Il cornerback Sterling Moore mette le mani sulla ricezione di Evans e manda New England al Superbowl XLVI

Quando Joe Flacco ha trovato Lee Evans in endzone ad una manciata di secondi dalla fine dell’AFC title game, sul Gillette Stadium e su tutto il New England è sceso d’improvviso un gelo intenso e spettrale, ben più freddo delle pur rigide temperature registratesi domenica in Massachusetts.

Sul 23-20 per i Patriots e poco più di venti secondi rimasti sul cronometro, la ricezione di Evans era buona per mandare Baltimore al Superbowl e infliggere a New England la prima sconfitta casalinga in una partita valida per il titolo di conference; fortunatamente per i Pats, invece, è arrivato l’aiuto ormai insperato dal giocatore forse meno atteso tra tutti quelli presenti in campo, il backup cornerback Sterling Moore.

Una giocata “notevole”
Con una zampata fulminea, proprio mentre tutto lo stadio e il pubblico televisivo stavano trattenendo il respiro in attesa di dare sfogo alla delusione (o al tripudio), Moore è riuscito a mettere una mano sulla palla strappandola dalla presa di Evans e vanificando così la segnatura dei Ravens.

Se New England nel Superbowl XLVI riuscirà a vendicare la sconfitta patita quattro anni fa contro i Giants, non c’è dubbio che il passaggio difeso di Moore potrà essere ricordato come “la” giocata di questa postesason dei Patriots. Eppure il prodotto di SMU, al suo primo anno di NFL, fino a quel momento aveva brillato ben poco e anzi era stato responsabile di aver mancato un tackle piuttosto facile, spalancando a Torrey Smith la via per il touchdown con cui Baltimore nel terzo quarto aveva messo per la prima volta il naso avanti (17-16). Ma in America, si sa, le fortune vanno e vengono, rovesciandosi con grande rapidità: così Moore, quasi in ossequio al suo nome (che vuole dire “sterlina”, ma come aggettivo è anche sinonimo di “eccellente”, “notevole”), ha avuto la chance di risollevarsi in fretta ed è stato bravo a non lasciarsela sfuggire, mettendo a segno una giocata superlativa.

Hanno scelto gli dei del football (o il piede di Cundiff?)
Non c’è dubbio, però, che la vittoria di New England sia passata anche per il grossolano errore del place kicker di Baltimore Billy Cundiff, che dopo un altro passaggio difeso da Moore sul tight end Dennis Pitta ha avuto un comodo field goal dalle 32 yards per mandare la gara all’overtime. La conclusione di Candiff invece è finita larga alla sinistra dai pali, lasciando i compagni in campo e sulla sideline attoniti e sgomenti, quasi incapaci di credere ai propri occhi.

La gravità dell’errore è messa a nudo dai numeri e in particolare da una cifra, 95.8%: era questa infatti, prima della gara, la percentuale di successo in carriera per Cundiff in calci uguali o inferiori alle 32 yards (68 su 71, con un 8/8 nei playoffs), e sempre di 95.8% è stata quest’anno la percentuale NFL di esiti positivi ottenuti nelle medesime condizioni (368 field goal messi a segno dalle 32 yds o meno su 384 tentativi effettuati). Nella stagione in cui tante partite importanti del college football sono state decise da un field goal sbagliato, insomma, anche il titolo della AFC è stato in qualche modo deciso da un errore di un kicker.

Difesa dei Pats finalmente sugli scudi
In America un vecchio detto dice che gli attacchi fanno vendere biglietti e riempiono gli stadi, ma le difese fanno vincere le partite. Se stavolta ha vinto la squadra che cifre alla mano ha uno dei migliori attacchi, sbarrando la strada per Indianapolis ad una delle tre migliori difese della lega, si potrebbe pensare che per una volta il vecchio adagio sia stato smentito; invece le modalità con cui i Pats sono arrivati al settimo Superbowl della loro storia (il quinto dell’era Belichick-Brady, che eguaglierà il record di John Elway per il numero di SB disputati da un quarterback) lasciano intendere che a giocare un ruolo decisivo sia stata ancora una volta la difesa.

Bistrattata dai media per tutta la stagione, punita dalle cifre che la relegavano al 31° posto complessivo, la retroguardia di New England ha invece disputato una partita attenta e grintosa, riuscendo a salire di tono nei momenti cruciali della partita, con i Ravens a segno in una sola occasione sulle quattro in cui sono arrivati nella redzone avversaria.

Il running back Ray Rice, con 21 portate per 67 yds (contro una media in carriera che contro New England era di 145.2 ypg), è stato tenuto a 87 yards complessive, seconda peggior prestazione della stagione; Flacco ha assemblato numeri importanti (22/36, 306 yds, 2TD e 95.4 di rating), ma nei drive decisivi è stato costretto a lanciare fuori misura dalla pressione dei pass rusher (come nel 4th&6 che Harbaugh ha deciso di giocare alla mano a 2:46 dal termine) o limitato dall’attenta secondaria di New England (come nel drive conclusivo, con le due giocate difensive di Moore).

Dall’altra parte Brady ha sofferto come non mai nel guidare il suo attacco: le cifre parlano di un 22/36 speculare a Flacco, ma per sole 239 yds, 2INT e 0 TD pass lanciati (è la prima volta dopo 36 partite consecutive con almeno 1 TD pass), per un rating piuttosto misero (57.5), il più basso della stagione. Del resto è proprio contro Baltimore che Brady ha il rating più basso in carriera, per cui da questo punto di vista la partita di ieri non fa eccezione. Con il coraggioso TD realizzato palla in mano nel 4° quarto su un delicatissimo 4th&1, però, TB12ha avuto almeno il merito di realizzare la segnatura che ha chiuso l’incontro sul 23-20: la vittoria, la sedicesima in carriera in postseason, gli permette di agganciare Joe Montana in testa alla classifica dei QB più vincenti nei playoffs NFL.

Limitato nel gioco aereo, rimasto a secco di segnature, l’attacco di New England ha però trovato punti preziosi dal gioco di corse, che ha portato un altro touchdown oltre a quello realizzato in tuffo da Brady: lo ha messo a segno BenJarvus Green-Ellis (per lui 68 yards su 15 corse per un ottima media di 4.5 a portata), sfruttando un gioco molto ben orchestrato dalla linea offensiva dei Patriots, con la left guard Logan Mankins che subito dopo lo snap si è spostato all’esterno del tackle destro Nate Solder portando il blocco decisivo sul linebacker Dannell Ellerbe per liberare la corsa in endzone di Green-Ellis.

Stavolta le palle perse non incidono
Che sia stata una partita rocambolesca, comunque, lo dice soprattutto la statistica delle palle perse. Oltre ai due intercetti di Brady, ieri New England ha subito anche un fumble di Woodhead su un kickoff return che poteva essere sanguinoso per la squadra di Belichick: Torrey Smith aveva appena portato avanti i Ravens, che dopo il kick-off di Cundiff e il fumble di Woodhead (per il running back dei Pats una prova comunque positiva nei ritorni, in cui ha messo insieme 101 yards) si sono ritrovati “back in business” sulle 25 di NE.

Fortunatamente per il pubblico di casa, però, la difesa dei Pats è salita nuovamente di tono concedendo solo un field goal di Cundiff per l’ultimo illusorio vantaggio di Baltimore (20-16) sul finire del terzo quarto. Per i Ravens l’unica palla persa è arrivata con un lancio troppo corto di Flacco che è stato intercettato da Brandon Spikes all’inizio del 4° quarto, ma il pick del linebacker al secondo anno nella lega non ha portato conseguenze nefaste a Baltimore: nel gioco immediatamente successivo Brady è andato per la giugulare cercando sul profondo Matthew Slater, ma i Ravens hanno subito ritrovato il possesso del pallone grazie allo spettacolare intercetto causato dal tocco della safety Bernard Pollard che ha favorito la presa in endzone del cornerback Jimmy Smith.

Nonostante un differenziale positivo nelle palle perse (+2, tre dei Patriots contro una dei Ravens), Baltimore ha perso la partita: in finale di conference non accadeva da esattamente 30 anni che vincesse la squadra con un differenziale negativo nelle turnovers di 2 o più (nella finale NFC della stagione 1981, quella ricordata per “The Catch”, i 49ers superarono i Cowboys con addirittura tre palle perse in più rispetto a Dallas). Con la partita di domenica, dal 1970 il record nelle finali di conference quando una squadra ha almeno due palle perse in più dell’avversario è di 3W-47L, il che sottolinea ancora una volta l’eccezionalità di quanto visto al Gillette Stadium.

I Patriots del resto non sono nuovi a questo tipo di situazione, visto che l’ultima squadra a vincere nei playoffs con tre turnovers, prima di una lunga striscia di 22L, era stata proprio New England nell’AFC Championship game del 2007 contro San Diego. Le analogie faranno rabbrividire i tifosi dei Pats, che come in quella postseason si troveranno di nuovo di fronte ai Giants per l’atto finale della stagione; intanto però possono godersi il settimo titolo della AFC e la settima presenza al Superbowl, nella storia NFL hanno fatto meglio solo Pittsburgh e Dallas (con 8).

 

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