Aaron Rogers è un maestro anche nello sfuggire alla pressione...

Cinque passaggi incompleti.
Cominciamo da qua, per spiegare la partita di sabato notte di Aaron Rodgers.

E qua finiamo anche, per la verità. Perchè in 38 minuti abbondanti di tempo semi-effettivo (tanto è stato il possesso palla dei Packers) sono stati gli unici errori del QB californiano.

Una prestazione mostruosa, che bissa l’ottima prova della scorsa settimana contro gli Eagles, e proietta il quasi 28enne Rodgers nell’Olimpo dei migliori 4-5 quarterback Nfl in attività.

Il divisional playoff disputato contro Atlanta ha offerto uno spettacolo ben diverso rispetto al Wild Card Game di Philadelphia, allorché i padroni di casa opposero una resistenza tale da lasciare in bilico il risultato finale fino all’ultima azione, cosa ben lungi dall’essere riuscita ai Falcons.

Quindici minuti e quattordici secondi: un po’ riduttivamente può essere così sintetizzata la gara dal punto di vista della squadra guidata in regia da Matt Ryan.

Un drive convincente di quasi otto minuti, concluso da una corsa in end zone di Michael Turner, ha infatti permesso ai Falcons di chiudere il primo quarto sul 7-0, mentre il lampo di Eric Weems (durato appunto 14 secondi) che ha ritornato per 102 yards il kick off di Bryant, ha restituito ai suoi il temporaneo vantaggio, già pareggiato dal TD di Nelson pochi minuti prima.

Da quel momento in poi c’è stata una sola squadra in campo e Rodgers ne è stato il condottiero perfetto, avulso da errori e dominante in modo quasi imbarazzante. A fine partita il rating del numero 12 in maglia bianca recita un 136.8 che rappresenta la sua terza miglior prestazione stagionale, ma sono i 4 touchdown segnati (di cui uno personale su corsa che analizzeremo tra poco) che hanno segnato definitivamente una partita che, come detto, già a fine primo tempo era da considerarsi definitivamente in ghiaccio per la franchigia del Wisconsin.

Aaron Rodgers ha segnato 12 TD nelle sue prime 3 partite di postseason della carriera. E’ anche questo un record NFL, ma aspettiamoci altre prestazioni simili dal giovane quarterback, le cui capacità di scrambler non sono assolutamente inferiori a quelle, indubbie, di passatore.

La corsa di 7 yds terminata in end-zone del terzo quarto per il 35-14 Packers, infatti, è stata la perfetta esemplificazione del concetto espresso poc’anzi: di certo Rodgers non è e non sarà mai un runner alla Michael Vick, ma ha una mobilità invidiabile dietro la linea e coraggio a sufficienza per buttarsi in avanti quando scorge un buco apertogli dai compagni.

Così è stato in quell’occasione, quando ha ricevuto lo snap, indietreggiato fino alla linea delle 15 yds e valutato prima l’opzione primaria di lancio in end zone sull’angolo destro, poi quella sull’angolo opposto.

Due passi di danza e la partenza decisa in scramble, un ultimo pump fake a ridosso della linea di scrimmage e l’ottimo guizzo ad eludere il tentativo di placcaggio di Curtis Lofton sulle 5 un attimo prima del tuffo vincente in end-zone, con la difesa ormai sbilanciata. Un’azione da manuale del football, che di fatto ha chiuso la partita.

Parlando di mobilità, il nativo di Chico l’ha dimostrata alla grande anche nell’ultimo drive di attacco del terzo quarto, su un terzo e cinque, quando ha evitato un sack di Abraham per una perdita di almeno 9 yards e successivo punt, scartando verso destra e passando in corsa a Jordy Nelson (8 ricezioni per 79 yds con un TD per lui) per la chiusura del down. Azione simile a questa, qualche gioco più tardi nello stesso drive, quella in occasione del sesto ed ultimo TD di Green Bay della partita: in questo caso il destinatario del lancio è stato il fullback Kuhn, che aveva già segnato su corsa nel secondo quarto il momentaneo 13-14.

Aaron Rodgers chiude con 366 yards lanciate e 3 TD, 2 corse per 13 yards e un TD, nessun intercetto e, soprattutto, nessun fumble, unica casella negativa della sua prestazione nel Wild Card game contro gli Eagles (a Philadelphia furono due i fumbles di cui uno perso), a testimonianza del fatto che quella vittoria è stata portata a casa con ben altro dispendio di energie rispetto a questa.

In conclusione, Green Bay ha di nuovo dimostrato che si passa decisamente dalle sue parti se si vuole arrivare al titolo e Chicago è avvisata. Questa volta, tra l’altro, l’aria gelida e il terreno ghiacciato della frozen tundra non c’entrano per niente: i Packers hanno vinto a Phila e stravinto al calduccio del Georgia Dome due partite in trasferta che la dicono lunghissima sulla determinazione e la solidità di questa squadra.

Con un quarterback così in forma, inoltre, sarà un problema anche per la difesa dei Bears arginare quell’attacco, tanto più che quando la palla ce l’hanno gli avversari, le “teste di formaggio” dormono sonni più che tranquilli: chiedere alla linea che doveva proteggere Vick la scorsa settimana, se volete delle referenze.

Una squadra estremamente equilibrata, dunque, quella che si presenterà domenica al Soldier Field, dove troverà le amate temperature sotto lo zero, ma anche un ostacolo sulla carta di ben altro livello, rispetto ai due già abilmente scavalcati in questi primi due turni. La rivalità tra le franchigie, come noto, è accesissima e anche le televisioni si godono questo momento tra amarcord e statistiche su una delle serie più storiche dello sport mondiale.

Staremo dunque a vedere cosa succederĂ . A nostro avviso, comunque, i Packers abili cacciatori di rapaci dovranno sostituire i moschetti usati per impallinare Eagles e Falcons: per la caccia all’orso ci vogliono calibri ben piĂą pesanti, ma se fossi in voi non scommetterei sul fatto che un fucile a pallettoni, Aaron Rodgers, non l’abbia in dotazione.

4 thoughts on “Aaron Rodgers: il cacciatore di rapaci

  1. Bell’articolo! Concordo sulla crescita di Rodgers e sui margini che ha! Potrebbe arrivare a fine corsa quest’anno! Un bel qb con una bellissima squadra!

  2. In effetti Aaron è in particolare stato di grazia.mai visto così in forma.
    I Packers possono arrivare al gran ballo e alzare il trofeo. Domenica la vedo dura per Urlacher e soci. Con tutto il rispetto vi è una grande differenza fra loro e Seattle.

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