Nulla è scontato in NFL. E così può capitare che una squadra che appena un mese fa sembrava in caduta libera all’improvviso risorga, inanelli un filotto di vittorie, anche convincenti, e si riprenda di prepotenza il ruolo che molti analisti ad inizio stagione le avevano assegnato, ovvero quella di squadra con ambizioni di postseason. Ambizioni peraltro piuttosto serie.

Eh già, perché i Bengals versione 2011, sorprendendo tutti quelli che li consideravano una armata Brancaleone, i Playoff li avevano raggiunti. E in questo 2012 erano chiamati ad una impresa mai riuscita nelle 9 stagioni sotto la guida di coach Marvin Lewis: raggiungerli per 2 anni di fila. Sarebbe un grande segno di continuità per un roster giovane e talentuoso, ma accusato, non sempre a torto, di avere grossi limiti di tenuta mentale nei match con le big della Lega.

Ora i Bengals hanno un record di 7 vinte e 5 perse, vengono da una striscia di 4 vittorie consecutive, sarebbero fuori dai Playoff solo per il gioco dei tiebreaker (lo scontro diretto perso con gli Steelers) ma giocano nell’unica Division della AFC ancora incerta, con avversari incerottati ed una schedule complicata, ma stimolante.

Hanno le armi i Bengals per arrivare alla postseason? Da dove nasce la loro attuale forza? Proviamo ad analizzare qualche aspetto.

1) Ciao Carson, e grazie!

Ma come, iniziare a parlare dei Bengals partendo da un giocatore che veste un’altra casacca? Sì, perché il nuovo corso dei Bengals inizia proprio da lui. O meglio, dalla sua cessione. Ma andiamo con ordine. Il buon Carson Palmer approda ai Bengals come prima scelta assoluta, nel 2003, con il pesante ruolo di franchise Qb del futuro. E per diverse stagioni dimostra sul campo di meritare tale nomea. Nel 2005 riporta i Bengals ai Playoff dopo un digiuno di 15 anni, e per varie stagioni risulta tra i migliori della Lega nel suo ruolo, per lo meno guardando le statistiche. Guardando il campo, appare però via via sempre più chiaro che non può essere lui il leader capace di guidare il team al trionfo. Infortuni, incostanza di rendimento, e un rapporto con tifosi, staff e compagni che si deteriora, fino alla richiesta di cessione. Che si materializza alla trade deadline dello scorso anno. Palmer va ad Oakland, tra l’altro con scarsi risultati, mentre a Cincinnati non solo si inaugura l’era Andy Dalton, ma arriva una prima scelta al Draft 2012 e una seconda al Draft 2013. Grazie anche ad altre mosse, piovono rookies. E Marvin Lewis, criticato come Head Coach ma ottimo cacciatore di talenti non tradisce. Tra 2011 e 2012 arrivano nuovi pilastri per i Bengals del prossimo decennio: Dalton, Green, Zeitler, Kirkpatrick, Burfict, Still, Sanu,Iloka,ecc. Grazie anche ad una saggia free agency, i Bengals sono ora tra le squadre più giovani, e soprattutto futuribili, della NFL. E il fatto che sin da ora siano competitivi non può che far sognare ai tifosi un futuro radioso, e soprattutto non troppo lontano.

2) Il Red Rifle e il n°18…

Non c’è dubbio che il faro degli attuali Bengals sia Andy Dalton. Il sophomore da TCU, soprannominato “Red Rifle” per via del colore dei suoi capelli, è ormai una certezza per coach Lewis e compagni. Scelto al secondo giro al Draft 2011, si è trovato titolare all’improvviso a causa dell’holdout di Palmer, e, pur avendo avuto a disposizione pochissimo tempo per abituarsi al football professionistico causa lockout, non si è perso d’animo e ha mostrato una maturità e una tranquillità sorprendenti. Una prima stagione chiusa con quasi 3400 yds lanciate e un rating di 80.4, coronata da una inattesa Wild Card, ha fatto innamorare i tifosi arancioneri. Ma soprattutto Dalton non sembra aver sofferto la classica “sophomore slump”, la crisi del 2° anno. Anzi. Le sue statistiche sono in netto miglioramento, con una percentuale di completi che è passata dal 58 al 63%, un rating di 91.3, un numero di TD pass che ha già superato quello del 2011 nonostante vi siano ancora da giocare 4 partite.

Ma il football, si sa, è sport di squadra. E non esiste Qb che possa mettere insieme grandi numeri senza almeno un valido bersaglio. Dalton, il suo bersaglio ce l’ha. E’ un sophomore come lui, è una prima scelta da Georgia University (grazie Raiders!), indossa la maglia n°18 e si chiama A.J. Green. Che avesse la stoffa per diventare uno dei top della Lega nel suo ruolo si sapeva. Ma che potesse avere un impatto così devastante da subito, beh…solo i più ottimisti. Subito sopra le 1000 yds ricevute, convocazione al Pro Bowl da rookie, e un 2012 finora da urlo. Per lui già oltre 1100 yds, 10 Td pass ricevuti, e la sensazione di essere a volte semplicemente immarcabile. Lui e Dalton costituiscono una connessione formidabile, e l’asse su cui i Bengals stanno costruendo un radioso futuro.

2) …e i protagonisti silenziosi

Ma se l’attacco dei Bengals produce punti non è solo per merito dei due straordinari protagonisti sopra menzionati. Ci sono almeno altri 3 elementi da prendere in seria considerazione. Uno è sicuramente il TE Jermaine Gresham, che appartiene alla moderna razza di TE che sta rivoluzionando il ruolo. Gran fisico e ottime mani, non sarà appariscente come gli ormai inflazionati Graham e Gronkowski, ma costituisce sempre un bersaglio sicuro per Dalton, tanto che le sue cifre sono in costante crescita. E occhio al rookie da Rutgers Mohammed Sanu: stava venendo fuori bene, prima del recente infortunio. Potrebbe diventare già dal 2013 il complementi ideale di Green.

Un altro elemento da non sottovalutare, sebbene sia forse il reparto meno appariscente, è la linea offensiva. Il rookie prima scelta Kevin Zeitler non era tra i prospetti più reclamizzati nelle varie analisi pre-Draft. Nei vari mock del primo giro il suo nome non appariva mai, e la scelta dei Bengals era apparsa ai più un po’ azzardata. Invece il ragazzo sta venendo su bene, e si sta affermando come una delle migliori guardie della Lega. Grazie a lui e all’ex Panthers Wharton la OL di Cincinnati si mantiene su buoni livelli, e appare in crescita nelle ultime partite.

Infine 2 parole per un altro free agent approdato in Ohio quest’anno: il Rb BenJarvus Green-Ellis, ex Patriots. Poco considerato, poco amato, poco reclamizzato, a causa del suo modo di correre un po’ monodimensionale (dritto e forte). Non è spettacolare, non ha nel serbatoio la big play che cambia la partita, ma è concreto, perde pochissimi palloni e nelle ultime 3 partite ha sempre superato le 100 yds. Se tale statistica vi sembra irrilevante, sappiate che l’ultimo Rb in maglia Bengals a registrarla fu un tale Corey Dillon, ovvero l’ultimo vero top Rb a giocare al Paul Brown Stadium. Dillon se ne andò da Cinci ai Patriots per vincere un anello, e ci riuscì; chissà se al buon BJGE, compiendo il tragitto al contrario, non capiti la stessa sorte. ..

3) Welcome to the Jungle

Cincinnati è una piazza poco mediatica, se ne parla poco, i riflettori stanno altrove. E quindi alcuni dati passano a volte inosservati. Ma se guardiamo le statistiche difensive di squadra, ci accorgiamo che è i Bengals hanno una delle migliori difese della Lega, con uno straordinario equilibrio tra difesa sulle corse e sui passaggi (è l’11a in entrambe le classifiche), e la pass rush più efficace della NFL. Con ben 39 sack messi a segno finora le Tigri stanno rendendo difficile la vita ai Qb avversari. Merito della ottima linea di difesa, formata dal pittoresco Domata Peko e da un ottimo Geno Atkins (9,5 sack) nel mezzo, e dagli aggressivi DE Michael Johnson e Carlos Dunlap, giocatori poco reclamizzati ma in crescita esponenziale sotto la guida dell’ottimo DC Mike Zimmer, uno che a Cincinnati vorrebbero promosso Head Coach al posto di Lewis. Un solidissimo comparto di LB e un’ottima secondaria completano il quadro di una difesa che forse non sarà straordinaria in nulla, ma sa fare bene tutto, risultando un bel rebus per gli avversari, come dimostra la vittoria di domenica scorsa a San Diego, ottenuta soprattutto grazie a questo reparto.

Parlando della difesa dei Bengals, merita qualche parola poi lo strano caso di Vontaze Burfict. Considerato uno dei migliori prospetti della Nazione nel ruolo di LB, il buon Vontaze ha visto precipitare le sue quotazioni dopo un ultimo anno di college disastroso, una Combine inguardabile e un attitudine mentale che dire inadeguata al professionismo è poco. Da prima scelta pressoché sicura ad undrafted free agent in pochi mesi! Eppure Lewis e Zimmer hanno voluto scommetterci, e per ora hanno avuto ragione. Burfict li sta ripagando con ottime prestazioni, è diventato starter, ed è il n°2 del team per numero di placcaggi, dietro al MLB Maualuga. Da undrafted a steal post Draft, il passo potrebbe essere breve.

Caccia aperta

La AFC North è più che mai incerta. Baltimore ha 2 partite di vantaggio, e Pittsburgh è appaiata ai Bengals con 7 vinte e 5 perse. Però i Ravens sembrano in involuzione, ed hanno un calendario piuttosto difficile. Gli Steelers hanno una difesa che sta giocando in modo magnifico, ma quando tornerà Big Ben? E in quale condizione? Gli altri avversari per la Wild Card sono i Colts, avanti di una partita. Ma riuscirà Andew Luck a completare il miracolo? O si scioglieranno in vista del traguardo? Intanto, dovranno affrontare 2 volte i Texans…

Il calendario dei Bengals propone subito una partita impegnativa, quella contro una Dallas ancora in gioco nella NFC. Ma è soprattutto negli scontri diretti con Ravens e Steelers che si deciderà il destino dei Bengals. Il primo round è andato decisamente male, ma ora il momento sembra favorevole per un agguato. Anche per liberarsi di un certo complesso di inferiorità verso le 2 scomode compagne di Division, sul cadavere delle quali i Bengals saranno costretti a passare per arrivare ad essere considerati finalmente non solo una buona squadra, ma una contender.

 

 

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