Mani nel casco per Matt Cassel, quest'anno i Chiefs hanno cominciato molto male

Non c’è nulla di più pesante per un tifoso che vivere, dopo un periodo colmo di speranze durato appena una stagione, un nuovo momento di sconcerto caratterizzato dalla scarsa attitudine alla vittoria della squadra del cuore, fatto deprimente se spalmato in sole 16 partite di campionato.

Diciamo la verità, le tradizioni di Kansas City non sono mai state di chissà quale livello se escludiamo il traguardo del Super Bowl IV, dominato con una memorabile prova difensiva a discapito dei Minnesota Vikings, anche se la squadra è stata in seguito ricordata per il florido periodo vissuto negli anni ’90 e all’inizio del nuovo secolo, dove i successi in regular season non tardavano ad arrivare pur dovendo di contro sottolineare la poca strada sempre percorsa nella post season.

Se l’edizione in campo alla fine di quei gloriosi anni ’60 viene sempre ricordata per la presenza del mitico head coach Hank Stram e di quello che è ancora oggi il quarterback più rappresentativo di sempre ad aver vestito l’uniforme bianca e rossa, Len Dawson, i Chiefs di due decadi orsono erano quelli che dal ’90 al ’97 avevano mancato l’aggancio ai playoffs una sola volta – nel ’96 – seppur guidati da registi diversi tra i quali spicca su tutti il nome del leggendario Joe Montana, firmato a fine carriera e protagonista di un’entusiasmante annata terminata solamente al Championship della Afc, perso contro i grandissimi Buffalo Bills di quell’epoca.

Nelle 10 annate trascorse ad urlare sulla sideline, coach Marty Schottenheimer aveva accumulato quasi il 64% di vittorie e tre titoli della Afc West, cui aveva appunto aggiunto le sette partecipazioni ai playoffs già menzionate sopra.

Non era arrivato alcun titolo assoluto, ma quando si andava all’Arrowhead Stadium in quel periodo, ci si aspettava sempre di vedere gli amati Chiefs vincere.

Todd Haley non è affatto soddisfatto di quanto ha visto dalla sua squadra, al di là degli infortuni

Il triennio tra il 2007 ed il 2009 era stato di pura frustrazione e ricostruzione, la franchigia aveva portato a casa appena 10 vittorie in tre stagioni ed i tempi delle vittorie costanti in regular season erano vicini, ma allo stesso tempo molto lontani.

Si sperava molto sul trapianto vincente ottenuto dall’approdo dal New England del general manager Scott Pioli, l’architetto dei Super Bowl dei Patriots, seguito a ruota dal quarterback Matt Cassel e dal linebacker Mike Vrabel, oggi ritirato, e tanto si era puntato pure sulle numerose prime scelte alte di cui la squadra aveva potuto usufruire. Altre tracce Patriots potevano quindi essere ricondotte alla scelta di Charlie Weis e Romeo Crennell quali coordinatori di attacco e difesa agli ordini dell’head coach Todd Haley, arrivato in Missouri dopo il successo con Arizona – era offensive coordinator – nella stagione culminata con la qualificazione dei Cardinals al Super Bowl poi perso contro gli Steelers.

I Chiefs non erano imbattuti nelle prime giornate consecutive di un campionato da lungo tempo, ed il 3-0 con cui era cominciato il 2010 aveva generato di nuovo l’entusiasmo locale di cui la franchigia era alla disperata ricerca.

La squadra, inoltre, aveva messo le mani avanti nella Afc West, forse più per demeriti delle concorrenti che non per altro, finendo per vincere questo raggruppamento con un sospetto 10-6, per i maligni generato da un calendario troppo facile dove la franchigia non aveva giocato particolarmente bene, pur vincendo, anche contro squadre come Cleveland e Buffalo, contro le quali erano arrivate delle affermazioni con margini davvero ristretti, rispettivamente due e tre punti, fatto che aveva fatto riflettere se abbinato alla bassa qualità delle due squadre menzionate considerandone naturalmente la versione 2010.

E se tali sospetti potevano anche ingigantirsi di fronte al 2-4 con cui i Chiefs avevano concluso la serie di confronti diretti all’interno della propria division che, come detto, non era proprio irresistibile, essi si sono rivelati essere fondati di fronte all’impotenza generale con cui Kansas City è stata cancellata dal campo in casa propria ad opera dei Baltimore Ravens in una gara dove l’unica azione positiva era stata una corsa da 41 yards di Jamaal Charles per l’unica segnatura di giornata, prima di un’asfaltatura che aveva sancito il 30-7 finale e la settima sconfitta consecutiva in post season a carico dei Chiefs.

L'ultima immagine stagionale di Jamaal Charles in uniforme...

Quello che sembrava un ritorno a livelli accettabili pare oggi essere una rapida nuova discesa agli inferi, persa nei meandri di un cumulo di critiche riguardanti Haley e la sua apparente scarsa capacità di gestire una squadra da allenatore capo date le scelte molto audaci che è solito compiere, e minata da una terribile serie di infortuni che hanno tolto di mezzo prima Tony Moeaki, tight end in fortissima ascesa, quindi Eric Berry, probabilmente il rookie difesivo di maggiore impatto del 2010, ed infine proprio il pezzo pregiato della squadra, Jamaal Charles, che ha salutato anzitempo la stagione a causa dell’infortunio di domenica.

Infortunio che, per una coincidenza tanto sfortunata quanto frustrante, si è presentato con le tre lettere più odiate da tutti gli atleti, ACL, e, caso di sfortuna più unico che raro, ha colpito tutti e tre i giocatori appena menzionati. Non che gli infortuni possano tuttavia costituire un’attenuante valida per le prime due orride uscite di campionato, dove la difesa ha preso un totale di 89 punti contro Buffalo e Detroit, con l’attacco a segnare una media di…5 punti a partita, con un solo touchdown segnato fino ad ora, guarda caso proprio da Charles, su ricezione. Il running back produceva quasi il 34% delle yards offensive di squadra a partire dal 2010, quinta miglior statistica di tutta la lega riguardante il singolo giocatore.

Uno dei problemi più evidenti sarà quello di far funzionare un rushing game che ha perso quindi una produttività enorme, quasi incalcolabile, soprattutto considerando che le alternative sono Dexter McCluster, sperimentato da wide receiver senza successo ed ora reintegrato a running back nonostante la stazza minuta, e Thomas Jones, un veterano di tante battaglie che ha lasciato gli anni migliori della sua carriera abbondantemente dietro di sé.

Se le corse non funzioneranno, Matt Cassel sarà maggiormente sotto pressione e dovrà forzare ancora, rischiando di ingrandire i già 4 intercetti lanciati nelle prime due partite (ne lanciò solo 7 in tutta la scorsa stagione in 450 tentativi), e snaturandosi dal suo essere un regista capace di gestire una gara con rischi minimi, cosa che può riuscire tuttavia a fare solamente se supportato da un adeguato uso del gioco a terra. Inoltre, Cassel si è dovuto adeguare ad un nuovo offensive coordinator senza molto tempo per allenarsi a causa del lockout, con Bill Muir inserito al posto di Charlie Weis, rientrato in territorio collegiale.

Dal punto di vista difensivo è oramai lampante che Tyson Jackson, terzo giocatore scelto nel draft del 2009 (e prima scelta di Pioli nella sua veste di GM dei Chiefs), non è affatto il defensive end d’impatto che si pensava potesse essere, dopo tre anni di carriera Nfl ha accumulato un solo sack ed ha mostrato problemi nel contrastare le corse, e presto potrebbe essere sostituito nella lineup titolare da Wallace Gilberry, molto più continuo del suo blasonato compagno. Glenn Dorsey, quinto scelto assoluto un anno prima, ha avuto problemi di adattamento alla 3-4 che è stata installata a Kansas City due stagioni fa, in quanto le sue caratteristiche si adattavano meglio ai tradizionalismi difensivi di Herman Edwards.

Il problema grave è che per i Chiefs, rientrati nel giro dei playoffs per restarci, la presente stagione è già lunga e dolorosa dopo appena 15 giorni di campionato, e le indicazioni non sono certo incoraggianti.

L’entusiasmo è sceso sotto i tacchi, Todd Haley è ben inquadrato nel mirino della critica ed il pericolo che non arrivi a fine anno con la carica di head coach ancora intatta è concreto.

Tant’è, che già si parla dei Chiefs come una delle squadre meglio posizionate per aggiudicarsi l’Andrew Luck derby, ammesso e non concesso che si debba ripartire dalla posizione di quarterback, pare si debba già ricominciare a ricostruire una squadra che un recente periodo di ristrutturazione, a dire il vero, l’aveva già trascorso.

 

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