cheeseheads, nonostante l’ex quarterback coach fosse ormai da anni addentro all’organizzazione e ne conoscesse ogni suo minimo particolare, soprattutto per quanto riguardava l’attacco e il suo pupillo Aaron Rodgers, per la seconda stagione consecutiva leader NFL con 108.0 di rating.

Aaron Rodgers

Aaron Rodgers

Il numero 12, che ha rinnovato il contratto in Aprile, prolungando il suo rapporto con Green Bay per altre sette stagioni, ha confermato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di essere uno dei migliori quarterback della lega, chiudendo con 4,295 yards, 39 touchdowns e appena 8 intercetti, una stagione che lo ha visto splendido protagonista con i Packers, guidati fino ad un record 12-6 con una sola sconfitta all’interno della Division, rimediata proprio all’ultima settimana contro i Vikings, con i quali si è prontamente rifatto nel wildcard weekend, a soli sette giorni di distanza.

Vittoria che sembrava aprire la strada per la rincorsa al titolo, ma che invece è stata chiusa solo una settimana dopo, nonostante i 31 punti messi sul tabellone dai Packers; sintomo di un attacco prolifico e produttivo come pochi altri in NFL, che proprio grazie a Rodgers ha sempre sviluppato un gioco aereo capace di strechare il campo in brevissimo tempo e mandare fuori giri le difese avversarie, che spesso si sono trovate spaesate non sapendo a quale target si sarebbe affidato il quarterback di Green Bay, da anni ormai bravissima a scovare ottimi ricevitori dal nulla.

Dote che ha fatto sua soprattutto grazie ai grandi pitcher che si sono alternati negl’ultimi venti anni all’interno della sua tasca, non ultimo il prodotto di California, che dopo aver lanciato in orbita Jordy Nelson nel 2011, la scorsa stagione ha dedicato particolari attenzioni a Randall Cobb, nuovo leading receiver con 80 prese per 954 yards e 8 TD, e James Jones, rivelatosi letale nel corso della regular season con 14 touchdowns all’attivo, candidati ad essere i nuovi starter della franchigia allenata da McCarthy, che ha deciso di promuovere il talento da Kentucky nello spot #1 lasciato libero da Greg Jennings, passato ai rivali Vikings.

Sull’altra sideline dovrebbe accomodarsi senza problemi Nelson, che ha recuperato dall’infortunio, con Jones e l’interessantissimo Jarrett Boykin, arrivato a Green Bay come undrafted la scorsa estate, pronti a subentrargli per garantire sempre una certa varietà di soluzioni al pitcher titolare, a sua volta fiancheggiato, all’occorrenza, da Vince Young, che ha ottenuto il backup job a discapito di B.J. Coleman e Graham Harrell, rilasciato dopo un’orribile preseason proprio in questi ultimi giorni.

A dar manforte al passing game uno dei tight end più produttivi della lega, Jermichael Finley, un po’ in calo nell’ultima stagione, dove ha ricevuto solo 2 touchdowns, ma pronto a riprendersi il suo ruolo di fondamentale importanza all’interno della offense dei Packers, anche per allontanare la concorrenza di Andrew Quarless, rientrato nei ranghi dopo l’operazione chirurgica subita al ginocchio destro; emerso nelle fasi finali della stagione 2011 come bloccatore e ricevitore di indubbio valore, il giocatore al quarto anno da Penn State si rivelerà certamente utile per aprire gli spazi ai giovani componenti del backfield, dal quale è uscito di scena DuJuan Harris, infortunatosi al ginocchio durante la preseason.

Con il prodotto di Troy in injury reserve, crescono le possibilità di vedere all’opera la coppia di rookie formata dal second rounder Eddie Lacy e dalla quarta scelta Jonathan Franklin, che dovrebbero essere inseriti in depth davanti agli injury prone Alex Green e James Starks, entrambi al rientro dopo i problemi fisici che li hanno tenuti fuori per buona parte della passata stagione; le due matricole dovrebbero andare a comporre un backfield completo, con il talento da Alabama che agirà principalmente come runningback puro in quasi tutti i down e l’ex Bruins di UCLA pronto a sfruttare la sua versatilità per colpire anche fuori dal backfield nei terzi down, quando è auspicabile che venga sempre spedito in campo per fornire un’ulteriore opzione di lettura a Rodgers.

Davanti a loro una linea profondamente cambiata, con Brian Bulaga e Josh Sitton che hanno cambiato lato, spostandosi da quello destro a quello sinistro, dove andranno ad occupare, rispettivamente, il ruolo di tackle e quello di guardia; al loro posto T.J. Lang, già visto all’opera l’anno passato come right guard, e Marshall Newhouse, che si giocherà lo spot di RT con l’undrafted 2012 Don Barclay, dato in crescita durante l’offseason come il centro Evan Dietrich-Smith, favorito a sostituire il veterano Jeff Saturday nello spot centrale della OL.

Novità anche sulla linea opposta, dove a fianco dei confermati Ryan Pickett, nose tackle, e B.J. Raji, andrà ad inserirsi la prima scelta del Draft di quest’anno Datone Jones, valido pass rusher da UCLA che sembra essere il fit ideale per la difesa di Green Bay, in cerca di un elemento in grado di aumentare ulteriormente la pressione sui backfield avversari; cosa che è in grado di fare il nuovo arrivato, preferito fin da subito a C.J. Wilson, che non fornisce molte garanzie nella difesa sui passaggi, e al quinto round Josh Boyd, giocatore eclettico che fungerà da prima riserva sia per il ruolo di end che per quello di NT.

Clay Matthews

Clay Matthews

Alle spalle della DL, il solito assatanato Clay Matthews, uno dei sacker più efficaci della lega, capace di metterne a segno 42.5 nelle sue prime quattro stagioni da professionista, che ha firmato un nuovo contratto nelle scorse settimane confermando di voler essere il leader difensivo dei Packers ancora per un lungo periodo; su di lui farà certamente affidamento ad occhi chiusi il defensive coordinator Dom Capers, che ne ha fatto un’arma letale per la sua 3-4, nella quale è ritornato, sul lato opposto, Nick Perry, fermatosi dopo la sesta settimana della passata regular season a causa della rottura del polso.

Ottimo a difendere contro le corse, la prima scelta dell’anno passato è atteso forse più della stagione di esordio, visto che il suo contributo potrebbe rivelarsi fondamentale dopo la perdita dei Desmond Bishop, anche lui passato a Minnesota, durante l’offseason; al suo posto, nel ruolo di inside linebacker è stato confermato Brad Jones, che l’aveva già degnamente sostituito nel 2012 mettendo a segno 102 tackles, 40 in meno del giocatore che andrà ad affiancare al centro della mediana, A.J. Hawk, tornato ai vertici dopo un paio di stagioni di appannamento.

Altro buonissimo colpitore, la safety Morgan Burnett, che con 137 placcaggi ha mostrato tutta la sua efficacia in copertura, dando solidità ad un reparto che, nonostante qualche battuta a vuoto, rimane uno dei più talentuosi dell’intera lega; affidabile, non ha saltato alcun match negl’ultimi due anni, è considerato l’altro punto di forza difensivo di Green Bay, che al suo fianco schiererà M.D. Jennings, attualmente preferito a Jerron McMillan per lo spot di free safety dopo il rilascio del veteranissimo Charles Woodson, tornato ai Raiders.

Sulle sideline confermato a destra Tramon Williams, vincitore dell’Ed Block Courage Award per aver giocato le ultime due stagioni con un infortunio alla spalla, continua a sinistra la lotta tra il titolare dello scorso anno Sam Shields e il second rounder 2012 Casey Hayward, autore di 6 intercetti nella passata regular season; entrambi rivelatisi molto validi in copertura, è probabile che si dividano il minutaggio sul terreno di gioco, visto che i Packers dispongono di un pacchetto di corner molto affidabile, del quale fa parte anche Davon House, già schierato come starter in alcuni match in passato.

Gioventù che pareva potesse trovare spazio anche negli special team, dove il nostro Giorgio Tavecchio ha coltivato il sogno NFL fino a pochissime ore fa, lottandosi il ruolo di starting kicker con il veterano Mason Crosby, reduce da una pessima stagione, chiusa con appena 21 field goal trasformati su 33 tentati; purtroppo per lui, e per noi, è stato rilasciato da Green Bay un paio di giorni fa, e non potrà, almeno per ora, far parte di un reparto che può contare su Tim Masthay, nella posizione di punter, e Jeremy Ross, scelto per sostituire Cobb nel ruolo di returner.

I Packers partono quindi nuovamente alla conquista della NFC North, per la quale rimangono certamente favoriti, e proveranno a centrare un’altra qualificazione ai playoffs, potendo contare, come accade da diversi anni a questa parte, su un gruppo che continua ad essere rinnovato e ringiovanito ma non perde mai in competitività e solidità, caratteristiche fondamentali per un team che vuole rimanere al vertice; la franchiga del Wisconsin, da tempo, ha ormai puntato su una politica di questo genere, e grazie anche all’ottimo lavoro di scouting svolto dal general manager Ted Thompson e dal responsabile degli scout Brian Gutekunst, non sbaglia un colpo, andando sempre a pescare quel talento che gli serve per alzare ulteriormente il livello qualitativo del roster. Una mission che probabilmente darà i suoi frutti anche nella stagione ormai alle porte, dove i rinnovati Packers continuano ad essere una delle squadre da battere, impresa resa ancora più ardua quando sul leggendario Lambeau Field si protendono i gelidi tentacoli dell’inverno.

MINNESOTA VIKINGS

Il ritorno ai playoffs è giunto piacevole ed inatteso per i Minnesota Vikings al termine della scorsa stagione, quando sono riusciti a strappare una qualificazione al turno di wild card proprio all’ultima di regular season, in un arrivo al fotofinish pazzesco, che ha premiato la franchigia di Minneapolis ed escluso i Bears dalla postseason; un premio che i ragazzi allenati da Leslie Frazier non hanno saputo apprezzare, uscendo subito al primo appuntamento di postseason, battuti da quelli stessi Packers che gli avevano permesso di arrivarci, piegandosi, per 34 a 31, nel match della diciassettesima settimana al solito, fenomenale, Adrian Peterson.

Adrian Peterson

Adrian Peterson

All Day, che stava ancora rincorrendo il record di Eric Dickerson, proprio in quella partita scelse di rinunciare alla corsa che gli avrebbe permesso di scrivere il proprio nome in cima alla lista per permettere ai suoi Vikings di piazzare il calcio vincente con il quale si sarebbero aperte le porte della postseason, un gesto che rende ancora piĂą onore ad un ragazzo che si sta guadagnando un posto nella Hall of Fame ancor prima di chiudere la propria carriera da professionista.

Rientrato da un bruttissimo infortunio che rischiava di minare alcune sue caratteristiche principali come l’agilità e la velocità, il talento da Oklahoma ha trascinato Minnesota caricandosene completamente il peso sulle proprie gambe, correndo per 2,097 yards e 12 toucdowns, e sfoderando la sua miglior stagione da quando è entrato in NFL, superiore, per impatto a numeri, a quella del suo esordio nel 2007; runningback completo, straordinario per come riesce sempre a trovare un buco dove sviluppare le proprie corse, Peterson ha già dichiarato di voler nuovamente puntare al record NFL, diventando il primo runner nella storia della lega a correre per oltre 2,000 yards in due stagioni consecutive.

Un’impresa che non sarà affatto facile, anche se, per sua fortuna, potrà contare sulla stessa linea che l’anno passato gli ha permesso di arrivare a sole 8 yards dalla meta, formata dal centro John Sullivan, dalle guardie Charlie Johnson e Brandon Fusco, cresciuto tantissimo negli ultimi dodici mesi, e dai tackle Phil Loadholt, già suo compagno nei Sooners, e Matt Kalil, che ha avuto un impatto pazzesco nella rookie season diventando il punto di forza della OL di Minnesota in pochissime partite.

Ad aiutarli ci penserĂ  certamente il Pro Bowl FB Jerome Felton, che sarĂ  assente nelle prime tre partite della stagione regolare a causa di una sospensione inflittagli dalla NFL per guida in stato di ebbrezza, e che verrĂ  sostituito, molto probabilmente, da Rhett Ellison, giocatore versatile in grado di ricoprire anche il ruolo di tight end, nel quale comunque sarĂ  solo la terza scelta, alle spalle del backup John Carlson e del titolare Kyle Rudolph, target preferito dal quarterback Christian Ponder in endzone, dove gli sono stati recapitati 9 palloni.

Proprio Ponder sembra essere il punto interrogativo più grande sulla stagione dei Vikings, che hanno puntato tantissimo su di lui ma finora non hanno ricevuto moltissimo, visto che il talento di Florida State ha continuato a mostrare un’incostanza preoccupante, alternando grandissime giocate a pessimi errori, senza mai trovare una giusta via di mezzo che gli permettesse di limitare i danni in match nei quali non riusciva ad incidere.

Il coaching staff di Minnesota e soprattutto l’offensive coordinator Bill Musgrave, al secondo anno a Minneapolis, sono ancora convinti della scelta operata la scorsa stagione, quando hanno deciso di affidargli senza remore il ruolo di starter, tanto che gli investimenti operati durante l’offseason sono stati fatti proprio nell’ottica di fornirgli quelle opzioni necessarie a completare il suo processo di crescita, ormai arrivato al suo anno finale, come percepibile anche dall’ingaggio di Matt Cassell, che rappresenta una sorta di garanzia per il team in caso le cose non vadano come previsto.

Ponder, insomma, è arrivato alla classica stagione del dentro-fuori, e per proseguire la sua carriera in NFL dovrà certamente dimostrare di aver raggiunto una maturità tale da saper guidare un attacco che non è mai stato più così completo dalla partenza di Sidney Rice, che ha anticipato di due stagioni il passaggio di Percy Harvin a Seattle; il playmaker da Florida, grande perdita dei Vikings in questa offseason, lascia certamente un bel vuoto negli schemi offensivi di Minnesota, che però si sono arricchiti di due target importanti quali Greg Jennings, reduce da un’annata complicata con Green Bay, e Cordarelle Patterson, considerato uno dei WR più talentuosi presenti all’ultimo Draft.

I due risulteranno certamente fondamentali nello sviluppo del passing game dei Vikes, con l’ex Packers che va a coprire lo spot di receiver numero 1 lasciato libero da Harvin e il prodotto di Tennessee che si inserirà alle spalle di Jerome Simpson, candidato ad essere utilizzato come seconda lettura tra i ricevitori, reparto nel quale si attende la consacrazione di Jarius Wright, considerato dal coaching staff una sorta di copia, per caratteristiche fisiche e tecniche, dell’ex Gators, e l’avvento di Joe Webb, convertito a receiver, ruolo al quale pareva destinato fin dalla sua uscita da UAB, dopo le pessime figure fatte nella posizione di quarterback, non ultima quella nel wildcard weekend contro Green Bay.

Rinnovata parzialmente anche la linea offensiva, dove esordirà il fortissimo rookie Sharrif Floyd, considerato unanimemente uno dei migliori talenti dell’ultima classe, che andrà a posizionarsi a fianco del veterano Kevin Williams, giunto all’undicesima stagione a Minneapolis; alle loro spalle, troveranno certamente spazio il valido backup Fred Evans e Letroy Guion, che si è fatto strada nell’ultima stagione come nose tackle, rivelandosi un’arma importante contro le corse.

Jared Allen

Jared Allen

Sull’esterno non mancherà di certo Jared Allen, da anni uno dei migliori pass rusher della lega, reduce da un’altra stagione monstre chiusa con 12.0 sacks all’attivo, ottimamente spalleggiato da Brian Robison, 8.5 sacks lo scorso anno, e Everson Griffen, che con la sua velocità è stato spesso determinante per portare pressione sul backfield avversario, dove è arrivato in 8 occasioni a mettere le mani sul quarterback; grandissimo talento, che probabilmente troverebbe spazio come titolare un po’ ovunque in NFL, potrebbe tornare utile anche nella rotazione come linebacker, reparto dove Minnesota ha perso Jesper Brinkley, uno dei migliori colpitori nel passato torneo.

Al suo posto, nella posizione di middle, dovrebbe essere dirottato Erin Henderson, fratello minore dell’ex Vikings E.J. che fino allo scorso anno è stato utilizzato sul lato debole, dove sarà sostituito dal nuovo arrivato Desmond Bishop, attualmente preferito ad uno dei due rookie scelti nell’ultimo Draft, Gerald Hodges, che per lungo tempo, durante l’offseason, pareva destinato allo starting job; l’altro giovane, l’interessantissimo Michael Mauti, frenato nel corso della carriera collegiale da ripetuti infortuni, svolgerà invece il ruolo di backup come MLB, dove si terrà pronto, magari alternandosi con Audie Cole, nel caso in cui il nuovo interprete non offra le dovute garanzie.

Garanzie che non verranno certamente meno da Chad Greenway, confermatissimo nella posizione di strongside linebacker, dove l’anno passato ha allungato la sua striscia di leading tackler di Minnesota mettendo a segno 191 placcaggi, con i quali ha tenuto a debita distanza il primo inseguitore, l’ottima free safety Harrison Smith, già determinante nella sua prima apparizione da professionista con 129 tackles e 3 intercetti; con lui i Vikings sembrano finalmente aver trovato quel giocatore in grado di rendere più solide e sicure le secondarie, da sempre un po’ troppo ballerine, soprattutto sulle sideline, dove nel corso delle stagioni si è salvato il solo Aaron Winfield, rilasciato ad inizio offseason e poi passato a Seattle.

Situazione che potrebbe finalmente cambiare quest’anno, con il rientro a tempo pieno di Chris Cook e l’inserimento di Xavier Rhodes, due cornerback fisici che paiono essere le risposte ideali per i ricevitori che dominano nella division, Calvin Johnson e Brandon Marshall, giocatori che solitamente fanno valere il peso dei muscoli quando lottano per recuperare la palla messa in aria dal proprio quarterback; in rotazione, dovrebbe poi trovare un certo spazio Josh Robinson, veloce ed abile nelle coperture che sarà utilizzato anche come nickel back, posizione in cui probabilmente si alternerà con Robert Blanton, atleta versatile in grado di giocare anche come safety e che potrebbe rientrare anche il lizza per quello di strong, dove partirà titolare Jamarca Sanford, veterano che dovrà guardarsi pure dalla concorrenza di Mystral Raymond.

Più certezza negli special team, dove il già citato Patterson si dividerà il ruolo di returner con il rapidissimo Marcus Sherels, già in evidenza nelle passate stagioni; il primo si occuperà di ritornare i kickoff, il secondo i punt, che da quest’anno in Minnesota saranno calciati dal rookie Jeff Locke, prospetto da UCLA dotato di una grandissima gamba che ha scalzato Chris Kluwe dopo pochissime settimane di allenamento. Con lui i Vikings cercheranno di ripetere l’azzeccatissima scelta effettuata l’anno passato con Blair Walsh, lanciato nella mischia come kicker al posto del veterano Ryan Longwell e rivelatosi uno dei migliori nel ruolo alla prima stagione in NFL, chiusa con 141 punti totali grazie a 35 field goal trasformati su 38 e nessun errore negli extra point.

Minnesota parte quindi per quella che potrebbe essere la penultima stagione di Frazier, al quale è stato prolungato per un ulteriore anno il contratto, che in precedenza scadeva nel 2013, a Minnepolis con una squadra giovane ma già piuttosto solida, che presenta una sola grande incognita a livello offensivo, ovvero quella determinata dal passing game, da tempo uno dei crucci principali della franchigia presieduta da Zigy Wilf. Riuscire a dare un gioco sui passaggi credibile al team è una cosa che ha cercato di fare anche il predecessore dell’attuale head coach, ma l’unico anno in cui questo è funzionato è stato quello dell’avvento di Brett Favre, che aveva rivoltato la squadra come un calzino, creando dei diversivi importanti per le corse di Peterson; da allora tante nuove battute a vuoto e santini del runningback sparsi ovunque sugli spalti, dove i fans si perdevano in lunghe preghiere che potessero tenerlo il più lontano possibile dagli infortuni.

Situazione che si è ripetuta lo scorso anno ma che, necessariamente, i Vikes dovranno cercare di non replicare in questo 2013, quando, se necessario, potranno essere prese decisioni anche dolorose, magari percorrendo quelle strade alternative rese possibili dalle ottime operazioni effettuate in offseson dal GM Rick Spielman, altro punto di forza di questa franchigia.

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