‘Per fortuna che mancano meno di due mesi alla fine della stagione’: è quello che staranno pensando ad Indianapolis i tifosi dei Colts presi nell’attraversare un’annata terribile, orfani come sono del loro simbolo, dell’uomo-squadra, del giĂ  sicuro Hall of Famer, insomma di Peyton Manning.

Già l’anno passato si era visto che qualcosa non funzionava, con i playoff raggiunti sul finire della regular season, con un record di 10-6, in una stagione dove l’intera AFC South aveva lasciato molto a desiderare. Ma se non altro c’era l’uomo della provvidenza, che nonostante l’altalenanza di prestazioni era comunque riuscito a trascinare la squadra sino alle Wild Card perse poi con i Jets , coprendo in parte le magagne.

Ci voleva forse un doppio intervento chirurgico al collo e diversi mesi di stop per confermare ad una città intera quello che sembrava chiaro al resto d’America: questi Colts, senza il loro quarterback titolare, sono ben poca cosa.

Quali possibilità attendono la franchigia? A questo punto pare chiaro che con un record di 0-10 poco serva cercare di migliorare la situazione. I vari Painter ed Orlovsky hanno dimostrato di non poter essere nemmeno considerati dei veri e propri QB di riserva, almeno non per un team che aspiri a traguardi importanti. Ora la cosa migliore da fare sarebbe puntare ad essere la peggiore squadra dell’anno, per essere sicuri della prima scelta assoluta nel draft del 2012.

Questa circostanza causerebbe, però, altre riflessioni che lo staff si ritroverebbe a dover fare: chi prendere? Andrew Luck sembrerebbe la risposta più immediata, ma in realtà non la più scontata. Il QB appena citato ha delle potenzialità enormi e sarebbe da pazzi non prenderlo in considerazione. Ma a quel punto Manning che fine farebbe? Sarebbe ancora lui il titolare, oppure considerate le 35 primavere e un infortunio in una zona del corpo fondamentale per un giocatore, verrebbe immediatamente scalzato dal nuovo che avanza, vedendosi così costretto a fare da supervisore alla crescita del suo erede?

Non dimentichiamoci poi che l’11 volte Pro Bowler lo scorso 30 luglio ha prolungato il suo contratto con i Colts per altri cinque anni nei quali si accaparrerà 90 milioni di dollari: nella dirigenza dunque fino a poco tempo fa non c’erano particolari dubbi su chi avrebbe guidato l’attacco della squadra nelle stagioni a venire.

Ci sono alternative a questa opzione? In teoria sì: prima di tutto è fondamentale che Manning torni in piena forma, evitando di forzare i tempi di recupero, in modo da garantire ancora delle prestazioni in grado di aiutare Indianapolis a tornare grande. A quel punto si potrebbe anche commettere l’eresia di lasciare Luck alla concorrenza e decidere di rifondare una squadra che appare vecchia e senza motivazioni, puntando su una serie di giovani scelti con oculatezza (e data la facilità con cui si prendono i “bidoni” in questo sport il compito sarebbe arduo).

L’unica cosa certa è che la gente della Circle City si aspetta dei cambiamenti in ottica futura: un’annata del genere non si vedeva da questi parti da almeno una decade (stagione 2001, record 6-10) e c’è il rischio a questo punto di eguagliare la peggiore stagione da quando la franchigia si è trasferita in Indiana nel 1984, lasciando Baltimore (1-15). Inoltre metteteci la delusione di non avere neanche provato a giocarsi la possibilità di centrare la postseason che, ironia della sorte, si chiuderà il 5 febbraio 2012 proprio ad Indianapolis, nel Lucas Oil Stadium, con il Super Bowl XLVI.

Rivoluzionare per cambiare rotta o conservare per rispetto nei confronti di una leggenda? Probabilmente in entrambi i casi qualcuno rimarrĂ  scontento. Saranno tempi duri in particolare per Jim Irsay (proprietario e CEO) e Bill Polian (general manager) ai quali toccherĂ  decidere e prendersi delle responsabilitĂ  che, statene certi, nessuno vorrebbe avere in questo momento.

5 thoughts on “I Colts: tra un presente disastroso e un futuro incerto

  1. Discorso lungo e molto complicato: 2/3 anni di Manning o 8/10 anni di Luck (e basterebbe il 50% di quello che ha fatto Payton), ma io penso che la patata sia anche nelle mani di Manning.
    Ritirarsi e rimanere per sempre il Dio del football, oppure continuare rischiando in caso di insuccesso di diventare un sopportato.
    Ho sempre visto Manning come l’unico vero generale del mondo NFL, l’unico in grado di cambiare totalmente le sorti di una squadra.
    Se fossi in lui mi ritirerei e via ad insegnare ai ragazzini.
    Se fossi nei dirigenti, sceglierei in qualsiasi caso Luck. Mal che vada 1-2 anni sotto l’ala del piĂą forte di sempre non farebbero male (vedi Rodgers-Favre), comunque cercherei anche di abbassare un pochino il contrattone di Manning.

    • Sì, sono in gran parte d’accordo anche perchĂ© se tornasse, tutti si aspetterebbero le prestazioni mostruose degli anni precedenti, e l’etĂ  e l’infortunio potrebbero impedirlo.
      Certo, è vero che da osservatore esterno mi dispiacerebbe non poter vedere piĂą giocare un simile QB e che se ci fosse anche una sola opportunitĂ  di tornare io ci proverei (con rischi di figuracce in allegato), ma è altrettanto vero che prima o poi a Indianapolis se lo dovranno dimenticare, proprio come a Green Bay si sono dimenticati di Favre dopo il Super Bowl dell’anno scorso.
      Sono poi della tua stessa opinione sul fatto che il contratto di Manning vada ridimensionato perchĂ© puoi essere fenomeno quanto vuoi, ma hai sempre 35 anni e non puoi pretendere di guadagnare le stesse cifre che prendevi all’apice della carriera.
      Comunque è un discorso difficile effettivamente

  2. L’altro giorno Polian ha ammesso che quasi sicuramente, al prossimo draft, la franchigia sceglierĂ  un QB “ammesso che sia disponibile un giocatore adatto alle esigenze”. Formula soft per dire che quasi certamente Luck sarĂ  la prossima Nr. 1 Pick. Magari, come dite voi, non sarĂ  male fargli fare un anno di apprendistato dietro Manning.
    La curiositĂ  è che, ad inizio anni ’80, il padre di Peyton e quello di Andrew, rispettivamente Archie Manning ed Oliver Luck erano QB titolare e backup negli Houston Oilers.
    Si vede che era destino…

  3. Il “QI sportivo” di Manning è fra i piĂą alti mai visti in questo gioco, lui per primo nel caso dovesse rendersi conto che l’infortunio non gli permette di giocare come sa farebbe un passo indietro.
    Però… però lo scorso anno un Payton che forza troppo è stato per causa dell’etĂ ? NO
    La causa è stata la stessa che vediamo quest’anno: una squadra davvero scarsa!!! (al netto dell’impresentabile Painter)
    -gioco di corsa inesistente causa mancanza da anni di giocatore decente nel ruolo
    -difesa leggerina e con pochi mezzi tecnici
    -offensive line non all’altezza come erano abituati i tifosi dei Colts

    In tutto questo Luck potrebbe davvero reggere un primo anno PRO subito da titolare costringendo P.Manning alla panchina? dai ma neanche per scherzo…
    Luck per un paio di anni come backup, oppure se si trova qualche franchigia folle che voglia prendersi il contratto faraonico del 18 si rischia con il rookie ma una squadra con salary cap libero per procedere ad una profonda restaurazione.

  4. Una cosa che mi è venuta in mente rileggendo l’articolo e i commenti (con l’occasione ringrazio chi ha deciso di commentare l’approfondimento) è che questa stagione può essere si considerata deludente, in particolar modo dai tifosi, ma se venisse interpretata in maniera corretta potrebbe essere il punto di partenza per una rinascita: se ci fosse stato Manning, il record non sarebbe stato così negativo e probabilmente, vista la non grandissima annata in generale delle squadre della AFC, i Colts sarebbero potuti arrivare ai playoff (avrebbero fatto, insomma, un po’ come nel 2010). Questo avrebbe potuto fuorviare le valutazioni della dirigenza e del coaching staff, che non avrebbero aperto gli occhi sulle evidenti magagne del team.

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