I Patriots rimangono ineguagliati nella loro capacità di operare bene al draft scoprendo nuovi giocatori...

La stagione 2011 dei New England Patriots era iniziata in modo molto simile al 2010, con un draft che ancora una volta aveva smentito le aspettative e un senso di immobilità derivante in parte dal lockout e in parte dall’approccio di basso profilo che Bill Belichick aveva tenuto negli ultimi anni durante la free agency.

Mentre tutte le altre pretendenti al trono della AFC si rinforzavano e gli Eagles assemblavano con gran clamore il loro “Dream Team” (o, per come si è rivelato poi, Nightmare Team) New England sembrava limitarsi a rifirmare i propri free agent e qualche special teamer di nicchia.

Ma proprio mentre i vari opinionisti cominciavano a lamentarsi dell’inattività della franchigia di Boston Belichick sorprende tutti e organizza due trade che scuotono l’intero ambiente NFL, portando a casa due grandi nomi, Chad Ochocinco e Albert Haynesworth.

Le acquisizioni portano ad un’ondata di eccitazione e curiosità attorno alla squadra, soprattutto dopo le prime uscite di pre-season, in cui appare evidente l’intenzione di passare ad una difesa 4-3 dopo anni di 3-4, con Big Al e Vince Wilfork i due defensive tackle incaricati di seminare terrore nel backfield avversario.

Prima dell’inizio della regular season avvenne anche un altro evento inaspettato, ma di grande importanza: era mancata la moglie del proprietario Robert Kraft, Myra, una figura molto amata e rispettata  a cui i giocatori e tutto lo staff tecnico avrebbero dedicato la stagione, portando le sue iniziali sulla maglia per onorarne la memoria.

La prima partita che conta è subito un Monday Night Football, e Brady e compagni partono in modo stratosferico, con il Qb che lancia per ben 517 yard distruggendo la difesa dei Miami Dolphins e alimentando fin da subito sogni di grandezza. Ma gli entusiasmi pian piano si calmano, in gran parte per colpa della difesa che si rivela incapace di difendere il gioco aereo e di uscire dal campo sui terzi down, concedendo quantità considerevoli di yard all’avversario di turno. In questo modo basta una giornata no di Brady e dell’attacco per causare una sconfitta, e puntualmente accade proprio questo nella Week 3 contro i modesti Buffalo Bills di Ryan Fitzpatrick.

Le partite successive vedono i Patriots vincenti contro i Raiders, Jets e Cowboys, ma il gioco non convince e la difesa preoccupa sempre di più, deludendo chiaramente le aspettative della tifoseria e soprattutto rivelando l’azzardo di Belichick come un fallimento. Le partite seguenti segnano il punto più basso della stagione. La trasferta di Pittsburgh espone in modo evidentissimo le deficienze difensive, con Roethlinsberger che massacra New England con passaggi corti verso Antonio Brown e Mike Wallace per tutto il match, infliggendo al coach con il cappuccio una rarissima sconfitta dopo il bye, la settimana di riposo che spetta a tutte le squadre durante il campionato.

Gli infortuni sono numerosi e non aiutano di certo la causa, e tra le altre cose lo staff tecnico viene accusato di aver sbagliato un’altra volta il draft. Infatti era noto a tutti quanto i Patriots avessero bisogno di infondere nuovo talento in difesa, dove mancava soprattutto un pass rusher degno di questo nome che potesse togliere un po’ di pressione alle secondarie.

Ma al momento di scegliere i giocatori Belichick e il direttore del personale Nick Caserio avevano pensato di più a rinforzare l’attacco, puntando sull’ offensive tackle Nate Solder ma anche su due running back, Shane Vereen e Stevan Ridley, che seppur esplosivi erano destinati alla panchina. Il peccato maggiore del draft però è stato quello di bypassare due ottimi pass rusher, Brooks Reed e Jabaal Sheard, in favore del cornerback Ras-I Dowling, talento da primo giro ma fisico di cristallo, e non inaspettatamente finito nella injured reserve list in meno di un mese.

Se a questo si aggiunge il taglio del Cb veterano Leigh Bodden, poco interessato a difendere gli slot receiver  avversari, e le difficoltà incontrate dal secondo anno Devin McCourty, si capisce come la situazione difensiva fosse quasi drammatica.

La partita successiva porta con sé un’altra sconfitta, la seconda consecutiva e la prima al Gillette Stadium dal lontano 2006, ad opera dei New York Giants. Come se non bastasse si infortunano sia il linebacker Brandon Spikes che il safety Patrick Chung, due elementi chiave, e viene tagliato Haynesworth, colpevole di scarso impegno.

La stagione sembra prendere una brutta piega, due sconfitte consecutive non si vedevano da tempo a Foxborough e la partita successiva era vista con pessimismo, visto che si doveva giocare in casa dei lanciatissimi New York Jets, sempre vincitori nelle precedenti tre partite. Lo scetticismo era palpabile prima dell’incontro, ma alla fine del match il tabellone parlava chiaro: 37-16 Patriots. Il punto di svolta della stagione.

Con i Jets zittiti e rimessi dietro nella corsa al titolo divisionale ed una ritrovata fiducia, New England inanella vittoria dopo vittoria, grazie alla brillantezza di Brady, l’ascesa terrificante del tight end Rob Gronkowsi ad arma totale e macchina da touchdown e ad una difesa che nonostante schieri in campo free agent presi per strada e wide receivers convertiti defensive backs, come nel caso di Julian Edelman, comincia a farsi più opportunista, forzando intercetti e fumble nei momenti chiave e dimostrando una solidità inaspettata in red zone.

Una ad una tutte le avversarie vengono messe in riga, Gronkowski e il collega Hernandez sono inarrestabili e col passare di ogni settimana i Patriots appaiono come una squadra in missione, disposta a tutto pur di vincere, con Robert Kraft nella mente e Myra nel cuore. La risolutezza della squadra è in piena mostra nelle ultime due partite di regular season, chiuse con altrettante vittorie nonostante svantaggi di 17 e 21 punti e con la conquista del seed numero 1.

L’obiettivo dei playoff era stato raggiunto, e motivo in più per sorridere gli odiati Jets non si erano qualificati per la post season, in parte grazie anche al cappotto subito da New England, vendicando in parte l’onta dell’eliminazione dai playoff precedenti, subita per di più in casa. Ed è proprio nei playoff che prende forma il personalissimo “Revenge Tour” di Belichick e Brady, che una partita alla volta si vendicano dei fallimenti passati grazie alla combinazione di incontri che si viene a formare.

Denver a sorpresa batte gli Steelers nelle Wild Card e si guadagna il diritto di giocare al Gillette Stadium. La partita non ha storia,con il Qb da Michigan che riscrive un paio di record lanciando per sei touchdown, orchestrando un 45-10 che non ammette repliche e prendendosi la rivincita sulla franchigia del Colorado, colpevole di averlo eliminato dai playoff del 2005.

La domenica successiva arrivano i Baltimore Ravens, gli stessi Ravens che nel 2009 imbarazzarono i patrioti con un perentorio 33-14. La partita è equilibrata e si risolve sul filo di lana, con un field goal sbagliato clamorosamente da Billy Cundiff. Ciò che conta è che stavolta è Baltimore a cominciare l’offseason, mentre New England avanza al Super Bowl, dove ad attenderli ci sono ovviamente i New York Giants di Eli Manning e Tom Coughlin, gli uomini che hanno inflitto la ferita più grande nella storia dello sport bostoniano, distruggendo nel Super Bowl XLII i sogni di 19-0 e di stagione perfetta dei Patriots versione 2007, la più grande squadra offensiva della storia dell’NFL.

Questa volta i Giants non sono più sfavoriti, anzi probabilmente hanno un roster migliore e sicuramente sono più completi, ma questi New England Patriots non sono per nulla intimiditi, consapevoli di dover lottare e vincere per un’ultima volta, in modo da pareggiare una volta per tutte i conti con il passato.

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