Matt Ryan, uno dei grandi delusi dei Divisional

Ci sono delle regole nel mondo sportivo che sono universalmente riconosciute e, nella maggior parte dei casi, rispettate.

Una, per esempio, consiglia che, a partita vinta, non ci si debba accanire contro l’avversario battuto, perché ciò potrebbe fornire delle motivazioni extra al soccombente nell’incontro successivo.

Questa è una delle tante chiavi di lettura con cui si può leggere la sfida di Foxborough, la quale già presentava molteplici fonti di interesse per la malcelata antipatia reciproca che anima Patriots e Jets, tra l’altro rinfocolata a dovere nel corso della scorsa settimana (soprattutto da sponda Jets).

Alla fine i padroni di casa, forti del più 42 con cui avevano stracciato i pompieri di New York poco più di un mese fa, hanno dovuto abbandonare il campo mestamente e subire la cocente vendetta formato aeroplanino dei giocatori della franchigia bianco-verde di NY, protagonisti di un match che li ha visti sempre tenere in pugno le redini dell’iincontro, più di quanto dica il risultato finale di 28 a 21.

I verdi incontreranno nel Championships della AFC i Pittsburgh Steelers, team che si esalta ogni volta che il gioco si fa duro, vittoriosi sui rivali di sempre, i Ravens, i quali lasciano un senso di incompiuto, confermato dal 21-7 a loro favore con cui sono usciti dal campo all’intervallo.

Dall’altra parte – sorpresa! – forse pochi se lo aspettavano ad inizio stagione, ma a livello di rivalità, poche battono quella che si è creata nel tempo tra i Chicago Bears e i Green Bay Packers.

I Bears staccano il biglietto per la finale della NFC con una partenza sprint che annichilisce immediatamente i Seahawks, la cui reazione nell’ultimo quarto è tardiva.

I Packers dimostrano, sempre di più, di essere la squadra più in forma della Lega e dopo gli Eagles, anche i dominatori della NFC in stagione regolare, i Falcons, devono cedere il passo.

Coach McCarthy ripropone il solito menu a base di Rodgers & difesa aggressiva, la quale spacca la partita in due in conclusione del secondo quarto, quando Tramon Williams riporta un intercetto in end zone dopo 70 yards di cavalcata solitaria.

News di poco fa: Madden ha stilato le 5 migliori linee offensive della stagione, nessuna delle quali farà la sua comparsa nel super weekend che ci attende.

Ma come? Non era questo uno dei segreti di Pulcinella per raggiungere il Nirvana in post season?

Vabbè, Top and Worst.

TOP 3

REX RYAN
Per cominciare, il top player di questa settimana…non è un giocatore.

L’head coach di New York ha utilizzato la settimana precedente al big match del Gillette Stadium per scaricare la tensione dalle spalle dei suoi atleti, sostenendo, che “Sì, è vero Patriots e Jets non si amano, ma in realtà la vera sfida è Ryan vs Belichick.”

Di fatto, spostando intelligentemente su di sé i riflettori della sfida del divisional round e il fuoco incrociato dei mass media per tutta la vigilia della gara.

A seguire, si è pubblicamente schierato a difesa dei suoi, quando alcuni Jets hanno utilizzato epiteti non simpaticissimi per apostrofare alcuni elementi del team avversario.

Alla fin fine, una tattica pre-gara che al di qua dell’oceano è già stata fatta propria, con ottimi risultati, da un arrogante allenatore brizzolato che attualmente allena in Spagna.

Il vecchio Rex ha posto tutte le proprie fiches sul tappeto verde, tanto da chiedersi se avrebbe ancora ricoperto la sua carica in caso di sconfitta e se ne fosse valsa la pena di versare ancora dell’altro pepe su una sfida già abbastanza speziata di suo.

Il metodo Ryan sembra aver sortito comunque i proprio effetti: i Jets hanno alzato clamorosamente il proprio livello di gioco rispetto agli avversari diretti; i Patriots hanno dato segni di nervosismo (vedi il caso Welker), il tutto riassunto nell’opaca prova del leader Tom Brady, quasi come se la lunghissima settimana di chiacchiere di Mister Ryan fosse entrata loro nella testa e avesse cominciato a rodere le loro convinzioni come una termite.

Ora, dal 2001 nessuno aveva battuto consecutivamente nei playoff i Colts e poi i Patriots; se Sanchez e compagni riuscissero ad infilzare anche gli Steelers, prossimi avversari nel Championship, vorrebbe dire sconfiggere l’elite della AFC negli ultimi 10 anni.

A parti i giudizi personali, che possono portare a ritenerlo più o meno insopportabile, se c’è un head coach che può raggiungere l’obiettivo, questo è Rex Ryan.

AARON RODGERS
Molti sono i protagonisti della vittoria di Atlanta, ma è un po’ difficile non dare il titolo al quarterback quando questi lancia 31/36(!) per 366 yards e 3 TD.

Il numero 12 non si è fatto intimorire dall’inespugnabilità del Georgia Dome, ha chiuso il 66% dei terzi downs, ha dimostrato grande maturità nella lettura della difesa avversaria.
Tutta la batteria dei ricevitori si è dimostrata all’altezza del compito affidato e ben quattro di loro hanno concluso con più di 70 yards ricevute.

Inoltre, è crollato, solo un anno dopo averlo stabilito, il record franchigia per più punti segnati nei playoff: questa volta i Packers si sono però evitati l’amarezza dell’eliminazione come era successo 12 mesi orsono nella sfida contro i Cardinals.

Comunque sia, il motore della franchigia del Wisconsin è stata, ancora una volta, la difesa: addirittura imbarazzante la lezione impartita all’attacco dei Falcons nel secondo tempo.

Menzione d’onore per il duo Matthews e Williams (ancora loro), che hanno confezionato il capolavoro che ha spostato definitivamente l’inerzia della partita a favore dei Packers: prima, un sack del linebacker a 14’’ dalla fine del primo tempo ha costretto i Falcons a fermare il tempo con il loro ultimo time out; a questo punto, il game plan di Atlanta prevedeva un lancio per guadagnare quelle 10 yards che avrebbero permesso di raggiungere il range da field goal; naturalmente, senza time out, la scelta prevedibile è stato un lancio verso l’esterno sul giocatore più affidabile, Roddy White, il quale non si è accorto del pronto anticipo del cornerback giallo-verde.

Ora i giallo-verdi sono pronti a ribaltare il fattore-campo per la terza volta consecutiva, proprio contro gli odiati Bears che, nell’ultima partita di regular season, avevano cercato di estrometterli invano dai playoff.

ANTONIO BROWN
Colonna sonora consigliata: Black & Yellow di Wiz Khalifa.
L’altr’anno, di questi tempi, il signor Brown scorrazzava sul turf verde come credeva, e portava in dote come regalo, prima di abbandonare la sua alma mater, il GMAC Bowl contro Troy (con una prestazione un tantino sopra le righe, a proposito…).

Ora, non mi risulta che il passaggio dal college ai pro sia proprio facilissimo, ma a distanza di un anno, l’ex Central Michigan Chippewas (?!) è risultato, statisticamente, il miglior ricevitore della propria squadra in un divisional round, contro una delle difese più temibili della Lega.

Per di più, ha agganciato il passaggio di Big Ben che ha creato le condizioni per l’agevole TD di Mendenhall che ha concluso tutti i giochi.

Superba, come sempre, la difesa degli Steelers che, uscita vincitrice contro i dirimpettai dei Ravens, ora si trova davanti ad un’altra terribile sfida, lanciata da quei Jets che hanno messo le manette all’attacco dei Patriots, ritenuto inarrestabile fino a una settimana fa.

WORST 3

NEW ENGLAND PATRIOTS

Terza stop consecutivo in post season, questo però fa più male perché è maturato dopo una grande regular season, perché Brady vede sembre diminuire le cartucce da sparare e, in ultima analisi, arrendersi in casa contro i Jets la compagine del Massachusetts lo prevedeva solo nei peggiori incubi.

Il quarterback dei Patriots ha iniziato compiendo errori di precisione non da lui (culminati con l’intercetto), poi, sotto nel punteggio, ha palesato una fretta non giustificata dal tempo che rimaneva sull’orologio.

Certo, a parziale giustificazione di T.B., è doveroso lamentare la Caporetto della portentosa linea offensiva dei Patriots, martoriata per tutta la glaciale notte di Foxborough dallo tsunami bianco-verde.

Cromartie e Revis sono entrati nelle psiche dei ricevitori dei Patrioti, proprio come le parole taglienti di Ryan in settimana, di fatto azzoppando il il piacevole mix di corse e passaggi con cui New England era solita imporre il proprio gioco, non subirlo; i tifosi Pats si devono accontentare di aver pescato un giocatore vero in Gronkowski, rookie che non si è sciolto come gli altri, nonostante la temperatura ampiamente sottozero, e testardo nell’impedire che la sua prima esperienza pro si concludesse proprio sul più bello.

Quando poi lo sciagurato Pat Chung, in realtà una delle notizie più positive durante tutto l’anno per la secondaria, si è messo in testa di ritornare, pasticciando, l’ovale su un finto punt, già si assaporava l’amarezza che si sarebbe poi dovuta trangugiare, lentamente, allo scoccare del secondo finale.

Una serata storta, ma una serata andata male a questi livelli equivale allo stesso piano dei fallimenti.

MATT RYAN
Per un Ryan che va su, c’è un Ryan che va giù.
Penso, comunque, che Matty Ice il prossimo anno ritornerà più forte che mai.

Spiego il perché: nella sconfitta cocente contro i lanciatissimi Packs, ha capito di essere lui il vero leader del team.

Secondo me, questa consapevolezza gli era mancata per tutta la durata della stagione, anche perché nella cavalcata del team di coach Mike Smith la forza era stata espressa non dalle individualità, ma dal gruppo.

Il numero 2 è stato costretto a due intercetti (più un fumble) dall’insensata aggressività che la difesa di Green Bay sta dimostrando da un lasso di tempo molto ampio, tanto da ritenerlo ormai dato acquisito.

Errori che si possono commettere, se si dà una scorsa alla carta d’identità dell’ex QB di Boston College.
Errori che lo aiuteranno a crescere e a ritornare il prossimo anno con l’obiettivo di ricalcare lo stesso cammino del 2010, ma con l’obiettivo di prendere per mano la squadra nei momenti più bui e conquistare quel Vince Lombardi Thophy che non tocca le sponde della Georgia ormai da troppo tempo.

BALTIMORE RAVENS
Non farò nomi, ma i destinatari di questi strali capiranno, vero cari Anq. Bol. e T.J. Housh.?
Incomprensibile la forma ectoplasmica assunta dall’ex ricevitore degli Arizona Cardinals, strappato, a suon di milioni, al deserto di Glendale e venduto alla nazione come colui che avrebbe permesso il salto in più ai corvi nero-viola.

Prendete esempio da un vecchietto terribile come Hines Ward, il quale, nonostante la parabola discendente dovuta all’età, trova sempre la maniera per tornare utile alla causa…

2 thoughts on “Top and Worst: Divisional Round

  1. Bell’articolo, ma non sono d’accordo su Brady che “ha iniziato compiendo errori di precisione non da lui (culminati con l’intercetto), poi, sotto nel punteggio, ha palesato una fretta non giustificata dal tempo che rimaneva sull’orologio”. Nei primi due drive Brady ha sbagliato quando si è fatto intercettare, ma sono stati 2 drive lunghi in cui ha macinato molto campo, e nel secondo drive sono arrivati solo 3 punti perchè il tight-end ha sbagliato una ricezione da td. Fretta ? Forse il contrario, Brady non ha mai usato un attacco no-huddle se non nei minuti finali, e inoltre usava praticamente tutto il tempo che aveva fra un gioco e l’altro anche quando era sotto 14-3 e 21-11 . Questa è una critica che gli è stata rivolta da tanti analisti nostrani e d’oltre oceano. Credo che la sconfitta dei Pats sia frutto della bravura della difesa dei Jets in primis e di un attacco che senza strabiliare (tranne la ricezione di Holmes, fantastica) ha messo punti sul tabellone senza fare grossi errori, tranne non segnare dopo l’ntercetto (non capitalizzare in quel frangente poteva costare caro). Per il resto suicidio Ravens, anche se già in regular season partite già vinte, si riaprivano clamorosamente nell’ultimo quarto. Per quanto riguarda i Packers li vedo già al SB: mi sembrano più completi dei Bears e in un momento di forma strepitosa. Sarebbe bello vedere un SB fra Packers e Jets entrambe col seed n. 6, mai successo nella storia del SB e partita incertissima e difficile da pronosticare.

  2. Ti devo dare ragione su Brady.
    Riguardando le immagini, l’impossibilità di trovare i propri terminali offensivi è stata dovuta o alla grande pressione della linea difensiva dei Jets o alla difesa asfissiante della secondaria, che anche quando Brady ha avuto tempo non ha permesso a nessun Patriots di farsi trovare libero.
    In realtà mi sono fatto trasportare un po’ dalle impressioni, credevo che T.B. fosse stato poco efficiente contro i Jets, in realtà ha mantenuto la media stagionale (65 %).
    Per di più, nonostante i punti fatti nel finale, il quarto quarto non ha registrato un’impennata tra i lanci completati dal QB dei Patriots (sempre 65% o giù di lì), dato che rafforza il giudizio che, alla fin fine, la prestazione del numero 12 si possa definire piuttosto solida.

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