Non dev’essere facile la vita di un tifoso in quel di Cleveland. Già di per sé, vivere in una città famosa per essere soprannominata “The mistake on the Lake” non deve essere particolarmente esaltante, ma se poi si cerca rifugio nella gloria sportiva, beh, qui il panorama diventa molto più desolante del tanto vituperato skyline cittadino.

Mike Holmgren, presidente dei Browns.

Di allori, sulle sponde del Lago Erie, ne sono sempre piovuti pochi. Il team di baseball, gli Indians, ha vinto le ultime World Series nel ’48, le hanno perse a gara-7 nel 1997 ma non sembrano vicini a ritornarci, visto che è dal 2008 che non riescono ad ottenere un record positivo.

Nel basket, i Cavaliers hanno fatto sognare tutta la città nel 2007, quando, guidati da un ragazzo cresciuto lì vicino (Akron, Ohio) ribattezzato “Il Prescelto”, sono arrivati alle Finals. Sono stati però asfaltati dai San Antonio Spurs, e quel ragazzo, dopo aver riprovato un altro paio di volte a portare la squadra alle Finals, ha poi deciso di “portare il proprio talento a South Beach”, annunciandolo in una conferenza stampa in diretta mondiale, lasciando i Cavaliers in braghe di tela.

L’orgoglio sportivo della città però sono sempre stati i Browns del football. Fondati nel 1946 e subito vincenti nella AAFC (4 titoli consecutivi) e poi 3 titoli in 5 anni nella NFL. Erano gli anni di coach Paul Brown (da cui il nome del team), del Qb Otto Graham, del LT e Kicker Lou Groza. Poi l’ultimo titolo, nel 1964, con il mitico Rb Jim Brown. L’ultimo alloro professionistico piovuto in quel di Cleveland.

Di lì in poi, i Browns non sono più riusciti a ripetersi. Sono uno dei 4 team attualmente in NFL a non aver mai giocato un Super Bowl. Ci sono andati vicini più volte nella seconda metà degli anni ’80, quando, guidati dal mitico Qb Bernie Kosar e da una difesa in cui spiccava un tal Clay Matthews, persero per 3 volte l’Afc Championship, sempre contro i Broncos di John Elway.

Da allora un  declino costante, lento e inesorabile. Due sole apparizioni ai playoff in 21 anni (’94 e 2002), un proprietario che decide di trasferire tutto a Baltimore, la seguente rivolta cittadina, la lotta (vinta!) per non farsi espropriare della propria storia e dei propri colori, i tre anni di inattività, fino alla ricomparsa del team nel 1999.

Per cercare di dare una sterzata, il 21 Dicembre del 2009 l’owner Randy Lerner chiama Mike Holmgren affidandogli la presidenza e, soprattutto, il ruolo di responsabile dell’area tecnica.

Le speranze dei frustrati tifosi su Holmgren erano piuttosto elevate, dato il curriculum del personaggio. Con lui nel ruolo di head coach i Green Bay Packers erano tornati agli antichi splendori, e i Seattle Seahawks, da franchigia perdente, sotto la sua gestione divennero una presenza fissa ai playoff, fino a raggiungere il Super Bowl. Sotto la sua gestione è stato capace di plasmare Qb del calibro di Steve Young, Brett Favre, Matt Hasselbeck.

Brandon Weeden è arrivato ai Browns dopo la mancata trade con i Rams per salire alla posizione n. 2 del draft.

Purtroppo anche Holmgren però sembrerebbe aver perso il tocco magico  appena atterrato a Cleveland. Le sue scelte nel ruolo di Qb si sono rivelate fallimentari: da Jake Delhomme a Seneca Wallace, passando per Colt McCoy fino ad arrivare allo stentato inizio di Brandon Weeden. Persino la scelta di Pat Shurmur come head coach l’anno scorso non ha convinto nessuno, e continua a far storcere il naso ai più.

Tanto che in estate, quando Randy Lerner ha annunciato di aver ceduto la proprietà a Jimmy Haslam, molti hanno subito cominciato a chiedere al nuovo owner la testa di Holmgren.

Dopo il 4-12 del 2011, anche la stagione 2012 si è da subito presentata come l’ennesima campagna fallimentare di una franchigia impegnata in una lunga, troppo lunga, ricostruzione. Quattro partite, altrettante sconfitte, unica squadra della Lega ancora a secco di vittorie.

Sul banco degli imputati soprattutto l’attacco, affidato al rookie Brandon Weeden, autore di un esordio sconcertante (4 Int) contro Phila, poi progressivamente migliorato, ma ancora senza prestazioni che vadano al di là di una onesta gestione della partita. Va però detto che il parco ricevitori a sua disposizione è probabilmente il più scarso della Nfl.

Il bersaglio di riferimento dovrebbe essere Greg Little, velocissimo ma con grossi problemi nel maneggiare la palla, tanto che i suoi drop sono quasi una costante. Josh Cribbs potrebbe spaccare il mondo (e le difese avversarie!) ma la sua precisione a correre le tracce è pari allo zero. Anche tra i TE la situazione non è rosea.

Servirebbe forse un maggior utilizzo del running game, dato che la prima scelta al Draft è caduta sul prodotto di Alabama Trent Richardson, considerato uno dei migliori prospetti nel ruolo da diversi anni a questa parte. E Richardson, nonostante un intervento in artroscopia per rimuovere un pezzo di cartilagine che gli ha fatto perdere l’intera preseason, ha comunque fatto subito vedere di che pasta è fatto.

Joe Thomas è uno dei tackle più forti della lega.

Peccato che Shurmur e il neo OC Brad Childress abbiano finora preferito puntare sui passaggi, mettendo in difficoltà Weeden e facilitando il compito delle difese avversarie, quando in realtà un playbook più conservativo potrebbe solo avvantaggiare i Browns, visto anche che la linea d’attacco, guidata da Joe Thomas, da alcuni anni stabilmente tra i più forti LT della nazione, non è scarsa.

E un attacco più razionale potrebbe consentire alla difesa, il punto forte di questi Browns, di rifiatare di più ed essere più efficace. Perché in fondo finora è vero che Cleveland ha sempre perso, ma lo ha sempre fatto con onore. Una sconfitta di un solo punto contro Philadelphia, due sconfitte di 7 punti contro Cincinnati e Baltimore, una di 10 contro Buffalo. Non sono i numeri di una squadra allo sbando, specie considerando che la difesa è priva della prima scelta 2011, il DT Phil Taylor, del DE Marcus Benard, del LB Chris Gocong e del forte CB Joe Haden, sospeso nelle prime 4 partite per uso di sostanze illecite.

In attesa che la NFL ratifichi il passaggio di proprietà ad Haslam, dunque, è necessario che Shurmur cerchi di tirare fuori il meglio possibile da questa stagione. In caso contrario, a gennaio, sarebbe difficile per lui conservare il posto. E ancor più difficile sarebbe la permanenza di Holmgren, finora incapace di restituire ai tifosi che ancora calorosamente assiepano il Dawg Pound, il settore dei fan più accesi e “accaniti”, i fasti di un tempo.

A meno che Weeden non continui a migliorarsi, che Richardson mostri tutto il suo valore, che la difesa, col ritorno di Haden, faccia un ulteriore salto di qualità. Il mese di ottobre, dopo la difficile trasferta coi Giants, offre alcune ghiotte occasioni per rifarsi, con la trasferta ad Indianapolis e le sfide in casa con Cincinnati e San Diego.

Di postseason anche quest’anno neanche a parlarne, ma almeno si inizierebbe a vedere quella famosa luce in fondo al tunnel che, per dei tifosi sfiniti da quasi un ventennio di continui rebuilding, sarebbe probabilmente dolce come un titolo.

 

3 thoughts on “L’ennesimo Mistake on the Lake?

  1. interessante analisi, ma ho visto la partita con Baltimore ed è stata incoraggiante per Cleveland. Weeden cresce in fretta, il problema è di coinvolgere sempre più Richardson con screen pass, option, visto che il running back ha veramente qualità importanti…

  2. io sono un tifoso dei brown…..che tristezza…pero’ devo dire che quest’anno i segnali sono piu’ incoraggianti…..lo scorso anno siamo partiti con un record 2-2..ma giocavamo da fare pena……
    se weeden cresce ancora e trent gioca di piu’ , prevedo un finale di stagione stile dolphins lo scorso anno…..

  3. Concordo sulla difesa dei Browns, ottima a limitare attacchi come quelli Cincinnati (molto sottovalutata come squadra), Phila e Baltimore dove potevano anche vincere la partita con il penultimo Hail Mary. In sostanza la squadra è valida ma non riesco a spiegarmi la scelta di Weeden al draft, ha 28 anni e non ha qualità di spicco come gli altri QB del draft (penso che Locker, Wilson e Thanneill siano molto più talentuosi); non era meglio firmare un FA di esperienza e tenere lo spot di QB libero per Geno Smith o qualche nome di talento per i prossimo anno? Secondo me cleveland ha tutto per diventare una solida squadra nei prossimi anni, il problema è la division più tosta di tutta la NFL (Cincy secondo me sarà la sorpresona dell’anno) ma con un paio di innesti potrebbe puntare al record in parità tra un paio di anni.

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