TOP 3

DeANGELO HALL
Il cornerback dei Washington Redskins eguaglia il record di passaggi intercettati in una partita, ben 4, nella sfida che ha visto la vittoria risicata dei suoi Redskins (in cui Hall ha contribuito riportando in meta uno dei 4 “scippi”) sui Bears dell’impreciso, a dir poco, Jay Cutler.

Il ragazzo era sembrato un po’ spaccone quando, alla vigilia della partita contro gli Eagles, era sbottato chiedendo espressamente al suo allenatore della difesa, Jim Haslett, di “marcare il miglior ricevitore avversario”, perché “questo dava le maggiori chance di vittoria alla sua squadra”, invece il prosieguo della stagione gli sta dando ragione, dimostrando che il ragazzo è tra i migliori nel suo ruolo.

La difesa dei Redskins si piega ma non si spezza: concede molte yards agli avversari, ma si arrocca superbamente nella vicinanza della sua end zone (solo 18.6 punti subiti a partita di media, decima nella Lega), costringendo gli avversari a molti turn over (già 8 intercetti messi a segno più 12 fumble forzati).

DARREN McFADDEN
Nelle due settimane di assenza del runningback ex Arkansas, qualcuno aveva mormorato che Michael Bush aveva ricoperto degnamente lo spot di titolare del ruolo (più contro i Chargers che contro i 49ers, a dir la verità) e che si poteva continuare con quello che era da tutti considerato il partente ad inizio stagione, prima che gli infortuni lo bloccassero continuamente.
Quelle che ho riportato erano solo voci, ma McFadden ha deciso di togliersi il pensiero e spazzare tutte le considerazioni precedenti, radendo al suolo la malcapitata difesa dei Broncos che, anche a causa di diversi infortuni, sta faticando molto a contenere gli scalmanati playmaker avversari.

Anche i Raiders però dovevano fare i conti con gli infortuni dei quarterback Gradkowski e Campbell, quest’ultimo recuperato in extremis, per cui poggiare il peso dell’attacco sul gioco di corsa era una necessità più che una scelta: il numero 20 ha risposto con 165 yards guadagnate in 16 portate e 3 TD, aggiungendo 31 yards in 2 ricezioni e 1 TD.

Per onor di cronaca, la figuraccia dei Broncos è coincisa con il record di punti segnati in una partita da parte della compagine nero – argento.

 

KENNY BRITT

Fa sorridere pensare come sia finita in maniera eroica la settimana di Kenny Britt, dato che la stessa rischiava di essere disastrosa per lo stesso giocatore.

Per farla breve: venerdì notte, alle 2 meno un quarto, Kenny Britt viene fermato dalle forze di polizia in un club di Nashville con l’accusa di aver preso parte ad una rissa, anzi, alcuni testimoni accusano addirittura il wide receiver di aver colpito uno dei partecipanti.

Naturalmente, nei giorni seguenti la dirigenza dei Titans ha cercato di placare la curiosità dei giornalisti attorno al ragazzo, fino alla decisione finale di coach Fisher di punire il numero 18 con la partenza dalla panchina (vedo che la “terribile” sanzione già comminata a Braylon Edwards ha fatto scuola, anche se per Britt poteva essere realmente penalizzante perdere il posto che si era guadagnato a suon di prestazioni nelle ultime settimane).

Da qui in poi, la gara, cioè Britt che distrugge in solitaria la difesa degli Eagles con 7 ricezioni, 225(!!!) yards messe a referto e 3 TD: è stato così dominante che il secondo miglior ricevitore del suo team si è fermato a 25 yards ricevute, mentre gli altri non sono andati nemmeno in doppia cifra.

Ha sorpreso per la velocità espressa sul profondo, mentre, già al secondo anno, è uno dei migliori ricevitori della Lega per come riesce ad assorbire i colpi e difendere il pallone dopo la ricezione.

 

MENZIONE D’ONORE

RODDY WHITE
Altra grande prestazione, ormai non fa più notizia, per il White in nero.
Il numero 84 è stato costantemente cercato da Matt Ryan, concludendo il match contro i Bengals con 201 yards ricevute e 2 TD.
Di più ancora, le sue ricezioni non sono mai banali: ricezione ad una mano, un’altra fantastica in tuffo che ha propiziato il suo primo TD e il salto fuori dal comune per la trasformazione da due punti che ha riportato la tranquillità tra le file dei Falcons, dopo l’aggressivo ritorno dei Bengals.

Giocatore spettacolare da sicura convocazione al Pro Bowl, ma quest’anno Roddy è più interessato a non perdere l’appuntamento a Dallas, il 6 febbraio del prossimo anno…

 

DAVID BOWENS
Giornata da ricordare anche per il veterano inside linebacker che è il protagonista dei Browns che sbancano il Superdome, in quello che è stato l’upset più clamoroso di giornata.
Il numero 96 si prende il lusso di “parare” due volte l’MVP dell’ultimo Superbowl e di riportare i due intercetti (con uno stile di corsa un po’ “appesantito”) in TD, spianando la strada all’affermazione di Cleveland.

 

BUFFALO BILLS
Extra menzione per i Bills, che escono scornati dall’ennesimo confronto perso punto a punto, ma almeno sembra una squadra completamente diversa da quella messa in campo ad inizio stagione.

A dirla tutta, non saprei se elogiare coach Gailey per aver sterzato su Fitzpatrick dopo l’inizio stentato di Edwards, o se, dopo queste ultime partite, solo un incompetente poteva scegliere l’attuale back up dei Jaguars, al posto del pimpante prodotto di Harvard.

Ora che anche il runningame si è svegliato (però “free” C.J. Spiller!) e i ricevitori stanno trovando la giusta dimensione (ottimo Evans domenica e sorpresa Steve Johnson che sta abbinando qualità e continuità) la prima vittoria stagionale non sembra più così un miraggio. I Chiefs sono avvertiti.

 

WORST 3

NEW ORLEANS SAINTS
Continua a procedere “a singhiozzo” la stagione dei campioni in carica, a cui manca quella continuità pazzesca che aveva contraddistinto la stagione scorsa, quando aveva combattuto in regular season contro i Colts per mantenere il più possibile il ruolino di marcia immacolato, ancora prima di affrontarli nel Superbowl di Miami.

Oggi è chiaro che l’attacco non dà le stesse garanzie di poco tempo fa, quando Brees e compagnia bella sembravano la riedizione dei Saint Louis Rams di inizio secolo, cioè capaci, in ogni situazione, di ribaltare una situazione svantaggiosa in pochi minuti grazie al mirabolante gioco aereo.

Come detto già in passato, gli alibi non mancano: proprio per questo i futuri ritorni di Bush e Thomas dovrebbero riportare equilibrio nell’attacco dei Santi, mentre recuperare sul campo da gioco il veteranissimo Darren Sharper non può che giovare alla leadership difensiva, anche se è da apprezzare i miglioramenti fatti dal suo vice Malcolm Jenkins.

Per concludere, nel match dove New Orleans ha raccolto la sua terza sconfitta stagionale si è rivisto un Marques Colston all’altezza della sua fama, ma fino ad ora è rimasto sottotono rispetto al gioco espresso nel 2009, costringendo Brees a cercare nuovi riferimenti lì davanti.

Il problema, di per sé, non sono le 3 sconfitte, ma il fatto che 2 delle 3 siano arrivate contro squadre magari sottovalutate, ma non sicuramente delle contender.

 

MIAMI DOLPHINS
I Dolphins vendono cara la pelle contro gli Steelers, così come avevano fatto con i Jets ad inizio stagione, ma in definitiva si trovano con un pugno di mosche e tanti rimpianti per aver buttato al vento due partite che avrebbero potuto dare tutt’altro significato alla loro stagione (non parliamo dell’imbarazzante prova contro i Patriots).

Henne, praticamente alla sua seconda stagione da titolare, non sta demeritando, ma probabilmente ci si aspettava qualcosa in più da lui, Brandon Marshall si sacrifica tantissimo liberando tanto spazio per Bess e Hartline, mentre proprio non decolla quello che è sempre stato il punto di forza di Miami negli ultimi anni, il gioco di corsa, tanto da aspettarsi una vera e propria rivoluzione nel reparto a fine anno, se continua così.

In difesa tocca sottolineare i due big play subiti nelle ultime settimane: Jennings aveva eluso la marcatura di Vontae Davis la settimana scorsa segnando un TD da 86 yards, questa settimana la retroguardia dei Dolphins ci è ricascata concedendo a Mike Wallace di involarsi per un TD da 53 yards. Infine non aiuta fare compagnia nella division ai Patriots e ai Jets di quest’anno.

 

DENVER BRONCOS
59 punti subiti in casa: detto tutto no?
La difesa è mediocre, soprattutto sui tentativi di corsa, mentre l’attacco “atomico” di Kyle Orton sta digerendo il recente ritorno di Moreno, che richiede più giochi di corsa, e quindi dà meno opportunità di brillare allo scoppiettante trio Lloyd – Gaffney – Royal.

 

DAMNATIO MEMORIAE

SAN FRANCISCO 49ERS
La vittoria contro i Raiders faceva prevedere tutto tranne un nuovo stop con i Panthers.
Ormai si può dire che troppi di noi sopravvalutavano questo team ad inizio stagione, quando si scommetteva sulla loro vittoria della division (tra l’altro la NFC West rimane tra le più accessibili dell’intero panorama della Lega).
Penso che con la perdita di Alex Smith non miglioreranno molto le cose.

 

CINCINNATI BENGALS
La partita contro i Falcons è stata una sintesi perfetta dell’organico dei Bengals.
Un team pieno di talento, ma svogliato, per cui destinato ad essere messo sotto dalla maggiore cattiveria degli avversari.
Poi, quando le stelle della squadra smettono di rimirarsi nei loro specchi, ecco la furiosa reazione che riporta a galla la franchigia dell’Ohio.

E poi, ancora l’ultimo desolante errore, che costringe ad aprire gli occhi a tutti, coaching staff e tifosi: quarta sconfitta consecutiva e possibilità di continuare la stagione dopo la week 17 ormai attaccate ad un lumicino.

One thought on “Top and Worst – Week 7

  1. Sono da sempre tifoso dei Fins, e sono pienamente d’accordo con quanto detto sui Dolphins:
    – Chad Henne non è male, ha un gran braccio, ma non è assolutamente un fenomeno o una grande promessa in prospettiva. Giusto puntare su di lui che rappresenta il futuro dopo anni orrendi nella posizione di QB a Miami (vedi Fiedler, Lemon, Beck, Culpepper, Feely e Frerotte…, mamma mia che mediocrità nel post Marino!!!), ma il buon Pennington, seppur non più giovanissimo, resta il QB più completo del roster;
    – Ricky Williams e Ronnie Brown quest’anno non vanno proprio: il mitico Ricky hai suoi anni, menre Ronnie a furia d infortuni non sembra più lo stesso. La linea offensiva poi, non riesce a creare un buco neanche a piangere;
    – la difesa dietro fa acqua spesso e volentieri purtroppo;
    – il fatto di essersela giocata fino all’ultimo con Jets e Steelers è un’ottima cosa, ma con Jets e Patriots non c’è niente da fare quest’anno.
    Per Sparano l’unico obbiettivo plausibile resta un record positivo: 9 – 7.

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