Tom Brady, a suo agio nella neve di Chicago.

Grey Hoody ha sempre ragione, comunque si capovolga la questione. L’impeccabile organizzazione aziendale chiamata New England Patriots conferma la propria mentalità vincente, sostenuta da un modo di operare che talvolta cambia la manovalanza ma che consegue un traguardo difficilissimo per la Nfl del nuovo secolo, ovvero la continuità.
Con la stessa costanza di sempre Grey Hoody, o se preferite Bill Belichick, continua a far intuire la genialità tattica di cui è in possesso, seppur travestito da mezzo barbone trasandato, spettinato, con felpe che non sembrano neanche essere state stirate dall’utilizzo precedente, ed il solito cappuccio grigio da cui ha preso il soprannome, che nella tempesta di neve caduta sul Soldier Field di Chicago ieri era stato sostituito da una bardatura diversa, questa volta di colore blu.

I Patriots sono unici nel loro genere, in un anno che poteva essere di ricostruzione trovano il modo di cambiare pelle continuando a vincere, quando invece le squadre che frequentano la loro stessa lega non ci riescono, e perdono due o tre anni della loro esistenza per creare dei nuovi cicli, senza nemmeno riuscirvi sempre.
Vincono senza possedere un gioco di corse a due teste, come si usa oggi, che produca come i migliori tandem che vediamo impiegati ogni domenica, vincono senza primedonne, come dimostra la rinuncia a Randy Moss e l’esilio temporaneo di Deion Branch, vincono con una difesa che ha perso i colossi dei Super Bowl, ma che si è ricaricata con elementi giovani che dovevano avere difficoltà per semplici motivi di inesperienza. Ma tali difficoltà sono state mascherate alla perfezione, nonostante piccoli incidenti di percorso del livello della squalifica di Brandon Spikes da qui a fine anno per uso di sostanze proibite dalla Nfl, perché in questo sistema tutti sono utili ma nessuno fondamentale, con la sola eccezione di Tom Brady.

Non è bastato umiliare i Jets e farli entrare in una crisi dalla quale nemmeno loro sanno quando usciranno, fino a farli arrivare a ben due gare di distacco dalla testa della Afc East ipotecandone sostanzialmente la vittoria dopo una prolungata situazione di parità, New England e la sua interpretazione spietata del football hanno spezzato le gambe anche di una difesa considerata dominante, che ancora una volta aveva creato paralleli con i sacri Monsters Of The Midway che furono, e che per la prima volta dal 2006 aveva consentito di far affacciare i Chicago Bears al panorama della postseason.

Il clima era quello preferito da Brady e soci, la neve a Foxboro si vede spesso e proprio il quarterback proveniente da Michigan con quel clima aveva ottenuto uno dei suoi primi grandi successi, quella vittoria tanto discussa contro i Raiders che aveva consentito di avanzare nei playoffs, fino a vincere la posta piĂą alta che ci sia in palio.
E Brady, in un clima dove la temperatura raggiunge quella del ghiaccio che ha probabilmente all’interno delle sue vene, e che normalmente non permette un fluido gioco di passaggi, ha messo allo scoperto tutte le debolezze di una difesa che fino ad ora aveva giocato come meglio non poteva, infilando le secondarie con agghiacciante continuità fino ad arrivare a sfiorare le 400 yards aeree.

Non c’è stata gara, fin da subito. Nessun vantaggio di giocare in casa, per i Bears, perché l’adrenalina derivante dalle prime giocate difensive di un ringiovanito Urlacher e dei suoi compagni, che avevano fermato molto bene gli ospiti, venivano ben presto dimenticate dal numeroso pubblico che andava a spegnersi quarto dopo quarto, fino a giungere al termine della pazienza in attesa di vedere qualcosa dai propri beniamini, incappati invece in una prestazione colma di errori da una parte e dall’altra del campo.

La situazione era difatti già degenerata nel grottesco secondo quarto, nel quale l’attacco perfetto dei Pats era andato a provocare danni non solo incalcolabili, ma soprattutto irrecuperabili, con la complicità della famosa difesa inesperta ma pur sempre approfittatrice.
Al touchdown del sempre presente Rob Gronkowski, una delle meraviglie pescate al draft dello scorso aprile dalla società professionistica più organizzata d’America, si erano susseguite le segnature di Danny Woodhead, piccoletto che corre e riceve con la stessa naturalezza con cui cammina per strada normalmente, e di Gary Guyton, uno dei giovani meno conosciuti del reparto difensivo, lesto ad approfittare di un pallone perduto dal frastornato Jay Cutler in seguito ad una delle tante situazioni di pressione che da tutta la stagione il povero è costretto ad affrontare, cui avrebbe aggiunto, più tardi, un intercetto che avrebbe ancor più demoralizzato i presenti in campo e fuori.

Sempre e solo Patriots. Altri due drives si erano rapidamente chiusi con sei punti arrivati dai piedi di Shayne Graham, valido sostituto dell’infortunato Gostkowski, e poi il disastro completo, una mancata copertura per evidente cattiva comunicazione delle secondarie, che dava il largo ad un’incredibile giocata di 59 yards da Brady per Branch, che ad una visione distratta sarebbe potuta passare per un’azione del 2003 o del 2004, visti i protagonisti.
Il fatto di non essere riusciti a difendere un passaggio così lungo a tempo scaduto appena prima dell’intervallo è stato emblematico per i Bears, che hanno evidenziato ulteriormente la loro assenza virtuale dalla gara, rendendosi molto distanti dalla squadra molto migliorata dall’inizio dell’anno, che pareva avere mano salda sui destini della Nfc North.

Per il resto, solamente ordinaria amministrazione, tanto freddo ancora da prendere ed un risultato giĂ  acquisito.
I Patriots hanno fatto quanto dovevano, hanno gestito la gara per i restanti trenta minuti, segnato un field goal e concesso la meta della bandiera agli avversari, terminando la loro carneficina oramai settimanale con 475 yards totali contro 185, 4 turnovers a zero, e 78 snap giocati in attacco contro 42. Brady ha chiuso la gara con un rating di 113.4, Cutler con 32.9 ed altri due sacks da sopportare, un problema che comincia a diventare sempre più evidente quando si tratta di distinguere Chicago da buona squadra qual è dall’ottima compagine che potrebbe essere, vista la felice acquisizione di Peppers, data la rinascita di Urlacher, e considerata l’ascesa di giocatori come Idonije, Knox, e Bennett, tutti elementi che sono usciti alla distanza.

Tuttavia, per la linea offensiva, non ci sono palliativi che tengano, ed il problema, in offseason, andrĂ  risolto per primo se Chicago punta a tornare in alto con costanza. Lo sanno bene i Patriots, che da quando hanno ritrovato Logan Mankins hanno drasticamente ridotto gli errori commessi in trincea, senza poi considerare la crescita esponenziale del right tackle Sebastian Vollmer, sconosciuto tedesco proveniente da Houston che non aveva mai giocato a football prima dei 14 anni, neanche invitato alla Combine pre-Draft 2009 e scelto dai Patriots al secondo round. Allora ci si chiedeva che cosa fosse questo oggetto misterioso, oggi si comprende ancora una volta che a Foxboro il dipartimento di scouting ci aveva visto ancora una volta lungo. Per conferma, basti chiedere a Peppers.

Curioso che ora i destini delle due squadre si incrocino, con i Bears costretti a tifare per New England sperando che questa batta Green Bay, proprio la rivale divisionale che Chicago sta cercando di tenere a debita distanza (oh, i Bears sono pur sempre la seconda miglior squasra della Nfc ad ogni modo…), ma che dovrĂ  affrontare nello scontro diretto all’ultima di campionato preferibilmente senza che ci sia la division in palio.
Domenica c’è il rischio di un Aaron Rodgers assente, alle prese con la seconda commozione celebrale della sua stagione con i Patriots che viaggiano con un parziale di 81-10 nei confronti di due squadre dal record ampiamente vincente. Fossimo i Packers,cominceremmo a preoccuparci: New England e la parola Super Bowl rischiano ancora una volta di essere scritti sulla stessa frase entro breve…

2 thoughts on “Patriots spietati, abbattuti anche i Bears

  1. Avevo scritto che cedere Moss a mio avviso era una grossa cavolata, ora è giusto ammettere che ho sbagliato ed hanno avuto ragione loro. Batterli sarĂ  un’impresa difficilissima. Penso che solo correndo, correndo e correndo si possa provare a sconfiggerli. Ciao

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