Pagine di storia vengono scritte ogni giorno grazie ad ogni yard conquistata, al sudore versato sul campo, alle chiamate dei allenatori sulla sideline, ai pensieri che passano nelle teste dei giocatori prima di ogni singolo snap, all’azione che viene eseguita, alle urla delle sostenitori … tutti temi che colorano l’atmosfera del college football, un mondo dove per un giorno a settimana ogni ateneo cerca di mettersi in gioco per scrivere qualcosa che possa lasciare una traccia indelebile del suo passaggio.

hi-res-22079383219e2e1292e3e2935d7a5733_crop_northCi sono giorni importanti, quelli delle rivalità storiche, delle sfide personali tra allenatori, dei Bowl games; ma c’è un giorno particolare capace di rendere un college il padrone del mondo per una notte, per il tempo necessario di scrivere tutto quello trasmissibile dalla testa al cervo lasciandoci nel cuore le emozioni che tanto vorremmo raccontare ma senza trovare le parole giuste per scriverlo su un pezzo di carta … il National Championship.

Vincere la “finale” del college football rimane l’apice che un giocatore possa assaporare nella sua esperienza universitaria, così come lo rimarrà per un tifoso che tanto ha sofferto e gioito sugli spalti insieme ad altri ottantamila studenti riuniti li, il sabato pomeriggio, a tifare per quelli che possono sembrare normali compagni di corsa, ma in realtà restano eroi unici. La notte dell’undici gennaio duemilasedici è stata la seconda volta della finale del formato play off NCAA, dopo il successo di Ohio State, il palcoscenico è toccato ai imbattuti Tigers di Clemson contro la tradizione vincente dei Alabama Crimson Tide. La numero uno della nazione contro la numero due, proprio come la stagione regolare aveva voluto, come le semifinali hanno confermato con le rispettive eliminazioni di Oklahoma e di Michigan State. Una sfida dalle grandi attese, fortunatamente, tutte confermate da una partita sentita e giocata fino alla fine.

Una sfida attesa per i suoi interpreti in campo e i due capo allenatori presenti sulle sideline: da una parte Dabo Swinney, lo sfidante, riuscito finalmente nel dare a Clemson un’inquadratura e una mentalità per non perdere quei match importanti che nel corso della sua esperienza in South Carolina lo hanno escluso dalla corsa per il premio più pregiato. Dall’altra Nick Saban, il re, colui capace di mettere in bilico il nome di Paul “Bear” Bryant realizzando un programma capace di vincere quattro volte il titolo nazionale in nove anni.

Le aspettative sull’incontro erano elettrizzanti, i valori in campo decisamente alti, l’atmosfera piena di energia. Alla fine da vincitori ne sono usciti i Crimson Tide segnando 45 punti a confronto dei 40 dei Tigers. Ciò che ha premiato i cremisi è stata l’abilità di saper gestire una partita che ad un certo punto sembrava aver tutta la sua inerzia a favore di Clemson che con il suo attacco stava riuscendo a mettere in difficoltà la difesa Tide come mai nessuno aveva fatto durante la stagione, nemmeno i Rebels ad inizio anno.
Quando le partite sono giocate sul filo di lana, la differenza la fanno gli errori, in questo Alabama è riuscita ad essere impeccabile sbagliando nemmeno una virgola del suo copione, rimanendo ferma sul piano partita piazzando poi i colpi con cui è stato operato il decisivo sorpasso nel quarto quarto aperto col punteggio in parità.

L’abbrevio vincente è stato dato dal onside kick recuperato a sorpresa dai Tide appena dopo il field goal realizzato da Adam Griffith che aveva dato il pareggio alla sua squadra. Li la partita si è rotta, la secondaria di Clemson è caduta nel suo terzo e fatale errore lasciando completamente libero il tight end O.J. Howard per un touchdown da 51 yards. Il colpo del K.O. è stato il kick off return da 95 yards realizzato da Kenyan Drake, un running back a volte sfortunato con parecchi infortuni che lo hanno rallentato nella sua carriera collegiale, ma che ha chiuso egregiamente la sua esperienza al college con l’ennesima dimostrazione che gli special team quest’anno sono stati un fattore nel successo dei Tide, ricordandoci il punt return di Cyrus Jones in semifinale contro Michigan State.

deshaun-watson-ncaa-football-cfp-national-championship-alabama-vs-clemson-590x900Clemson ha giocato una partita preparata in maniera impeccabile andando a sfruttare il match up che più l’avrebbe favorita, ovvero la read option guidata dal quarterback Deshaun Watson, uno dei principali artefici di questa annata, collezionando ben 405 yards e 4 touchdown pass nella sua partita senza dimenticare un running game da 145 yards, cifre assurde contro una delle migliori difese della Nazione. Ma Bama è stata più brava, così l’unico errore di Watson, l’intercetto lanciato nel primo quarto, ha fruttato un drive da sette punti per l’attacco dei Tide. Quando si dice che i dettagli fanno vincere le partite, prendete queste righe per farne un esempio.

L’idea di attaccare il CB Minkah Fitzpatrick, così come la prestazione offerta dalla difesa nel provare a togliere Derrick Henry dal campo sono state ottime, ma semplicemente Alabama è riuscita a rimanere tranquilla anche quando l’attacco era in evidente difficoltà. Proprio Derrick Henry, il vincitore del Heisman Trophy, ha dovuto portare il pallone per 36 volte per una media di 4.4 yards ed il suo lavoro si è rilevata ancora una volta fondamentale per non obbligare Lane Kiffin ad esporre troppo Jake Coker nel gioco aereo, fase in cui Bama ha sofferto la pass rush avversaria guidata dal duo Shaq Lawson insieme a Kevin Dodd.

Il grande protagonista della partita rimane O.J. Howard, un tight end acclamato più volte come uno dei migliori prospetti per il futuro NFL ma mai realmente capace di prestazioni convincenti. La conferma, prima del suo annuncio per l’eleggibilità al Draft di Primavera, è arrivata nella partita che contava di più con due touchdown realizzati insieme a 5 ricezioni per 208 yards sostituendo un Calvin Ridley ben oscurato dall’ottima difesa dei Tigers.

hi-res-9b90bbc0f3901df1a26e2c395ada89ea_crop_northCosì Alabama ha costruito la strada per arrivare al suo sedicesimo titolo nazionale, il quarto della gestione di Nick Saban che proprio con questa vittoria è arrivata alla centesima della sua carriera da capo allenatore con solamente diciotto sconfitte. Numeri da capogiro, cinque National Championship vinti, qualcuno lo sta già acclamando come il miglior head coach della storia del football collegiale, anche sopra alla leggenda Paul Bryant che di titoli ne ha vinti ben sei. La differenza che fa pensare a Saban come il migliore è il periodo in cui si sta trovando ad allenare, un periodo dove il livello generale è decisamente più alto, dove le pretendenti al titolo sono maggiori, eppure lui riesce sempre a mettere Alabama nella lista di quelle squadre che a inizio stagione sono li per giocarsi il titolo. Tutto con una filosofia che va contro la visione attuale del football, una idea che parte sempre dalla difesa, sempre da front seven capaci di far paura a chiunque, aiutati da un attacco conservativo che preferisce correre senza alzare il ritmo pur con dei ottimi interpreti del passing game, basti pensare a Julio Jones e Amari Cooper, campioni di oggi e di domani nella NFL, a cui forse si aggiungerà un giorno Calvin Ridley.

Nelle file di Clemson rimane sicuramente tanto rammarico, forse troppo per un’occasione ghiotta persa solamente nei ultimi quindici minuti, quando la difesa di Alabama è riuscita a costringere Clemson a quei punt che hanno dato la sensazione che la partita fosse cambiata. Purtroppo mai si era respirata la sensazione di poter essere tanto vicini all’impresa di vincere il titolo come solamente ha fatto Danny Ford nel 1981, però le aspettative per il futuro rimangono incoraggianti per un gruppo che perderà alcune pedine importanti come il CB Mackensie Alexander, ma rimane giovane e talentuoso.

Scende la notte sul University of Phoenix Stadium in Arizona, un’altra stagione di college football tramonta e ci rimanda ad agosto che regalerà le ultime notti d’Estate introducendoci a settembre, il mese in cui l’anima di un tifoso di football risorge.
Un’altra pagina di storia è stata scritta, questa è dedicata a Nick Saban ed ai suoi Crimson Tide, tradizione di un gruppo che ogni anno cambia numerosi giocatori ma che rimane sempre ai vertici dei programmi collegiali, ponendosi come obiettivo sempre la vittoria finale, tra il dolore delle sconfitte e la gioia delle vittorie.

Roll Tide!

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