A.J. Green, il piĂą talentuoso dei WR disponibili

Diamo un’occhiata alla classe 2011 dei Wide Receivers, un ruolo che nello scorso draft era rimasto un po’ in secondo piano, con il primo ricevitore puro chiamato solo alla scelta numero 22.

Quest’anno ben due prospetti hanno buone probabilità di apparire tra le prime 10 chiamate, mentre gli altri interpreti del ruolo seguono staccati.

Vediamo in dettaglio.

A.J. Green – Georgia Bulldogs – 6’3’’, 211

L’America ha cominciato a puntargli gli occhi addosso – senza peraltro riuscire più a staccarli – il 2 ottobre dello scorso anno. Nell’occasione A.J. ritornava sul campo da gioco contro i Colorado Buffaloes, dopo una sospensione comminatagli dalla NCAA per quattro partite.

Quarto minuto che sfumava nel secondo quarto, Bulldogs sulle quattro yards dei Buffaloes in tentativo di rimonta, shotgun formation: snap dal centro al freshman QB Murray, sguardo immediato alla sua destra e lob in direzione del go-to-guy, il nostro A.J. Green, appunto.

Il numero 8 capisce di essere in ritardo sulla traiettoria del pallone, balza sulla testa del suo diretto avversario, alza il braccio sinistro e fa sua la palla – che rimane abbrancata nel palmo della mano, come calamita – mentre cade all’indietro: tripudio.

Ecco, questo è stato l’inizio della luna di miele tra Green e i suoi estimatori, tra cui molti scout del piano di sopra.

Sul taccuino si sono segnati tutto ciò che il ragazzo – uscito dall’alma mater alla conclusione del suo terzo anno – sa fare di positivo, cioè praticamente tutto ciò che si richiederebbe all’identikit del ricevitore modello: corre benissimo le tracce, in profonditĂ  ha trovato pochi degni avversari che sapessero arginarlo e il suo coraggio è al di fuori d’ogni dubbio, data la capacitĂ  di concludere buone ricezioni anche in mezzo al traffico.

Molto veloce, predilige ricevere il pallone tra le mani, girarsi e sfidare il cornerback : a questo proposito è dotato di un repertorio di finte che precedono l’esplosivo primo passo che, fin da subito, farà delle vittime anche nella NFL.

Ha mani educatissime, occhi sempre sull’ovale e grande consapevolezza della propria posizione in campo, caratteristica che l’ha aiutato nel concludere alcune difficilissime ricezioni in prossimità della sideline.

Dotato di fisico filiforme e agile, deve mettere su ancora qualche chilo per sopportare il contatto a cui i difensori lo sottoporranno, soprattutto nelle prime yards dell’azione, in maniera da costringerlo a non sprigionare tutta la velocità di cui è capace.

Alcuni mock lo danno ai Bengals – giusto per assicurarsi un futuro dopo Ochocinco e T.O. – con la moneta numero 4, ma il mio desiderio è di vederlo sbarcare in Ohio, sì, ma alla corte dei Browns, dove lo vedrei ben inserito dentro ad un attacco in crescita; se arriva fino alla 10, Shanahan stappa una bottiglia di quello buono.

Julio Jones – Alabama Crimson Tide – 6’2”, 220

Parte una posizione dietro a Green, ma il numero 8 dei Crimson Tide è molto apprezzato per la sua completezza e maturità, doti che lo rendono appetibile quale futuro ricevitore numero 1 di un team professionistico.

Campione nazionale due anni orsono, nell’ultimo anno ha incrementato le sue cifre, superando le 1000 yards ricevute, nonostante l’anno opaco del team dell’università situata a Toscaloosa. E’ favorito dall’essere stato allenato da un coach pro-oriented come Nick Saban, la qual cosa non è mai sottovalutata dagli scout più attenti, oltre ad aver disputato la sua carriera collegiale nella SEC, la conference più competitiva negli ultimi anni.

Dopo essere stato il faro della squadra per tre anni, sarà difficile sostituire la sua leadership, che in campo si palesava nel farsi trovare libero quando il pallone pesava. Grande taglia fisica, – il che lo rende particolarmente difficile da mandare a terra – e grande bloccatore (vedere il blocco granitico nell’azione che ha portato al secondo TD di Ingram nel Capital Bowl 2011) perde qualcosa sotto il profilo della velocità, mentre la tecnica di ricezione è all’altezza della fama dell’ateneo che ha frequentato dal 2008.

Ha la fama di duro, il che non guasta mai, soprattutto dopo le indiscrezioni che hanno rivelato di come abbia affrontato alcuni esercizi pre draft con un piede seriamente infortunato. Personalmente penso sia improbabile che nel draft possa mettere il muso davanti ad A.J. Green – troppo talentuoso quest’ultimo – ma potrebbe trovare casa a Washington, a cui non farebbe schifo aggiungere un playmaker accanto a Santana Moss; se poi dovesse cadere più in basso, i Rams sarebbero entusiasti di consegnare un giocatore di pronta produzione all’attacco guidato da Sam Bradford.

Torrey Smith – Maryland Terrapins – 6’0”, 204

Smith dovrebbe concludere la lista dei WR scelti al primo giro. Il suo salto di qualità nel 2010 è stato evidente, basti ricordare il balzo dai 5 TD del 2009 ai 12 dello scorso anno, sebbene nella non irresistibile ACC Conference.

La sua qualità predominante è la rapidità con cui sa battere gran parte delle secondarie con cui ha avuto a che fare: i Terrapins poggiavano su un gioco aereo piuttosto conservativo, ma coach Fridgen non disdegnava di chiamare la “bomba” per il suo numero 82, soprattutto quando era marcato in semplice single coverage e questo spiega anche le 1055 yards messe da parte nel 2010.

In realtà, possiede buone doti anche come finalizzatore di down: spesso lo si è visto ricevere uno screen sulla linea di scrimmage e poi fiondarsi a massima velocità in campo avversario, sfruttando i blocchi dei suoi compagni; inoltre, il fisico compatto di Smith assicurava che il risultato di questi giochi fosse egregio.

E’ un buon ritornatore ed è stato un modello per i suoi compagni, dato che trova conferma nei tre anni da capitano nei Terrapins. Tra i suoi difetti, i detrattori gli imputano una certa confusione nel correre le tracce, oltre ad una tecnica non eccezionale, resa però poco evidente dalla velocità che a livello collegiale bastava e avanzava.

I Ravens potrebbero farci un pensierino con la loro pick numero 26, giusto per rinfoltire il parco ricevitori attorno ad Antwan Boldin, oppure scivolare al secondo giro dove Indianapolis e Kansas City sembrano le piĂą interessate.

Jonathan Baldwin – Pittsburgh Panthers – 6’4”, 228

All’inizio del secondo giro facilmente sentiremo chiamare il nome di questo nativo della Pennsylvania, che stuzzica le fantasie degli scout NFL più per il talento ancora inespresso, che per ciò che ha dimostrato nei suo tre anni al college.

Il gioco di Pitt si basava fondamentalmente sui due tailback Graham-Lewis, la coppia che da sola portava a casa la maggior parte dei guadagni dell’attacco dei Panthers. Ecco spiegato perché l’asse Sunseri-Baldwin era più che altro un piano b, uno schema da chiamare per uscire dalla monotonia dei giochi di corsa che ha contraddistinto l’era Wannstedt.

Dal canto suo, Baldwin, per essere stata l’unica arma aerea credibile del gioco dei Panthers, se l’è cavata piuttosto bene: con quel corpaccione che porta in giro per il campo, indispensabile in chiave NFL, sapeva creare separazione dai controllori di turno, i quali dovevano soccombere nonostante la non eccelsa velocità del numero 82.

Di lui hanno scritto “non un grande compagno di squadra”, di solito è la versione edulcorata per definire i piantagrane all’interno dello spogliatoio.

Per caratteristiche, assomiglia a Kenny Britt, anche lui scelto alla fine del primo giro: piĂą facile che Baldwin si assesti al secondo, dove i Rams potrebbero rifarsi qualora uscissero senza Green o Jones dal primo giro.

Titus Young – Boise State Broncos – 5’11’’, 174

Uno degli araldi delle ultime stupefacenti stagioni dei Broncos, alle quali ha contribuito con 25 TD, completando tutti e quattro gli anni di militanza in Idaho. E’ un giocatore sgusciante, bravo nel liberarsi dalle maglie della difesa avversaria e rapidissimo nel correre le tracce, qualità che sono state esaltate dal braccione bionico del QB Kellen Moore.

Classico esempio di giocatore di piccola statura con un cuore grande così, è stato protagonista di diverse rimonte, segno di una concentrazione che rimane sul turf (azzurro, come quello di Boise) per tutti i 60 minuti. Il rischio è che non riesca a trovare troppo spazio tra i professionisti, dove la sua taglia potrebbe al massimo permettergli di ritagliare un ruolo come giocatore di situazione, oltre a quella di pericoloso ritornatore. Nonostante ciò, potrebbe trovare qualcuno che gli dà fiducia al termine del secondo giro.

Leonard Hankerson – Miami Hurricanes – 6’1”, 209

Prospetto che ha subito un brusco ridimensionamento, da attribuire enormemente al flop stagionale degli Hurricanes, che tra licenziamenti, controversy a livello di QB e confusione generale hanno concluso come peggio non potevano l’annata appena trascorsa.

A dispetto di ciò, Hankerson ha contribuito in maniera sostanziosa alla produzione offensiva di “The U”, superando il traguardo di eccellenza delle 1000 yards e varcando la linea di meta per 13 volte.

Ricorda vagamente Baldwin, ma rispetto a questo è più lento, cosa che non convince affatto chi dovrebbe chiamare il suo nome: il pericolo è che il gran fisico che si ritrova non sia sufficiente a creare separazione dai difensori o a essere una minaccia concreta sul profondo, relegandolo ad un ruolo di ricevitore da corto o medio range. La sua esperienza e le sue doti da bloccatore potrebbero fargli scalare qualche posizione, ma rimane ancorato alla fine del secondo giro e inizio del terzo.

Randall Cobb – Kentucky Wildcats – 5’10”, 191

Anima dei Wildcats in queste ultime tre stagioni, dove era solito fornire pentole e coperchi alla bisogna. Ricevitore sì, ma anche runningback, quaterback ed eccellente ritornatore. Fa parte di quei giocatori che riescono a coprire più ruoli in zona d’attacco e che ammiro profondamente, un po’ come Damaris Johnson di Tulsa, che però è uscito dai radar degli scout NFL.

C’è da chiedersi quale ruolo potrà dare più lustro in futuro a questo freak: ma a quanto pare gli estimatori non mancano, visto che è proiettato intorno alla metà del secondo giro. Qualora si voglia passare su un corpo non mastodontico, su una tecnica non eccelsa e su qualche infortunio di troppo nella sua carriera a Lexington, Cobb si distingue per l’altissimo QI sportivo, frutto di tanto lavoro e di un’eccellente predisposizione alla comprensione di ciò che gli chiede l’head coach: siamo sicuri che una testa pronta ad inserirsi immediatamente negli schemi di squadra non sarà sottovalutata in camera di chiamata i prossimi 28 e 29 aprile.

Per il resto è un ottimo lottatore, cerca di spremere il massimo da ogni situazione di gioco, bilanciando con l’istinto una non perfetta tecnica di base. I Colts potrebbero essere interessati ad inserire una nuova freccia nell’arco di Peyton Manning, ma se arriva al terzo giro, anche i Dolphins dovrebbero rientrare nella corsa per allungare la depth charts dietro Marshall e Bess, giocatore che potrebbe ricordare l’ex Wildcats in alcune movenze.

Jerrel Jernigan – Troy Trojans – 5’8”, 185

Giocatore che ammetto di aver visto molto poco, dovuto piĂą che altro alla conference poco televisiva in cui il numero 3 dei Troyans prestava servizio (Sun Belt Conference), ma potete comunque trovare delle notizie sui suoi trascorsi sportivi universitari sul blog Rites of Autumn, affiliato a playitusa.com (http://ritesofautumn.playitusa.com/?p=817).

Jernigan non ha grande statura e la forma compatta lo avvicina più ad un runningback che ad un ricevitore. Giocatore piuttosto veloce, viene recensito come possessore di “high intangibles”, quelle doti caratteriali che non si vedono ma servono a farti vincere le partite. Materiale da secondo-terzo giro, a lui si sono interessati Falcons, Chargers e Browns.

Edmond Gates – Abilene Christian Wildcats – 5’11’’, 192

Senior proveniente da un college di Division II, è assurto agli onori delle cronache per i positivissimi test pre draft che ha svolto e da lì non ha più abbandonato la top 10 dei ricevitori in vista del draft.

E’ un prospetto da sviluppare, ma più di uno scout ha fiutato odore di steal quando ha potuto constatare dal vivo la velocità e la competenza delle mani del ragazzo. In più Abilene Christian ha una buona reputazione tra i pro in quanto forgiatrice di talenti e più di un GM sarebbe soddisfatto di concludere un affarone, magari al terzo giro, come era capitato ai Bears con Johnny Knox due anni fa.

Greg Salas – Hawaii Warriors – 6’1’’, 210

Se la gioca a pari merito con Greg Little di North Carolina, altro prospetto che ribadisce la bontà del recruiting dei Tar Heels negli ultimi anni. 1900 (!) yards ricevute nel 2010, statistiche gonfiate dall’aver fatto parte di quel circo aereo isolano qual è l’attacco dei Warriors. Però il talento non manca ed un team che non ha fretta di utilizzare il ragazzo in breve tempo, potrebbe ritrovarsi con una valida alternativa nella depth chart fra un paio d’anni.

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