Parli di AFC East, guardi la sua storia recente e capisci che in pratica parli di un solo team: i New England Patriots.

Dal 2001, anno in cui si è formato il micidiale asse formato dal geniale Head Coach Bill Belichick e dal formidabile Qb Tom Brady, i Patriots hanno vinto il titolo divisionale ben 10 volte (andando tra l’altro ben 5 volte al Superbowl e vincendone 3). Solo i Jets nel 2002 (anno post-anello) e i Dolphins nel 2008 (l’anno dell’infortunio di Brady in week 1) sono riusciti a spezzare l’egemonia bostoniana nella Division.

Va però detto che, pur senza nulla togliere ai tanti ed indiscutibili meriti dei Patriots, parte di questa egemonia è dovuta anche al fatto che le dirette rivali, Miami, Buffalo e i New York Jets, hanno vissuto nell’ultimo decennio lunghi, se non lunghissimi, momenti bui, tanto che la Division ha visto diminuire sempre più negli ultimi anni la propria competitività e il proprio prestigio.

Cosa aspettarsi dunque da questo 2013? L’ennesima cavalcata trionfale di New England?

Forse no. Perché questa offseason in quel di Foxboro è stata quanto di peggio si potesse vivere, e perché i Dolphins hanno condotto una free agency aggressiva come non si vedeva da anni e qualcosa di buono già c’era.

Una fila indietro parte Buffalo, alle prese con l’ennesimo rebuilding volto a riportare il team a quei playoff assenti dal ’99 e probabilmente non ancora pronta, anche se sulla carta sembra migliorata. E poi i Jets, che vengono da 2 stagioni buie dopo 2 Championship consecutivi, all’ultima spiaggia e intenzionati a smentire quei pronostici che li considerano il peggior team della Lega.

Tanta carne al fuoco, quindi. Sempre e comunque. Perché questa è l’NFL. Ma ora prendiamo in esame queste squadre nel dettaglio, una per una. Noblesse obliges, cominciamo dai dominatori: i New England Patriots.

NEW ENGLAND PATRIOTS

belichick and bradyLa offseason del football è lunga, si sa. Spesso insopportabile. Ma raramente è stata insopportabile come quella vissuta a Foxboro. Tra infortuni (Gronkowski), partenze eccellenti (Welker), e un TE di talento accusato di  complicità in omicidio (Hernandez), una free agency come al solito non spumeggiante e un draft misterioso, nessuno aspettava l’inizio della regular season più dei tifosi Patriots.

Per la fortuna loro e della squadra però, si riparte dalle due solite certezze: Bill Belichick sulla sideline e Tom Brady a raccogliere gli snap dietro al Centro. Il segreto dei successi e della longevità dei Patriots è tutto qui. E spetterà a loro due traghettare la squadra oltre le vicissitudini estive.

Partiamo dal QB, dunque. A 36 anni, il bel Tom non ha alcuna intenzione di smettere. Nel 2012 ha fatto registrare cifre che lo pongono ancora nell’elite del ruolo: più di 4800 yds lanciate, 34 TD pass, 8 intercetti, un rating di 98.7. Se quello dei Patriots nel 2012 è stato il miglior attacco dell’NFL per yds guadagnate, lo si deve di certo anche al n°12.

A ricoprire il ruolo di back up dell’inamovibile Brady troveremo ancora una volta Ryan Mallett, giovane di cui si dice un gran bene anche se in pratica non ha mai calcato il campo se non in sporadiche occasioni. A meno di clamorosi eventi (leggasi: infortunio di Brady), il suo spazio resterà pressoché nullo anche nel 2013. In estate a rimpolpare il roster è arrivato pure Tim Tebow, ma la sensazione è che difficilmente riuscirà a superare l’ultimo taglio.

Ma se in cabina di regia il braccio di Brady è una garanzia, altrettanto non si può dire dei suoi “bersagli” in questo 2013. Il formidabile attacco aereo dei Patriots infatti si appoggiava su un gruppo di giocatori che, per un motivo o per l’altro, ora non può essere della partita. Se il Wr Brandon Lloyd aveva sostanzialmente deluso e quindi il suo taglio non è stato certo un trauma, la perdita di Wes Welker, negli ultimi anni il principale target di Brady, è dolorosissima.

Al suo posto è arrivato da Saint Louis Danny Amendola, forte, affidabile e con caratteristiche simili a Welker, ma molto più propenso agli infortuni. Ma il vero dubbio è su chi sarà il suo partner. Attualmente lo spot n°2 sembra essere di proprietà dell’undrafted rookie Kenbrell Thompkins, splendida nota positiva del TC, ma una incognita a questi livelli. Nello slot vedremo il talentuoso ma mai esploso Julian Edelman e il rookie da Rutgers Aaron Dobson. In preseason infatti sono stati tagliati i veterani Donald Jones e Michael Jenkins. Nel complesso, un parco ricevitori sulla carta tutt’altro che esaltante.

Purtroppo, anche l’altro grande punto di forza dei Patriots è, per il momento, svanito. Il terribile duo di TE formato da Rob Gronkowski e Aaron Hernandez si è liquefatto, con il primo alle prese con il recupero dopo il grave infortunio alla schiena, e il secondo in carcere con l’accusa infamante di cui sopra. Con Gronko fuori fino a fine settembre, il ruolo di starter se lo giocano gli esperti Jake Ballard e Daniel Fells, niente di eccezionale. Occhio però all’undrafted Zach Sudfeld, che sta facendo benissimo in preseason e potrebbe essere l’ennesimo coniglio uscito dal cilindro del mago Belichick.

Come si vede, servirà tutta la classe di Brady e la fantasia di Belichick e dell’OC McDaniels per far restare il passing game di New England almeno tra i migliori dell’NFL. Ma ad aiutarlo potrebbero intervenire 2 fattori. Il primo è sicuramente la linea offensiva, immutata dal 2012 nonostante alcune voci di addio e senza dubbio, ormai da anni, tra le migliori della Lega. A proteggere le spalle a Brady troveremo ancora, da sinistra a destra: Nate Solder, Logan Mankins, Ryan Wendell, Dan Connolly e Sebastian Vollmer, con Marcus Cannon e Will Svitek pronti a subentrare. Non male, davvero.

L’altro aiuto potrebbe arrivare dal gioco di corsa, autentica rivelazione del 2012 bostoniano dopo anni di anonimato. I giovani Stevan Ridley, Shane Vereen e Brandon Bolden hanno fatto  ottime cose l’anno scorso e sono chiamati quanto meno a ripetersi, se non migliorare. Se n’è andato l’esperto Danny Woodhead, ma al suo posto si è aggiunto l’ex Tampa LeGarrette Blount, carattere bizzoso ma potenzialmente un ulteriore upgrade (e non da poco) ad un reparto già temibile.

Passando sul versante della difesa, i Patriots continueranno a schierarsi, almeno sulla carta, con una 4-3 ibrida. Proprio la difesa è chiamata a migliorarsi da un 2012 in cui è risultata la 27a assoluta per yds totali e la quart’ultima sui passaggi. Per ovviare a questi numeri, piuttosto desolanti per un team che è arrivata ad un passo dal Grande Ballo, a Foxboro hanno cercato di rinforzare la DL, con l’arrivo del DT veterano Tommy Kelly, e soprattutto la secondaria.

Quindi, sulla linea di scrimmage troveremo ai lati Rob Ninkovich e il sophomore Chandler Jones, da cui ci si aspetta un salto di qualità dopo un 2012 diviso in 2 (ottimo inizio, poi in calo), e in mezzo l’esperto duo formato dall’ottimo Vince Wilfork e dal già citato Kelly. Sulla carta una buona linea, con Jones e Ninkovich chiamati a mettere quella pressione sul Qb avversario che è la base di ogni difesa contro il passing game.

Il reparto Linebacker è immutato rispetto all’anno scorso, cosa naturale se si considera che nell’insieme è ancora giovane ed esplosivo. Il trio formato da Jerod Mayo, Brandon Spikes e Dont’a Hightower unisce atletismo, forza e velocità. Da seguire il rookie Jamie Collins, da Southern Miss, prima chiamata dei Patriots con la pick n°52. La presenza di elementi come Dane Fletcher, Marcus Benard e Jermaine Cunningham assicura a Belichick, e al DC Matt Patricia, profondità e quella versatilità necessaria a cambiare volto a partita in corso.

La secondaria necessitava di un salto di qualità, e l’arrivo di Aqib Talib da Tampa durante la stagione 2012 è stato un primo deciso passo verso questa meta. In questa offseason è arrivato un altro veterano di sicuro affidamento, ovvero la SS Adrian Wilson da Arizona, senza dubbio un leader e un solido interprete del ruolo.

Con Talib inamovibile contro il miglior WR avversario, il ruolo di secondo CB spetterebbe al talentuoso sophomore Alfonzo Dennard, alle prese però con qualche problema di natura comportamentale, quindi il suo posto, almeno a inizio stagione, dovrebbe essere occupato da Kyle Arrington. A completare il quadro della contraerea bostoniana c’è  Devin McCourty, ex CB riciclato, con risultati sorprendenti, a FS nel 2012.

Gli special teams si presentano immutati, con l’affidabile Gostkowski nel ruolo di kicker e Zoltan Mesko a calciare i punt. Leon Washington e Julian Edelman dovrebbero ritornare i KO e i punt.

Cosa aspettarsi da questi Patriots? Nonostante le difficoltà estive, restano i favoriti d’obbligo per la Division, anche se forse il divario con le altre (Dolphins, soprattutto) si è un po’ ridotto. Ma con un running game e una secondaria migliorati, col braccio di Brady e la genialità di Belichick, è probabile che chiunque voglia andare al Superbowl nella AFC debba fare i conti con loro.

MIAMI DOLPHINS

Il 2012, in casa Dolphins, si presentava con le peggiori premesse possibili. Un Head Coach all’esordio (Joe Philbin); un Qb rookie (Ryan Tannehill) gettato allo sbaraglio dopo aver giocato in quella posizione al College solo una manciata di partite e, secondo molti, inadatto a giocare tra i pro; un roster indebolito dalla partenza di giocatori di sicuro talento (Brandon Marshall, Vontae Davis) lasciati andare in cambio di noccioline; una free agency in cui tutti i top player avevano snobbato Miami. Eppure…..

Eppure il tanto temuto e da molti pronosticato tracollo non c’è stato. E la stagione si è chiusa con record di 7-9 (come nel 2011) che non solo è stato molto di più di quanto ci si aspettasse, ma con addirittura il rimpianto per almeno un paio di sconfitte sciagurate senza le quali si sarebbe ottenuta una Wild Card.

Queste sensazioni positive hanno portato quindi ad una offseason spumeggiante come non si vedeva da tempo sotto il sole di Miami. Il tutto per poter offrire a coach Philbin, il cui progetto è stato sposato in pieno, un roster in grado di poter competere di nuovo per la postseason.

rt5Ma andiamo con ordine. E partiamo dalla più grande scommessa dei Dolphins 2013: Ryan Tannehill. Il prodotto da Texas A&M nel 2012 non ha fatto gridare al miracolo, ma non è certo affondato come tanti si aspettavano.

Le sue cifre non fanno girare la testa (3294 yds, 58,3% di completi, 12 Td, 13 Int e un rating di 76.1) ma il ragazzo ha dimostrato di poter tenere il campo in NFL e di saper guidare un attacco, e la speranza di tutta Miami è che continui nella sua maturazione. In caso contrario, alle sue spalle c’è Matt Moore, probabilmente uno dei più affidabili back up Qb in circolazione.

Anche perché in casa Dolphins c’è un disperato bisogno di un braccio preciso ed affidabile per far girare a pieno regime quella West Coast offense tanto cara al coach, soprattutto quest’anno, in cui è stato investito parecchio per dare a Tannehill dei degni bersagli.

E infatti a marzo è sbarcato a Miami il pezzo forse più pregiato di tutta la free agency: il Wr Mike Wallace. L’ex Steelers porta in dote un caratterino non facile, ma anche una velocità impressionante, capace di separarsi in ogni momento dal DB di turno e di allungare le difese in profondità, caratteristiche necessarie per un attacco aereo che l’anno scorso era risultato troppo “orizzontale” e conservativo. Al suo fianco Brian Hartline, autore di una sorprendente break out season nel 2012, in cui si è imposto come target n°1 di Tannehill andando oltre le 1000 yds. E per ampliare il ventaglio di scelte a disposizione del giovane Qb è arrivato anche Brandon Gibson, che giocando come slot receiver ha messo insieme ottimi numeri, pure in un attacco non certo atomico come quello dei Rams.

Una brutta tegola però rischia di vanificare buona parte del lavoro svolto finora: il TE Dustin Keller, neo arrivo dai rivali Jets, si è gravemente infortunato in preseason e non scenderà in campo nella campagna 2013. La cosa è grave, perché Keller aveva già dimostrato, nei pochi snap giocati, di avere un  ottima intesa con Tannehill e di poter essere un arma importante per gli schemi dell’OC Mike Sherman. Nel ruolo di TE titolare viene quindi ora promosso Charles Clay, fin qui usato come FB, ma dotato comunque di ottime mani. Una scommessa che potrebbe anche pagare. Dietro di lui si punta sul mai esploso Michael Egnew (per lui è l’ultima spiaggia) e soprattutto sul rookie Dion Sims, grande fisico e possibile ottimo bersaglio in endzone. Non è da escludersi però un ritorno sul mercato, dato lo spazio ancora disponibile nel cap e le scarse certezze offerte dai giocatori attualmente a roster.

Il running game è stato spesso l’ancora di salvezza dell’attacco Dolphins degli ultimi anni, ma questo 2013 presenta più scommesse che certezze. Partito Reggie Bush, toccherà al tandem Lamar MillerDaniel Thomas macinare yds sul campo. Giovanissimi (2° e 3° anno nella Lega) e complementari (piccolo e veloce il primo, potente il secondo), saranno chiamati a salire decisamente di livello. Miller nel primo anno è stato usato spesso con il contagocce, mentre Thomas ha finora tutt’altro che convinto. Sulla sideline occhio però al rookie da Florida Mike Gillislee, pronto a subentrare se uno dei due sopracitati rendesse al di sotto delle attese.

La OL è un altro grande punto interrogativo. Lasciato partire Jake Long, discusso ma pur sempre il miglior T della squadra, toccherà al sophomore Jonathan Martin proteggere il lato cieco di Tannehill. Reduce da una stagione poco convincente sul lato destro, Martin dovrà dimostrare di poter essere un titolare in NFL nel suo ruolo prediletto. A completare la linea ci sarà il RT Tyson Clabo, arrivato da Atlanta, il C Mike Pouncey, ormai una garanzia, la LG Pro Bowler Richie Incognito. Incertezza sul ruolo di RG, dove si giocano un posto il veterano John Jerry e il rookie Dallas Thomas, secondo molti il vero favorito.

Ma se l’attacco, in pratica dall’addio di Dan Marino, a Miami ha sempre stentato, la difesa negli ultimi anni ha fatto spesso sorridere, attestandosi tra le più ostiche e arcigne della Lega. La linea di difesa, in particolare, è il vero fiore all’occhiello del team, per qualità, profondità e versatilità. Schierata a 4, presenta ai lati il sempre positivo Cameron Wake (tra i migliori pass rusher dell’NFL) e uno tra il  sophomore Olivier Vernon, atteso da molti all’esplosione e il versatile Jared Odrick (DT/LE). Il tandem di DT formato da Paul Soliai e Randy Starks è di assoluta eccellenza. Se si aggiungono all’insieme l’ex Chargers Vaughn Martin e Kheeston Randall, avrete ottenuto un reparto di valore assoluto.

Il tutto tralasciando un certo Dion Jordan, il grande azzardo del Draft 2013. I Dolphins sono saliti fino alla 3a scelta assoluta pur di non farselo scappare, nella speranza di aver trovato il nuovo Jason Taylor. Jordan ha mezzi atletici fuori dal comune, ma ha sempre giocato al College come OLB in una 3-4, e il suo adattamento al nuovo schema non è sicuro. Oltretutto se si considera che, a causa di un infortunio alla spalla, il ragazzo è in ritardo di preparazione e non sarà disponibile per le prime partite. Difficilmente il suo contributo quest’anno sarà esplosivo, ma se invece nella parte finale di stagione dovesse rispettare le attese, beh, la pass rush dei Dolphins diventerebbe un bell’incubo per gli avversari.

Il comparto dei LB si presenta rivoluzionato. Via i veterani Kevin Burnett e Karlos Dansby, protagonista quest’ultimo di qualche diverbio con il coach, e dentro, via free agency il campione del mondo coi Ravens Dannell Ellerbe e l’ex Raiders Philip Wheeler. Il primo è un giocatore di grandi qualità che finora ha sempre giocato MLB in una 3-4. Ha però le caratteristiche per adattarsi alla 4-3. Il secondo è stato l’anno scorso forse l’unico a salvarsi nella disastrosa difesa dei Raiders. A completare il terzetto troveremo sempre il solido Koa Misi.

La secondaria ha visto l’anno scorso la consacrazione definitiva della SS Reshad Jones, vero leader del reparto. Vicino a lui, come FS, troveremo ancora Chris Clemons, solido, anche se con qualche difficoltà nelle coperture sul profondo. Il CB n°1 sarà senza dubbio un altro ex Falcons: Brent Grimes, voglioso di rifarsi dopo una stagione finita praticamente subito causa infortunio. Se sano, Grimes è uno dei più affidabili CB in circolazione. Accanto a lui c’è incertezza. Richard Marshall è anche lui reduce da un infortunio, e potrebbe essere tagliato. A giocarsi il posto restano l’esperto Dimitri Patterson, il favorito (almeno all’inizio) e i rookie Jamar Taylor, molto promettente, e Will Davis, che ha stupito tutti al training camp.

Cambio della guardia nella posizione di kicker: via Dan Carpenter, dentro il rookie Caleb Sturgis, che in preseason ha mostrato una gamba notevole. A calciare i punt ci sarà sempre l’affidabile Brandon Fields, mentre Marcus Thigpen sarà il ritornatore.

Cosa aspettarsi da questi Dolphins? Di sicuro un miglioramento del 7-9 delle ultime 2 stagioni. Poi dipenderà tantissimo dalla maturazione di Tannehill. Se il n°17 farà i progressi che tutta Miami spera, i Playoff potrebbero essere possibili, anche se i Patriots sembrano ancora un gradino sopra e la schedule non è delle più abbordabili.

BUFFALO BILLS

Rifondazione. Un termine che prima o poi si associa ad ogni squadra NFL, quando giunge al termine di un ciclo vincente e si pone il problema di avviarne un altro. Un termine che però ultimamente in alcuni luoghi è risuonato più spesso che in altri. E’ il caso di Buffalo, la franchigia NFL che attualmente detiene il record di maggior numero di anni lontani dalla postseason.  E’ dal ’99 che i Bills a gennaio sono costretti a vedere i Playoff in Tv. Tredici stagioni di rifondazione pressoché continua, con diversi GM, coaching staff e giocatori incapaci di raddrizzare una barca sempre più alla deriva.

Archiviata quindi anche la gestione Chan Gailey, a Buffalo si è deciso per l’ennesima rivoluzione. E si è scelta la carta più rischiosa per tornare a vincere: un HC proveniente dal College privo di qualsiasi esperienza tra i pro. E’ quindi giunto il turno di Doug Marrone, mente prevalentemente offensiva, che al piano inferiore ha raccolto consensi per essere riuscito a dare credibilità al programma di football di Syracuse, ateneo noto soprattutto per il basket (Carmelo Anthony, do you know?). Da Syracuse arriva pure l’OC Nathaniel Hackett e altri membri dello staff, mentre per il ruolo di DC si è puntato sul sicuro con l’ingaggio di Mike Pettine dai Jets, dove aveva costruito uno dei reparti più solidi dell’NFL.

La principale vittima però della rivoluzione è stato il QB Ryan Fitzpatrick, titolare delle ultime 2 stagioni, che grazie ad un inizio 2011 sfavillante si era garantito un contrattone milionario per poi puntualmente spegnersi nella mediocrità. Per sostituirlo il neo GM Doug Whaley aveva studiato un ottimo piano: affidarsi al veterano ex Cardinals Kevin Kolb, nell’attesa della maturazione della prima scelta da Florida State E.J. Manuel, 16a assoluta. Peccato che il destino abbia disposto altri piani.

Perché Kolb, non certo un QB d’acciaio, ha subito un grave infortunio in preseason (concussion), e adesso si ritrova con a rischio non solo la stagione, ma la carriera. E si è infortunato pure Manuel, seppure in modo molto più lieve (salterà comunque la week 1). L’ex Seminoles rappresenta una grossa scommessa, dato che possiede sì un gran fisico, forza e atletismo, ma deve necessariamente migliorare l’accuratezza, le letture e la capacità di restare calmo sotto pressione. Un project player, dunque, che però in preseason aveva fatto vedere buone cose.

Per sopperire a tali infortuni il Front Office dei Bills ha ingaggiato in fretta e furia Matt Leinart, ex fenomeno di USC che tra i pro non ha mantenuto le promesse, e via trade è arrivato dai Lions Thaddeus Lewis, oggetto misterioso. Allo stato attuale però e probabile che il QB titolare in week 1 sarà Jeff Tuel, rookie undrafted da Washington State che in preseason si è mosso discretamente bene.

Questa situazione è sicuramente una grossa tegola per l’attacco dei Bills, che quest’anno avrebbero potuto contare probabilmente sulla migliore coppia di Wr della storia recente della franchigia. Steve Johnson è il primo Wr della storia dei Bills a superare le 1000 yds per 3 anni consecutivi, e non c’è dubbio che continuerà ad essere il faro del reparto. Accanto a lui è arrivato il rookie da USC Robert Woods, uno dei migliori prospetti nel ruolo. Dotato di fisico, ottime mani e capacità di correre le tracce, ha tutto per poter mettere insieme ottimi numeri fin da subito. A completare il parco ricevitori troveremo il tuttofare Brad Smith e i veloci TJ Graham e Marquise Goodwin, con il solido Scott Chandler indiscusso TE titolare.

Marrone però potrà contare su un backfield di primo livello, grazie alla presenza di C.J Spiller e Fred Jackson. Il primo è una 9a scelta assoluta al Draft 2010, che dopo 2 stagioni a dir poco deludenti è letteralmente esploso l’anno scorso, correndo per 1244 yds (con una media di 6 yds a portata!) e ricevendo per altre 459. Ora è chiamato alla definitiva consacrazione tra i top RB della Lega. Accanto a lui l’esperto FredEx, reduce però da un grave infortunio sul finire della scorsa stagione. Non essere però più il primary Rb del team potrebbe aiutarlo non poco, risparmiandogli qualche portata, per formare con Spiller un tandem coi fiocchi.

Peccato però che la OL abbia perso il suo uomo migliore, la LG Andy Levitre. Per sostituirlo è arrivato dagli Steelers Doug Legurski. Il resto della linea è immutato, coi T Cordy Glenn e Chris Hairston, il C Erik Wood e la RG Craig Urbik. Nel complesso, una linea solida ma che non fa sognare.

Ennesimo cambio di filosofia in difesa: dalla 4-3 versione 2012 alla 3-4 riportata da Mike Pettine. Un cambio che forse non farà felice Mario Williams, il grande colpo di mercato del 2012 (contratto da 100 mln!), che era giunto a Buffalo da Houston proprio perché insoddisfatto del suo ruolo (OLB nella 3-4). Dopo un anno da DE nella 4-3 in cui è stato al di sotto delle attese soprattutto per via di un infortunio, dovrà cambiare di nuovo ruolo: Pettine lo vuole DE, alla J.J.Watt per intenderci. Saprà adattarsi il buon Marione? E con lui  dovranno adattarsi al nuovo ruolo l’altro DE Kyle Williams e il NT Marcell Dareus. Se la transizione riesce i Bills potrebbero comunque ritrovarsi con un trio da urlo. A dare profondità al reparto troveremo anche Alan Branch, Alex Carrington e Torell Troup.

Molto più incerta la situazione dei LB. Pettine predilige nel mezzo giocatori veloci e capaci di andare in blitz sul QB avversario, e questo ci spinge a credere che gli ILB titolari saranno il rookie da Oregon Kiko Alonso, secondo molti chiamato troppo presto al Draft (2a scelta) e il giovane Nigel Bradham, che però ha trovato modo di avere guai con la legge, quindi non è da escludere che possa trovare molto spazio il più esperto Arthur Moats. Sugli esterni i titolari dovrebbero essere l’ex Niners e Bengals Manny Lawson e Jerry Hughes, per un reparto che al momento sembra un cantiere aperto.

Purtroppo nelle secondarie, ormai da anni un tallone d’Achille del team, le cose non vanno affatto meglio. La stella, la FS Jairus Byrd, è in guerra con la franchigia per questioni contrattuali, e non è da escludere una sua trade in extremis. La grande speranza, il sophomore Stephon Gilmore, dopo un’annata da rookie caratterizzata da alti e bassi, partirà dall’infermeria, e rischia di saltare tutta la prima metà della stagione.

Il CB n°1 dunque all’esordio sarà il talentuoso ma incostante Leodis McKelvin, con al suo fianco uno tra gli sconosciuti Crezdon Butler e Ron Brooks, a meno di non spostare all’angolo la safety Aaron Williams, che tornerebbe al suo ruolo originario. Se ciò avverrà, potrebbero aprirsi le porte della formazione titolare per la SS Da’Norris Searcy. Come si può intuire, il reparto continuerà ad essere il punto debole del team, a meno di miracoli targati Pettine.

Aria nuova anche negli special teams. Lo storico K Lindell è stato salutato e sostituito dal rookie da Florida State Dustin Hopkins. Dallo stesso College proviene curiosamente anche il nuovo punter, anch’esso un rookie: Shawn Powell. McKelvin e Brad Smith si divideranno i ritorni.

Cosa aspettarsi da questi Bills? Difficile dirlo. Siamo di fronte all’ennesima rifondazione, e quindi è difficile attendersi risultati immediati. Diciamo che un primo passo nella giusta direzione sarebbe lasciare il fondo della Division, obiettivo non impossibile. Ma il vero obiettivo è vedere se E.J. Manuel può essere l’uomo giusto per il rilancio, e dare tempo al coaching staff e ai tanti giovani a roster di crescere e maturare. I Playoff probabilmente dovranno ancora vederli in Tv, New England e Miami sembrano di un altro livello, però migliorare le 6 vittorie dell’anno scorso renderebbe l’inverno di Buffalo un po’ più mite.

NEW YORK JETS

Due Championship consecutivi (2009 e 2010), poi 2 stagioni mediocri. Questo, in estrema sintesi, il sunto della gestione Rex Ryan nella metà bianco verde della Grande Mela. Se si potesse rappresentarlo con un grafico, vedremmo una lunga linea obliqua in inesorabile picchiata verso il basso. Riuscirà il vulcanico coach a raddrizzare la barca e riportare quella linea verso l’alto? Difficile, molto difficile.

I Jets sembrano vivere quella fase di stasi tipica dei team che hanno sfiorato il cielo senza raggiungerlo: da un lato la riconoscenza verso chi ti ha portato in alto, dall’altro la necessità di inserire forze fresche per scalare quell’ultimo gradino. Il problema è che, nell’NFL, esiste un salary cap, per cui, se ingaggi a ripetizione free agent dal nome altisonante con onerosissimi contratti pluriennali, il margine per poter portare volti nuovi negli anni a venire diviene molto, spesso troppo, ristretto.

I Jets si sono ritrovati di colpo con un roster invecchiato e meno efficace, con uno spazio salariale nullo e un progetto tecnico che, non essendo né un deciso rinnovamento né un adeguato potenziamento, sembra essere semplicemente un vivacchiare in attesa di tempi migliori.

A pagare per questa situazione è stato il GM Mike Tannenbaum, rimpiazzato da John Idzik, e praticamente tutto il coaching staff. Tutto, tranne uno. Lui. L’Head Coach più cordialmente detestato da tutta la Lega: Rex Ryan, che si trova adesso praticamente solo a cercare di salvare una panchina probabilmente già destinata a qualcun altro per il 2014. Situazione quanto meno curiosa.

Guardando al roster, spicca immediatamente l’incertezza nella posizione più importante, quella di QB. Mark Sanchez è ormai l’uomo più mal sopportato di New York. Le sue statistiche, mai entusiasmanti, sono letteralmente crollate, e le critiche sulla sua etica lavorativa e l’incapacità di migliorare nonostante la ancora giovane età impazzano. E’ reduce da un 2012 desolante: 2883 yds, 13 Td, 18 Int, 66.9 di rating. E i tifosi da tempo lo vorrebbero in panchina.

Per stimolarlo, dal Draft è arrivato Geno Smith da West Virginia, dato sicuro primo giro (miglior QB) nei mock pre-Draft e invece ignorato clamorosamente da tutti fino al secondo giorno. L’ex Mountaneers presenta caratteristiche infatti che non ne fanno un investimento sicuro: da un lato ottimo braccio e velocità di rilascio, dall’altro però difficoltà ad andare oltre la lettura primaria della difesa avversaria e momenti di black out completo durante il match. Tutte pecche confermate finora in preseason.

Sanchez sembrava quindi destinato ad essere il titolare in week 1, con Smith pronto a subentrargli a stagione in corso nell’eventualità, probabile, che la stagione prenda presto una brutta piega. E invece il destino ci ha messo lo zampino, perché Sanchez si è infortunato e Geno potrebbe quindi cominciare la stagione (al momento di scrivere, non si sa come è messo Sanchez).

Il backfield è stato negli anni d’oro la vera perla della gestione Ryan. Peccato che ora si sia dissolto. Tomlinson si è ritirato ormai da un pezzo, Shonn Greene se ne è andato altrove. Il RB principale sarà così l’ex Saints Chris Ivory, che mai si è caricato un peso simile ed è reduce da diversi infortuni, anche se nei rari periodi di salute il suo dovere l’ha fatto, eccome.  Dietro di lui ci sono Bilal Powell e Mike Goodson, che però ha pensato bene di farsi pescare fatto con armi in macchina e salterà le prime 4 partite.

Servirà dunque un lavoro straordinario della linea d’attacco, andata anch’essa un po’ in calando negli ultimi 2 anni. Ancorata a sinistra da D’Brickhashaw Ferguson e al centro da Nick Mangold, soffre nelle altre posizioni. Jason Smith a destra e tutto fuorchè una garanzia, così come le guardie Vladimir Ducasse e Willie Colon, neo arrivo dagli Steelers.

Va detto che se la situazione QB non è rosea, non lo è nemmeno quella dei WR e TE. Santonio Holmes sarebbe il faro di qualsiasi attacco, ma ha saltato quasi tutta la stagione scorsa per un grave infortunio, che gli ha impedito di allenarsi al training camp. Quando tornerà? E in quali condizioni? E soprattutto, saprà adattarsi ad una squadra di poche ambizioni o sfascerà lo spogliatoio col suo ego ipertrofico?

Il sophomore Stephen Hill potrebbe essere al suo fianco un buon n°2 nonostante un anno da rookie un po’ zoppicante, mentre Jeremy Kerley potrebbe essere una buona arma nello slot. Ma, senza Holmes, è difficile vederli come ancore di salvezza per il QB di turno. E dietro di loro i veterani Obomanu, Gates e Massaquoi sono onesti mestieranti. La sorpresa potrebbe venire dall’undrafted Ryan Spadola, che ha fatto benissimo al TC e in preseason.

Nel ruolo di TE è stata data una chance a Kellen Winslow. Giocatore talentuoso e dotato di ottime mani, nelle ultime stagioni tra infortuni e bizze non ne ha semplicemente azzeccata una. La sensazione è che abbia ormai dato tutto, quindi il TE titolare dovrebbe essere Jeff Cumberland, che in 3 stagioni ha ricevuto 32 palloni.

Insomma, mettere punti sul tabellone potrebbe essere una vera impresa per questi Jets. Quindi spetterà alla difesa cercare di tenere il team in partita. Il reparto negli ultimi anni è stato il fiore all’occhiello della squadra, grazie a giocatori di talento e al talento difensivo di coach Ryan. Anche qui ci sono diverse novità, ma l’impressione è nettamente migliore di quella suscitata dall’attacco.

Schierata con l’ormai tradizionale 3-4, la difesa biancoverde vedrà allinearsi in trincea il talentuoso trio formato dal DE al 3° anno Muhammad Wilkerson, da Kenrick Ellis (con l’ex Chargers Antonio Garay pronto ad entrare) e dal miglior DL sulla carta dell’intero Draft, Sheldon Richardson. In teoria un bel terzetto.

Il pacchetto LB vedrà ancora il veterano Calvin Pace sul lato sinistro, dato l’infortunio della prima scelta 2012 Quinton Coples, che quest’anno è stato spostato da DE e LOLB, mentre sulla destra agirà un altro ex Chargers, Antwan Barnes. In mezzo la garanzia è rappresentata da David Harris, autentico leader del reparto ormai da alcuni stagioni. Il problema è che accanto a lui giocherà uno tra Nick Bellore, Demario Davis (il favorito) e Josh Mauga, tutt’altro che garanzie.

La secondaria resta, almeno sulla carta, tra le migliori del lotto. Se ne è andato Darrelle Revis, dopo aver perso in pratica tutta la scorsa stagione. Al suo posto è arrivato il rookie Dee Milliner da Alabama, considerato il migliore nel suo ruolo di tutta la nidiata 2013. Accanto a lui il sempre validissimo Antonio Cromartie, con Kyle Wilson come nickelback. Qualche perplessità in più tra le safety, dove Antonio Allen non ha mai entusiasmato e Dawan Landry è reduce da due stagioni mediocri in quel di Jacksonville.

Nick Folk sarà ancora una volta il K, e Robert Malone il punter, con Kerley e Wilson a dividersi i ritorni dopo il taglio di Joe McKnight.

Cosa aspettarsi da questi Jets? Sarà una stagione per loro sicuramente difficile. L’attacco sembra, sulla carta, tra i meno temibili dell’NFL, e la difesa, pur restando arcigna, difficilmente sarà in grado di sopperire se non in poche partite. Dovrebbero giocarsi con gli sfortunati Bills il 3° posto in Division, i Playoff sembrano un’ utopia, a meno che Ryan non azzecchi tutte le mosse. Unica condizione grazie alla quale salverebbe la panchina.

Ma il copione sembra già scritto: stagione mediocre e rifondazione, stavolta vera.

 

 

 

6 thoughts on “AFC East 2013 Preview

  1. I Bills comunque giocheranno con una 4-3 dietro…o perlomeno è così che hanno giocato nelle 3 gare di PS….
    Alonso è vero che è stato scelto al 2° giro…ma è stato il terzo giocatore chiamato dai Bills…dopo EJ Manuel e Woods…
    In PS i ritorni sono stati riportati da Goodwin e Woods…

  2. La AFC East è al momento, con la AFC West, la division più scarsa della NFL… Per cui buone possibilità che i miei cari delfini vadano in doppia cifra di vittorie, grazie anche al calendario non proprio ostico… vedo Miami e NE appaiate a 10-6 e Buffalo e NY non oltre le 6 vittorie… GO FINS!!!!!

  3. Una delle conference più scarse in assoluto… Da tifoso dei Pats dico NE su tutte con un ottimistico 11-5 anche se la squadra -a mio avviso- è più debole degli scorsi anni, specialmente in attacco dove la perdita di Walker (e Woodhead) è stata solo parzialmente tamponata dall’arrivo di Amendola e dalla scoperta di Thompkins. Il vero dramma è però il ruolo del TE su cui NE stava costruendo il suo futuro, la contemporanea perdita di Gronk ed Hernandez è stata una “tegola” micidiale che ha evidenziato inoltre l’incapacità di NE di sapersi cautelare con il draft (di Gronk già si sapeva l’entità dell’infortunio). L’arrivo in quel ruolo dell’undrafted Sudfeld è stata una delle poche perle di un mercato che lascia cmq abbastanza perplessi.
    Al solito bisognerà affidarsi alla coppia Belichick-Brady sperando che riescano anche per quest’anno a tirare fuori un coniglio dal cilindro. Go Pats Go.

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