La difesa dei Bears ora fa davvero paura…

Chiunque segua il football con passione ed interesse da un po’ di anni avrà sicuramente sentito citare, riferito ai Chicago Bears, un nomignolo: Monsters of the Midway.

Uno di quei nickname leggendari che vengono dati ad un intero reparto (o parte di esso) che si distingue al punto tale da elevarsi al di sopra del giudizio complessivo sull’intero team, fino ad assumere una propria riconoscibilità immediata e caratterizzante per l’intera franchigia negli anni a venire. E diciamocelo: uno di quei soprannomi che contribuiscono a creare intorno al football un alone epico e “guerriero” (nel senso sportivo del termine, si intende) che altri sport si sognano.

Monsters of the Midway, dicevamo. Tradotto in linguaggio NFL: Chicago Bears. Una di quelle franchigie che trasudano letteralmente football, avendone scritto la storia. Il soprannome era stato creato per immortalare la difesa dei primi anni ’40, dominante e decisiva per le glorie del team nel periodo antecedente alla fusione NFL-AFL.

Fu poi rispolverato negli anni ’80, altro periodo di splendore per la franchigia, in cui, sotto la guida di Mike Ditka, arrivò l’unico titolo della cosiddetta SuperBowl era, un perentorio 46-10 contro i Patriots nel SuperBowl XX. Anche in questo caso la difesa fu, assieme al leggendario Rb Walter Payton, la protagonista assoluta di quell’impresa. Per farvi un idea della forza di quel reparto, schierato secondo i dettami dell’ allora rivoluzionaria 46 defense, vi basti pensare che nei Playoff non subirono neanche un punto.

E quel nickname è rimasto attaccato alle maglie blue navy dei Bears in modo ancora più indelebile, riemergendo ogni volta che la squadra riusciva ad ottenere risultati all’altezza della sua storia. Il fatto che poi ci riuscisse sempre distinguendosi per la forza del suo reparto difensivo, agevolava l’operazione nostalgia.

Ed ecco perché oggi si risente nuovamente parlare dei Monsters of the Midway, riferito ai Bears versione 2012. Sei partite giocate, cinque vittorie e una sola sconfitta. Una media di 13 punti subiti a partita, con la bellezza di 14 intercetti ( di cui 5 riportati in meta)e 7 fumble recuperati. Numeri da capogiro.

In estate, nelle varie analisi che caratterizzano l’attesa del primo kickoff stagionale, quando si parlava dei Bears, si finiva sempre col porsi due domande:

1) L’attacco, con il nuovo OC Mike Tice e l’acquisizione di Brandon Marshall, sarà finalmente efficace?

2) riusciranno i tanti veterani della difesa a fornire il loro ormai consueto contributo anche quest’anno?

La risposta alla prima domanda sembra essere negativa. Jay Cutler finora ha tutt’altro che entusiasmato (solo il 56.7% di completi, 206 yds di media a partita, 8 Td e ben 7 intercetti), nonostante il neo GM Emery, con la trade per Marshall, gli abbia messo a disposizione un bersaglio di tutto rispetto, andando a ricomporre un duo che in maglia Broncos aveva fatto faville.

Il cambio di OC, da “Mad” Mike Martz all’ex HC dei Vikings Mike Tice, non sta dando risultati apprezzabili. Anche perché i Bears continuano a trascinarsi dietro l’ormai annoso problema di avere una linea offensiva tra le peggiori della Lega.

Sono ben 19 infatti i sack concessi agli avversari, e il povero Cutler ha ormai preso l’abitudine di indietreggiare sempre di 8-10 yds dopo aver ricevuto lo snap, pur di avere quell’attimo in più per analizzare la situazione. Il risultato è che i Bears hanno solo il 25° attacco aereo dell’Nfl.

Situazione diversa per il gioco di corse, il 9° della Lega, grazie all’accoppiata formata dal sempre positivo Matt Forte, sicuramente tra i top Rb della Nazione, e il neo arrivato Michael Bush. L’ex Raiders sta confermando quanto di buono fatto vedere a Oakland, corre con una media di 3,8 yards a portata e ha segnato 3 Td. Il duo, che ancora non ha commesso un fumble, sembra solidissimo ed affidabile, garantendo ai Bears yards e tempo di possesso, utile per gestire il cronometro e far rifiatare la difesa.

Difesa che, rispondendo alla seconda domanda, continua ad essere un muro invalicabile. Anzi, forse lo è più di prima. E’ la seconda della Lega contro le corse, grazie ad una linea pesante nel mezzo con Melton, Toeaina e Wootton, e veloce sugli end, con Peppers, Idonije e la prima scelta McClellin.

E tra i LB spiccano ancora una volta un immenso  Lance Briggs (37 tkl, 1 sack e 2 Int riportati in meta) e un Brian Urlacher che nonostante il peso degli anni continua a dirigere il reparto con la consueta leadership e maestria. I numeri realizzati dal front 7 parlano da soli: solo 71,3 yds concesse di media alle corse avversarie e 21 sack messi a segno.

La secondaria invece sta godendo dello straordinario momento di forma vissuta dai 2 Cb: Charles Tillman e Tim Jennings. Il primo, al decimo anno nella Lega, sta avendo la miglior stagione della carriera. Ha intercettato e riportato in meta 2 palloni (giocate decisive nell’economia delle partite in questione) e forzato 3 fumble. E soprattutto si è distinto per il lavoro in marcatura sui Wr avversari, che lo hanno sofferto moltissimo.

Basti pensare a un Calvin Johnson tenuto a sole 3 ricezioni per 34 yds nel Monday Night, dove Tillman è stato semplicemente spettacolare. Jennings è stato forse meno appariscente, ma ha comunque piazzato 4 intercetti e deflettato 10 passaggi. Per lui qualche highlight in meno, ma tanta sostanza, premiata con il titolo di miglior difensore della Nfc nel mese di settembre. Monsters of the Midway, per l’appunto…

Ma è tutto oro quel che brilla? Beh, che la difesa dei Bears sia stata finora eccellente è fuori discussione, dato che ha pure segnato 5 Td. Ma va pure detto che finora non si è certo confrontata con gli attacchi più esplosivi della Lega. Colts, Rams, Cowboys e Jaguars non sono certo famose per le valanghe di punti segnati, e i Lions sono una squadra attualmente in grossa difficoltà. Certo è però che in una regular season composta da sole 16 partite, vincere le partite sulla carta “facili” è essenziale. E i Bears le hanno vinte, in modo netto ed inequivocabile.

Ultima domanda: questi Bears sono da Super Bowl?

Difficile dirlo. Finchè la difesa giocherà su questi livelli, forzando valanghe di turnovers e segnando Td in grado di spezzare le partite, i Bears saranno un brutto ostacolo per chiunque. Ma giocherà così anche contro i top team?

Finora l’unica sfida con una contender, a Green Bay, ha visto Chicago soccombere nettamente, con un Aaron Rodgers che lentamente, ma inesorabilmente, ha via via preso le misure alla difesa blue navy mentre Cutler e l’attacco affondavano sotto i colpi di Clay Matthews e co.

Perché senza il miglior Cutler (sulla cui leadership e mentalità vincente permangono dubbi enormi) e un salto di qualità della OL, l’attacco non sembra in grado di vincere da solo una partita. Ma ci sono comunque le basi per sperare in un miglioramento.

Marshall si è confermato go to guy serio ed affidabile (4 Td e quasi 100 yds di media ricevute), e il rookie Alshon Jeffery, seppur poco cercato, sta facendo vedere di poter essere un n.2 coi fiocchi. E le corse sono e saranno sempre una garanzia.

La strada per il titolo di Division non è impervia. Già in testa con l’attuale 5-1 davanti ai sorprendenti Vikings e ai Packers, i Bears possono sfruttare altri 2 turni sulla carta favorevoli con Carolina e Tennessee. Poi però arriveranno le sfide serie, molto serie, con Houston e San Francisco, che probabilmente ci daranno la vera dimensione di questi Bears.

E occhio alla sfida del 15 dicembre, tra le mure amiche del Soldier Field, il rematch contro gli acerrimi rivali di Green Bay, probabile spareggio per il titolo divisionale. SarĂ  quella la sfida che ci dirĂ  se questi Bears hanno i numeri per andare fino in fondo o sono semplicemente una buona squadra.

Intanto, nella Windy City è lecito sognare, sulle note di “Bear down”, avvolti dalla piacevole sensazione di aver ritrovato il proprio marchio di fabbrica: i Monsters of the Midway.

 

 

One thought on “I Chicago Bears e un vecchio nickname tornato di moda

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