Impressive performance. Così definiscono in America una partita nella quale una particolare squadra mette il punto esclamativo su una prestazione sensibilmente importante contro un avversario ed un ambiente ostile in un momento decisivo del campionato, un test fondamentale per capirne di più sulle possibilità di futuro successo.

Gli Houston Texans ci tengono a far sapere che loro fanno dannatamente sul serio. Non importa se si giocava al Soldier Field contro una compagine difficile da studiare perchè la si incontra solamente ogni quattro anni, in particolar modo se questa sono i Bears, la cui difesa sta terrorizzando qualsiasi cosa osi passare dalle loro parti ed il cui record precedente a questa sfida, 7-1, lasciava altresì spazio a poche interpretazioni.

Uno scontro tra Cutler e Jackson.

Il Sunday Night di questa settimana era uno scontro appassionante tra due delle organizzazioni più in forma della Nfl, un confronto molto tattico e combattivo, reso ancor meno spettacolare di quanto già preventivato dalle difficili condizioni metereologiche, da una pioggia battente che non ha mai smesso di recitare un ruolo primario nello svolgimento della partita. Freddo e umidità, uniti ad una difesa che ama l’aggressione, non sono esattamente delle condizioni ideali per andare a giocarsi una partita di football in trasferta, ma i Texans sapevano che per misurare le loro ambizioni avrebbero dovuto uscire indenni da questo continuo braccio di ferro, nel quale la vicinanza nel punteggio è stata testimone del grande valore delle due protagoniste.

Vero che i Bears sono usciti sconfitti dalla gara, vero anche che le possibilità di vittoria ci sono state ed i punti deboli di Houston sono comunque stati messi in mostra, segno che il passo falso non ridimensiona in alcun modo i ragazzi allenati da Lovie Smith. Alla fine ha trionfato chi è riuscito ad attaccare meglio, il gioco di corse dei Texans ha prodotto sufficientemente bene facendo la differenza nel drive che alla fine si è rivelato quello decisivo (giunto in prossimità dell’intervallo), mentre l’alto numeri di turnovers commesso dai padroni di casa e qualche drop di troppo hanno minato le possibilità di vittoria di una Chicago rimasta sempre in partita.

Quattro sono stati i palloni persi nel solo primo tempo, nel quale Jay Cutler ha vanificato un paio di buone posizioni di campo commettendo due intercetti, ed altrettanti sono stati i fumble, tra i quali quello di un Kellen Davis che si è distinto in negativo per via una prestazione insufficiente sia nei bloccaggi per le corse che in fase di ricezione, dove ha fatto cadere a terra troppi palloni ricevibili, facendo rimpiangere Greg Olsen. In particolare, se il tight end avesse afferrato un passaggio ben lanciato con il quarto periodo agli sgoccioli, la gara avrebbe potuto vivere un epilogo diverso.

Un segnale particolarmente positivo per i Bears è stato il fatto che la squadra non ha risentito dell’assenza improvvisa di Cutler, rimasto fuori per tutto il secondo tempo a causa di un colpo poi sanzionato da una penalità che gli ha procurato una commozione celebrale.  I Bears erano temibili anche un anno fa, difatti, ma quando il loro quarterback titolare venne messo in injured reserve il livello dei sostituti si rivelò essere disastroso. Jason Campbell, ex titolare di Washington ed Oakland, si è dimostrato essere un backup più che competente anche se un tantino agganciato ai bersagli sul corto raggio, confezionando tuttavia un big play con l’ausilio di Brandon Marshall e scagliando il passaggio centrale, veloce e preciso che le mani di Davis hanno fatto cadere. Se la squadra ha una possibilità di vincere anche senza Cutler, e ieri Campbell ne ha dato dimostrazione tangibile, la situazione cambia radicalmente in positivo.

Arian Foster ha firmato l’unica meta del big match.

La difesa ha fatto ciò che ha potuto per contenere lo straripante attacco ospite, provocando due rari intercetti ai danni di Matt Schaub (entrambi firmati da Tim Jennings) e tenendo Andre Johnson a 35 yards ricevute grazie ad un’opportuna marcatura da parte di un serio candidato per il premio di giocatore difensivo dell’anno, Charles “Peanut” Tillman. Il lavoro su Arian Foster è stato a tratti egregio nonostante le 102 yards a lui concesse, il fronte difensivo si è concentrato nell’impedire l’apertura di facili corsie al di fuori dei tackle, il territorio prediletto da Foster, riuscendo nell’intento per un discreto numero di occasioni. Nell’unico drive dove Kubiak ha mischiato le carte, Justin Forsett ha portato le corse verso l’interno sbilanciando la difesa di quel tanto che bastava, e Foster ha suggellato il tutto con una spettacolare ricezione in tuffo per siglare l’unica meta di una partita segnata da ottime prestazioni dei due kicker, considerato il terreno precario.

Wade Phillips ha scritto un copione difensivo rivelatosi ancora una volta importantissimo per l’economia della stagione texana, il roster è stato allestito bene e segno di questo è senza dubbio la positiva prestazione di Earl Mitchell al posto di Shaun Cody nel delicato ruolo di nose tackle, e qualche copertura mascherata ad arte ha messo in confusione Cutler più del dovuto. J.J. Watt non ha messo le mani sul quarterback o eseguito giocate particolarmente evidenti, ma la sua costante presenza ha allertato una linea che ha comunque giocato una delle sue migliori partite corali di questo campionato dopo essere stata dentro l’occhio del ciclone. Danieal Manning, l’ex di turno, ha fatto registrare una prova di grande spessore, ed assieme al collega di reparto Kareem Jackson ha effettuato giocate a ripetizione.

Quanto offerto sul campo bagnato del Soldier Field è stato esattamente ciò che ci si aspettava: due squadre dure, bene allenate, determinate nel non concedersi vicendevolmente terreno in un 13-6 poco spettacolare ma comunque a suo modo affascinante, un incontro tra pesi massimi dove la vittoria è arrivata ai punti, tanto sottile è stata la differenza di rendimento di due compagini che potrebbero ritrovarsi a New Orleans nel giorno che a  febbraio conta più di tutti gli altri.

Se c’era bisogno di un ulteriore attestato di merito per una squadra come Houston, il cui unico inceppamento è sinora arrivato contro la macchina da guerra revisionata da Mike McCarthy ed Aaron Rodgers, ebbene i detrattori sono accontentati. Un gruppo di texani abituati al bel clima non si sono certo dimostrati spaventati dall’ambiente inospitale fornito dalla Windy City, e pur non avendo distrutto la resistenza difensiva degli Orsi grandi e cattivi, l’hanno piegata quando e quanto serviva farlo.

Se i Texans sono questi, i discorsi sul Super Bowl non potranno che continuare a coinvolgerli.

One thought on “Super-Texans, anche sotto la pioggia

  1. forse Campbell non ha giocato malissimo (di sicuro non ha fatto gran che….) ma con Cutler in campo l’attacco dei Bears avrebbe fatto qualche punticino in più.

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